Giunge in redazione MiL lo scritto, decisamente interessante e stimolante, di un nostro affezionato nostro lettore che da qualche tempo si è trasferito stabilmente a Praga per motivi di lavoro.
Assiduo fedele alle Messe in rito antico in quel dell'italico Nordest, si è dato da fare per scovarle anche in terra boema.
Ecco quanto ci riporta.
Volentieri ne diamo eco.
AZ
UNA MESSA A PRAGA
Breve introduzione alla storia religiosa del paese
SS. Enrico e Cunegonda, predicazione |
Due parole d’introduzione generale al cattolicesimo in questo Paese: si considera, giustamente, la Francia come la fille aînée de l’Église. Lo stesso si dovrebbe dire della Cechia, almeno riguardo ai Paesi Slavi.
Nell’862 Rostislav (846 (?)-870 regnante), re della Grande Moravia (stato slavo corrispondente grosso modo alle odierne Cechia, Slovacchia ed Ungheria) inviò all’imperatore Michele III detto l’Ubriacone (840-867 regnante) un’ambasciata perché gli inviasse vescovi e sacerdoti per costituire una chiesa locale indipendente dai vescovi tedeschi (Nihil sub sole novum …). L’anno dopo arrivarono due fratelli tessalonicesi, Costantino, in seguito noto col suo nome monastico di Cirillo (827-869) e Metodio (825-885), di madrelingua slava. Si usa il termine generico “slavo”, perché all’epoca non sussistevano significative differenze tra le varie parlate slave.
Costoro crearono lo slavo ecclesiastico, lingua liturgica slava, approvata per il rito cattolico[2] nell’868 da papa Adriano II (867-868) e diffusasi poi sopratutto nei Paesi ortodossi. Tale lingua liturgica ebbe alterne fortune in ambito cattolico, senza però essere tuttavia mai proibita. Al giorno d’oggi è impiegata nei riti dei greco-cattolici ed in occasioni particolari anche dai cattolici romani di alcuni Paesi slavi tra cui la Cechia. È curioso che l’unico Paese, la Croazia, dove il rito rimase radicato e praticato per secoli, vi dovette rinunciare con la famosa riforma liturgica del 1970, quando venne imposto il croato… in nome del popolo. Metodio divenne il primo vescovo slavo, arcivescovo di Pannonia e Moravia.
Nel 907 la Grande Moravia scomparve, travolta dall’arrivo dei Magiari e da allora, fino al 1918 la Slovacchia fu parte integrante dell’Ungheria, con una storia completamente diversa rispetto alla Cechia. Col tempo anche le lingue si differenziarono.
Chiesa dell'Assunta e Carlo Magno, Corpus Domini 2019 |
La Boemia divenne un regno importante, essendone il re uno dei sette Kurfürst (princeps elector imperii), i grandi elettori che eleggevano l’imperatore del Sacro Romano Impero. Negli ultimi secoli tale carica venne sempre ricoperta da un Asburgo ma solo perché gli arciduchi d’Austria erano riusciti a diventare re di Boemia nel XVI sec.
Nel XV sec. si diffuse in Boemia l’eresia hussita, un secolo prima del luteranesimo. Il grosso del Paese divenne protestante (Praga rimase sede vacante dal 1422 al 1564) e la ricattolicizzazione iniziò solo dopo il 1620, con la vittoria della battaglia della Montagna Bianca (Bílá Hora), l’8/11, della Lega Cattolica sulle truppe della protestante Confederazione Boema. Gli Asburgo vincitori da un lato promossero una germanizzazione del regno, le cui conseguenze negative si sarebbero viste nei secoli seguenti e dall’altro diedero carta bianca ai Gesuiti (erano ancora quelli originali …), così il Paese cambiò completamente. Praga e tutto il regno si riempirono di chiese, oratori, conventi, seminari, santuari, viæ crucis, statue e monumenti barocchi, spesso costruiti da Italiani o comunque di gusto italiano. Per questo un Italiano quando è in Boemia o Moravia si sente comunque un po’ come a casa.
Chiesa dell'Assunta e Carlo Magno |
Crollato l’impero nel 1918 nasce la Repubblica Cecoslovacca, anticlericale ed infiltrata dai massoni, ed il nuovo regime cerca di formare una chiesa nazionale risuscitando gli hussiti con una nuova Chiesa Nazionale Hussita Cecoslovacca[3], fondata nel 1920 da un gruppo di preti cattolici apostati modernisti. Dal 1938 al 1945 il Paese è sotto il controllo nazista. Nel 1948 i Comunisti prendono il potere. Il regime cecoslovacco fu particolarmente anticattolico: nel 1950 con l’operazione K (Akce K) fu attuata la liquidazione degli ordini monastici maschili, alla quale seguì l’operazione Ř (Akce Ř) relativa a quelli femminili[4]. La morte di Stalin e l’inizio della destalinizzazione determinarono la fine della fase più acuta della persecuzione (i religiosi non venivano più uccisi) ma non la sua cessazione, anche se l’operazione B (Akce B), cioè la liquidazione di tutti gli ordini religiosi non venne più attuata.
Caduto il comunismo, come un castello di carte tra il novembre e dicembre del 1989 (non a caso il fatto storico viene indicato come “Rivoluzione di Velluto”[5]), la Chiesa ricomincia a respirare ma comincia anche a diffondersi “lo Spirito del Concilio” dal quale, paradossalmente, la Cortina di Ferro aveva protetto il Paese[6]. La maggioranza delle chiese erano state chiuse, alcune trasformate in musei, quindi i cosiddetti adeguamenti conciliari divennero impossibili, oltre che inutili; anche l’introduzione di canti nella lingua vernacolare non ebbe effetti devastanti perché i Cechi, come anche gli altri popoli dell’Europa centrale, disponevano già di una antica e ricca tradizione corale religiosa, vuoi perché il canto corale è tipico della tradizione slava, vuoi perché vennero composti e diffusi per combattere la propaganda hussita e protestante, come anche per difendere e valorizzare la cultura popolare contro le ingerenze tedesche o ungheresi, fatto sta che bei e consoni canti religiosi sono attestati ed impiegati fin dal Medio Evo. Tale tradizione è ora valorizzata nel Kancionál, o Canzoniere liturgico adottato dalle diocesi ceche e morave, disponibile anche on line[7], ma anche in quello curato dalla FSSPX, Dědictví otců, pure disponibile on line[8].
La condizione religiosa odierna
Nel periodo comunista anche semplicemente battezzarsi era difficile, figurarsi praticare la fede. Il risultato è che il Paese è tra i più irreligiosi d’Europa: secondo l’Ufficio Centrale di Statistica[9] (dati del 2011) i Cattolici sono il 10,3 %, i Protestanti di varie denominazioni 0,9%, con 34,2 % atei e 45,2 % che non rispondono.
Messa nella chiesa dei SS. Enrico e Cunegonda |
Anche solo empiricamente si può constatare che in effetti molte chiese siano chiuse o aprano solo per le messe di tabella. Si vede pure però che sono frequentate, con una forte presenza giovanile. E questo è il paradosso ceco, un Paese irreligioso, rispettoso comunque delle tradizioni, come il Natale, il presepe, il Carnevale, ecc. ma con un’adesione crescente al cattolicesimo[10], soprattutto da parte dei giovani che, come in altre parti del mondo, scegliendo di essere cattolici… scelgono l’originale, e quindi aumenta l’interesse e la pratica della messa e della liturgia tradizionale. Si nota anche che, come i Polacchi, Lituani, Slovacchi ed Ungheresi, ma a differenza di Tedeschi ed Austriaci, i Cechi siano molto più rigorosi nel rispettare i dettami del rito romano nella liturgia, nei paramenti, nel sacro vasellame ed anche nei canti e nella pronuncia del latino. È fin commovente constatare quanta fedeltà a Roma Æterna si riscontri a queste latitudini.
La Tradizione oggi nella Repubblica Ceca
I vescovi, non dimentichiamo che è un Paese che il comunismo l’ha conosciuto davvero, non sono ostili; questo però non significa neanche che siano necessariamente favorevoli. Sono oramai trent’anni che il Comunismo è caduto e “lo Spirito del Concilio” si è ben propagato ed ha ben attecchito. A tutt’oggi esiste solo una parrocchia personale[11] nella Repubblica Ceca: celebrazioni stabili in tutto il Paese sì però, grazie al clero diocesano ed ordinario (in crescita coloro, sopratutto giovani sacerdoti, che imparano il VO), alla FSSP[12], la fraternità sacerdotale più radicata, all’ICRSS[13], periodicamente presente, ed anche alla FSSPX[14], sopratutto in località minori. La FSSP gode dei maggiori riconoscimenti ufficiali: don Jakub Václav Zentner dal 2018 è incaricato dal vescovo di České Budějovice, SER Vlastimil Kročil, del ruolo di cappellano diocesano per i fedeli che richiedano il rito tradizionale; dal 2019 anche parroco di Římov, piccolo comune[15] ed antico centro di pellegrinaggio[16]. Sempre nel 2019 il superiore generale della FSSP, don Andrzej Komorowski, lo ha nominato superiore della Casa S. Giovanni Nepomuceno (Dom sv. Jana Nepomuckého), sempre a Římov.
Pellegrinaggio al Santuario di Křemešnìk |
Le messe a Praga
Riguardo la città di Praga è possibile avere un quadro preciso della situazione, grazie al sito Tradiční liturgie v Praze[17] che pubblica calendari mensili delle celebrazioni.
Vige quasi una suddivisione dei compiti.
Le messe domenicali e quelle di precetto di regola si celebrano nella rettoria dell’Assunta e di s. Carlomagno[18] (Nanebevzetí Panny Marie a svatého Karla Velikého), retta da don e prof. Stanislav Přibyl. Interessante notare che la domenica vi si officino anche messe NO in latino e pure queste sono frequentate. In Cechia anche le messe NO in latino godono infatti di una certa fortuna, certo più che in Italia. Si segnala in merito anche la messa domenicale NO in latino a S. Ignazio (Kostel sv. Ignáce z Loyoly), la splendida chiesa dei Gesuiti, tutt’ora da loro retta[19]. Per la messa quotidiana c’è la Cappella Imperiale (Císařská kaple) nel monastero benedettino di Na Slovanech[20] (Benedektinské opatství Panny Marie a sv. Jeronýma a slovanských patronů v Emauzích), vulgo Emmaus (Emauzy). Nella chiesa dei SS. Enrico e Cunegonda (Kostel sv. Jindřicha a sv. Kunhuta), che è la parrocchiale[21] delle comunità slovacca ed ungherese, si celebrano poi regolarmente messe VO mattutine e vespertine. In particolare si segnala quella del primo e terzo martedì del mese, perché a questa seguono nella dirimpettaia canonica gli incontri culturali del Club S. Atanasio[22] (Klub sv. Athanasia), il circolo culturale cattolico praghese vicino alla FSSP.
Messe regolari anche se non quotidiane sono celebrate pure nelle chiese arcidiocesane della Basilica della Vergine Maria sul Monte Santo[23] (Bazilika Panny Marie na Svaté Hoře) a Příbram, nella chiesa parrocchiale di S. Adalberto[24] (Kostel sv. Vojtěcha) a Praga, nella chiesa parrocchiale di S. Giacomo Maggiore[25] (Kostel sv. Jakuba Staršího na Zbraslavi) sempre a Praga.
Questo il quadro della situazione presente. Non si è scritto nulla sull’aspetto artistico e monumentale dei sacri edifici ma si può facilmente intuire che i sacri riti a Praga si possano svolgere in luoghi consoni e all’uopo costruiti (e conservati …). Luoghi sacri dove non è infrequente trovare in preghiera e raccoglimento anche ortodossi russi ed ucraini (si riconoscono da come fanno il segno della croce). A proposito di ecumenismo è bene rammentare che un ortodosso in una chiesa barocca cattolica si trovi perfettamente a suo agio, cosa invece problematica (e non solo per gli ortodossi) in una chiesa modernista postconciliare…
In conclusione, questo accade lungo la Moldava. AMDG !
NV
[1] Repubblica Ceca, brevemente Cechia, è un termine amministrativo. Boemia, è invece un termine geografico e storico. Come coronimo (termine geografico) indica l’intero territorio dello stato moderno ed anche solo la regione dell’ovest con Praga, mentre Moravia è relativo al sudest con Brno e Slesia Ceca si riferisce all’estremo nordest con Ostrava. Come coronimo storico denota invece il territorio dell’antico regno di Boemia, che oltre all’attuale territorio ceco comprendeva l’intera Slesia, ora quasi interamente polacca, l’Alta Lusazia, ora in Sassonia e la Bassa Lusazia, ora nel Brandeburgo.
[2] Una messa in slavo ecclesiastico è quindi una messa VO dove però si usa lo slavo ecclesiastico al posto del latino. I canti sono di regola quelli dell’Usualis, pur con canti in slavo ecclesiastico e/o in una lingua slava moderna.
[4] In quanto alla Chiesa greco-cattolica, venne semplicemente soppressa, sic et simpliciter.
[5] Sametová revoluce in ceco.
[6] La Provvidenza, come è noto, scrive anche sulle righe storte …
[10] Anche le conversioni da adulti non sono infrequenti e, secondo la tradizione, si viene battezzati il Sabato Santo.
[11] Římov, diocesi di České Budějovice, Boemia meridionale.
[13] Regolarmente ogni due mesi circa, dei canonici dell’Istituto celebrano messe solenni a Praga, ospiti della rettoria dell’Assunta e di s. Carlomagno.
[18] https://kostelnakarlove.com. È vero che s. Carlomagno non esiste, tuttavia gli venne dedicata la chiesa perché costruita da un suo omonimo e successore, Carlo IV (1316-1378), imperatore e re di Boemia.