L'amico Claudio ci ha mandato una nota su un pessimo post del liturgista Andrea Grillo (QUI) -studioso di liturgia e tragicamente influente in Cei e presso S. Marta - in cui attacca frontalmente - usando von Balthasar - il Motu Proprio Summorum Pontificum, tutta la teologia liturgica tradizionale con alcuni suoi auspici:
"- la ripresa della Riforma Liturgica non può procedere se non si lavora tutti su un unico rito;
- l’accesso al rito precedente, destinato ad estinguersi, può avvenire solo per condizioni eccezionali, sotto la vigilanza della autorità territoriale competente;
- la “elaborazione” del nuovo rito, con tutte le correzioni e le promozioni necessarie, può accadere su un “unico tavolo”: non esiste alcuna possibilità che due forme rituali, di cui una è nata per emendare e sostituire l’altra, possano produrre altro che divisione, lacerazione e discordia".
Il Vescovo di Cremona Antonio Napolioni, di cui MiL si sta occupando (QUI) per le note vicende sulla Messa negata ha le stesse idee...
Noi non ci staremo.
Luigi
Libertà vigilata
Secondo il liturgista Andrea Grillo, acerrimo avversario del Summorume Pontificum, ascoltatissimo dai vescovi italiani e ispiratore dei loro interventi alla Cei in re liturgica, il regime attualmente vigente posto in atto dal provvedimento di Benedetto XVI e, come è noto, ostacolato in tutti i modi dagli stessi vescovi, sta creando, come afferma nel suo blog (qui) all’interno del corpo ecclesiale un «imbarazzo sempre più paralizzante» e urgerebbe ritornare ad un unico rito.
Ciò comporterebbe inevitabilmente che si debba « ammettere un regime limitato e provvisorio di tutela della forma precedente», destinato comunque ad estinguersi.
Secondo il docente di Sant’Anselmo, la coesistenza delle sue forme rituali, così come prevista dal Motu Proprio, rappresenterebbe un «delirio settario su un passato senza futuro».
Per cui, « l’accesso al rito precedente, destinato ad estinguersi, potrebbe avvenire «solo per condizioni eccezionali, sotto la vigilanza della autorità territoriale competente».
Ci chiediamo. Chi sarebbero i soggetti a cui creerebbe un paralizzante imbarazzo, la «generosa accoglienza» prevista dal Summorum Pontificum alle richieste che i fedeli avanzano per la celebrazione del V. O. ?
Sicuramente ai vescovi e agli uffici liturgici diocesani che non sanno più quali scuse accampare e a quali espedienti ricorrere per negare le sempre più numerose legittime richieste dei fedeli. In una importante diocesi del Nord Italia, per arginare il fenomeno, il direttorio sulla celebrazioni eucaristiche festive ha stabilito che i parroci dovranno valutare d’intesa con il vescovo le richieste di gruppi stabili di fedeli di Sante Messe domenicali nella forma straordinaria da parte di gruppi stabili di fedeli , affinchè si possa «coniugare la generosa accoglienza» (prevista per le stesse dal Motu Proprio)) con la «premurosa attenzione atta a favorire la comunione e la pace all’interno della comunità parrocchiale e diocesana».
E poi, a quale delirio il liturgista si riferisce? Forse agli abusi che sfigurano e sovente profanano il Santo Sacrificio della Messa del N.O. nel silenzio o a volte persino col consenso dei pastori ?
Il ridicolo aleggia infine sulle misure contenitive previste dal misericordioso Grillo. La celebrazione della Messa antica dovrebbe avvenire in circostanze del tutto eccezionali ma, soprattutto, sotto stretto controllo di una «autorità competente» che non riusciamo ad identificare chiaramente. Forse i carabinieri o i gendarmi pontifici o - più idonei allo scopo - agenti addestrati dagli uffici liturgici ?
Si auspicherebbe quindi per i fedeli del V.O., considerati alla stregua di pericolosi delinquenti o sovversivi, una sorta di ghetto o di campo di concentramento universale, strettamente sorvegliato. Oppure, ed è l’ipotesi più benigna, una specie di ospedale psichiatrico in cui relegare pericolosi nostalgici e settari.
Inoltre, il V.O. sarebbe, secondo le previsioni del liturgista, destinato ad estinguersi. Non sarà invece che, stando ai dati concreti, ad estinguersi saranno Grillo ei i suoi fautori ?
Il suo intervento prende spunto da alcune affermazioni contenute in una pubblicazione di 40 anni fa del teologo H.U. von Balthasar secondo cui la forma del rito romano antico era stata superata in modo definitivo dalla riforma liturgica.
Proprio nel 1976 un teologo progressista come Yves Congar, rivolgendosi ai fedeli tradizionalisti, così si esprimeva : « La Messa che voi volete celebrare secondo il messale di San Pio V dovreste avere la possibilità di celebrarla pubblicamente a condizione che non le attribuiate il significato d’un rifiuto, come non cattolica, dell’eucaristia che noi celebriamo secondo il messale di Paolo VI. Questa messa di San Pio V è santa in se stessa…d’altra parte non è abolita» (Y.Congar, La crisi nella Chiesa e Mons. Lefebvre, Queriniana, Brescia 1976).
Mi chiedo con quale autorità costui si arroghi il potere di stabilire chi, quando e come possa accedere al rito antico. La superbia non ha limiti, ma con una faccia come la sua è già troppo lo sterco che ha sparso finora, sparlando di cose che non gli competono. Prenda le sue carabattole e si accomodi, altrove.
RispondiEliminaDelirii di onnipotenza
RispondiEliminaAndrea Grillo "docente": de che?
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