Una storia di Natale, vera. Ma non con il lieto fine, in termini umani. Anche se un miracolo è sempre possibile, e vi inviteremo a pregare per quello. Tuttavia, sub specie aeternitatis, tutto pare tendere a un lietissimo fine!
Dall’altra parte dell’Atlantico, un giovane ufficiale della Marina americana, Philip Johnson, combatte da un paio di mesi con un tumore al cervello che, secondo la medicina, non lascia speranze. Lo ha appena scoperto e lo racconta in un blog, dal nome bellissimo: In caritate non ficta. Come egli scrive, "avendo 24 anni, ero ancora così giovane da sentirmi invincibile e pensare di avere ancora tantissimo tempo da vivere. E’ dura pensare altrimenti". E la foto ci mostra, insieme ad un prete, questo classico ragazzo americano, che ha conosciuto la guerra e le battaglie, e che penseremmo nel pieno del vigore.
Questo è l’aspetto tragico della vicenda. Ma quello che ha ritenuto la nostra attenzione è che il maggiore Johnson, fervente cattolico, fin da bambino ha sentito maturare dentro sé la vocazione al sacerdozio. Ed ora che il tempo per riflettere sulla sua vita è diventato breve, come tutto il suo futuro, sente di voler compiere con tutto se stesso questo gran passo e potere, prima di morire, stringere tra le sue mani il Santissimo Sacramento nel miracolo dell’altare.
Vogliamo riportare alcune sue parole, perché ci sembrano una testimonianza bellissima, e ancor più preziosa viste le prospettive di salute di questo ragazzo, della straordinaria importanza e bellezza del sacerdozio, a cui tende con tutte le sue residue forze: "Il sacerdozio di N.S. Gesù Cristo è il più grande dono immaginabile [..]. E’ una chiamata per uomini veri, non un "mestiere" per chi non sa trovare una moglie, o non riesce a fare altro. Non è un’uscita di sicurezza né la porta a una vita confortevole. E’ una vocazione che richiede molto sacrificio, fatica, combattimento e amore per gli altri. Il prete condivide ogni giorno gioie e dolori del popolo di Dio, e dà tutto se stesso alla Chiesa, come Cristo sacrificò Se stesso per noi."
Dall’altra parte dell’Atlantico, un giovane ufficiale della Marina americana, Philip Johnson, combatte da un paio di mesi con un tumore al cervello che, secondo la medicina, non lascia speranze. Lo ha appena scoperto e lo racconta in un blog, dal nome bellissimo: In caritate non ficta. Come egli scrive, "avendo 24 anni, ero ancora così giovane da sentirmi invincibile e pensare di avere ancora tantissimo tempo da vivere. E’ dura pensare altrimenti". E la foto ci mostra, insieme ad un prete, questo classico ragazzo americano, che ha conosciuto la guerra e le battaglie, e che penseremmo nel pieno del vigore.
Questo è l’aspetto tragico della vicenda. Ma quello che ha ritenuto la nostra attenzione è che il maggiore Johnson, fervente cattolico, fin da bambino ha sentito maturare dentro sé la vocazione al sacerdozio. Ed ora che il tempo per riflettere sulla sua vita è diventato breve, come tutto il suo futuro, sente di voler compiere con tutto se stesso questo gran passo e potere, prima di morire, stringere tra le sue mani il Santissimo Sacramento nel miracolo dell’altare.
Vogliamo riportare alcune sue parole, perché ci sembrano una testimonianza bellissima, e ancor più preziosa viste le prospettive di salute di questo ragazzo, della straordinaria importanza e bellezza del sacerdozio, a cui tende con tutte le sue residue forze: "Il sacerdozio di N.S. Gesù Cristo è il più grande dono immaginabile [..]. E’ una chiamata per uomini veri, non un "mestiere" per chi non sa trovare una moglie, o non riesce a fare altro. Non è un’uscita di sicurezza né la porta a una vita confortevole. E’ una vocazione che richiede molto sacrificio, fatica, combattimento e amore per gli altri. Il prete condivide ogni giorno gioie e dolori del popolo di Dio, e dà tutto se stesso alla Chiesa, come Cristo sacrificò Se stesso per noi."
"Dio vuole usare noi, uomini cattolici, per rafforzare la Chiesa anche se siamo peccatori. Vuole prendere le nostre labbra, che possono aver detto cose folli o maledetto gli altri, e usarle per proclamare il Vangelo e dare l’assoluzione sacramentale in confessione. Vuole prendere le nostre mani, con cui possiamo avere abbracciato amori illeciti, e usarle per offrire la S. Messa e portare Gesù Cristo nel Suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità, al popolo di Dio".
"Mentre combatto con il tumore, non mi rattrista che esso mi possa causare sofferenza e morte. Questo accadrà alla fine a tutti noi, e dobbiamo essere preparati a fronteggiare la morte in ogni istante, conservandoci in stato di grazia. No, la vera preoccupazione che affronto ogni giorno è che, per varie circostanze, alcune delle quali oltre il mio controllo, io possa non conoscere mai che cosa è servire Dio come l’alter Christus che io desidero con tutto il cuore di essere. Porta lacrime ai miei occhi immaginare di lasciare questo mondo senza pronunziare le parole di Cristo all’Ultima Cena, ‘Questo è il mio Corpo, Questo è il mio Sangue’, prima di guardare Nostro Signore nell’Eucarestia nel più grande miracolo mai conosciuto dall’uomo. Io prego fervorosamente di poter avere un giorno il privilegio di assolvere i peccati – anche se dovessi vivere abbastanza solo per assolverne uno – manifestando lo stesso perdono che Dio mi ha tante volte mostrato, nonostante le mie debolezze e peccati".
"Mentre combatto con il tumore, non mi rattrista che esso mi possa causare sofferenza e morte. Questo accadrà alla fine a tutti noi, e dobbiamo essere preparati a fronteggiare la morte in ogni istante, conservandoci in stato di grazia. No, la vera preoccupazione che affronto ogni giorno è che, per varie circostanze, alcune delle quali oltre il mio controllo, io possa non conoscere mai che cosa è servire Dio come l’alter Christus che io desidero con tutto il cuore di essere. Porta lacrime ai miei occhi immaginare di lasciare questo mondo senza pronunziare le parole di Cristo all’Ultima Cena, ‘Questo è il mio Corpo, Questo è il mio Sangue’, prima di guardare Nostro Signore nell’Eucarestia nel più grande miracolo mai conosciuto dall’uomo. Io prego fervorosamente di poter avere un giorno il privilegio di assolvere i peccati – anche se dovessi vivere abbastanza solo per assolverne uno – manifestando lo stesso perdono che Dio mi ha tante volte mostrato, nonostante le mie debolezze e peccati".
Non neghiamo a questo valoroso soldato di Cristo una preghiera per la sua intenzione, che egli chiede attraverso l’intercessione del servo di Dio Padre Thomas Frederic Price: un pio sacerdote americano dell’Ottocento, che tra l’altro convertì la trisavola del nostro eroe, e che, come egli osserva, esprime un’altra delle caratteristiche del sacerdozio: completamente sacrificò se stesso, spesso senza vederne i frutti, che tuttavia furono copiosissimi. Uno dei quali è, aggiungiamo, e a distanza di più di un secolo, il maggiore Johnson.
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