Da La Stampa, edizione locale, in data odierna. Grazie a Secretum meum mihi. Cliccate sull'articolo per poterlo leggere.
per il rinnovamento liturgico della Chiesa, nel solco della Tradizione - a.D. 2008 . - “Multa renascentur quae iam cecidere”
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e pensare che c'era chi diceva che gli effetti del motu prporio stavano già finendo.....
RispondiEliminal'articolo del giornale è però del tutto negativo nei confronti della messa vetus ordo e quasi scoraggiante: scarsissima interazione tra prete e fedeli, brusio , vecchi messali da passeggio, pochi giovani, spaesamento ed amenità di questo genere. Penso che per ottenere un effetto deterrente, ce l'abbia messa tutta. L'ostilità contro la messa tradizionale non è solo tipica dei vescovi!
RispondiEliminagabri
Leggo dall'articolo "Tra i presenti, i non più giovanissimi erano in ovvia e assoluta maggioranza".
RispondiEliminaSì, come se alla messa "ordinaria" non ci fossero anziani in maggioranza...
RispondiEliminaCerto che l`articolo trasuda dei pregiudizi ma sopratutto dell`ignoranza del giornalista, ma almeno se ne è parlato!
RispondiEliminaPenso che deve aver scoperto la Messa tridentina per la prima volta, il suo reportage descrive il suo ..stupore con le parole di chi è abituato all`agitazione di un certo NOM, il filtro dei pregiudizi di chi scrive è palese... mais enfin on ne peut pas tout avoir!
La presenza di giovani può che sorprendere chi pensa che il rito antico è per degli antichi, anziani con i capelli grigi o bianchi sul viale del tramonto, in realtà, ad esempio nella "mia " Messa, i giovani sono molto numerosi, per non parlare delle giovani famiglie con i loro numerosi bambini.
Un`assemblea composta da persone di tutte le età , unita nella preghiera,
Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, poi tu vinci.
RispondiEliminaMahatma Gandhi
Bellissima citazione. Direi che l'ignorare è durato, più o meno, fino al 1988 (motu proprio Ecclesia Dei Adflicta). Poi, gradualmente, siamo passati alla derisione (mista ancora a dissimulazione del "problema"), fino al motu proprio Summorum Pontificum. Ora ignorare non possono più: persiste qualche derisione (meno) ma il momento è al combattimento senza quartiere. Pensiamoci un attimo: nella Chiesa, quasi non si parla d'altro. Ossia: non c'è altro argomento come quello liturgico che agiti passioni e coinvolgimento nella compagine ecclesiale (certo, ci sono i temi etici che sono molto dibattuti, ma a parte le frange progressiste estreme, è più una lotta tra cattolici e resto del mondo: i cattolici tra loro non si scaldano tanto per i preservativi o l'eutanasia; magari dissentono e fanno i comodi loro, ma non è un gran motivo di discussione intra-cattolica).
RispondiEliminaQuanto al momento della vittoria, beh... appuntamento, se va bene, tra vent'anni.
Una domanda.
RispondiEliminaChe cosa si intende pr vincere? Avere un semplice diritto di cittadinanza o imporre agli altri il proprio modo di intendere la liturgia? E' logico che i vescovi temano che a lungo andare possa vincere soprattutto la tentazione di una (impossibile) rivalsa.
odiosissimo questo articolo. Era quasi meglio non inserirlo sul blog. Irritante!
RispondiEliminaL'articolo sarà (ed è) anche brutto, però rallegriamoci della notizia: la Messa antica a Savona c'è, ed è anche molto ben frequentata...anche da miei coetanei...bene così!
RispondiEliminaProssimamente pubblicheremo un altro articolo di giornale più decente (anche se pure lì... tiran fuori perfino i telefonini).
RispondiEliminaA Celestino. Che significa vincere? Semplice: pari opportunità. Poi prevalga, nelle preferenze delle persone, il rito migliore. Ma tranquillo: la liturgia in vernacolare non sparirà mai.
L'autore dell'articolo sarebbe inesorabilmente bocciato a un esame di giornalismo. Sorvolando sulla "Madelein" (nella redazione di Savona de "La Stampa" non c'è nessuno che rilegga i pezzi? E se c'è, non ha una minima idea della lingua francese e dell'opera di Marcel Proust?), questo è un eccellente esempio di come NON si fa una cronaca. Il giornalista avrebbe dovuto raccogliere un commento, una dichiarazione da qualcuno dei partecipanti, o degli organizzatori o dal celebrante. La notizia era quella, non i suoi commenti e i suoi pensieri(ni) in libertà, di cui non ci importa nulla e che invece occupano la quasi totalità del pezzo.
RispondiEliminaCosa possiamo aspettarci da La Stampa? Ai tempi del Governo Prodi II era molto più a sinistra de L'Unità e fino a poco tempo fa ha avuto un direttore ateo (G. Anselmi). Ha un vaticanista (Tosatti) che è il corifeo delle opinioni di Silvestrini e dell'eminentissimo innominabile(quello che ora abita a Gallarate e ha scritto un libro con don Verzè). Non mi meraviglio di quanto scritto dal cronista savonese, l'ignoranza religiosa dilaga (anche tra cattolici). Anche qui, ad Alessandria, quando il vescovo era il catto progressista Charrier la redazione locale de La Stampa era molto mielosa e sussiegosa verso di lui, era sempre un'apologia, un'esaltazione, una apoteosi, un panegirico di quanto Charrier faceva ma non ha mai scritto, ad esempio, che in città la frequenza alla Messa domenicale era attorno all'8%. Alessandria
RispondiEliminaIl nostro "giornalista" è anche involontariamente comico. L'incenso e il turibolo hanno "spiazzato" i presenti... E che erano, lacrimogeni? Come se chi va a una messa in latino non avesse mai visto un turibolo! Davvero demenziale!
RispondiEliminaSegnalo un altro articolo:
RispondiEliminahttp://paparatzinger2-blograffaella.blogspot.com/2009/06/savona-torna-la-messa-tridentina-e-vi.html
Vincere significa ottenere un "diritto di cittadinanza" libera, in modo che chi voglia, chiunque voglia, possa accedere senza gravi incomodità alla messa tridentina; cosicché, qualora la maggioranza di fedeli o del clero di una parrocchia o persino di una diocesi si convincano, fra 10, 20 o 100 anni, di trarre maggior profitto spirituale dalla tridentina, possano accedervi senza ostacoli.
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