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giovedì 19 febbraio 2009

Messa tridentina a Savona: fervet opus.

Mons. Vittorio Lupi, vescovo di Savona-Noli


Studenti, impiegati e pensionati fanno parte della sezione savonese di “Una Voce”, l’associazione che promuove il rito liturgico tradizionale

È un rito antico, che segue il messale di San Pio V, aggiornato da Giovanni XXIII nel 1962. Ma, per essere “ripassato”, ha bisogno di uno strumento moderno, il Dvd. La messa in latino torna d’attualità. Da quando, un anno fa, si è costituita la sezione savonese di “Una Voce”, associazione per la salvaguardia della tradizione latino-gregoriana nata nel 1964 e presente in 26 paesi del mondo, la macchina organizzativa si è mossa per riuscire a “conquistare” la celebrazione di una messa in latino una volta alla settimana: dagli incontri col vescovo all’individuazione di una chiesa alla scelta del parroco.

Tutti i passi sono stati compiuti e sembra che il gruppo formato da una dozzina di fedeli sia vicino al traguardo. Don Giulio Grosso, parroco di Sant’Ambrogio a Varazze - è lui il celebrante della messa in latino individuato dal vescovo - non appena ha un po’ di tempo si mette davanti alla tv, inserisce il Dvd e “ripassa” le diverse parti della funzione. Poco per volta, dopo 40 anni, arriverà a ricordare tutte le parole, da «Introibo ad altare Dei» a «Ite, Missa est», e sarà pronto per celebrare regolarmente la messa, dopo l’entrata in vigore del motu proprio “Summorum Pontificum Cura” del 7 luglio 2007, con cui Benedetto XVI ha riconosciuto la piena legittimità dell’antica forma rituale.

«Nell’udienza del 4 dicembre il vescovo, Vittorio Lupi, ci ha comunicato la sede e il parroco da lui individuati per la celebrazione della messa - spiega Guido Ferro Canale, 24 anni, studente di Giurisprudenza, presidente di “Una Voce Savona”, intitolata al beato Ottaviano -. Ha pensato all’oratorio dei Santi Pietro e Caterina di via dei Mille, a Savona, ma si è riservato di sentire la confraternita per verificarne la disponibilità. Qualche giorno fa ho scritto al vescovo, chiedendogli se può spedirmi la bozza del decreto per regolare una serie di aspetti tecnici. Ad esempio, dobbiamo sapere se nell’oratorio si possono conservate le particole oppure se dobbiamo consumarle tutte in ogni messa. Non tutti i luoghi di culto, infatti, hanno il permesso di conservare il Santissimo Sacramento. Nel frattempo, stiamo facendo le prove. Vorremmo celebrare la messa la domenica alle 17 o alle 18».

Ma da chi è composto il gruppo di fedeli che preferiscono il rito romano antico di uso corrente fino al 1969? Sorprende apprendere che la maggior parte sono giovani, che conoscevano la messa in latino solo attraverso i racconti dei loro genitori. Fra questi ci sono in prima linea gli studenti di Celle e Varazze, chierichetti alla messa tradizionale celebrata nell’oratorio di San Michele Arcangelo, a Celle, il 25 novembre 2007 da don Vilmar Pavesi, un sacerdote veneto. Una messa che aveva scatenato il putiferio. Dopo l’attacco del parroco di San Michele, don Piero Giacosa, l’allora vicario del vescovo, monsignor Andrea Giusto [istigato da una "gloria" locale, il famigerato liturgista Andrea Grillo, che in quella diocesi fa il bello e il cattivo tempo], aveva vietato con un comunicato ufficiale tutte le messe in latino nella diocesi fino all’arrivo del nuovo vescovo. Gli universitari cellesi Simone Salvagno e Guido Ferro Canale [che noi di Messainlatino.it con l'occasione salutiamo calorosamente] e il varazzino Federico Ferrari sono stati fra i primi ad iscriversi alla sezione locale di “Una Vox”. Insieme a loro ci sono, fra gli altri, un dirigente comunale, alcuni pensionati e uno studente di 17 anni.

«È vero, la maggior parte di noi è cresciuta con un’altra messa - spiega Ferro Canale - ma abbiamo trovato una forma liturgica che esprime molto meglio l’adorazione. Ho partecipato per la prima volta a una messa di San Pio V qualche anno fa nella chiesa di San Carlo in via Balbi, a Genova, con un amico - racconta -. Quando siamo usciti, siamo rimasti zitti per cinque minuti. Siamo stati catturati dal silenzio che regnava». «Poco dopo la messa tradizionale a Celle - continua - ci siamo iscritti a “Una Voce Genova”. Raggiunto il numero necessario per essere autonomi, abbiamo aperto la sede a Savona. Poiché non possiamo permetterci di pagare un affitto, ci riuniamo nell’abitazione della segretaria dell’associazione a Savona. Per ricevere la nostra newsletter basta scrivere a unavoce.savona@gmail.com».


3 commenti:

  1. Una Vox e Una Voce non sono due organizzazioni distinte (anche se con finalità comuni)?

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  2. Ce lo siamo chiesti anche noi. Ma quello è il testo dell'articolo...

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  3. Una Vox è un'associazione italiana che ha aderito alla Federazione Internazionale Una Voce.

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