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sabato 19 novembre 2016

S. Tommaso d’Aquino: “Paolo recò un vantaggio a Pietro correggendolo”.

Dopo aver letto la spiegazione di S. Agostino circa la correzione compiuta da S. Paolo nei confronti di S. Pietro, esaminiamo ora l'opinione in materia di San Tommaso d'Aquino. I testi riportati mostrano che i dubia posti dai Cardinali e l'ipotesi di un richiamo formale al Sommo Pontefice (di cui ci auguriamo non ci sia bisogno) possono essere leciti e doverosi, e gli autori non debbono essere accusati - come invece è stato vilmente fatto - di favorire uno scisma.
AM


[L’Apostolo mostra] in primo luogo in che modo recò un vantaggio a Pietro correggendolo.
Egli dice: in verità gli Apostoli non mi conferirono nulla, ma piuttosto io conferii qualcosa a loro, in particolare a Pietro, perché quando Pietro venne ad Antiochia, dove c’era una Chiesa di Gentili, mi opposi a lui a viso aperto, cioè in modo palese, in pubblico […] e non in occulto come un detrattore o un timoroso […], perché evidentemente aveva torto.

[…] Ma la Glossa dice: io gli ho resistito come a un mio pari. Significa che l'apostolo fu uguale a Pietro nell'esercizio dell'autorità apostolica, ma non l'autorità di governo.

Da quanto è stato detto, possiamo trarre una lezione di umiltà: per i superiori, in modo che non disdegnino di essere ripresi dagli inferiori e da loro sudditi; per gli inferiori, un esempio di zelo e la libertà, in modo che essi non abbiamo paura di riprendere i loro superiori, soprattutto se la colpa è pubblica e se si rivela dannosa per molti.

[…]

Di conseguenza [… l’Apostolo] chiarisce ciò che egli aveva detto riguardo al rimprovero rivolto a Pietro. E qui fa tre cose:

1. pone la causa o l’occasione del rimprovero;
2. indica il modo di rimproverare;
3. riporta le parole del rimprovero.   

Primo - La causa o l’occasione del rimprovero non è cosa da poco, ma giusta e utile: è il pericolo della verità evangelica. Perciò l’Apostolo disse che in questo modo Pietro era certamente biasimevole. Ma io vidi, benché solo, che non si comportavano rettamente coloro che facevano in questo modo secondo la verità del Vangelo, perché così la verità svaniva, costringendo cioè i Gentili ad osservare i precetti legali. 

E il motivo che faceva sì che non si comportasse rettamemente è che la verità, soprattutto quando il pericolo è pressante, deve essere predicata apertamente, e non si deve fare il contrario a causa dello scandalo di qualcuno.

Secondo - Il modo del rimprovero fu conveniente perché fu pubblico e manifesto. Perciò dice: Dissi a Cefa in presenza di tutti, perché quella simulazione era un pericolo per tutti. In 1 Tm. 5,20 si legge; Quelli che risultano colpevoli riprendili alla presenza di tutti.

[…]Paolo stesso afferma chiaramente che Pietro meritava di essere rimproverato. Perciò, se è scorretto dire che nella Scrittura c’è qualche cosa di falso, non è corretto affermare che Pietro non era degno di rimprovero.


S. Tommaso d'Aquino, Super Epistolam B. Pauli ad Galatas lectura, cap. 2, lectio 3.


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