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domenica 20 marzo 2016

La melassa di Melloni

di don Alfredo Morselli


Come è noto il prof. Melloni è l'esponente di spicco dell'"officina bolognese", ovvero del laboratorio teologico-alchemico del cosiddetto "evento concilio": il Vaticano II non si deve interpretare - questa è la tesi di fondo - come un insieme di testi al pari del Magistero passato, ma come un "evento", un inizio di una età dell'oro ecclesiale proiettata verso un "cambiamento epocale". Lo spartiacque di questa nuova era non è più l'ormai obsoleta antinomia "prima-dopo il Concilio", ma "prima-dopo Bergoglio".
L'evento-concilio, a cui furono tarpate le ali dal Paolo VI dell'Humanae Vitae, da Giovanni Paolo II, da Benedetto XVI, ora, con Papa Francesco, torna a volare...
Il prof. Melloni, informato a dovere dagli "amici", novello Buonaiuti, detta ora la linea di condotta della setta neo-modernista in Italia e nel mondo.

Le sue idee sono espresse in un articolo che potremmo definire "di portata storica", tanto quanto esso sintetizza brevemente e genialmente (nel male) la to do list del progressismo.

Potremmo redigere il seguente indice dell'articolo  preso in esame:


1) Come neutralizzare la reazione
2) Come demonizzarla
3) Che fare ora?

1) Come neutralizzare la reazione


Perché si possa confutare l'errore bisogna che questo sia ben fissato; per mirare ci vuole il bersaglio. Allora è sufficiente nascondere la prassi eretica senza rivestirla ufficialmente di eresia.
"Trovate nell'esortazione - cari oppositori - una frase sola contraria al CCC! E se la trovate noi diremo, come abbiamo fatto al tempo di S. Pio X, che in realtà non diciamo ciò di cui ci accusate, ma che vogliamo solo "la misericordia". Ecco la nostra arma, un documento melassa dico-non dico, vedo-non vedo, dove non si danno espliciti permessi condannabili, ma un'imprecisata carta bianca".
Così ho tradotto le ipsissima verba di Melloni:
"[il Papa] Ha allora superato lo scoglio chiamando a responsabilità i vescovi a cui restituisce poteri effettivi, segnando, come ha detto il cardinale Kasper, una vera e propria «rivoluzione» (...) Perché il problema è legittimare una prassi (quasi tutti i parroci comunicano coppie nate per grazia dopo esperienze devastanti) e non fondarla teologicamente. Nella "misericordia", appunto".
2) Come demonizzare la reazione
Il buon Papa Luciani insegna che non è bene fare i conti senza l'oste; non si sa mai che i progressisti non facciano in tempo a preparare il prossimo conclave immune da imprevisti. Bruciato ormai il Card. Scola, la personalità ecclesiale che potrebbe impensierire i progressisti è il  Cardinale Ribert Sarah.
Bisogna allora creare un nuovo Lefébvre, etichettare il nemico e attraverso di lui tutti gli oppositori. Scrive Melloni:
"Chi gli è stato vicino [al Papa] (Francesco ironizza sullo stuolo di amici che gli sono vicinissimi che ha scoperto di avere diventando Papa) ha riferito che sarebbe rimasto impressionato dalla linea di contrarietà esplicita e plateale assunta su questo punto dal cardinale africano Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti. Sarah - esattamente come nella comunione anglicana - è punto di riferimento del conservatorismo africano e il raccordo naturale di molti dei padri sinodali di quel continente: cioè dei vescovi che rappresentano la futura quota maggiore del cattolicesimo della metà del secolo XXI". 
Come aggirare l'ostacolo? Mentre "gli amici" demonizzano il pericolo n. 1, andiamo avanti imperterriti con la strategia sopra descritta:
"Il Papa ha perciò deciso di non provocare, e non arretrare: non vuole correre alcun tipo di pericolo per quanto riguarda l'unità della Chiesa e sa che essa è stata storicamente minacciata da diatribe dottrinarie politicamente rilevanti come sono queste. Ma non è disposto a compromettere quella "misericordia" che nella sua teologia è il cuore stesso del vangelo".
3) Che fare?

Proseguono le indicazioni di Melloni: da qui alla vittoria finale continuiamo a erodere quote all'episcopato, bypassando i prefetto all'uopo e lasciando le briciole ai conservatori:
"Nelle ultime nomine italiane si sono seguiti criteri diversi da quelli che avevano ispirato le procedure e le scelte, da ultimo affidate al cardinale canadese, Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi (…) eppure Ouellet su alcune delle scelte recenti per l'Italia o non è stato consultato o ha dovuto far buon viso a scelte come quelle di Bologna, Cassano, Lodi, Matera, Modena, Padova, Palermo, Pescia (…) Ouellet, che dicono abbia minacciato le dimissioni sentendosi scavalcato, ha forse avuto peso o ha fatto valere vecchi criteri nelle nomine dei vescovi di Pavia, Corrado Sanguineti che viene dalle fila della Cl di Chiavari, e di Cremona, Antonio Napoleone. In più si profila vicino il biennio che segnerà i 75 anni dei cardinali Scola e Bagnasco. L'obiettivo del Papa resta comunque quello di trovare vescovi che in Curia o nella Cei capiscano che "non siamo in un epoca di cambiamenti, ma in un cambio di epoca" e che sentano l'attesa di rinnovamento di cui ha bisogno una nuova primavera missionaria".
Nel frattempo - continua la dettatura dell'agenda - promuoviamo alla presidenza il nostro fedelissimo agente alla CEI, Mons. Bruno forte, e così piantiamo nella mappa strategica un'altra bandierina importante:
"Bruno Forte, arcivescovo di Chieti, il teologo di punta del Sinodo che gode della stima di Francesco e che potrebbe rappresentare se non un nome, un modello. Uno che era già vescovo prima del 2013, che ha una diocesi abbastanza piccola per potersi occupare della Cei, e che possa saldare la diffidenza del Papa per tutto ciò che è "italiano"".
Conclusione

Se l'articolo di Melloni dica il vero, o solamente quello che lui vorrebbe fosse vero, non lo so. E fino all'uscita del documento non mi fascio la testa prima che sia rotta.
Certamente siamo nel cuore di una guerra epocale, una fase apocalittica dove bisogna chiedere all'Immacolata che i tempi siano abbreviati in virtù degli eletti:
"Se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessun uomo si salverebbe. Ma a motivo degli eletti che si è scelto ha abbreviato quei giorni" (Mc 13,20). 
Che cosa è la risicata opposizione al modernismo, di fronte a tanto sovrastanti bocche da fuoco?

Facciamoci santi, facciamo la nostra parte; in primis ci consolano le promesse del Salvatore "Non praevalebunt": e alla luce di queste promesse, ancora più credibili sono le parole di Giuda Maccabeo: "Non è impossibile che molti cadano in mano a pochi e non c’è differenza per il Cielo tra il salvare per mezzo di molti e il salvare per mezzo di pochi" (1Mac. 3,18).