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domenica 3 giugno 2018

Intercomunione ai protestanti: il disastro avanza. Cardinale Eijk adombra l'Anticristo.

Una completa analisi di Magister sul tema. Vedere anche QUI  e in fondo al post l'intervento di Charles Chaput, Arcivescovo di Filadelfia.
Drammatica la domanda che si fa l'Arcivescovo di Utrecht, il Cardinale Willem Jacobus  Eijk (QUI): "Osservando che i vescovi e soprattutto il successore di Pietro mancano nel mantenere e trasmettere fedelmente e in unità il deposito della fede, contenuto nella sacra Tradizione e nella Sacra Scrittura, non posso non pensare all’articolo 675 del Catechismo della Chiesa Cattolica: 'Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il mistero di iniquità sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell'apostasia dalla verità'”.
Molto preoccupante.
L

11-5-18
Attenzione. Il contrasto esploso in Germania pro o contro la comunione ai coniugi protestanti deve aver oltrepassato il livello di guardia per l'unità dell'intera Chiesa, a giudicare dai moniti rivolti nei giorni scorsi da alcuni cardinali al papa. Moniti di una severità che non ha precedenti, nei cinque anni di pontificato di Francesco (nella foto, sul set del film diretto da Wim Wenders).
L'antefatto è in questo post di Settimo Cielo del 2 maggio, vigilia del confronto tra le parti avverse convocato a Roma dal papa:

L'incontro tra i cardinali e vescovi tedeschi e le autorità vaticane è avvenuto il 3 maggio nel palazzo della congregazione per la dottrina della fede. Ma si è concluso senza alcuna decisione. A sera, un laconico comunicato ha semplicemente informato che "papa Francesco apprezza l’impegno ecumenico dei vescovi tedeschi e chiede a loro di trovare, in spirito di comunione ecclesiale, un risultato possibilmente unanime".
Ed è proprio questo rinvio – voluto dal papa – a un ulteriore confronto tra i vescovi tedeschi da risolversi con una votazione che ha fatto scattare le reazioni di alcuni cardinali di primissimo piano, arciconvinti che le questioni di fede non si possano risolvere a colpi di voti e senza che la Chiesa universale ne sia coinvolta.
*
Il primo di questi è il cardinale Willem Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht.
"La risposta del Santo Padre è completamente incomprensibile", ha scritto senza mezzi termini in una nota pubblicata negli Stati Uniti sul "National Catholic Register", in Italia su "La Nuova Bussola Quotidiana" e in Spagna su "InfoVaticana".
E ha spiegato:
"Il Santo Padre ha fatto sapere alla delegazione della conferenza episcopale tedesca che deve discutere di nuovo e tentare di trovare unanimità. Unanimità su che cosa? La prassi della Chiesa Cattolica, fondata sulla sua fede, non è determinata e non si cambia statisticamente quando una maggioranza di una conferenza episcopale vota, nemmeno facendolo all’unanimità".
E ancora:
"Il Santo Padre avrebbe dovuto dare alla delegazione della conferenza episcopale tedesca delle direttive chiare, basate sulla retta dottrina e sulla prassi della Chiesa. Così avrebbe dovuto rispondere anche alla donna luterana che gli chiese il 15 novembre 2015 se potesse ricevere la comunione insieme al suo sposo cattolico, invece di suggerire che lei poteva ricevere la comunione in base al suo essere battezzata, conformemente alla sua coscienza. Rinunciando a fare chiarezza, si crea una grande confusione fra i fedeli e si mette in pericolo l’unità della Chiesa".
Eijk si riferisce qui alla tortuosa risposta – sì, no, non so, fate voi – che Francesco diede a quella donna protestante e che può essere riascoltata in questo video del Centro Televisivo Vaticano, in lingua originale con traduzione inglese:
Ed ecco la drammatica conclusione a cui giunge il cardinale olandese, citando un inquietante passo del catechismo:
"Osservando che i vescovi e soprattutto il successore di Pietro mancano nel mantenere e trasmettere fedelmente e in unità il deposito della fede, contenuto nella sacra Tradizione e nella Sacra Scrittura, non posso non pensare all’articolo 675 del Catechismo della Chiesa Cattolica: 'Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il mistero di iniquità sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell'apostasia dalla verità'”.
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Un altro cardinale che ha reagito duramente è Gerhard L. Müller, già prefetto della congregazione per la dottrina della fede.
Commentando sul "National Catholic Register" l'esito del summit del 3 maggio, Müller ha lamentato l'assenza di una risposta chiara su una questione che è "pilastro della nostra fede, l'eucaristia". Una risposta che era giusto aspettarsi dal papa, il cui compito è proprio quello di "confermare la fede" e di "dare un orientamento chiaro", non "tramite opinioni personali ma in accordo con la fede rivelata".
Non è ammissibile – ha proseguito Müller – che una conferenza episcopale voti contro una dottrina che è "elemento fondamentale" della Chiesa. Non è possibile essere "in comunione sacramentale senza comunione ecclesiale", perché se si distrugge questo principio allora anche "la Chiesa cattolica è distrutta".
"Dobbiamo opporci a questo", ha detto ancora Müller. "Io spero che più vescovi levino le loro voci e adempiano a questo loro dovere. Ogni cardinale ha il dovere di spiegare, difendere, promuovere la fede cattolica, non secondo i propri personali sentimenti o le correnti della pubblica opinione, ma leggendo il Vangelo, la Bibbia, le Sacre Scritture, i Padri della Chiesa. Deve conoscere tutto ciò, anche i concili, e studiare i grandi teologi del passato. Deve essere capace di spiegare e difendere la fede cattolica non con sofismi argomentativi che piacciano a tutti e dilettino ciascuno".
Müller ha auspicato che la congregazione per la dottrina della fede possa svolgere il suo compito di "guida del magistero del papa": compito al quale Francesco si è sempre sottratto, sia quando prefetto della congregazione era lo stesso Müller, sia oggi che ne è prefetto il gesuita spagnolo Luis Francisco Ladaria Ferrer. "Devono essere incoraggiati più chiarezza e più coraggio", ha concluso il cardinale.
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Inoltre, l'eccellente vaticanista Edward Pentin, sempre sul "National Catholic Register", ha raccolto i commenti di una fonte vicina ai due vescovi tedeschi che nel summit vaticano del 3 maggio hanno rappresentato coloro che si erano appellati alla Santa Sede contro la concessione della comunione ai coniugi protestanti: il cardinale arcivescovo di Colonia Rainer Woelki e il vescovo di Ratisbona Rudolf Voderholzer.
"La risposta ufficiale è che non c'è stata nessuna risposta", ha lamentato questa fonte commentando l'esito del summit del 3 maggio. "La congregazione per la dottrina della fede è stata ridotta al ruolo di portalettere", cioè di mero trasmettitore della non-risposta di Francesco. Il quale a sua volta "ha mancato di adempiere al suo obbligo di papa, riguardo a un punto del dogma su cui è suo dovere decidere" e "confermare la fede".
Nei prossimi mesi – ha aggiunto la fonte –, quando la discussione proseguirà nella conferenza episcopale di Germania, come voluto dal papa, "il nostro compito sarà di rafforzare" e allargare la schiera dei vescovi che si oppongono alla comunione ai coniugi protestanti. "Sarà una lunga battaglia e noi vi ci impegneremo".
Quella che si profila, infatti, è una "rivoluzione ecclesiologica. Il reale problema non è la questione in se stessa, ma il rifiuto del papa di adempiere ai suoi obblighi di [successore di] Pietro, e questo può avere pesanti conseguenze. Pietro non è più la roccia che era, ma un pastore che dice alle sue pecore: 'Andate e cercate voi qualcosa da mangiare'".
*
E Francesco? È facile prevedere che, come è suo costume, egli non reagirà ai moniti di questi cardinali. Non ha risposto ai cinque "dubia" riguardanti "Amoris laetitia" e la comunione ai divorziati risposati. Non ha risposto ai quattro "dubia" riguardanti la comunione ai coniugi protestanti. Nel primo caso ha taciuto, nel secondo ha detto ai contendenti di continuare a discutere. Il suo pensiero lo fa trapelare ed è in entrambi i casi favorevole al nuovo. Ma quello che gli importa non è strappare subito il risultato. A lui basta che si metta in moto il "processo" di cambiamento. Un numero crescente di cardinali e vescovi vede in ciò il rischio che si frantumi l'unità della Chiesa, e su questioni vitali per la fede cattolica. Ma per Francesco la Chiesa deve essere fatta proprio così: "poliedrica", a molte facce. In parole povere: a pezzi.
*
Intanto, in Germania, l'ulteriore discussione che papa Francesco vuole è già ripartita, su posizioni che continuano ad essere contrapposte:
> Bishop Voderholzer: Intercommunion Proposal Requires Unanimity of Universal Church

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UN MODO GENTILE DI NASCONDERE LA VERITÀ

di Charles J. Chaput

Chi può ricevere l'eucaristia, e quando, e perché, non sono solo domande tedesche. Se, come ha detto il Vaticano II, l'eucaristia è la fonte e il culmine della nostra vita di cristiani e il sigillo della nostra unità cattolica, allora le risposte a queste domande hanno implicazioni per tutta la Chiesa. Esse riguardano tutti noi. E in questa luce, offro questi punti di riflessione e di discussione, parlando semplicemente come uno dei tanti vescovi diocesani:

1. Se l'eucaristia è veramente il segno e lo strumento dell'unità ecclesiale, allora, se cambiamo le condizioni della comunione, non ridefiniamo di fatto chi e che cosa è la Chiesa?

2. Volutamente o no, la proposta tedesca inevitabilmente farà proprio questo. È il primo stadio di un'apertura della comunione a tutti i protestanti, o a tutti i battezzati, poiché alla fine il matrimonio non è l'unica ragione per consentire la comunione per i non cattolici.

3. La comunione presuppone una fede e un credo comuni, inclusa la fede soprannaturale nella presenza reale di Gesù Cristo nell'eucaristia, insieme ai sette sacramenti riconosciuti dalla tradizione perenne della Chiesa cattolica. Rinegoziando questa realtà di fatto, la proposta tedesca adotta una nozione protestante di identità ecclesiale. Il semplice battesimo e una fede in Cristo sembrano sufficienti, non la credenza nel mistero della fede come inteso dalla tradizione cattolica e dai suoi concili. Il coniuge protestante dovrà credere negli ordini sacri come intesi dalla Chiesa cattolica, che li vede logicamente correlati alla fede nella consacrazione del pane e del vino come corpo e sangue di Cristo? O stanno suggerendo i vescovi tedeschi che il sacramento degli ordini sacri potrebbe non dipendere dalla successione apostolica? In tal caso, affronteremmo un errore ancor più profondo.

4. La proposta tedesca tronca il legame vitale tra la comunione e la confessione sacramentale. Presumibilmente essa non implica che i coniugi protestanti debbano andare a confessare i peccati gravi come preludio alla comunione. Ma questo è in contraddizione con la pratica perenne e l'insegnamento dogmatico esplicito della Chiesa cattolica, del Concilio di Trento e dell'attuale Catechismo della Chiesa cattolica, come pure del magistero ordinario. Ciò implica, come suo effetto, una protestantizzazione della teologia cattolica dei sacramenti.

5. Se l'insegnamento della Chiesa può essere ignorato o rinegoziato, compreso un insegnamento che ha ricevuto una definizione conciliare (come in questo caso, a Trento), allora tutti i concili possono essere storicamente relativizzati e rinegoziati? Molti protestanti liberali moderni mettono in discussione o respingono o semplicemente ignorano come bagaglio storico l'insegnamento sulla divinità di Cristo del concilio di Nicea. Ai coniugi protestanti sarà richiesto di credere nella divinità di Cristo? Se hanno bisogno di credere nella presenza reale di Cristo nel sacramento, perché non dovrebbero condividere la fede cattolica negli ordini sacri o nel sacramento della penitenza? Se credono in tutte queste cose, perché non sono invitati a diventare cattolici come modo per entrare in una visibile e piena comunione?

6. Se i protestanti sono invitati alla comunione cattolica, i cattolici saranno ancora esclusi dalla comunione protestante? Se è così, perché dovrebbero essere esclusi? Se non sono esclusi, non implica questo che la visione cattolica sugli ordini sacri e la valida consacrazione eucaristica siano in effetti false e, se false, che le credenze protestanti siano vere? Se l'intercomunione non intende implicare un'equivalenza tra le concezioni cattolica e protestante dell'eucaristia, allora la pratica dell'intercomunione distoglie i fedeli dalla retta via. Non è questo un caso da manuale di "causare scandalo"? E non sarà visto da molti come un modo gentile di ingannare o di nascondere insegnamenti ardui, nel contesto della discussione ecumenica? L'unità non può essere costruita su un processo che nasconde sistematicamente la verità delle nostre differenze.

L'essenza della proposta tedesca dell'intercomunione è che la santa comunione possa essere condivisa anche quando non c'è una vera unità della Chiesa. Ma ciò colpisce il cuore stesso della verità del sacramento dell'eucaristia, perché per sua stessa natura l'eucaristia è il corpo di Cristo. E il "corpo di Cristo" è sia la presenza reale e sostanziale di Cristo sotto le apparenze del pane e del vino, sia la stessa Chiesa, la comunione dei credenti uniti a Cristo, il capo. Ricevere l'eucaristia significa annunciare in modo solenne e pubblico, davanti a Dio e nella Chiesa, che si è in comunione sia con Gesù che con la comunità visibile che celebra l'eucaristia.

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