AGGIORNAMENTO di martedì 6 settembre: prendiamo atto che dalla pagina Facebook della Basilica papale di Santa Maria Maggiore è stato rimosso il post in questione; previdentemente avevamo salvato l’immagine, che continuiamo a riportare di seguito.
Ci spiace peraltro che sia stata operata una scelta così drastica in luogo della semplice correzione della locandina, avendo apprezzato nel post rimosso la (inusuale e non scontata) trascrizione dell’intera formula di beatificazione in latino.
«Ma è del mestiere questo?»: concedendoci la semi-citazione cinematografica, è il primo pensiero che sorge leggendo quanto scritto sulla locandina pubblicata ieri mattina sulla pagina Facebook della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore in occasione della beatificazione di Papa Giovanni Paolo I.
Vi si legge infatti: «BEATI IOANNES PAVLVS I PAPA», lasciando anche il lettore con conoscenza medio-bassa della lingua latina perlomeno sbigottito e facendogli sorgere la domanda: è possibile che i curatori della pagina Facebook di una Arcibasilica patriarcale maggiore (una delle quattro in tutto il mondo) possano sbagliare fino a questo punto ed in modo così grossolano nel semplice uso della grammatica latina?
Ebbene sì, a parte l’uso del grafema «V» in luogo della vocale «U», di regola epigrafico e da evitare nelle edizioni a stampa, non ci siamo proprio con le concordanze, ponendo accanto al genitivo «beati» i nominativi «Ioannes Paulus I Papa»: errori che sarebbero considerati gravi dopo le prime settimane di corso in un qualsiasi Liceo italiano!
Come può essere stato possibile? La nostra ipotesi è che il compilatore della locandina – a totale digiuno della lingua latina e non assistito da un valido correttore di bozze – abbia operato prima un copia-incolla dalla formula (corretta) del rito di beatificazione, che recita «Auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus, ut Venerabilis Servus Dei Ioannes Paulus I, papa, Beati nomine in posterum appelletur» («con la Nostra Autorità Apostolica concediamo che il Venerabile Servo di Dio Giovanni Paolo I, papa, d’ora in poi sia chiamato Beato», letteralmente: «sia appellato con il nome di Beato») e poi – un po’ a casaccio – abbia estratto e ricombinato le parole che gli parevano importanti, ignorando completamente la grammatica latina.
Insomma, «Ma è del mestiere questo?»… rispondiamo proprio di no, e non rimane altro che affidarci – come probabilmente avrebbe fatto il Beato Papa Giovanni Paolo I – ad un triste sorriso, che seppellisca anche questa ennesima sciatteria: un «latinorum» in libera uscita per una «Chiesa in uscita».
L.V.
Fate ridere! Fate le pulci agli errori degli altri quando, sulla vostra pagina Facebook, troneggia un inguardabile “dies iste”?
RispondiEliminaMedice, cura te ipsum.
Che errore ci sarebbe?
EliminaBasta un dizionario di latino per scoprirlo.
EliminaMah, dies iste lo scrive anche Seneca ed è il titolo di un'opera di Lorenzo Perosi.
EliminaSempre in questa pagina è apparso "coena Domini", anziché "cena Domini".
EliminaAl signore delle 19.17, se gli facciamo così schifo, perché non cambia blog, invece di infastidire redattori e lettori. Così, lo chiedo per un amico😉
Elimina21.31: non hai pensato che il “signore” potrebbe essere una signora?
EliminaPure sessisti…non ci facciamo proprio mancare nulla.
chi l'ha detto che non si può scrivere a stampa V per U? Si può eccome, ci sono stati anche fiori di nomi di riviste scritti così. A maggior ragione se si tratta di latino, che nella maiuscola prevedeva proprio V anziché U.
RispondiEliminaAppunto, in latino esistono solo la forma V per il maiuscolo e u per il minuscolo. L'uso delle forme complementari U e v fu introdotto soltanto nel Cinquecento dall'umanista francese Pierre de la Ramée (ugonotto, perito nella notte di san Bartolomeo).
EliminaDel tutto errata anche l'indicazione del mese al nominativo.
EliminaAh, no, che sciocco! "September" è in inglese, la nuova lingua ufficiale della chiesa (cfr. "www.vatican.va", "Vatican News" ecc.)!
Elimina“Ma è del mestiere questo?” Cambiate registro per carità, non potete usare sempre sta cavolo di battuta per ogni post!
RispondiEliminaChe, tra l’altro non fa ridere. Oltretutto, sarebbe bello sapere “il mestiere” di chi continua a ripeterla.
EliminaSe non le piace perché non cambia blog?
EliminaAvranno chiesto consulenza al papa emerito: dicono che lui gli errori di latino li faccia di proposito
RispondiEliminaLoro l'errore l'hanno fatto, certo che è proprio il colmo che a correggerlo siate voi di Mil, che una volta scriveste "Ecclesia supplicit"😄 Io penso che a suggerirvi questo post e a spiegarvi la materia sia stato un lettore.
RispondiEliminaDies al plurale è sempre maschile, al singolare è femminile solo quando indica giorno prestabilito o termine.
RispondiEliminaMaschile: es. postero die (il giorno dopo), multo die, ad multum diem (a giorno inoltrato), medio die (a mezzogiorno), usque ad hun diem (sino ad oggi), dies festus ecc.
Femminile: die praestituta, die dicta, dies irae dies illa.
Sufficiente consultare un dizionario.
HUNC (errore di battitura)
EliminaCi penserà Papa Francesco dall'alto della sua sapienza a correggere eventuali errori ed omissioni.
RispondiEliminaQuanto alla V al posto di U, u e v nell'antico latino avevano lo stesso segno v: Divus Vespasianvs. Poi quest'uso restò in alcuni testi. Non ho qui con me messali da altare dei secoli passati (li ho nella biblioteca della Confraternita), ma in uno del 1942 (per non parlare di altri successivi) si legge QUARTA; JESU; PAULUS; SANGUINIS ecc. sempre con la U.
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