di Enrico Roccagiachini
Sono stato a Roma qualche giorno, in occasione della Marcia per la Vita, e devo aver accumulato un bel po' di stanchezza. Così, tornando a casa, in treno, mentre leggiucchiavo qualcosa, sono piombato in un sonno profondo. E ho fatto un sogno, che ricordo bene e che penso valga la pena di raccontare.
Sono stato a Roma qualche giorno, in occasione della Marcia per la Vita, e devo aver accumulato un bel po' di stanchezza. Così, tornando a casa, in treno, mentre leggiucchiavo qualcosa, sono piombato in un sonno profondo. E ho fatto un sogno, che ricordo bene e che penso valga la pena di raccontare.
Mi trovavo in una specie di salone, davvero molto grande, alla presenza di tanta gente che sembrava disorientata e variamente in ansia, fino ad apparire spaventata. Mi sono accorto che tutti leggevano con evidente e crescente preoccupazione un libretto - anzi, qualcosa di più di un libretto: erano parecchie pagine... - e, dopo averlo letto, si guardavano l'un l'altro e tutt'intorno, come in cerca di qualcosa o qualcuno che potesse rincuorarli. Mi sono reso conto che il libretto era l'Esortazione Apostolica Amoris laetitia.
A un certo punto, è stato come drizzato un palco in mezzo alla sala, sul quale sono saliti numerosi preti, Vescovi e anche qualche Cardinale. Per quanto diversi, si sapeva che erano tutti santamente cattolici: si aveva l'impressione che rappresentassero un vasto popolo fedele...
Uno di loro ha estratto una specie di papiro, e si è messo a leggerlo ad alta voce.
Diceva così: "La lettura dell'Amoris Laetitia suggerisce la conclusione che sarebbe oggi permesso, perlomeno in alcuni casi confusamente definiti, l'accesso all'Eucarestia dei fedeli civilmente divorziati e risposati: ciò anche senza l'impegno a vivere come fratello e sorella, e anche quando si fosse ben consapevoli di violare il comando divino circa l'indissolubilità del matrimonio e la gravità dell'adulterio.
Tale conclusione, ancorché autorevolmente avallata, è contraria alla fede cattolica, così come contraria alla fede cattolica sarebbe qualunque prassi che vi si adeguasse.
È dovere inderogabile di ogni pastore, nessuno escluso, respingere espressamente tale conclusione siccome errata, e, in ragione della propria autorità, inibirne l'applicazione e impedire che essa venga ritenuta dai fedeli.
È parallelamente diritto, anzi dovere, di ogni fedele - laico o chierico - resistere all'errore di cui sopra e ad ogni sua applicazione, sia nella propria personale condotta, sia nella testimonianza pubblica del Vangelo, sia nell'esercizio dell'autorità o dei ministeri di cui sia legittimamente titolare nella Chiesa.
Di tale dovere, con l'aiuto di Dio, noi tutti - laici e chierici - intendiamo dare espressa testimonianza, e chiediamo al Signore la grazia di potervi adempiere in ogni occasione in cui vi saremo chiamati. Preghiamo incessantemente affinché ogni Vescovo della Chiesa cattolica, nessuno escluso, ogni religioso, ogni sacerdote, si impegni in quest'opera di inderogabile testimonianza della verità. A questa preghiera, che affidiamo fiduciosi all'intercessione di Maria Santissima, e alla protezione di S. Giuseppe, invitiamo tutti i fedeli ad associarsi".
Questa dichiarazione ha suscitato un tale entusiasmo tra gli astanti, ed è stata accolta con un applauso così fragoroso, che mi sono svegliato. E ho ripreso a leggere quanto stavo scorrendo prima di addormentarmi: un articolo sulle dichiarazioni di mons. Forte, quelle sul modo in cui si è giunti a stendere l'Amoris laetitia. Così, sono stato richiamato alla realtà; e mi sono accorto, ahimè, che la realtà non solo non è un sogno, ma, al contrario, è un vero incubo...