Gli artritici ordini femminili statunitensi sono in buona misura una riserva del moribondo cattoprogressismo americano Sixties & Seventies. Qualcosa da cui le nostre care suore in Italia sono state maggiormente preservate. Non v'era dubbio che la visita apostolica decisa dal Vaticano avesse in vista proprio un 'richiamo all'ordine' di certe pasionarie settuagenarie, rimaste mentalmente alla generazione hippy e beat (come nella foto qui sopra). Quelle sempre arrabbiate, specie col Papa (quale che sia, beninteso), troppo retrogrado e "romano", con la politica, con la società, col maschilismo imperante e con l'oppressione femminile (di cui l'odiato velo è, chiaramente, un emblema: ma allora perché si son fatte suore? Mah: forse per il gusto di poterselo togliere come fosse un atto di sfida). Damian Thompson definisce salacemente questo genere di suore le "Sisters of perpetual Indignation". Ed ecco un articolo sulla visitazione apostolica in corso.
Era stata presentata come una indagine sugli "stili di vita" delle suore degli Stati Uniti, ma la visitazione apostolica decisa dal Vaticano a fine 2008 ricomprende, via via che si definisce meglio, anche il tema della disobbedienza dottrinale e della fedeltà al magistero conciliare e post-conciliare della Chiesa cattolica. Partita in sordina, l'inchiesta ha attratto sempre più l'attenzione dei giornali americani, delle televisioni radiofoniche e dei forum su internet.
Gli ambienti progressisti del cattolicesimo Usa temono un giro di vite nei confronti delle congregazioni religiose più aperturiste. Ha dato la stura al dibattito, in particolare, quella che doveva essere una e-mail privata di suor Sandra M. Schneiders, docente di Nuovo Testamento e Spiritualità cristiana alla Scuola di teologia dei gesuiti di Berkeley (California).
"Non attribuisco assolutamente alcuna credibilità all'affermazione che si tratti di una visitazione amichevole, trasparente, tesa ad aiutarci, eccetera. E' una mossa ostile e le conclusioni sono già scritte", ha affermato la religiosa. "Non possiamo impedirgli di indagare. Ma possiamo riceverli, cortesemente e gentilmente, per quello che sono, ospiti non invitati che vanno ricevuti nell'anticamera e non vanno lasciati girare per casa", ha aggiunto nella mail divenuta pubblica.
Nei mesi scorsi la Santa Sede ha lanciato, oltre alla visitazione delle 59 mila suore impegnate nell'apostolato (sono esclusi, quindi, i monasteri di clausura), anche un 'accertamento dottrinale' sulla Leadership Conference of Women Religious, un'organizzazione progressista di religiose. Se il decreto approvato dal Papa e promosso dal card. Franc Rodé e da mons. Gianfranco A. Gardin, rispettivamente prefetto e segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, stabiliva che l'iniziativa della Santa Sede "indaga la qualità di vita delle donne religiose negli Stati Uniti", ora si va delineando un campo di applicazione ben più ampio.
L'inviata vaticana, suor Clare Millea, ha pubblicato in questi giorni sul sito della visitazione (http://www.apostolicvisitation.org/) le linee guida dell'indagine (in latino, 'Instrumentum laboris').
"Particolare attenzione - vi si legge - verrà data alla significativa testimonianza del voto di ogni religiosa all'interno dell'eredità del carisma di ogni istituto e fedelmente agli insegnamenti della Chiesa e al rinnovo indicato dal Concilio vaticano II e dai documenti post-conciliari".
La bozza vaticana prevede poi una serie di domande su sei argomenti diversi (identità, governo, promozione della vocazione, vita spirituale, missione e ministero, amministrazione finanziaria). Tra le domande, non mancano riferimenti all'obbedienza al magistero ecclesiastico.
"Qual è il processo per rispondere alle sorelle che dissentono pubblicamente o privatamente dall'insegnamento autoritativo della Chiesa? Qual è il processo per rispondere alle sorelle che non concordano pubblicamente o privatamente con le decisioni della congregazione, soprattutto per quanto riguarda le questioni di autorità della Chiesa?".
Gli ambienti progressisti del cattolicesimo Usa temono un giro di vite nei confronti delle congregazioni religiose più aperturiste. Ha dato la stura al dibattito, in particolare, quella che doveva essere una e-mail privata di suor Sandra M. Schneiders, docente di Nuovo Testamento e Spiritualità cristiana alla Scuola di teologia dei gesuiti di Berkeley (California).
"Non attribuisco assolutamente alcuna credibilità all'affermazione che si tratti di una visitazione amichevole, trasparente, tesa ad aiutarci, eccetera. E' una mossa ostile e le conclusioni sono già scritte", ha affermato la religiosa. "Non possiamo impedirgli di indagare. Ma possiamo riceverli, cortesemente e gentilmente, per quello che sono, ospiti non invitati che vanno ricevuti nell'anticamera e non vanno lasciati girare per casa", ha aggiunto nella mail divenuta pubblica.
Nei mesi scorsi la Santa Sede ha lanciato, oltre alla visitazione delle 59 mila suore impegnate nell'apostolato (sono esclusi, quindi, i monasteri di clausura), anche un 'accertamento dottrinale' sulla Leadership Conference of Women Religious, un'organizzazione progressista di religiose. Se il decreto approvato dal Papa e promosso dal card. Franc Rodé e da mons. Gianfranco A. Gardin, rispettivamente prefetto e segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, stabiliva che l'iniziativa della Santa Sede "indaga la qualità di vita delle donne religiose negli Stati Uniti", ora si va delineando un campo di applicazione ben più ampio.
L'inviata vaticana, suor Clare Millea, ha pubblicato in questi giorni sul sito della visitazione (http://www.apostolicvisitation.org/) le linee guida dell'indagine (in latino, 'Instrumentum laboris').
"Particolare attenzione - vi si legge - verrà data alla significativa testimonianza del voto di ogni religiosa all'interno dell'eredità del carisma di ogni istituto e fedelmente agli insegnamenti della Chiesa e al rinnovo indicato dal Concilio vaticano II e dai documenti post-conciliari".
La bozza vaticana prevede poi una serie di domande su sei argomenti diversi (identità, governo, promozione della vocazione, vita spirituale, missione e ministero, amministrazione finanziaria). Tra le domande, non mancano riferimenti all'obbedienza al magistero ecclesiastico.
"Qual è il processo per rispondere alle sorelle che dissentono pubblicamente o privatamente dall'insegnamento autoritativo della Chiesa? Qual è il processo per rispondere alle sorelle che non concordano pubblicamente o privatamente con le decisioni della congregazione, soprattutto per quanto riguarda le questioni di autorità della Chiesa?".
Fonte: Apcom, via Papa Ratzinger blog
La visitatrice apostolica definita "ospite non invitata da ricevere cortesemente e solo in anticamera"?
RispondiEliminaSenza farla girare per la casa?
Perché? qualcosa da nascondere o solo orgoglio allo stato puro?
La colpa però non è delle suore, ma di chi in questi ultimi decenni ha permesso che facessero i loro comodi. E non mi riferisco ai vescovi diocesani ma alla Santa Sede.
Antonello
Su quest'argomento vi consiglio il bellissimo (e forse unico del suo genere) libro di Donna Steichen 'Ungodly Rage - the hidden face of Catholic feminism'
RispondiEliminaE secondo voi questa "visitazione"
RispondiEliminaverrà a capo di qualcosa? Tutto resterà come prima.
Quella suora docente universitaria che indica ed impone le modalità con cui da parte delle suore si dovrà reagire alla visitazione, è sempre al suo posto? Se si volesse davvero far pulizia, dovrebbe esserlo?
Pazienza, ci vuole pazienza!
RispondiEliminaBisogna lasciar fare ai visitatori che conoscono certamente il mandato loro affidato.
Un pò di speranza, non guasta.
Piero
Sono d'accordo con Piero. Nelle circostanze attuali, la visitazione e' gia' un segno importante.
RispondiEliminaProprio di recente ho visto in chiesa alcune giovani suore (non ricordo piu' di quale ordine, ma si tratta di uno di recente formazione) che orgogliosamente esibivano il loro abito.
Guardiamo anche ai segni di sepranza.
FdS
sono felice di apprendere della visita apostolica!...speriamo serva davvero a qualcosa!..comunque proprio di recente parlavo con dei miei conoscenti residenti negli Stati uniti e ora qui in italia x le ferie che mi dicevano come da loro la situazione delle congregazioni femminili sia effettivamente disastrosa!...siamo arrivati a parlare di cio' perche' casualmente un giorno abbiamo incontrato un nutrito gruppo di giovani monache con il loro bravo abito tradizionale(non so a che congregazione appartenessero,comunque facevano una splendida figura!)e mi hanno detto testualmente dopo averle fotografate con stupore:"da noi e' impensabile vedere le suore vestite cosi',da noi le suore non le distingui nemmeno dalle altre persone.." ..qualche cattolicotto progressista tirera' fuori allora il suo solito proverbio:"non e' l'abito che fa il monaco"..ma io se permettete rispondo che a simili balle ho smesso di credere da un sacco di tempo!!saluti! s.
RispondiEliminaDurante la diffusione del giansenismo fu inviata una visitazione alle Suore di Port Royal che vennero definite pure come angeli superbe come demoni. La storia si ripete, nulla di nuovo sotto il sole.
RispondiEliminaMa quelle americane siamo sicure che sian pure come angeli?
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