Sul sito Summorum Pontificum Alaska è stata pubblicata la lettera che riproduciamo qui (cliccate per ingrandirla). La traduciamo:
Caro Dr. ***,
desideriamo dare riscontro alle Sue lettere del 6 giugno 2009 e del 15 agosto 2009.
Siamo stati in contatto con l'Arcivescovo di Anchorage in merito alla Sua richiesta. Egli ci ha informato che è aperto alla possibilità di una Messa domenicale in forma straordinaria e ne ha discusso con il suo Collegio di Consultori, ma che rimane necessario approfondire la logistica.
Le suggeriamo di fargli conoscere il numero di fedeli desiderosi di tale celebrazione e di fargli una proposta circa la migliore sistemazione.
Con i migliori auguri nella preghiera
Rev. Mons. Guido Pozzo
Segretario
Sottolineiamo alcuni punti interessanti. Il primo: la rapidità d'intervento, considerato che i fedeli dell'Alaska hanno scritto a giugno e agosto (con in mezzo il cambio della guardia, a luglio, che ha interamente rinnovato gli effettivi all'Ecclesia Dei). A settembre c'è già la risposta che non è meramente interlocutoria, bensì dà atto di un chiarimento ottenuto nel frattempo direttamente dall'arcivescovo di Anchorage, che ha pure avuto il tempo di sentire i suoi consultori: dal che si deduce che vi sono stati plurimi scambi tra Roma e l'arcivescovo.
Altro punto degno di nota: è chiaro che si è trattato di un intervento romano non semplicemente informativo, sibbene diretto a 'convincere' un arcivescovo che supponiamo riluttante (altrimenti i fedeli non avrebbero scritto, no?). E soprattutto, si è trattato di una pressione che ha dato i suoi frutti, visto che ora il presule è "aperto alla possibilità". Questo è quello che i fedeli di tutto il mondo, che chiedono l'applicazione del motu proprio e il più delle volte trovano porte chiuse, precisamente si attendevano dall'Ecclesia Dei.
Infine, lasciateci sottolineare come l'internet sia veramente uno strumento favololoso, che ci consente di conoscere con pochi clic quello che succede all'altro capo del mondo. Senza questo fiorire di siti, blog, forme alternative di conoscenza ad una stampa generalista sempre meno interessante (per quanto aumenti il numero delle pagine dei giornali), saremmo tutti alla mercé delle cancellerie diocesane antitradizionali.
AGGIORNAMENTO: per valutare quanto l'Arcivescovo di Anchorage fosse "aperto" al rito antico, leggete a questo link la lettera che aveva mandato al gruppo stabile nel febbraio 2008. E' un piccolo capolavoro di ipocrisia episcopale: sosteneva che per poter accedere alla richiesta, doveva prima superare alcuni problemi tra i quali (e senza limitarsi a quelli, già precisa, in vista di sempre nuovi ostacoli), trovare una chiesa con altare permanentemente attaccato al muro, tre scalini e le balaustre; trovare un prete che usi la lingua latina "nella maniera appropriata" (sicuramente più dell'Arcivescovo, che parla di 'moto proprio'); e soprattutto, citiamo, "il sacerdote deve saper usare tutte le circa 400 rubriche richieste per una lecita e valida celebrazione". L'Arcivescovo concludeva, e qui è il sommo della presa in giro, che egli è "fortemente a favore dell'inizio della celebrazione tridentina nell'arcidiocesi"!
al di là della celerità nella risposta, veramente encomiabile, i miei dubbi sono tre.
RispondiEliminaa) l'arcivescovo ha tirato di mezzo il collegio dei consultori che non so cosa c'entri. Anche a livello diocesano (e non solo papale) cattolico si è insinuata l'idea del governo sinodale, tipico delle Chiese orientali ed estraneo all'Occidente.
b) per quanto mi consta il collegio dei consultori ha il solo compito d'eleggere l'amministratore diocesano quando la diocesi è vacante;
c) ci risiamo col numero dei fedeli. Ma all'arcivescovo cosa gliene importa? Se saranno 20 dirà che sono pochi, che saranno 250 dirà che non ha a disposizione una chiesa abbastanza grande.
Siamo al punto di sempre: i vescovi trovano mille pretesti per affossare la Summorum Pontificum. Alessandro
Estromessi dalla porta, i vescovi rientran dalla finestra con elastici salti anche se son abbondanti: secondo il Motu Proprio essi devon soltanto garantire la celebrazione della Messa, perché se dicon "non posso" significa "non voglio".
RispondiEliminaE' bene incoraggiare Mons. Pozzo nel suo gravoso incarico che ricopre da luglio.
RispondiEliminaGiusto rilievo, quello della Redazione. Internet si sta rivelando uno strumento di grande utilità. L'autocoscienza - passatemi il concetto un po' hegelogramsciano (ma Gramsci è di gran lunga il migliore che hanno avuto) - tradizionale ha avuto modo di potenziarsi proprio grazie alle conclamazioni prodottesi in rete.
RispondiEliminaI vescovi fanno resistenza. Questo è un dato, purtroppo, generalizzato. A volte verrebbe da invocare una conta, la schedatura a livello globale di quanti e quali siano i vescovi ricalcitranti, insubordinati, traditori o eretici, un po' come - in forma molto garbata - ha fatto la Redazione nell'elenco delle messe tradizionali.
Bene, infine, fa la Redazione a valorizzare ogni atto ufficiale, sia pur minimo, che va nel senso del rispetto della Tradizione e di coloro che le rendono onore.
Sullo
Sono daccordo sia con Alessandro che con il Prof. Pastorelli. Perchè tutto cambi tutto deve rimanere com'è e cioè : il potere in mano ai vescovi ed il gioco delle tre carte. Così affosseranno anche la Summorum pontificum come in passato hanno fatto per la "Quattuor abhic annos" e l' "Ecclesia Dei afflicta". In più si può evincere che la Pontificia Commissione in oggetto non ha voglia o non ha potere per imporsi sui vescovi diocesani e allora smettiamo di esaltarci per niente. Sono pessimista? NO REALISTA. Peter
RispondiEliminaOttimo Alessandro!
RispondiEliminaCertamente rispetto alle lettere inevase della passata gestione, questa gestione risulta più pimpante nel rispondere... ma il peso della Commissione è sempre scarso e sempre soggetto alle decisioni del Vescovo che ha in se a tutti i modi per beffeggiarlo alle spalle il povero Mons. Pozzo....
Si incoraggiamolo, ma incoraggiamo Bertone e il PAPA ha tirare fuori una Nota atta a supportare la Commissione e soprattutto i preti. Perchè capite bene che un prete come me, adesso come adesso, vedendo la la Commissione così debole, si guarda bene da proporre una messa tridentina pubblica. Io per il momento (per il momento!) non mi sento in grado di fare guerra al vescovo (che è contrarissimo), anche vedendo il modo osceno con cui sia il Papa e soprattutto la Commissione Eccelsia hanno gestito la situazione dei PRETI DI NOVARA.
A tal riguardo pregherei la redazione, periodicamente, di ricordare a tutti noi la situazione terribile che vivono i preti di Novara, abbandonati da tutti!
Circa i preti di Novara, cui va perlatro la mia solidarietà e il mio rispetto, non posso che ribadire quanto già detto in altre occasioni: il loro gesto in fin dei conti non ha giovato alla causa della messa tradizionale. Ha anzi dato argomenti ai detrattori. Per restare nella stessa diocesi, il mio plauso va piuttosto alla scelta che si sta operando a Romagnano Sesia: messa tradizionale che non si pone in concorrenza con le altre messe, perfino nella scelta del luogo della celebrazione. La presenza e la proposta però c'è, e non mancherà di dare frutti. In curia schiumano, ma non hanno potuto impedirla. Nelle attuali condizioni l'agire più saggio è senza dubbio questo.
RispondiEliminamessa tradizionale che non si pone in concorrenza con le altre messe
RispondiElimina.........
Gradirei avere da Jacopo la spiegazione pratica delle modalità di celebrazione di quella Messa discreta da lui citata, che "non concorre", per poterne proporre l'esempio al mio parroco.
Fedele dubbioso
(in diocesi oppressa)
Caro Fedele Dubbioso, innanzi tutto la messa di Romagnano "non è in concorrenza" con la messa NO per la semplice ragione che nella parrocchia si celebra e questa e quella. I famosi "tre preti" novaresi si erano invece rifiutati categoricamente di celebrare messe NO. In pratica a Romagnano non è cambiato nulla rispetto a prima se non che si celebra in più una messa VO. Si è poi scelto, suppongo - non sono di Romagnano e non ne ho parlato direttamente con il celebrante - per non dare esca a critiche malevole, un profilo piuttosto basso, celebrando in una cappella laterale invece che all'altare maggiore. Ma non è nulla di eccezionale e lo stesso avviene anche altrove (magari non si celebra in cappelle laterali ma comunque in chiese diverse dalla parrocchiale). Partire invece lancia in resta per la crociata secondo me non è una tattica giusta, poi ognuno la vede a modo suo.
RispondiEliminaanche a Viguzzolo (provincia di Alessandria ma diocesi di Tortona) c'è una situazione simile a Romagnano Sesia (Novara). Si celebra tutte le domeniche N.O. e V.O. che però sempre celebrato all'altare maggiore. Il parroco di Viguzzolo è nato quando il V2 era terminato da 1 anno.
RispondiEliminaAlessandro
Quella del vescovo di Anchorage è una tecnica particolare. Invece di ignorare la richiesta, o di rispondere "i problemi sono altri", come usa qui in Italia, il prelato artico si mette a gareggiare in tradizionalismo con i tradizionalisti. A costo di sparare cavolate colossali come la necessità inderogabile dei tre gradini d'altare: il sito dei tradizionalisti dell'Alaska infatti lo prende in giro mostrando immagini di messe tradizionali celebrate a un altare fatto di ...blocchi di ghiaccio. Ma devo dire che il nostro vescovo ha una bella inventiva e la sua tattica è discreta. Riuscirà a menare il can per l'aia a lungo, temo.
RispondiEliminaIl lavoro dell'Ecclesia Dei è ad ogni modo encomiabile e tutto quello che può fare gioverà alla causa. Ma le speranze maggiori le ripongo nei preti "obiettori di coscienza", quelli veri, che rischiano qualcosa a celebrare messe VO con le curie avverse. Fatevi coraggio e uscite fuori! Abbiamo bisogno di voi!
Però Jacopo va anche detto che contro i tre sacerdoti novaresi che hanno per primi promosso apertamente il rito antico c'è stata - a quanto dicono alcuni - una levata di scudi "disgustosa e molto grave" e poi un inqualificabile atteggiamento persecutorio da parte di alcuni uomini di Curia. Puoi forse obbligare un parroco che in coscienza non se la sente di celebrare in Novus Ordo a farlo? Non erano i sostenitori del Vaticano II quelli del "primato della coscienza"? Avrebbero dovuto comportarsi di conseguenza! Invece, quando fa comodo alla loro fazione ideologica il primato della coscienza lo gettano alle ortiche e diventano iperletteralisti. In diocesi di Novara vi sono sacerdoti che durante la messa passano coram populo il calice alla inserviente perché finisca il "vino" rimasto. Ma di queste cosette non si dice niente, mentre contro tre degnissimi sacerdoti che fanno sul serio si prendono misure coercitive (uno di loro, pare, è dovuto tornarsene a casa sua, gli altri due sono stati destinati a chiesine periferiche). Pluto non ha tutti i torti: la diocesi di Novara è una di quelle in cui l'opposizione è stata praticata in modo larvato ma implacabile. Certo, in un contesto del genere tenere un profilo basso è cosa sensata. Ma io, in tutta franchezza, se penso ai giovani sacerdoti che hanno coraggiosamente difeso il Vetus Ordo nella diocesi di Novara, non riesco a non provare anzitutto stima, solidarietà e rispetto.
RispondiEliminaSullo
I preti di novara sono dei Martiri! Non degli scriteriati!
RispondiEliminaLa loro obiezione di coscienza è la stessa che ho io! Solo che io sono un vile, loro SONO I FORTI I CORAGGIOSI... DISPOSTI A SACRIFICARSI NON SOLO PER LORO STESSI MA ANCHE PER ME!
Si può vivere e celebrare sapendo che dietro la messa NO ci sono errori filosofici teologici liturgici INCONCILIABILI CON LA VERA FEDE CATTOLICA?, [al di là di tutte le fesserie scritte da eminenti liturgisti e proclamate da decenni nelle pontificie università e divulgate da riviste e convegni-liturgici farsa?!?!?]
L'ignoranza dei preti è abissale, (vera piaga di Cristo come diceva Rosmini)... celebrano SENZA APPROFONDIRE, SENZA UN MINIMO DI SENSO CRITICO supinamente una messa che la storia tra qualche secolo condannerà come empia!
SIGNORE AIUTACI!
Ed io mi domando e vi domando: se ho ben letto il SP il vescovo ha "diritto alla parola" ha voce in capitolo solo se il parroco rifiuta ed i fedeli si rivologno a lui, o se la Messa Tridentina dovesse turbare la pace della sua diocesi...se ho ben capito il sacerdote, il parroco NON ha bisogno dell`autorizzazione del vescovo per celebrare, se ne è capace, o per autorizzare nella sua parrochhia la Messa tridentina....allora perchè i sacerdoti non di fanno più coraggiosi? Perchè rifiutano di gioire di un diritto che è conferito loro dal SP, dal Papa?
RispondiEliminaMa è terribile, se ci penso, dover usare il termine"coraggiosi"...vuol dire che i sacerdoti hanno paura, paura del loro vescovo, paura delle conseguenze se decidessero di celebrare la Messa tridentina!
Che tristezza!
Sapeva bene il Santo Padre quali erano i rischi, quando nella sua lettera di accompagnamento ha dovuto rassicurare i vescovi e domndare loro di aprire il loro cuore!
Che pena questi prelati aggrappati alla loro parcella di potere, alla loro ostinata ideologia, quanto siamo lontani dal buon pastore!
Quanto è triste vedere che il potere di un vescovo ha maggior peso dell`autorità del Successore di Pietro!
I preti di novara sono la vera cartina di tornasole.
RispondiEliminaI PRETI ITALIANI GUARDANO LA SOLUZIONE DI QUESTA QUESTIONE! che prego la redazione di mettere in evidenza in modo permanente, magari aggiornandoci sulla situazione attuale!
I preti non si sentiranno pienamente liberi di agire se non vedranno una risoluzione positiva e soddisfacente per questi tre sacerdoti!
No, non posso essere d'accordo. Il NO è una messa bruttarella e scipita che ha scioccamente sostituito una messa eccellente e carica di significato, ma non è una messa "empia". Un laico può scegliere di non andare al NO, sempre che poi trovi messe VO a distanze ragionevoli, un prete finché è tale non può prescindere da quello che dice la Chiesa. E la Chiesa oggi dice (purtroppo, posso anche dire, ma la realtà è questa) che il NO è il suo rito ordinario. Piuttosto, il nostro prete si dia da fare, e oggi ha i mezzi giuridici per farlo (se ovviamente non ha paura di essere sanzionato dai diretti superiori), per celebrare e diffondere il VO. Questa è già una coraggiosa ed efficace obiezione di coscienza. Se in ogni diocesi ci fossero anche solo quindici, venti preti che celebrano VO (e ci sono, quanto a volontà, ci sono dovunque) le cose comincerebbero a cambiare davvero.
RispondiEliminaSignori,
RispondiEliminapersonalmente, la penso come Jacopo. Il rifiuto dei tre giovani sacerdoti novaresi di celebrare la nuova messa è stato un errore tattico. Giustificato in coscienza finché si vuole, anzi generoso, ma privo di realismo e foriero di danni. Perché ha fatto gioire e dato argomenti agli avversari, in quanto chiaramente non si è rispettato il motu proprio.
Una briciola, rispetto alla disapplicazione del MP da parte avversaria. Ma intanto un argomento per sostenere che col MP si crea divisione, turbolenze, moti tra i fedeli, ecc. E quelli che potevano essere tre centri di irraggiamento tridentino, sono stati soppressi, e con tutte le carte formalmente in regola.
Cari sacerdoti diocesani, abbiamo bisogno soprattutto di voi: trovate il coraggio di celebrare ANCHE il rito immemoriale. Ora, come vedete, l'Ecclesia Dei comincia ad intervenire e fare pressioni.
Certamente rispetto alle lettere inevase della passata gestione, questa gestione risulta più pimpante nel rispondere... ma il peso della Commissione è sempre scarso e sempre soggetto alle decisioni del Vescovo che ha in se a tutti i modi per beffeggiarlo alle spalle il povero Mons. Pozzo....
RispondiEliminaoltre che sollecito è parso anche concreto, nel dare il suggerimento di proporre la soluzione logistica, conoscendo evidentemente che l'ulteriore boicottaggio alla fine riguarda anche la logistica
Jacopo, attento!
RispondiEliminaE' vero ciò che dici riguardo al NO, tuttavia è anche vero che il sostrato che regge la messa NON E' cattolico!
Lefebvre di venerata memoria pur avendo celebrato secondo il "nuovo" rito, si rifiutò poi perchè capì che il NO era un "cavallo di Troia" costruito per sdoganare nella Chiesa, l'avversione al sacro, alla trascendenza al decoro, e attento bene eliminando DEFINITIVAMENTE ... il senso del SACRIFICIO come categoria non solo cultica ma soprattutto spicologica!
Tu parli dimancanza di coraggio dei preti!?!? io parlerei di mancanza del senso del SACRIFICIO... SI' NON CE L'ABBIAMO PIù! Perchè in questi 40 anni di banchetti, di feste, di celebrazioni gioise della Parola... non si è più disposti a cambiare modo di vivere, un vivere confuso e tremendamente incentrato su noi stessi frutto, diciamocelo francamente, di queste celebrazioni che di cattolico hanno ben poco!
Inserisco qui la testimonianza riferita alla nostra messa del sabato mattina negata dal nuovo parroco: abbiamo avuto la seconda schermaglia -sgradevolissima- perché abbiamo trovato non un sacerdote, ma un burocrate pieno di pregiudizi e di "ignoranza" circa il VO, che ha 'sparato' contumelie a non finire.
RispondiEliminaAbbiamo incassato con pazienza e senza re-azioni né emotive (dannose) né logiche (inutili). Gli abbiamo semplicemente detto, con calma olimpica che, poiché si trattava di un nostro diritto sancito dal Papa, avremmo seguito la via gerarchica e saremmo andati avanti nella richiesta... Ci ha detto se era una minaccia; abbiamo replicato che, lungi dall'essere una minaccia era correttezza nei suoi confronti, dato che lo si metteva al corrente delle nostre itnenzioni. Ci siamo salutati con un NO pieno di sussiegosa arroganza, ma con la porta ancora socchiusa del vicarato(?) e, alla fine, di Mons. Pozzo...
Vi frò sapere...
vi faremo sapere
convengo in toto con l'Anonimo delle 11:57
RispondiEliminaLe due cose non si escludono. I tre sacerdoti che hanno agito secondo coscienza hanno commesso un errore tattico E sono a loro modo dei martiri (in senso etimologico).
RispondiEliminaConvengo peraltro con te che considerare il Novus Ordo una messa eretica, massonica, invalida o valida per il rotto della cuffia è fuori luogo e proprio per questo credo che sia molto importante non continuare a permettere che il rito antico sia appannaggio esclusivo di sedevacantisti e affini.
Sullo
Stimata REDAZIONE
RispondiEliminaE' ORRIBILE LA PUGNALATA CHE HA DATO AI TRE PRETI DI NOVARA!
"Cornuti e mazziati" da chi si proclama difensore acerrimo della Tradizione!
Mi spiace, ma la dichiarazione che avete fatto non solo non vi fa onore, ma in un attimo vi schierate con quel tradizionalismo becero ed meramente estetico che è nemico alla Tradizione!
La nostra battaglia non è per arrivare ad ottenere una "lacrima che riga le gote" di chi assiste ad una liturgia tridentinamente-emotivamente commovente!
Io combatto perchè la Messa tridentina (che non celebro in modo perfetto) mi ha fatto capire che io non posso vivere e celebrare privatamente con somma soddisfazione spirituale la mattian alle ore 07.00 e poi celebrare allegramente il sabato alle ore 20.30 una messa (per esempio) Neocatecumenale, che è contro il buon senso, la Tradizione e Cristo stesso! sarei un mostro e basta, un mostro applaudito dal Vescovo che mi potrebbe definire e portare a modello in Diocesi come un l'arci-archetipo... ma in realtà sempre MOSTRO RESTEREI! almeno davanti alla mia coscienza di sacerdote!
Attenzione. E' GIUSTO INCORAGGIARE comunque una lenta introduzione della parrocchie del VO affiancato al NO, perchè anchesso rappresenta in un certo qual senso un "cavollo di Troia"... ma è bene sapere e capire che il prete che un giorno conoscerà il VO alla fine... ALLA FINE... (se è in buona fede e se sarà coerente l'abito che porta) sarà costretto a fare la stessa cosa che hanno fatto TRE PRETI DI NOVARA!
SE CALPESTI LA LORO DECISIONE E LA LORO TESTIMONIANZA CALPESTERAI UN GIORNO TUTTI NOI!
Anonimo, non starai un po' esagerando? Il Vetus Ordo cavallo di Troia? Non è un po' brutta come definizione? In fondo il cavallo di Troia fu un colpo basso, un tradimento che condusse a un massacro. Non pensi che il tuo giudizio sull'opinione della Redazione, che sta svolgendo una straordinaria opera di raccordo, improntata a un sano equilibrio, sia eccessivo? E non pensi che sia fuori luogo considerare un inutile sentimentalista o un vacuo esteta chiunque, pur considerandola una liturgia di gran lunga inferiore, non ritiene che la messa Novus Ordo sia in sé e per sé eresia e fonte di eresia?
RispondiEliminaSalutem plurimam
Sullo
La Messa di Paolo VI non è né eretica né massonica né invalida.
RispondiEliminaEsistono zone d'ombra ed omissioni che vanno eliminate e colmate come da 40 anni andiamo sostenendo con argomentazioni che l'attuale pontefice ha recepito, ma il rito in sé, se celebrato con retta intenzione, è valido.
Se la Messa di Paolo VI fosse tutto quel che dite, si dovrebbe trarne che è stato eretico, massone, in stato di scisma capitale quel Papa e lo è stata e lo è la Chiesa, compreso Benedetto XVI, e che non eiste gerarchia valida essendo i vescovi e i preti ordinati validamente ormai pressoché tutti scomparsi. Né esistono sacramenti amministrati validamente.Insomma si va lontano, cioè si cade nel sedevacantismo più nero.
Preti coraggiosi puniti e preti un po' vigliacchetti, ma consapevoli d'esserlo, non vedo perché non si aggreghino a qualche istituto tradizionale.
RispondiEliminaLe vie aperte per la loro missione le posson trovare, sempre che effettivamente lo vogliano.
Il permanere dei vigliachetti in una condizionwe di dubbio sulla validità della messa da loro celebrata è per me incomprensibile e da condannare aspramente.
ecco finalmente la chiarezza teologica: si chiama Dante Pastorelli. Possibile che ci voglia un laico per scrivere codeste importantissime affermazioni? Ma i preti che navigano sul sito non hanno conoscenza di quanto ha scritto Dante? Quanto all'arcivescovo di di Anchorage è l'esempio di chi ha paura a governare e ad insegnare. Il suo motto episcopale è forse: "Cosa diranno i miei preti?"?
RispondiElimina"Piuttosto, il nostro prete si dia da fare, e oggi ha i mezzi giuridici per farlo (se ovviamente non ha paura di essere sanzionato dai diretti superiori), per celebrare e diffondere il VO."
RispondiEliminaMa è terribile scrivere questa frase come se fosse un`evidenza!
È terribile sapere, non immaginare ma sapere, che un vescovo sanzionerà colui che applica un documento del Papa, è per me grave sapere che un parroco ha paura del suo vescovo .
Per Dante!
RispondiEliminaIo l'applauso non te lo faccio!
Perchè (non so se ti riferivi a me) non ho mai detto ne insinuato che la Messa o i sacramentari NO in quanto tali, sono o invalidi o illeciti!
Non sono un sedevacantista ne tantomeno un semi-sedevacantista!... rileggi il mio delle ore: 11.18, 11.57, 12.44.
concordo con te solo sull'aggregarsi... già sono in contatto con la fraternità San Pio X.
"È terribile sapere, non immaginare ma sapere, che un vescovo sanzionerà colui che applica un documento del Papa, è per me grave sapere che un parroco ha paura del suo vescovo".
RispondiEliminaBe', non saremmo qui a discutere se le cose andassero diversamente! Resta difficile per me capire a fondo nella sua complessità il caso dei tre preti di Novara. Posso ammirare certo l'attaccamento a una causa che fra l'altro condivido, come pure il rifiuto di compromessi pur di seguire fino in fondo le proprie idee. Ma quando c'è un conflitto flagrante fra le proprie idee e quelle dell'istituzione in cui si opera, bisogna essere consequenziali. Se si ritiene che la Chiesa oggi sbagli tutto ma proprio tutto (questo mi pare sia il pensiero), e diffonda surrettiziamente idee perniciose, meglio allora alzare i tacchi e cercare altri lidi. Se invece si pensa che ci sia ancora del buono e che si possa compiere un'opera di risanamento dall'interno, un minimo di duttilità e di empatia è un requisito indispensabile.
Ascolto stupefatta
RispondiEliminae profondamente colpita le ragioni del sacedote (?) dei post delle ore 11.18 e segg., concordando pienamente col suo grido di dolore, che fa eco a quello di tanti fedeli trasecolati e sbigottiti in questo risveglio da incubo in un "day-after" interminabile, che si annuncia come un nuovo terribile shock, successivo a un terremoto unico nella storia della Chiesa....
Non posso non riconoscere nei suoi sentimenti un orrore ben motivato che sale dal profondo ("ab interiore homine") in consonanza con altre invocazioni silenziose di "Miserere" all'Altissimo, troppo a lungo represse, che ora salgono da un capo all'altro dell'orbe cattolico, da un punto all'altro delle membra del Corpo Mistico trafitto....
Se veramente è un Sacerdote che sta soffrendo così acutamente per le ferite quarantennali della Santa Madre Chiesa, io gli chiedo di supplicare per noi, per sè, per il Papa, per tutto il Clero e il Gregge così sbandati, che la Misericordia Divina non voglia prolungare troppo il castigo che, con tutta evidenza, la Santa Chiesa sta subendo, una tribolazione ingravescente (sicuramente meritata e necessaria per la sua purificazione) e della quale non vediamo vicina la fine!
Pregate, Sacerdoti di Dio, o che voi siate pentìti, o ancora attaccati al vostro "io", umili o superbi, ben desti o radicati nelle visioni ideologiche fuorvianti da decenni, pregate e supplicate con alte grida e lacrime - come NOSTRO SIGNORE fece nella notte del Suo Santo Venerdì di Passione - affinchè il Padre Onnipotente soccorra voi, noi, tutta la sua Chiesa martoriata nell'ora tremenda che è questa, della sua Passione, nel Corpo Mistico sanguinante, finchè dovrà prolungarsi, secondo la Sua imperscrutabile Volontà !
(e che la Sua Mano "che atterra e suscita,..." non diventi più pesante ancora nei castighi "in fieri")
Miserere nostri, Domine
Maria SS.ma Madre della Chiesa, interceda per tutta la Chiesa
travagliatissima!
..............
Fedele amareggiatissima
Gli applausi non li ho mai cercati né li cerco. Non credo che la difesa della Fede meriti applausi: è semplicemente un dovere.
RispondiEliminaNon so se sei stato tu a scrivre che la messa è massonica, invalida ed eretica.
Ho scorso velocemente i commenti ma mi sembra che quello a cui mi riferivo non ci sia più, se la vista non m'inganna: Il giudizio, comunque era quello.
Inoltre è difficle raccapezzarsi tra tanti anonimi, basterebbe un mick.
Se hai scritto tu quel commento, sei tu il sedevacantista, cosciente o meno non so. Se non lo hai scritto tu sarà qualcun altro.
Il problema non è la persona (un anonimo, fra l'altro, per me non è persona, ma solo un'ombra vana: l'ho detto sempre e continuerò a ripeterlo nonostante qualche buffetto della Redazione), ma il contenuto.
Mons. Lefebvre si precipitò a scrivere a Giov. Paolo II appena eletto dichiarando che mai aveva sostenuto che la nuova messa era eretica o invalida ma in certi punti equivoca. Queste lettere furono pubblicate a suo tempo da 30Giorni.
e. corrige:
RispondiElimina...nel Suo Santo Giovedì all'inizio della Passione...
.........
Fedele amareggiatissima
W don Secci!
RispondiEliminaL.
Vaticano, 19 gennaio 2008
RispondiEliminaEccellenza reverendissima,
è pervenuta al Santo Padre la stimata lettera del 20 dicembre scorso, con cui Ella ha voluto confidarGli la seria preoccupazione per l’atteggiamento assunto da tre sacerdoti della diocesi di Novara, i quali interpretano il Motu Proprio “Summorum Pontificum” come la possibilità di adottare quale unico rito per la Celebrazione eucaristica e gli altri Sacramenti quello anteriore alla riforma attuata dopo il Concilio Vaticano II, rifiutando totalmente l’uso dei Libri liturgici promulgati dal Papa Paolo VI.
Allo stesso tempo Vostra Eccellenza ha descritto i passi da Lei compiuti per far comprendere a questi Sacerdoti l’infondatezza della loro lettura del Motu Proprio e aiutarli a cogliere le esatte intenzioni che hanno spinto Sua Santità Bendetto XVI a scrivere tale Documento.
Il Sommo Pontefice, Che ha letto con attenzione la missiva e la documentazione allegata, mi incarica di comunicarLe che quanto sostiene Vostra Eccellenza, “in spiritu lettera” è pienamente conforme al Motu Proprio “Summorum Pontificum” e alla Lettera accompagnatoria indirizzata ai Presuli di tutto il mondo. Le Celebrazioni liturgiche secondo i Libri promulgati dal Papa Paolo VI rimangono la “forma ordinaria” e il Vescovo è il moderatore per la Liturgia nella sua diocesi.
Sua Santità auspica che i tre Presbiteri comprendano che quanto ha indicato Vostra Eccellenza in merito al Motu Proprio “Summorum Pontificum” corrispondente alla Sua “mens” e, mentre Le assicura un ricordo nella preghiera, impartisce la Sua Benedizione Apostolica a Lei e a quanti sono affidati alle sue cure pastorali.
Nell’augurarLe un fecondo ministro pastorale, profitto della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio.
Dall’Eccellenza Vostra Rev.ma
dev.mo nel Signore
Tarcisio card. Bertone
Segretario di stato.
testo tratto da http://www.rinascimentosacro.com/2008/02/il-caso-novara-bertone-scrive-corti.html
Resta il fatto che con alcuni si eccede in larghezza, con altri - per di più benintenzionati - si eccede in rigore. Ha ragione l'anonimo. W don Secci.
RispondiEliminaSullo
Bell'esempio per CONCILIAR L'INCONCILIABILE!
RispondiEliminaTra due secoli questa lettera sarà presa ad esempio DI UN PAPATO COMPLETAMENTE DISORIENTATO!
POVERA CHIESA, poveri noi!
Fra due secoli non si parlerà più neppure di Benedetto XVI o di Paolo VI ecc. (sempre che non sian canonizzati). Figuriamoci di questa lettera!
RispondiEliminaE' un frutto dell'ambiguità del Summorum Pontificum.
Nessun prete può esser obbligato a celebrar il rito di S. Pio V, ma tutti sono obbligati a celebrar il rito di Paolo VI.
Forma ordinaria e straordinaria, dunque: è qui il nocciolo della questione. Se il rito antico mai è stato abrogato, significa che è sempre stato in vigore nella Chiesa: che senso ha definirlo straordinario? Se i due riti devon convivere son ambedue ordinari. Al limite, come ho scritto tempo fa, preesistendo da secoli il rito legittimo di S.Pio V, straordinario dovrebbe esser considerato quello di Paolo VI.
Ma tant'è: la logica ha preso il volo.
L'ambiguità c'è e non c'è. Non c'è perché la Chiesa ha preso ai più alti livelli alcune decisioni (autolesioniste, dico io, ma comunque le ha prese nonché attuate), e ne chiede il rispetto. In questo è perfettamente coerente. C'è, in effetti, perché sia pure lentamente, a fatica, con resistenze fortissime, la stessa Chiesa sta finalmente rendendosi conto che quelle decisioni erano appunto autolesioniste e devono essere corrette. La tattica oggi scelta è quella di fare con cautela in un senso senza disfare nell'altro. Questo comporta inevitabilmente frizioni e ambiguità. E' una tattica che può non piacere, mi rendo conto. L'ideale sarebbe estirpare senza indugi tutto quello che non va. Ma... Pensiamo anche che questa seconda tattica del tutto-e-subito è stata appunto quella utilizzata a colpi di mazza ferrata nel postconcilio. Pessimamente, possiamo dire oggi. Per cui non mi sento proprio di biasimare chi si sta ispirando a Quinto Fabio Massimo "cunctator", che un buon risultato lo ottenne, non dimentichiamolo.
RispondiEliminaC'è, però, una notevole differenza: nel post-concilio s'è voluto distruggere e s'è distrutto in men che non si dica: oggi si deve ricostruire. L'ho già detto che la ricostruzione è ben più lenta, ma di questo passo ci vorranno dieci secoli.
RispondiEliminaCi son riforme per le quali basta un giorno. Altre richiedon più lunghi studi.
Ad es. Un breve documento: in seminario si deve studiare il latino ai sensi della Veterum Sapientia. I seminari dove non lo si studia si chiudono (tanto non si perde niente: son vuoti).
O ancora: Sacramenti e sacramentali, come da CIC, devono esser amministrati con talare ed altre vesti liturgiche: Chi disobbedisce è sospeso a divinis.
Inoltre: I vescovi son tenuti a sorvegliare sul clero: se non sanzionano gli abusi del clero, sono sospesi a divinis ecc.
Infine: nessuno, salvo eccezioni lodevoli, pone in essere disposizione del cad, Arinze sul "pro multis" del 2006. Si richiamino al dovere: se dopo un mese non han provveduto
si sanzionino le conferenze episcopali o i singoli vescovi che non l'hann' applicata.
I vescovi si son abituati a far il loro comodo. Lo ribadisco per l'ennesima volta: se ne punisca uno per nazione e gli altri, che hann' arte né parte, si metterann'in riga.
Siamo ormai al punto che temporeggiare significa continuare a distruggere anchee ciò che è ancora traballante e può esser salvato.
Dante caro,
RispondiEliminatu snoccioli termini come punizioni e/o sospensione a divinis, con una facilità che mi stupisce!
Ti ricordo che essendo la religione Cattolica NON PIU' religione di stato, la Chiesa in Italia non dispone più di un organo ESECUTIVO!
Cioè, il vescovo sospende a divinis un parroco, questo non se ne va dalla parrocchia, oppure, un prete sospeso continua a fare il prete... che credi che arrivano le guardie svizzere a metterlo in prigione?
Quando c'era il Papa Re, c'erano le prigioni del Clero, ora sono i "sospesi" (se ce ne fossero..., sarebbero), osannati e incensati come eroi della "resistenza" contro una chiesa oppressiva (?!)...
La chiesa è non solo debole, ma inzuppata di modernismo e marxsismo!
I prossimi sospesi a divinis saremo noi, cioè quelli che alla fine mandando affanc* st'andazzo empio, ci ritroveremo ad essere quello che siamo sempre stati, cattolici tradizionali (e per questo-scomunicati)
Il potere coercitivo della Chiesa non ha bisogno del braccio secolare: dirò di più, quant'a quest'ultimo è una grazia che non esista più. e lo immaiginate in mano di Di Pietro?
RispondiEliminaPerò il potere coercitivo esiste sempre. Le misure coercitive spirituali nella Chiesa son previste e possono esser inflitte a norma del CIC, e son misure medicinali sia per i colpevoli di "delitti" su cui s'abbattono sia per tutti i cattolici, in quanto opera di prevenzione.
I fedeli cosiddetti "tradizionalisti" - aggettivo che non amo - non sono scomunicati. Sono scomunicati soltanto coloro, conservatori o progressisti, che vìolan la legge ecclesiastica. Che poi questa venga amministrata male è un altro discorso, che ho sempre fatto.
Da qui i miei appelli al Papa, non solo qui sul blog.