Fialmente in italiano il tanto atteso libro "anti-Kasper" sul Matrimonio e sulla Comunione ai risposati dal titolo "Remaining in the Thruth of Christ", con gli interventi dei primi cinque cardinali contro le assurde e infondate teorie "pastorali" del Card. Kasper.
AA.VV (a cura di p. Robert Dodaro, OSA), Rimanere nella Vertità di Cristo. Matrimonio e Comunione nella Chiesa Cattolica, ed. Cantagalli 2014
Matrimonio e Comunionenella Chiesa Cattolica
di Cristina Siccardi, da "Corrispondenza Romana"
San Giovanni Battista venne decapitato poiché i protagonisti dell’errore non
accettavano le denunce del loro peccato: Erode Antipa dopo aver divorziato da
Pharsaelis, figlia del re nabateo Areta, aveva sposato Erodiade, ex-moglie di
suo fratello Filippo; si trattava, dunque, di un’unione illegittima agli occhi
di Dio. Erodiade, mediante la figlia Salomè, chiese la testa del Battista e la
ottenne. Oggi una corrente della Chiesa vuole che i divorziati concubini possano
ricevere la Comunione benché non siano in stato di grazia; come a dire, in
linguaggio figurato: la testa di san Giovanni Battista continua ad essere
richiesta.
Nella relazione presentata al Concistoro straordinario sulla
famiglia (febbraio 2014), il cardinale Walter Kasper ha lanciato un
appello affinché la Chiesa armonizzi «fedeltà e misericordia di Dio nella
sua azione pastorale riguardo ai divorziati risposati con rito civile».
L’inquietante istanza sarà presente al prossimo Sinodo sulla famiglia dal tema:
Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione.
L’augurio lanciato dal cardinale Kasper è che la Chiesa troverà un modo per
armonizzare «fedeltà e misericordia nella sua pratica pastorale», un
genere di pastorale che, entrando in collisione con la dottrina cattolica,
scalzerebbe, nella stragrande maggioranza dei casi, la dottrina stessa: la
prassi (l’esperienza) pagana diventerebbe guida all’impartizione dei
sacramenti.
Per rispondere a queste posizioni, che sovvertono in modo
ineludibile il principio di matrimonio esposto esplicitamente dal Salvatore e
contenuto nel magistero della Chiesa, il 1° ottobre esce in libreria un volume
di notevole portata, Permanere nella verità di Cristo. Matrimonio e
comunione nella Chiesa cattolica (Cantagalli, pp. 304, € 16,50) a cura di
Robert Dodaro O.S.A., Preside dell’Istituto patristico Augustinianum di
Roma.
Il testo, dato alle stampe in questi giorni in Francia e quasi in
contemporanea negli Stati Uniti, raccoglie gli interventi di cinque
cardinali e di quattro studiosi, ognuno dei quali esamina i punti nodali della
questione matrimoniale, ovvero:
«L’insegnamento del Signore su divorzio e seconde nozze: i dati
bliblici» di Paul Mankowski S.J.; «Divorzio e seconde nozze nella
Chiesa antica: riflessioni storiche e culturali» di John M. Rist;
«Separazione, divorzio, scioglimento del vincolo matrimoniale e seconde
nozze. Approcci teologici e pratici delle Chiese ortodosse» di Cyrill
Vasil’ S.J.; «Unità ed indissolubilità del matrimonio: dal medioevo al
Concilio di Trento» del cardinale Walter Brandmüller; «Indissolubilità
del matrimonio e dibattito sui divorziati risposati e i sacramenti» del
cardinale Gerhard Ludwig Müller; «Ontologia sacramentale e indissolubilità
del matrimonio» del cardinale Carlo Caffarra; «Divorziati risposati e i
sacramenti dell’Eucaristia e della penitenza» del cardinale Velasio De
Paolis C.S.; «Il processo di nullità canonica del matrimonio come ricerca
della verità» del cardinale Raymond Leo Burke.
Nei loro interventi, gli autori dimostrano come, esaminando i testi
biblici e la patristica, non sia assolutamente possibile sostenere sic et
simpliciter una “misericordia” fallace e tale da offrire il Corpo Santo di
Cristo a peccatori pertinaci. La Chiesa sostiene il peccatore, ma
denuncia il peccato e cerca di salvare anime invitando il peccatore a non
peccare più, proprio come Gesù insegnò con immensa misericordia all’adultera:
«“Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed essa rispose: “Nessuno,
Signore”. E Gesù le disse: “Neanch’io ti condanno: va’ e d’ora in poi non
peccare più”» (Gv 8, 10-11). Le esigenze dei peccatori, oggi
divenute norma sociale, non hanno e non avranno mai la forza di mutare i
principi divini e della Chiesa, Sposa di Cristo. L’anima dell’adultera è
preziosa a Gesù e alla Chiesa tanto quanto le anime degli adulteri contemporanei
e futuri, e proprio per tale ragione questa raccolta di saggi, presentata in
Italia da Cantagalli, è preambolo indispensabile per il Sinodo che si terrà fra
il 5 e il 19 ottobre.
Le voci dell’importante volume affrontano poi la questione della
oikonomia, pratica diffusa nell’Oriente ortodosso a partire
dal secondo millennio e scaturita dalle pressioni politiche degli imperatori
bizantini, che consente l’ammissione alle seconde nozze religiose dopo un
periodo di penitenza: in queste chiarissime ed esaurienti pagine si traccia la
storia secolare della resistenza cattolica a tale convenzione di carattere
politico e non divino.
La Tradizione, ancora una volta, è maestra: esistono
fondamenta teologiche e canoniche fra dottrina cattolica e disciplina
sacramentale. Il cardinale Müller afferma: «tutto l’ordine sacramentale è
esattamente opera della misericordia divina e non può essere revocato
richiamandosi allo stesso principio che lo sostiene. Attraverso quello che
oggettivamente suona come falso richiamo alla misericordia si incorre nel
rischio della banalizzazione dell’immagine stessa di Dio, secondo la quale Dio
non potrebbe far altro che perdonare. Al mistero di Dio appartengono, oltre alla
misericordia, anche la santità e la giustizia; se si nascondono questi attributi
di Dio e non si prende sul serio la realtà del peccato, non si può nemmeno
mediare alle persone la sua misericordia» (p. 21).
La misericordia di Dio non è una panacea per tutti i mali, perché i
comandamenti di Dio restano tali e la Chiesa è tenuta a ribadirli. Le
difficoltà inerenti all’accettazione dell’insegnamento del Figlio di Dio circa
l’impossibilità di commettere adulterio, poiché quello «che Dio ha
congiunto, l’uomo non lo separi» (Mt 19, 6), furono riconosciute
per la prima volta dagli stessi Apostoli i quali reagirono in maniera negativa
rispetto alla vocazione matrimoniale: «se questa è la condizione dell’uomo
rispetto alla donna, non conviene sposarsi» (Mt 19,10) e a questo
punto Gesù parlò di coloro ai quali viene concesso di comprendere che esiste una
scelta di vita verginale e consacrata, per il regno dei cieli. La dottrina è
data come assoluta nei Vangeli e anche san Paolo insiste sul fatto che egli è un
messaggero di tale insegnamento, pertanto non è da ritenersi responsabile per il
rigore di tale disposizione divina: «Agli sposati poi ordino, non io, ma il
Signore: la moglie non si separi dal marito – e qualora si separi, rimanga senza
sposarsi o si riconcili con il marito – e il marito non ripudi la moglie»
(1Cor 7, 10).
Tuttavia sarebbe errato o «quantomeno seriamente
manchevole, vedere Gesù come un contendente in una controversia legale-morale
che parteggia per la fazione rigorista della controversia e capace di attrarre
soltanto gli intransigenti. Infatti, Gesù ha promesso anche un nuovo e
sovrabbondante afflato di grazia, di aiuto divino, in modo che nessuno, per
quanto debole, trovi impossibile fare la volontà di Dio (…) Gesù disse di
Giovanni: “In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di
Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande
di lui” (Mt 11,11). Sotto la vecchia legge sarebbe stato forse necessario tanto
coraggio morale e fisico da eroi quanto amore per la santità, per rimanere
coerenti nelle idee e nelle azioni alla volontà creatrice di Dio in materia di
fedeltà coniugale, ma nella nuova alleanza anche ho mikroteros, il più
piccolo nel Regno, riceverà la forza per restare fedele, e per fare cose più
grandi ancora» (pp. 56-57).
Gli autori di questo vitale testo sostengono all’unisono e in maniera
ferma che nel Nuovo Testamento l’Unto di Dio proibisce senza ambiguità
divorzio e successive nuove nozze sulla base del piano disposto dal Creatore sul
matrimonio (Gen 1,27; 2,24).
Mi permetto un commento un po' fuori dal coro,perché mai tutta questa fregola di riammettere i divorziati risposati ai Sacramenti,facendone una falsa, nobile e caritatevole battaglia di finta misericordia, quando si distribuiscono indiscriminatamente ostie che dovrebbero essere consacrate ed amministrate a chi è confessato,pentito ed in grazia di Dio? Io la domenica vedo lunghe file al momento dell'Eucarestia, ma so che molti do loro non si confessano e sono ben lungi dall'essere pentiti e dall'osservanza dei comandamenti, qualcuno può spiegarmi perché? Spero di non esser stato offensivo in alcun modo nei riguardi di nessuno.
RispondiEliminaInvece lei ha fatto una osservazione e delle considerazioni davvero pertinenti.
EliminaOk, ma la Chiesa afferma ufficialmente che per comunicarsi non bisogna essere in peccato mortale, dunque se qualcuno non fa così é sua responsabilità (e di chi non gli ha insegnato bene). Ma se la Chiesa appoggiasse ciò con la comunione ai risposati, di chi é la colpa del sacrilegio? Di Kasper&Co?
EliminaDell'autorità ecclesiastica manifestamente eretica e del fedele che dovrebbe conoscer la sana dottrina, che si acquisisce non soltanto durante le prediche domenicali, ma attraverso almeno lo studio del catechismo.
EliminaSi certo, professore lei ha ragione. Però, come ricorda San Tommaso: " Chi va a ricevere il Corpo del Signore indegnamente, mangia la sua condanna". Eppure tantissimi che si dicono buoni cattolici vengono visti andare a fare la comunione spesso in atteggiamento di sfida verso i Sacerdoti celebranti stessi! Anzi con fare davveri luciferino tentano di mettere a disagio l'officiante. Hanno l'avvallo dei Vescovi e dei reprobi come loro. Sfidano, o credono, Nostro Signore medesimo! Adducono motivazioni bergogliesche, se ripresi, usano della Parola di Dio a loro uso e consumo! Se trovano il Sacerdote con gli attributi si beccano quanto si meritano, diversamente si vantano della loro malvagità e si gonfiano come rane canterine.
EliminaSanno benissimo che compiono un sacrilegio, almeno quelli di una certa età. Molti altri sono ignoranti, ma l'ignoranza per non esser in peccato dev'esser invincibile. E non mi sembra questo il caso. Né di preti né di fedeli. E inoltre la morale naturale è insita in tutti gli uomini.
EliminaPurtroppo oggi, e dico oggi per parlar degli ultimi 50 anni che per la Chiesa sono un oggi, la pastorale viene scissa dalla dottrina immutabile, l'intacca, poco o molto non importa, e poi pian piano la bypassa, la stravolge e la trasforma nel suo opposto.
RispondiEliminaOrmai sono oltre 10 i cardinali ed i vescovi che hann'elevato la loro voce contro la prassi ereticale di Kasper. Cristo non abbandonerà la sua barca, anche se ridotta a patino.
Ma si può "permanere nella Verità di Cristo" negando la verginità perpetua di Maria e la transustanziazione, come ha fatto Muller?
RispondiEliminahttp://blog.messainlatino.it/2012/03/il-vescovo-di-ratisbona-mons-muller.html