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giovedì 18 febbraio 2016

Ci salverà il monachesimo



Riceviamo da un amico oblato dell'  l'Eremo della B.V. del Soccorso di Minucciano LU - che ringraziamo - un consiglio di lettura per la Quaresima.



Beniamino Lucis,"Ci salverà il monachesimo", Ed. Fede e Cultura, ottobre 2015.


Il testo edito da Fede e cultura appartiene alla collana "I libri del ritorno all'Ordine" ed è ben detto, si tratta di un libro importante, da leggere e far leggere, 220 pagine di agile e accattivante lettura.
Quando si prega per le vocazioni ci si riferisce sempre, o quasi sempre, a quelle sacerdotali, mai ho sentito pregare per le vocazioni monastiche, ma se ci pensiamo bene la restaurazione nella Chiesa di un ceto sacerdotale degno di questo nome, dipende dalla restaurazione dell'Ordine monastico, con monaci veri, tutti d'un pezzo.
E' quanto si sforza di dimostrare l'Autore: avverto che si tratta di un libro per certi versi scomodo, potrebbe anche dare fastidio a certa intellighentia clericale, sicuramente lo darà ai cristiani adulti, a quelli che non hanno più le braghette corte, la narrazione arriva, infatti, a disturbare i cosiddetti piani alti: ma anche San Giovanni Battista - il primo monaco dell'era cristiana - è un soggetto che ha dato fastidio ai piani alti, tant'è che per aver rimproverato Erode di adulterio (meglio: per averlo rimproverato di essere un divorziato risposato) ci ha rimesso, come noto, prima la libertà e poi la testa.
L'essenza del monachesimo, spiega Beniamino Lucis, è connotata da una triplice dimensione: 1. La separazione dal mondo, la cosiddetta fuga mundi, che non è "(pag. 22), nè è da confondersi con un atteggiamento assimilabile alla misoginia, al non sopportare cioè la compagnia degli uomini: la fuga dal mondo è la dimostrazione che è possibile vivere la vita presente senza immischiarsi nelle faccende del secolo, ma con il cuore e la mente protesi alla contemplazione dei beni celesti, al quaerere Deum, cercare Dio, che per il monaco diventa, quindi, un programma di vita che postula, appunto, la separazione dal mondo; 2. La lotta contro il demonio: nella solitudine del deserto sinaitico Gesù lotta faccia a faccia contro Satana in persona che lo sottopone alla triplice tentazione descritta nei Vangeli: allo stesso modo il monaco sa che, separandosi dal mondo, subirà analoghe tentazioni, come attesta la Scrittura: "(Sir, 2.1). Questo genere di tentazioni può arrivare fino allo scontro fisico vero e proprio con il demonio, come avvenne per Sant'Antonio abate (vedi  pagg. 27 e 28), tra la seconda metà del III secolo d.C. e la prima metà del IV.
Contrariamente, quindi, a una certa rappresentazione oleografica o idilliaca, il monaco è un lottatore spirituale, un atleta di Cristo, non è un sognatore che trascorre le giornate a contemplare i fiori nei campi e le notti le stelle nel cielo, egli è un esempio di virilità, un vero guerriero spirituale; 3. Il monaco anela già in questo mondo a riconquistare il Paradiso perduto con il peccato originale: non a caso dove il monachesimo affonda le radici, la società si cristianizza, sorgono le cattedrali e la natura stessa si riconcilia con l'uomo: " (pag. 32).   
Il monaco è, quindi, il nemico giurato del peccato e un annunciatore dell'unico vero Dio, di quell'unica Verità che è Gesù Cristo e di cui la Chiesa (l'unica vera Chiesa) è allo stesso tempo custode e dispensatrice: il monaco non esiste per dialogare, non conosce le raffinatezze e le arti della diplomazia, suo unico compito è quaerere Deum e annunciarlo a chi ancora non lo conosce o a chi, pur conoscendolo in forza del Battesimo ricevuto, lo ha successivamente dimenticato o abbandonato.
Non è un caso che i tre passaggi chiave della vita monastica siano questi: cenobitismo, eremitismo e martirio.
La natura umana è debole, in quanto ferita dal peccato originale, la vita totalmente solitaria (eremitismo) è bene che sia preceduta da un'esperienza di vita comune (cenobitismo), finalizzata a provare la vocazione dell'aspirante eremita.
L'eremita è il monaco che ha superato la prova della solitudine, faccia a faccia con Dio solo,  senza alcun aiuto esterno e, una volta arrivato a questa soglia, è pronto per la missione, cioè per annunciare Gesù Cristo agli infedeli e ai pagani, a costo del martirio, perchè l'annuncio del Cristo comporta la possibilità del martirio, che è elemento strutturale (oserei quasi dire fondativo) del cristianesimo. Ed è il martirio ciò che subirono i primi seguaci del grande eremita S. Romualdo, ovvero i monaci Bonifacio, Benedetto e Giovanni, uccisi in odio alla fede agli albori del II millennio d.C.
Il libro non manca di denunciare le derive di certo monachesimo contemporaneo, che ha mal interpretato il rinnovamento propugnato dal Concilio Vaticano II e porta come esempio da non seguire il centro monastico di Camaldoli (fondato dallo stesso S. Romualdo), dove pare che l'esperienza dialogante con pseudo rappresentanti di pseudo religioni sia all'ordine del giorno, o quasi (vedi cap. 4, Pentecoste alla rovescia, da pag. 101 a pag. 109); altro esempio da non seguire è la nota Comunità di Bose, con il suo fondatore e Priore Enzo Bianchi, ai quali l'Autore dedica gran parte del cap. 8, da pag. 170 a pag. 194: il tratto saliente di questa comunità, oltre agli errori in materia di fede e dottrina (spesso gravi) nei quali incorre sistematicamente il Priore nelle sue applauditissime conferenze pubbliche, risiede in quello che potrebbe essere definito ecumenismo d'acciaio: " (pagg. pagg. 189-190); se non fosse sufficientemente chiaro, significa che a un monaco protestante, una volta emessa la professione definitiva, è decisamente sconsigliato, per non dire precluso il passaggio al cattolicesimo.
Qualche conclusione e indicazione pratica: il monachesimo non è morto, ma deve essere rinvigorito, occorre quindi e in primo luogo pregare per le vocazioni monastiche e claustrali, perchè ci sia una nuova fioritura monastica in Italia, in Europa, in Terra Santa e nel mondo intero (quindi anche in Africa e in Australia), ma ciascuno può chiedersi se possa dare un proprio particolare contributo alla causa monastica, che in definitiva è la causa di Cristo per il bene della Chiesa, Sua mistica Sposa: l'Italia è una Nazione clinicamente morta, quando non sono solo i giovani a espatriare alla ricerca di condizioni di vita migliori (e sono molti), ma anche gli anziani (e sono molti), per trovare condizioni di vita accettabili in rapporto alla pensione percepita, significa che è finita, che è solo questione di tempo, ma che è finita (questa constatazione non è indotta da cupo pessimismo, ma da un semplice esame della realtà): a ciascuno, quindi, valutare la possibilità di concludere la propria esistenza in un monastero, entrando in comunità già esistenti, o iniziare autonomamente, insieme a qualche compagno o compagna del medesimo sesso, un'esperienza comunitaria di vita monastica: ci sono zone ormai abbandonate dell'Italia (soprattutto appenniniche), nelle quali si trovano in vendita immobili a prezzi di saldo, ci sono centinaia di canoniche e chiese destinate a essere sconsacrate e demolite, come già avviene da anni in Francia (e senza bisogno dell'Isis).
Perchè non pensarci?  Il resto verrà da sè, Dio, oltre a essere Misericordia (e Giustizia) è anche Provvidenza.
Fra' Luca Maria
Oblato presso l'Eremo della B.V. del Soccorso di Minucciano LU

10 commenti:

  1. Manca una cosa nella recensoone sopra che secondo me è importante e caratteristica del libro (che ho letto): l' idea che la spiritualità monastica non è prerogativa dei monaci " da monastero: ma il cuore stesso di OGNI vita che sia autenticamente cristiana. E questo, a mio avviso, è ciò che giustifica il titolo del libro.

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    1. Esatto.
      Sto leggendo il libro.
      Straordinario.
      Non so chi sia Beniamino Lucis.
      Mai sentito prima, sono sincero.
      Ma ciò che conta è che è un bravo uomo di Fede che edifica con la sua scrittura.

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  2. la cristianità è sempre stata salvata dai monaci.

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    1. dai santi....più che dai monaci....

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    2. Hai ragione, Hierro. Penso in San Bonifacio, in San Norberto di Xanten, in San Brunone, in San Benedetto da Norcia. E nelle monache Santa Teresa di Avila, Santa Chiara, Santa Teresa del Bambin Gesu'. E' urgente tornare alla stritta osservanza delle Regole. Senza il Ordo Monasticus, senza i contemplativi, che sarebbe della Chiesa?. E' commovente vedere una monacha come la piccola Teresa del Bambin Gesu' proteggere le Missioni. Si, i Santi, ma sopratutto i Santi Monachi hanno salvato la Chiesa. Percio' si chiama vita apostolica, dagli Apostoli. Ad fontes !

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  3. E' ovvio che nel mondo di oggi non si preghi per le vocazioni religiose e monastiche. Nella spiritualità tutta immanente che caratterizza l'oggidì è importante solo il sacerdote secolare, perché vive tra la gente e si può occupare di assistenza sociale. Al limite possono andar bene i sacerdoti regolari di certe congregazioni, purché naturalmente abbiano come carisma principale quello della misericordia corporale. Ma quelli che fanno vita contemplativa come volete che interessino? A meno che, naturalmente, non siano monaci orientali scismatici (orientali cattolici no, anche perché chi sa che esistono?) oppure appartenenti a religioni orientali. Allora sì che va bene: sono tanto mistici... e poi quelli piacciono tanto anche ai radicalscìc che oggi comandano.

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  4. Il Galassi-Paluzzi nell suo ultimo volume della collana "Roma Cristiana" al parlare delle statue dei Santi Fondatori della Basilica Vaticana li chiama "lo Stato Maggiore della Chiesa" e il biografo di Giovanni Paolo II, George Weigel afferma nella biografia dell Papa che nell suo Pontificato, in pieno dopoconcilio, nessuna Ordine Religiosa ha stato riformata, come dopo il Concilio di Trento -ad esempio i Cappuccini e i Carmelitani- premessa necessaria per la vera ed auspicata Riforma della Chiesa. Ed urgente la Riforma, sopratutto delle grandi Ordini ritornando alle Regole primitive. Dopo la Riforma del popolo e piu' facile.

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  5. Bisogna si pregare anche per le vocazioni monastiche e sacerdotali, ma che siano di qualità....dopo i fattacci dell'ex-abate di Montecassino, mi sono detto: ma quanto marciume anche nei monasteri..è vero fare di tutta l'erba un fascio non è mai corretto, ma purtroppo è stato un duro colpo associare l'abbazia madre di tutti i monasteri a cotanto scandalo e perversità.

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    1. Preghare perche siano riformati gli Ordini religiosi. E' urgente. Oggi la vita religiosa nella Chiesa -stricto sensu- cioe' secondo una Regola monastica come la di San Benedetto - la Santa Regola- o la di Sant' Agostino ed anche la Regola di San Francesco, oggi, dico, questa vita religiosa manca nella Chiesa. La Chiesa non puo' vivere senza la vita contemplativa. Pensare nella vita benedittina, io la conosco bene, il suo orario monastico: le ore canoniche, il lavoro, il digiuno, lo studio -penso nella Sacra Scritura o nell Latino, e non piangere di tristezza per come oggi e' inosservata questa vita e un dovere. Come anche preghare perche' Dio ci doni molti e santi religiosi.

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  6. Il monachesimo benedettino italiano potrà rinvigorirsi ritornando alla Tradizione ecclesiale e monastica spirituale. In Italia vi sono alcuni monasteri benedettini tradizionali ma composti da stranieri e non da italiani. Il monastero di Norcia è solo composto da monaci anglosassosi che tranne il padre priore non hanno un esperienza monastica alle spalle. I monasteri italiani invece hanno alle spalle una tradizione e soprattutto un esperienza alle spalle ma deve essere rinvigorita nel solco della tradizione. Solo che i monaci italiani dovrebbero darsi una svegliata. Per recuperare la tradizione dovrebbero andare in monasteri tradizionali all'estero per poi reimpiantarla nei monasteri italiani o fondando qualche comunità nuova osservante.

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La Redazione