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lunedì 23 febbraio 2009

Il cardinale di Manila nasconde il regolamento anti motu proprio

Avevamo dato pronta notizia nei giorni scorsi dell'allucinante e scandaloso Regolamento che, come un arbitrario tiranno, l'Arcivescovo di Manila card. Borbon Rosales (foto a sin.) aveva emanato per "applicare" il motu proprio; ma in realtà per vietarne di fatto l'applicazione.

Leggete il testo qui; ne ricordiamo alcuni punti salienti e kafkiani: il Ministro del Ministero per gli Affari Liturgici dell'Arcivescovado di Manila (sì, sì, esiste, proprio così: ve l'abbiamo detto che la cosa è kafkiana) avrebbe dovuto sottoporre a esame di idoneità non solo il celebrante, ma perfino i coristi e i chierichetti; la Messa antica si sarebbe potuta tenere non più di una volta a mese, in giorno rigorosamente lavorativo e non festivo, ed esclusivamente in una cappella laterale della cattedrale. Se ci fossero state richieste per applicare il motu proprio, i parroci dovevano rifiutare categoricamente e spedire i richiedenti nella cappelletta, come fosse un campo di concentramento. Ricordiamo che l'arcidiocesi conta tre milioni di cattolici!

Tutta la blogosfera è insorta. Un primo effetto è questo, che riportiamo: il Regolamento incriminato è apparentemente scomparso dal sito dell'Arcidiocesi su cui era stato pubblicato. Apparentemente nel senso che non è più raggiungibile, tramite link interni, dal sito arcidiocesano. In realtà il documento è sempre là, allo stesso indirizzo internet (v. qui), ma vi può accedere solo chi conosce già quell'indirizzo, come noi.

Che questo significhi che il regolamento è stato revocato, è tutto da vedere. Probabilmente, il cardinale si è fatto furbo e preferisce seguire la strada della maggior parte dei suoi "fratelli nell'episcopato": non lasciare tracce scritte, ma dissuadere, ostacolare, impedire con tutti i mezzi leciti e illeciti (specie le indebite pressioni e minacce ai parroci), col fine di strangolare l'applicazione del motu proprio. E in questo, tutto il mondo è paese.

Purtroppo sembra di poter dire che l'offensiva cardinalizia contro il motu proprio non sia rimasta senza vittime. Come riferisce Rorate caeli, l'unico liturgista filippino che aveva difeso il motu proprio ed uno dei pochi sacerdoti legati all'antico rito, Mons. Moises Andrade, ha subito un colpo apoplettico ed è ora cerebralmente morto. E', naturalmente, solo un'illazione, ma viene il dubbio che l'amarezza subita dal povero Mons. Andrade, che celebrava una delle tre Messe tridentine domenicali dell'arcidiocesi, destinate ad essere soppresse, non sia estranea alla fatale conseguenza. Preghiamo per lui, e pure per chi gli ha inflitto quell'ingiusto dolore.
AGGIORNAMENTO: Mons. Andrade è spirato.

5 commenti:

  1. Più di qualcuno si è espresso già, in altra discussione, sulla figura di questo cardinale "tiranno", elevato alla porpora non si sa per quali meriti oltre quelli della sede.
    Questo è un vescovo in comunione col Papa?
    Se è un tiranno, e ribelle alla volontà pontificia, si può essere in perfetta comunione con lui?
    Se si dovesse effettivamente raggiungere, come auspicano anche gli Ortodossi, la riconciliazione tra Fraternità S. Pio X e Roma, la prima non dovrebbe richiedere, richiesta pregiudiziale, precise garanzie di non esser perseguitata e schiacciata da simili autorità ecclesiastiche?
    La Fraternità ch'io sappia, se non è cambiato qualcosa nell'ultimo anno, ha quattro o cinque sacerdoti nelle Filippine, varie cappelle e centri di Messa, un noviziato, un gruppo di suore.
    Aveva aderito alla Fraternità anche il dimissionario vescovo di S. Ferdinando, mons. Lazo, morto nel 2000 (?). Dal 2000 un vescovo diocesano tailandese veglia su questa comunità e la segue con amore.
    Ma i cattolici che non si riconoscono nella Fraternità da chi sono difesi? Non mi sembra che Roma si sia mossa a tutela di questi suoi figli.
    Qualcuno nei commenti ad altro post s'è chiesto come può essere un simile prelato membro di un futuro conclave. Lunga vita al nostro Papa: ma se il presule si intestardisce nella sua disobbedienza, beh, come si dà così la porpora si può togliere da spalle indegne. Prudenza lo esigerebbe. Il discorso vale anche per altri.

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  2. Mi chiedo con quale criterio, un personaggio di così infima levatura, sia diventato cardinale..

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  3. Enea Silvio Piccolomini (Pio II), I Commentari, Libro I, par. 24:

    " ... Neque dignitas huiuscemodi semper merenti patet, quam saepe rapit indignus. Quidam tamen illam merentur, post assequuntur; quidam tum dignos ea se reddunt, cum potiuntur; nonnulli usque ad sepulchrum immeriti raptam trahunt ..."

    (La dignità cardinalizia, invero, non è sempre accessibile per chi la merita e spesso la usurpa chi è indegno. Ci sono tuttavia alcuni che prima dimostrano di meritarla e quindi la conseguono; altri se ne rendono degni dopo averla ottenuta; alcuni, infine, dopo averla strappata al Papa, laportano con sé senza meriti sino al sepolcro).

    Imerio.

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  4. Bravo Imerio.C'e' anche da dire che grazie al regnante Pontefice,ed alle sue sante "provocazioni",si stanno stagliando piu' netti i contorni personali dei singoli Prelati.O di qua o di la'!Infatti,durante il lunghissimo pontificato mediatico di GPII,c'era il Papa che viaggiava in continuazione ed una massa indistinta di contorno che si autoreferenziava e faceva la "carriera automatica" come,ancora,si pratica dai magistrati di questo nostro Paese.Gli stessi discorsi-con quell'io al posto del noi,per giunta- del servo di Dio brillavano per equidistanza da tutto e da tutti.Diciamocelo,anche perche' non credo che cio' sia peccato:non sapevano ne' di me ne' di te,come s'usa dire a Roma.C'era poi,ed ha afflitto la seconda meta' del pontificato,il problema della malattia,per cui criticare il Papa era come sparare sulla Croce Rossa.Gli unici documenti che fecero allora sollevare un po' di polverone furono quelli del Santo Officio."Peccato" che il responsabile di quel Dicastero ora e' Sommo Pontefice!

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  5. "Peccato" che il responsabile di quel Dicastero ora e' Sommo Pontefice!
    ___________________________

    Certamente, caro amico; si tratta proprio di uno di quei "peccati" che ci rendono visibile il concreto operare della Divina Provvidenza.

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