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venerdì 17 febbraio 2023

Caso Rupnik: se in Italia la CEI promuove chi lo osanna, in Brasile gli ritirano la laurea honoris causa per “indegnità”

Serie considerazioni di Adista sull'incomprensibile silenzio del Vaticano e, addirittura, gli encomi CEI di sodali di padre Rupnik: "
Mentre si attende a breve una comunicazione da parte della Compagnia di Gesù in merito, si continua a constatare il persistente e compatto silenzio da parte del Vaticano, che ancora non ha chiarito chi e come abbia deciso il ritiro della scomunica latae sententiae che era stata comminata al religioso per il crimine di assoluzione del complice, uno dei più gravi secondo il diritto canonico".
QUI revoca della laurea.
QUI alla Croix mons. Libanori.
QUI i post pubblicati sul caso Rupnik da MiL.
Luigi



ROMA-ADISTA. «La Pontificia Università Cattolica del Paraná (PUCPR) comunica che, alla luce dei fatti ampiamente riportati sulle vicende di Marko Ivan Rupnik, il Consiglio Universitario della PUCPR, in seduta straordinaria tenutasi il 13 febbraio 2023, ai sensi della Risoluzione n. 01/2023, ha approvato la revoca del titolo di Doctor Honoris Causa conferito il 30 novembre 2022 all'artista sloveno, ritenendolo “indegno” di tale onorificenza». È quanto si legge, testualmente, sul sito dell’Università brasiliana in data 13 febbraio ed è, a oggi, uno dei pochi provvedimenti chiari e univoci contro il gesuita Marco Ivan Rupnik, prete, teologo e mosaicista osannato nel mondo, già condannato dal Dicastero per la Dottrina della Fede per abusi sessuali e manipolazione della coscienza su giovani donne della comunità Loyola in Slovenia e in Italia, a partire dagli anni ‘90. Mentre si attende a breve una comunicazione da parte della Compagnia di Gesù in merito, si continua a constatare il persistente e compatto silenzio da parte del Vaticano, che ancora non ha chiarito chi e come abbia deciso il ritiro della scomunica latae sententiae che era stata comminata al religioso per il crimine di assoluzione del complice, uno dei più gravi secondo il diritto canonico.
A eccezione del provvedimento dell’università brasiliana, e mentre in giro per il mondo diverse istituzioni si chiedono se abbia un senso conservare opere d’arte prodotte da un abusatore seriale, la cui teologia e la cui arte sono profondamente intrecciate alla sua personalità, la Chiesa istituzionale in Italia sembra fare finta di niente. Il 14 febbraio è stato presentato in pompa magna, nella basilica di don Bosco a Roma, alla presenza del card. Matteo Zuppi presidente della Cei, il libro L'arte della buona battaglia (Edizioni San Paolo) di don Fabio Rosini - prete diocesano proveniente dal mondo neocatecumenale, molto popolare per le sue catechesi sui 10 comandamenti, responsabile del servizio per le vocazioni del Vicariato di Roma - che reca in copertina l’immagine di un’opera di Rupnik e nel quale l'autore, in due punti, cita Rupnik come «maestro e amico» (p. 11) e persino «profeta» (p. 397). Non solo: l’11 febbraio scorso Tv2000 – l’emittente televisiva della Cei – ha mandato in onda uno “spot promozionale” dello stesso libro.

A questo proposito, il Coordinamento contro gli abusi nella Chiesa #ItalyChurchToo, del quale Adista fa parte, ha pubblicato una lettera aperta di Renata Patti, sopravvissuta ad abusi psicologici e spirituali nel movimento dei Focolari e in contatto con vittime di Rupnik. Nella lettera – inviata a Vincenzo Morgante, direttore di TV2000 e Marco Tarquinio, direttore di Avvenire e, per competenza, a Zuppi, a mons. Ghizzoni (responsabile Cei per la tutela dei minori), a mons. Daniele Libanori (vescovo ausiliare di Roma) nonché, per conoscenza, al Segretario di Stato vaticano card. Pietro Parolin, denuncia il silenzio dei media cattolici istituzionali su Rupnik: «Ci sono vittime che hanno testimoniato – anche presso il team referente dei gesuiti – che sono state dominate psicologicamente, tenute sotto controllo psichico da anni e abusate anche sessualmente dal “profeta” Marko Ivan Rupnik». «Personalmente – prosegue la lettera - ho riletto il vangelo di Luca, cap. 18 e vorrei avere veramente la “voce” di quella “vedova” che con la sua insistenza vince anche un giudice iniquo, come mi scrive una delle due vittime che non ha più voce per denunciare ciò che nessuno vuol ascoltare. Ora per loro “grideranno le pietre”. Vergogna, vergogna, vergogna!». «Vi faccio notare, Egregi Direttori – si legge ancora – che non solo sono stata scandalizzata e profondamente scossa dalle parole di don Rosini, ma anche dal suo atteggiamento cosciente di ciò che è stato svelato dal suo “maestro” e che lui ha pubblicato, e da quello dei due conduttori che non posso immaginare fossero ignari dell’attualità ecclesiale riguardo l’autore del mosaico in copertina». Una «pessima informazione fornita al Popolo Santo di Dio».