Alla Rai ed al Festival di Sanremo non erano bastate le polemiche e le accuse di blasfemia scoppiate in occasione della scorsa edizione (ne avevamo ampiamente parlato QUI, QUI, QUI e QUI): nella serata inaugurale di ieri, sul palco del Teatro Ariston, il cantante Achille Lauro – tra gli eccitati conduttori – ha nuovamente offerto uno spettacolo fortemente offensivo ed umiliante per i tantissimi cittadini cattolici (paganti il canone): sulle note dell’Halleluja dell’Harlem Gospel Choir che lo ha accompagnato nell’esecuzione tra ammiccamenti sessuali, si è inginocchiato e ha simulato un auto-battesimo, versandosi sulla testa, da una conchiglia battesimale, dell’acqua raccolta in un vaso (QUI il video integrale dell’esibizione; dal minuto 3:35 il «rito» dell’auto-battesimo).
Una facile e mera provocazione di un cantante sbandato e privo di idee? No, queste esibizioni non vanno derubricate a semplici pagliacciate: noi crediamo si tratti, ancora una volta, di un fatto grave, compiuto con la colpevole accondiscendenza (se non compiacenza) di un servizio pubblico televisivo ormai sempre più piegato ai bassi istinti del «pensiero unico» eppur pagato con i soldi di cittadini che, davanti a tali sconcezze, provano ben motivato scandalo.
Ci stupisce peraltro che il cantante focalizzi continuamente la sua attenzione – a mo’ di «chiodo fisso» – sui simboli della religione cattolica: forse la sua ossessione potrebbe affievolirsi, se venisse a sapere che nel mondo coesistono moltissime altre religioni altrettanto (se non maggiormente) desiderose di ricevere la stessa «attenzione artistica»? In una Italia sempre più multiculturale e tollerante, sarebbe un ottimo segnale di «apertura» citare ogni tanto anche Maometto o Buddha... chissà, magari fra un anno a Sanremo lo ritroveremo circondato da coriste ancheggianti in velo islamico...
Intanto, nel bizzarro silenzio della Conferenza Episcopale Italiana (quest’ultima sempre attiva e reattiva quando ci sono argomenti di suo particolare interesse e di facile presa popolare), spicca la «vox clamantis in deserto» di S.E.R. mons. Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia-San Remo: «ho ritenuto che sia più necessario dare voce a tante persone credenti, umili e buone, offese nei valori più cari per protestare contro attacchi continui e ignobili alla fede»; un coraggioso comunicato di grande pacatezza e fermezza che condividiamo pienamente fin nell’ultimo invito: «sollecitare le coscienze ad una seria riflessione e i credenti al dovere della riparazione nella preghiera, nella buona testimonianza della vita e nella coraggiosa denuncia».
Grazie, Eccellenza!
L.V.
Una triste apertura del Festival della Canzone Italiana 2022 ha purtroppo confermato la brutta piega che, ormai da tempo, ha preso questo evento canoro e, in generale, il mondo dello spettacolo, servizio pubblico compreso.
La penosa esibizione del primo cantante ancora una volta ha deriso e profanato i segni sacri della fede cattolica evocando il gesto del Battesimo in un contesto insulso e dissacrante.
Il brano presentato, già nel titolo – Domenica – e nel contesto di un coro gospel, alludeva al giorno del Signore, celebrato dai cristiani come giorno della fede e della risurrezione, collocandolo in un ambiente di parole, di atteggiamento e di gesti, non soltanto offensivi per la religione, ma prima ancora per la dignità dell’uomo.
Non stupisce peraltro che la drammatica povertà artistica ricorra costantemente a mezzi di fortuna per far parlare del personaggio e della manifestazione nel suo complesso.
Indeciso se intervenire o meno, dapprima ho pensato che fosse conveniente non dare ulteriore evidenza a tanto indecoroso scempio, ma poi ho ritenuto che sia più necessario dare voce a tante persone credenti, umili e buone, offese nei valori più cari per protestare contro attacchi continui e ignobili alla fede; ho ritenuto doveroso denunciare ancora una volta come il servizio pubblico non possa e non debba permettere situazioni del genere, sperando ancora che, a livello istituzionale, qualcuno intervenga; ho ritenuto affermare con chiarezza che non ci si può dichiarare cattolici credenti e poi avvallare ed organizzare simili esibizioni; ho ritenuto infine che sia importante e urgente arginare la grave deriva educativa che minaccia soprattutto i più giovani con l’ostentazione di modelli inadeguati.
Sono consapevole che la mia contestazione troverà scarsa eco nel mondo mediatico dominato dal pensiero unico, ma sono ancora più certo che raggiungerà cuori puliti e coraggiosi, capaci di reagire nella quotidianità della vita ad aggressioni così dilaganti e velenose. Soprattutto sono convinto di dover compiere il mio dovere di pastore affinché il popolo cristiano, affidato anche alla mia cura, non patisca scandalo da un silenzio interpretato come indifferenza o, peggio ancora, acquiescenza.
Vero è, come dice il proverbio, che “raglio d’asino non sale al cielo”, ma stimo opportuno sollecitare le coscienze ad una seria riflessione e i credenti al dovere della riparazione nella preghiera, nella buona testimonianza della vita e nella coraggiosa denuncia.
Sanremo, 2 febbraio 2022.
† Antonio Suetta
Vescovo di Ventimiglia – San Remo
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