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martedì 17 gennaio 2023

Le Figaro: le critiche di Mons. Gaenswein contro Francesco #benedettoxvi #traditioniscustodes

Pubblichiamo di seguito la traduzione di un recente articolo, QUI su Le Figaro, in cui Jean Marie Guénois, dopo aver dato notizia dell'uscita del libro di Mons. Georg Gaenswein in italiano e averne letto il manoscritto, anticipa ai lettori francesi alcuni contenuti, tra i quali spicca la questione liturgica.
"Benedetto «si è accigliato» quando il suo successore ha detto di aver obbedito alle «vere intenzioni di Benedetto XVI e Giovanni Paolo II». Questo è sembrato «incongruo» al Papa emerito. Aveva «apprezzato ancor meno» una battuta un po' sprezzante di Francesco nei confronti dei sacerdoti legati all'antico rito della Messa «in latino». [...] si era stupito del fatto che «il questionario» negli ambienti tradizionalisti, sulla base della quale Francesco aveva preso la sua decisione, non fosse «ancora divulgato». La questione della liturgia è stata cruciale per Benedetto XVI, ha confidato Gänswein. Dopo questo episodio, la inserì nel primo volume delle sue opere complete".
Questa traduzione è stata realizzata grazie alle donazioni dei lettori di MiL.
Luigi

Vaticano: le critiche del segretario personale di Benedetto XVI a Papa Francesco
Jean Marie Guénois, Le Figaro
pubblicato il 09/01/2023 alle 20:13, aggiornato il 11/01/2023 alle 19:30

LA STORIA - Mons. Georg Gänswein pubblica informazioni imbarazzanti per Francesco, soprattutto sulla liturgia.

È il libro di un uomo ferito. Ma rimarrà un documento raro sul pontificato di Papa Benedetto XVI. Mons. Georg Gänswein, 66 anni, già segretario personale del cardinale Ratzinger dal 1996 e poi di Benedetto XVI fino alla sua morte, avvenuta il 31 dicembre dello scorso anno, vi racconta, coadiuvato dal giornalista Saverio Gaeta, la sua «vita al fianco di Benedetto XVI», sottotitolo del libro.
Pubblicato questo mercoledì in Italia, a meno di una settimana dai funerali del Papa emerito  di giovedì scorso, dalla casa editrice Piemme, si intitola Nient'altro che la verità («Rien d’autre que la vérité»). Non si sa ancora chi lo pubblicherà in Francia, ma Le Figaro è riuscito a ottenere il manoscritto.
L'uomo ferito è questo prete tedesco, noto per il suo sorriso da attore e la sua affabilità, ma rinomato per la sua combattività, come lui stesso rivela. Si susseguono infatti vere e proprie pagine di storia, che aiutano a rivisitare aspetti poco noti della personalità di Benedetto XVI, e righe dettati dall'amarezza, in cui Mons. Gänswein regola i conti personali.

Un atteggiamento che l'uomo che ha servito ininterrottamente per ventisette anni non avrebbe certamente accettato. Inoltre, non risulta che Benedetto XVI abbia autorizzato il suo segretario personale a pubblicare le sue memorie. Il Papa emerito era tutt'altro che un uomo polemico. L'autore ricorda che Joseph Ratzinger, nelle sue funzioni successive, «non ha mai umiliato nessuno», anzi considerando che a volte era troppo «accomodante».

Diversi segretari personali di papi hanno scritto le loro memorie, tra cui Mons. Stanislao Dziwisz, storico segretario di Giovanni Paolo II, ma nessuno aveva ancora fornito un resoconto così dettagliato di una collaborazione straordinaria.

Un'altra caratteristica dell'opera è la necessità di giustificarsi. Georg Gänswein, in alcuni casi delicati, come l'affare Vatileaks - documenti rubati dalla sua scrivania dal maggiordomo Paolo Gabriele, pubblicati dalla stampa - sente l'impellente necessità di dimostrare di non aver fallito nella sua missione, anche se ciò significa coinvolgere personalità di alto livello.

Pacificazione a rischio

Questa impresa di giustificazione personale potrebbe essere il punto debole di queste 336 pagine, la cui lettura richiede, per questa ragione, una certa prudenza. Ma il libro è comunque affascinante. Questa saga pontificia inizia evocando i dettagli della collaborazione tra Joseph Ratzinger e Giovanni Paolo II, che consultò ampiamente il teologo tedesco. Hanno potuto lavorare insieme a lungo, due volte alla settimana. Tuttavia, il resoconto non elude le tensioni durante l'incontro interreligioso del 1986: Ratzinger lo aveva evitato dopo i suoi avvertimenti contro i rischi di «sincretismo», anche se un «accordo totale» tra i due uomini era la realtà dei fatti.

Poi la transizione nel 2005, l'elezione di Benedetto XVI, il suo pontificato con le sue crisi regolari ma anche la sua grandezza. C'è un'affascinante sintesi del magistero di Benedetto XVI. Segue la dolorosa riflessione sulla rinuncia al suo incarico, sulla segretezza che la circonda, sul suo annuncio.

Alcuni ricordi sull'elezione di Francesco aprono la descrizione della strana convivenza in Vaticano. Se Benedetto XVI è sorpreso dall'elezione «inaspettata» del suo successore, vivrà comunque questa scelta in «serenit໫fino alla morte».

Per quanto riguarda il pontificato di Francesco, lo si vede soprattutto attraverso i suoi rapporti con Mons. Gänswein. Una delle rimostranze, motore del libro, è che il Papa regnante ha ritirato la sua carica di Prefetto della Casa Pontificia e il grande appartamento ad essa legato. Questa decisione di Francesco sarebbe stata presa dopo la pubblicazione del libro di Benedetto XVI e del cardinale Sarah in difesa del celibato sacerdotale, «Des profondeurs de nos cœurs» (Fayard) ["Dal profondo del nostro cuore" ed. Cantagalli, n.d.r.], nel gennaio 2020.

La questione della liturgia è stata cruciale per Benedetto XVI, dice Gänswein

Interessanti anche gli approfondimenti sulla distanza che il Papa emerito ha preso dall'Enciclica Amoris Laetitia, [è in realtà un'Esortazione Apostolica n.d.r.] che tratta dell'accoglienza dei divorziati risposati. Senza che Francesco accettasse alcun dibattito sull'argomento, con grande stupore di Benedetto XVI. Ci sono state anche divergenze di opinione sugli omosessuali, non tanto sulla loro accoglienza pastorale quanto sulla questione in gioco: l'accettazione o meno della «teoria del gender».

Ma il punto forte, di interesse generale per la Chiesa, è una pietra lanciata alla corte di Papa Francesco sulla questione della liturgia. Questo capitolo è intitolato «La pacificazione interrotta». Secondo l'autore, l'attuale Papa non ha consultato né avvertito il suo predecessore che avrebbe cancellato, nel luglio 2020, una delle grandi riforme del pontificato di Benedetto XVI: la possibilità di celebrare la Messa secondo il rito di San Pio V, come rito «straordinario» nella Chiesa. Cioè, accanto al rito «ordinario» promulgato da Paolo VI alla fine del Concilio Vaticano II (1962-1965). Questa spaccatura tra i due papi non è mai stata espressa così chiaramente come in questo libro.

Nella lettera che accompagnava il Motu Proprio «Traditionis custodes» del 16 luglio 2020, Francesco assicurava che la sua decisione era in linea con «l'intenzione» di Benedetto XVI, lasciando intendere che quest'ultimo era stato coinvolto nell'affossamento della sua stessa riforma di punta, pubblicata con il Motu Proprio Summorum Pontificum del 7 luglio 2007. Cosa che il suo ex segretario Gänswein nega con forza: afferma che il Papa emerito ha «scoperto» la pubblicazione del decreto di Papa Francesco lo stesso giorno, il 16 luglio 2020, «sfogliando l'Osservatore Romano», il quotidiano della Santa Sede. Il segretario particolare ha poi spiegato che il Papa emerito, pur rispettando «la responsabilità della decisione» del suo successore, vi vedeva, «a titolo personale», un «deciso cambio di rotta» che considerava «un errore». Perché «il tentativo di pacificazione» che Benedetto XVI ha voluto mettere in atto è «messo in pericolo», spiega Gänswein. E aggiunge: «Benedetto pensa che sia sbagliato vietare la Messa secondo l'antico rito nelle chiese parrocchiali, perché è sempre pericoloso mettere in un angolo un gruppo di fedeli, portandoli a sentirsi perseguitati e ispirando in loro la sensazione di dover salvaguardare a tutti i costi la propria identità di fronte al "nemico"».

«Chiacchiere»

Gänswein riferisce anche della reazione del Papa emerito quando Francesco ha confidato, nel settembre 2021, ai gesuiti slovacchi le sue impressioni sul tema. Benedetto «si è accigliato» quando il suo successore ha detto di aver obbedito alle «vere intenzioni di Benedetto XVI e Giovanni Paolo II». Questo è sembrato «incongruo» al Papa emerito. Aveva «apprezzato ancor meno» una battuta un po' sprezzante di Francesco nei confronti dei sacerdoti legati all'antico rito della Messa «in latino». Gänswein ha poi ricordato che Ratzinger era «inizialmente» favorevole alla riforma liturgica, ma ha cambiato idea quando si è reso conto che «la celebrazione in latino» era diventata un «bastione da abbattere».

Il possibile ritorno alla celebrazione secondo l'antica modalità liturgica era, al contrario, per lui la conferma dell'esistenza di un «solo rito», poiché la forma «straordinaria» sottolineava il primato di quella «ordinaria». «La sua unica motivazione», scrive Gänswein, era «il suo desiderio di riparare una grande ferita» nella Chiesa e non di condurre «un'operazione clandestina». Tanto più che si era ampiamente consultato prima di prendere la sua decisione, senza nascondere nulla, e si era stupito del fatto che «il questionario» negli ambienti tradizionalisti, sulla base della quale Francesco aveva preso la sua decisione, non fosse «ancora divulgato». La questione della liturgia è stata cruciale per Benedetto XVI, ha confidato Gänswein. Dopo questo episodio, la inserì nel primo volume delle sue opere complete.

Domenica, in un messaggio poco velato indirizzato a Gänswein, Papa Francesco ha messo in guardia dalle «chiacchiere» nella Chiesa, «armi letali che uccidono». Ma, contro ogni previsione, lunedì ha ricevuto in udienza privata Mons. Gänswein... Rottura definitiva o compromesso? Per il momento non è filtrato nulla.

2 commenti:

  1. Suvvia. Era noto pure ai sassi che il motu proprio SP aveva creato divisione invece che unione. Basta leggere la lettera di accompagnamento di Traditionis Custodes, in cui si afferma chiaramente che da una concessione liturgica si è passati rapidamente a sentirsi parte della "vera chiesa in cui si celebra la vera messa", perché il Vaticano II è eretico ed il messale di Paolo VI e Giovanni Paolo II (non di Papa Francesco) è protestante/massonico. Per anni avete raccontato questa storia, era nota a tutti, ma per quieto vivere si è sempre fatto finta di nulla, finché il Papa ha detto stop.

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    1. Centrato il problema in pieno. Speriamo che si metta presto la parola fine a questa triste situazione.

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