Anche chi scrive deve fare un grande mea culpa sull'aver sottovalutato la pericolosità di certi argomenti: all'uscita dell'Enciclica, durante un pranzo romano con alcuni importanti e colti sacerdoti, fummo tutti d'accordo nel dire, più o meno - "per fortuna che scrive di clima, se si limita a questo....".
Avevamo sbagliato completamente: il tema dell'ambiente e le, salva reverentia, stupidaggini ivi contenute in certi documenti sono purtroppo parte integrante dell'attacco alla retta dottrina che da tempo è in atto.
Luigi
Settimo Cielo, 25-5-20
In questi tempi di carestia mondiale, da coloro che in Vaticano tengono i cordoni della borsa – il gesuita Juan Antonio Guerrero Alves e il cardinale Reinhard Marx, prefetti l’uno della segreteria per l’economia e l’altro del consiglio per l’economia – sono venuti inviti pressanti ai capi di curia ad essere “sobri” e a “tagliare le spese di convegni, trasferte all’estero, consulenze esterne”.
Ma i festeggiamenti per la “Laudato si’” evidentemente fanno eccezione. Ieri, domenica 24 maggio, è scoccato il quinto compleanno della firma dell’enciclica e per celebrarlo è stato indetto addirittura un giubileo di un anno intero, con un programma sterminato.
Un giubileo che papa Francesco – come ha detto al termine del Regina Coeli di ieri – avrebbe voluto inaugurare recandosi nella cosiddetta “terra dei fuochi” di Acerra, simbolo del crimine dell'industria contro l'ambiente.
Per cominciare, il giubileo ha già avuto un prologo, la “Settimana della Laudato si’”, lanciata il 16 maggio da un videomessaggio del papa tra suggestive immagini di zebre, cammelli e savane, e coronata domenica 24 con la recita comune in tutto il mondo, a mezzogiorno secondo l’ora locale, di una “preghiera mondiale” compilata in Vaticano per l’occasione, affinché tutti “sappiamo ascoltare e rispondere al grido della terra e al grido dei poveri”.
Tra quelli che hanno preso parte alla settimana preparatoria – con una molteplicità di iniziative locali – primeggiano gli Stati Uniti con 2316 registrazioni, seguiti in classifica da Italia, Francia, Spagna, Argentina, Brasile e man mano da altre nazioni, buona ultima la Cina con un solo connesso.
Ma per questi ecologisti c’è dell’altro. Perché sul finire dell’estate si ritroveranno insieme nel “Tempo del Creato”, indetto come già gli anni passati dal 1 settembre, giornata mondiale di preghiera per il creato, al 4 ottobre, festa di san Francesco di Assisi, con l’impegno di inventare e mettere in pratica in quell’arco di giorni atti di “riparazione delle nostre relazioni con gli altri e con tutta la creazione”.
Si tratta di un’iniziativa ecumenica lanciata non solo da papa Francesco ma congiuntamente dal patriarca ortodosso di Costantinopoli Bartolomeo, dall’arcivescovo anglicano di Canterbury Justin Welby e dal segretario generale uscente del Consiglio Ecumenico delle Chiese, il luterano Olav Fyscke Tveit.
Nel mezzo dell’edizione del 2019 del “Tempo del Creato”, il 20 settembre, fece notizia uno sciopero mondiale per il clima, con studenti di tutto il mondo che marinarono la scuola e con Greta Thunberg a fare da star. Si prevede che quest’anno lo sciopero avrà un bis.
Prima però che arrivi il “Tempo del Creato”, in giugno sono in programma in Vaticano due iniziative del dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale presieduto dal cardinale Peter Turkson.
La prima, il 18 giugno, consisterà in un seminario via web – in gergo “webinar” – tra esperti di tutto il mondo, chiamati a formulare “valutazioni” e progettare “percorsi futuri” ispirati alla “Laudato si’”.
La seconda sarà la pubblicazione di un “testo interdicasteriale con linee guida operative” per dare seguito pratico all’enciclica.
Altri “webinar” di numero e di contenuto ancora imprecisati sono stati inoltre annunciati per l’autunno, anche questi promossi dal dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale.
Per non dire dell’ambiziosa tavola rotonda – non via web ma, si auspica, con presenze fisiche – che il Vaticano organizzerà a fine gennaio a Davos, nel corso del World Economic Forum che riunisce ogni anno nella cittadina svizzera il Gotha dei poteri mondiali.
All’inizio della primavera del 2021 è in agenda – ma per ora solo allo stadio di “proposta” – anche un incontro tra leader delle varie religioni, sempre all’insegna della “Laudato si’” e naturalmente con il papa.
Il tutto per sfociare nel triduo conclusivo, tra il 20 e il 22 maggio 2021, di questa specie di anno giubilare, durante il quale si terrà in Vaticano una conferenza internazionale e si lancerà una “piattaforma pluriennale di azione” ispirata all’enciclica.
Allieteranno il triduo conclusivo le voci e i suoni della “Living Chapel” creata da Julian Revie in partnership con le Nazioni Unite e il Global Catholic Climate Movement, con un coro di bambini di aree disagiate del mondo, con i canti di uccelli registrati in foreste devastate dall’uomo, con i suoni ricavati da barili di petrolio in disuso e altri materiali di ricupero, e con testi di san Francesco e del papa che ne ha preso il nome.
Non solo. Il Vaticano ha annunciato che sosterrà l’obiettivo della “Living Chapel” di “creare giardini e spazi sacri naturali” ispirati alla “Laudato si’”; promuoverà la realizzazione di un docufilm e di un “immersive show” sull’enciclica; si unirà alla battaglia contro i materiali plastici inquinanti; appoggerà l’organizzazione “Laudato Tree” nel piantare ogni anno un milione di nuovi alberi nelle zone aride dell’Africa; e lancerà sui social media il primo concorso mondiale sulla Bibbia riletta alla luce della “Laudato si’”.
Inoltre, la Santa Sede metterà all’opera un certo numero di volonterose diocesi, parrocchie, famiglie, scuole, aziende agricole, ecc. in “un percorso di 7 anni di ecologia integrale nello spirito della Laudato si’”, col proposito ogni anno di raddoppiare il numero di chi vi si impegna e arrivare così a mobilitare “una massa critica necessaria per la radicale trasformazione della società invocata da papa Francesco”.
Ai singoli che si distingueranno per il loro impegno nei rispettivi ambiti d’azione, a partire dal 2021 il Vaticano assegnerà ogni anno una dozzina di premi “Laudato si’”.
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Ma non è finita. Nell’agenda dell’anno celebrativo resa nota alcuni giorni fa sono stati inclusi anche due appuntamenti inizialmente a sé stanti, in calendario questa primavera ma poi rinviati all’autunno a motivo della pandemia di coronavirus.
Sono due appuntamenti sui quali papa Francesco ha investito molto, ma che mettono allo scoperto anche il punto più vulnerabile del suo pontificato.
Il primo si terrà il 15 ottobre in Vaticano e ha per titolo. “Un’alleanza per ricostruire il patto educativo globale”.
Non sorprende che un papa come Jorge Mario Bergoglio abbia così a cuore la scuola e la formazione delle nuove generazioni, lui che fa parte della Compagnia di Gesù, per secoli grande educatrice di classi dirigenti.
Ma ciò che colpisce è la totale assenza in questo suo progetto educativo di qualsiasi specificità cristiana.
Nel videomessaggio con cui Francesco ha lanciato l’iniziativa non c’è la minima traccia verbale né di Dio, né di Gesù, né della Chiesa. La formula dominante è “nuovo umanesimo”, con il suo corredo di “casa comune”, “solidarietà universale”, “fraternità”, “convergenza”, “accoglienza”… E le religioni? Anch’esse accomunate e neutralizzate in un dialogo indistinto.
La novità di questa iniziativa di Francesco consiste appunto nel fatto che è la prima volta – nella storia della Chiesa – che un papa fa suo e si pone alla guida di un patto educativo mondiale così radicalmente secolarizzato.
Il secondo appuntamento è convocato per il 21 novembre ad Assisi, ha per titolo “The Economy of Francesco” (il santo, non il papa che porta il suo nome) e ha per obiettivo niente meno che “un patto per cambiare l’attuale economia del mondo”.
Sarà “un festival dell’economia dei giovani con il papa, una via di mezzo tra Greta Thunberg e i potenti della terra”, ha annunciato il principale organizzatore, l’economista Luigino Bruni, appartenente al movimento dei Focolari e consultore del dicastero vaticano per i laici, la famiglia e la vita.
Tra i personaggi che hanno già confermato la loro presenza vi saranno l’economista malthusiano Jeffrey Sachs, in questo pontificato immancabile ospite di ogni appuntamento vaticano riguardante l’economia e l’ecologia, Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e già invitato personale di Jorge Mario Bergoglio al sinodo dell’Amazzonia, e l’ecologista indiana Vandana Shiva, tanto osannata nel circuito dei “movimenti popolari” cari al papa (partecipò al loro terzo raduno mondiale) quanto screditata dalla comunità scientifica degna di questo nome.
Curiosamente, Vandana Shiva e Carlo Petrini hanno anticipato di qualche anno la condanna del peccato di “ecocidio” che Francesco ha detto di voler introdurre nel catechismo. Nell’ottobre del 2016, infatti, l’una e l’altro misero in scena in Olanda, all’Aia, un processo simbolico nel quale condannarono in contumacia, proprio per quel reato di “ecocidio”, la multinazionale biotech Monsanto.
Anche in quest’altra iniziativa di papa Francesco spicca l’assenza di qualsiasi tratto specificamente cristiano, sostituito da un generico allineamento alla dominante ideologia agnostica dell’ecologismo, del pacifismo, dei diritti individuali.
Insomma, tutto avviene come se alle parole “Laudato si’” del cantico di san Francesco sia stato cancellato il seguito: “… mi’ Signore”.
Sachs però penso negli ultimi tempi sia cambiato: in una conferenza fatta ad Assisi (Man and Earth: integral Ecology and the Economy of Euddaimonia; 18/9/9) ha attribuito le colpe morali della nostra crisi ambientali a Machiavelli e... Martin Lutero e la Riforma protestante, alla faccia dell'ecumenismo e di certi elogi delle alte sfere ai protestanti
RispondiEliminala Shiva è un personaggio molto più pericoloso, la sua battaglia contro gli OGM rischia di causare molti danni
per il resto la battaglia dell'ecologia può essere a nostro favore: per rendere possibile l'ingresso dell'ecocidio e di simili crimini nel Catechismo si deve necessariamente scontrare con la ben nota espressione di Gaudium et spes 24 'hominem, qui in terris sola creatura est quam Deus propter seipsam voluerit' che fa leggermente a pugni con il ritenere che gli esseri viventi abbiano un valore per se a prescindere dall'uso per l'uomo (e meno male che il Concilio era profetico...)
abbiamo la possibilità grazie a questo di avere un grimaldello con cui far ripartire il dibattito ecclesiale sul Concilio