Post in evidenza

AGGIORNAMENTO del programma del 13º Pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum #sumpont2024

Cari amici, a pochi giorni dall ’inizio de l  13º Pellegrinaggio  Populus Summorum Pontificum   a Roma da venerdì 25 a domenica 27 ottobre  ...

martedì 1 dicembre 2020

L’Economia di Francesco: lo Stato e la Natura prima della Persona. Cristo? Nemmeno menzionato.

Dall'amico Gabriele un'analisi del convegno "L'economia di Francesco".
Luigi

L’odore da ONG lo si respira non appena si entra nel sito https://francescoeconomy.org/it/#: il nome del dominio, le fotografie di giovani ragazzi con una varietà etnica che risponde agli esigenti requisiti del politicamente corretto, il look scialbo da parrocchia e la loro bellezza mediocre, l’assenza di qualsiasi simbolo religioso e l’assordante assenza a qualsiasi riferimento a Dio, alla Vergine e al sovrannaturale in generale. Si aggiunga qualche segno di trascuratezza, come il plurale alla parola inglesePartner” declinata in “Partners” nel menù in alto (che ricorda i celeberrimi “tre scotteches” di Calboni ne “Il Secondo Tragico Fantozzi”). È su questa piattaforma che si muove il comitato di studi di economia ed imprese coordinato dalla Santa Sede, il Vescovo di Assisi Domenico Sorrentino e dal Direttore Scientifico Luigino Bruni.

Tento un riepilogo commentato, a tratti un po’ provocatorio, del manifesto recentemente uscito, quello che titolano come “FINAL STATEMENT AND COMMON COMMITMENT”. Premetto che il mio è un punto di vista molto pro libero mercato e riconosco che è uno dei tanti punti di vista legittimi che possono essere adottati da un cattolico.

1.   Gli (a quanto pare poco ambiziosi) imprenditori del comitato chiedono anzitutto di rallentare la corsa economica per “lasciare respirare la Terra”.

Tutti felici quindi del fatto che in Italia la crescita langua da diversi lustri e che gli ettari di capannoni in disuso da imprese fallite o trasferite all’estero possano far finalmente “respirare” i nostri campi. Peccato che i progressi tecnologici degli ultimi decenni, a parità di output prodotto, abbiano fortemente ridotto le emissioni necessarie (esempio, grazie al processo di digitalizzazione di archivi, giornali, enciclopedie…). Piuttosto, ho sempre trovato molto più interessante e realista la proposta dell’architetto Ettore Maria Mazzola di concentrarsi su prodotti che, invece di essere progettati per essere prodotti con basse emissioni, siano invece “ereditabili”, cioè durino nel tempo ed abbiano una prospettiva meno individualista e consumista.

2.     Si richiede che “venga attivata una comunione mondiale delle tecnologie più avanzate perché anche nei paesi a basso reddito si possano realizzare produzioni sostenibili”.

Traduco. Imprese: fate ricerca! Condividetela con i vostri concorrenti e lasciate loro la possibilità di abbassare i prezzi al di sotto dei vostri costi (gravati dai costi di ricerca). E fallite.

Come facevano cantare alcuni ricercatori americani di economia a Ludwing Von Mises in un popolare rap contro Karl Marx, ricordo al comitato di Assisi che “only wealthy societies can afford to go green” (solo le società ricche possono permettersi di diventare verdi): solo chi non ha più fame può permettersi di far “respirare la Terra” e questo, ahimè, richiede crescita economica.

3.      Si rilancia il “tema della custodia dei beni comuni” continuando sulla falsariga del punto 1.

4.      Si chiede che “mai più si usino le ideologie economiche”.

A questo buon proposito, nel prossimo statement aggiungerei alle ideologie sconsigliate, anche quella ambientalista.

5.     Con uno stile un po’ “Camusso” (mi riferisco all’ex Segretaria CGIL), segue un generico e invitante appello per “il diritto al lavoro dignitoso per tutti”. Ovviamente, si intenda, tenendo ben ferma la crescita economica come richiesto al punto 1!

È sotteso che la preoccupazione è esclusivamente di “spartire la torta” (leggere: prenderne un pezzo dal piatto degli altri) e si esclude categoricamente la possibilità di lasciare libero il mercato di modo da creare abbastanza torta per tutti. Sempre dal simpatico e intelligente rap a cui si accenna sopra:

The pie can get bigger, it’s not zero-sum.

Free markets have lifted the lowest incomes

[…] It was capitalism, not a socialist plan,

Saved billions in India, China, Japan.

[La torta può ingrandirsi, non è un gioco a somma zero.

Il libero mercato ha incrementato i redditi più bassi

[…] È stato il capitalismo [inteso come libero mercato], non un piano socialista,

che ha salvato miliardi [di persone] in India, Cina, Giappone]

6.      Segue un’invettiva affinché vengano “aboliti i paradisi fiscali”.

Quattro provocazioni a questo proposito:

a)      È giusto che l’antitrust vieti i cartelli tra imprese ma che gli stati possano mettersi d’accordo su livelli di imposte insostenibili per i cittadini e punire gli stati che non si allineano?

b)      Da quando sono rientrati i capitali dai paradisi fiscali europei, sono diminuite le imposte?

c)       Avete notato che tipicamente, nelle black list, vengono inseriti solo i paesi irrilevanti dal punto di vista geopolitico e non, ad esempio, gli Stati Uniti con il Delaware?

d)      Siamo così sicuri che lo Stato non prenderà mai in considerazione di perseguitare, in qualche modo, nessuno di noi? Possono esserci vari metodi: attraverso le imposte, attraverso processi politicizzati come tanti se ne sono visti in Italia, attraverso reati di opinione come la legge Zan o la legge Mancino… In questo caso sappiate che lo Stato sarà in grado di controllare fino all’ultimo centesimo in nostro possesso, anche se oltreconfine. In questo modo avranno ancora più controllo su di noi e, se ce la vedessimo brutta, sarà ancora più difficile liberarci. Ma questo non importa a quella parte di Chiesa che si accontenta di un ruolo subalterno di “Chiesa Patriottica Italiana”, sulla falsa riga di quella cinese.

7.  Prosegue la richiesta affinché “si dia vita a nuove istituzioni finanziarie” di modo da aggravare ulteriormente i contribuenti nel sostenere nuovi carrozzoni che possano vincolare l’erogazione di inefficienti fondi pubblici a politiche pro aborto o gender come avviene con l’FMI e l’UE.

8.     Si chiede l’introduzione di un “comitato etico indipendente” che, a questo punto, tanto richiama alla mente il “compagno indipendente, Avvocato Cerratini”, del famoso comizio di Peppone!

9.  Segue un generico “le istituzioni nazionali e internazionali prevedano premi a sostegno degli imprenditori innovatori nell’ambito della sostenibilità ambientale, sociale, spirituale e, non ultima, manageriale”.

10.   … e segue la richiesta per “una istruzione di qualità per ogni bambina e bambino”.

11.   Attenzione: “le organizzazioni economiche e le istituzioni civili non si diano pace finché le lavoratrici non abbiano le stesse opportunità dei lavoratori, perché imprese e luoghi di lavoro senza una adeguata presenza del talento femminile non sono luoghi pienamente e autenticamente umani e felici”. Una soffiata agli studiosi e imprenditori di Assisi: se esistono per davvero tanti sadici imprenditori che, per pura misoginia, corrispondono alle donne (a parità di disponibilità e competenze) salari più bassi rispetto ai maschi, allora gli illustri membri del comitato si propongano nello stesso settore degli imprenditori crudeli, assumano solo donne (contribuendo, in questo modo, a far aumentare il loro salario di mercato) e, grazie ai loro costi di personale più bassi, sbaraglino la concorrenza!

Sapete perché non lo fanno? Semplice: esistono altri motivi per cui i maschi sono pagati mediamente di più; un esempio tra tanti è che i maschi, statisticamente, scelgono lavori più pericolosi e usuranti (chi ha mai visto lattonieri o minatori femmine?) ai quali si corrispondono stipendi più alti.

12. Infine si lancia una generica invettiva contro le guerre affinché non sia compromesso il nostro “presente e futuro per costruire armi e per alimentare le guerre necessarie a venderle”. Al di là del proclama in stile Woodstock (con soli 51 anni di ritardo), preoccupa il fatto che persista questo tipo di cliché marxista (come se i kamikaze dell’Isis si muovessero sulla base di un interesse economico!).

La breve storia di “Camusso nel paese delle meraviglie” inizia e si conclude in questi 12 brevi punti. Si conclude rilevando:

a)    Un aspetto negativo: purtroppo la brevità dello statement non ha fatto desistere tante persone (me compreso) dal leggere queste pagine prive di qualsiasi aderenza al reale, di originalità e di novità.

b)      Un aspetto positivo (faceto): finalmente due pagine intere in cui non si parla di “migranti”.

c)  Un aspetto positivo (reale): grazie a Dio, le sbandate di cui sopra sono state fatte in ambito economico/politico/sociale e non in ambito dottrinale.

Una sola frase basterebbe per risolvere tutti i dilemmi che attanagliano il comitato di Assisi: “L’uomo vive dei suoi problemi e muore delle sue soluzioni” (N. G. Davila).