Pubblichiamo il comunicato ufficiale dell'Istituto dei Frati Francescani dell'Immacolata.
Vengono precisate le motivazioni della "gravissima" (se non la più grave) censura canonica (quindi confermata, come avevamo anticipato) che però non giustificano affatto una pena così eccessiva viste le asserite motivazioni "ufficiali".
Vengono precisate le motivazioni della "gravissima" (se non la più grave) censura canonica (quindi confermata, come avevamo anticipato) che però non giustificano affatto una pena così eccessiva viste le asserite motivazioni "ufficiali".
NULLA viene detto sull'irritualità della comminazione della stessa (due lettere di ammonimento e una con il decreto di sospensione, tutte e tre contestuali), e del mancato processo, in lesione del diritto di difesa dei 6 padri sospesi.
Ah, e vorremmo ricordare a P. Bruno (che ha avuto l'incombenza di scrivere il comunicato) che Corrispondenza Romana, San Pietro e dintorni, MiL e Rorate Caeli, non sono certo blog di nicchia (Vi piacerebbe eh!), ma di ampissima diffusione, e ancora meno sono "ultra-tradizionalisti". Così, tanto per chiarire, se i citati blog fossero davvero ultra-tradizionalisti, cosa dire di altri?
Una cosa è vera: con i nostri articoli noi palesiamo la nostra specificità religiosa (e non anche quella politica, che NOI lasciamo ben distinta dalle cose sacre di Dio!!!), parimenti, i superiori dell'Istituto Commissariato e del Dicastero di competenza palesano la loro.
Per tranquillizzare p. Bruno vorrei evidenziare come MiL avesse precisato che la "sola colpa" imputata ai 6 padri fosse stata sia quella -ufficiosa- di aver chiesto l'escardinazione, sia quella -ufficializzata anche da P. Bruno- di allontanarsi dal convento contro l'ordine dei superiori.
Ah, e vorremmo ricordare a P. Bruno (che ha avuto l'incombenza di scrivere il comunicato) che Corrispondenza Romana, San Pietro e dintorni, MiL e Rorate Caeli, non sono certo blog di nicchia (Vi piacerebbe eh!), ma di ampissima diffusione, e ancora meno sono "ultra-tradizionalisti". Così, tanto per chiarire, se i citati blog fossero davvero ultra-tradizionalisti, cosa dire di altri?
Una cosa è vera: con i nostri articoli noi palesiamo la nostra specificità religiosa (e non anche quella politica, che NOI lasciamo ben distinta dalle cose sacre di Dio!!!), parimenti, i superiori dell'Istituto Commissariato e del Dicastero di competenza palesano la loro.
Per tranquillizzare p. Bruno vorrei evidenziare come MiL avesse precisato che la "sola colpa" imputata ai 6 padri fosse stata sia quella -ufficiosa- di aver chiesto l'escardinazione, sia quella -ufficializzata anche da P. Bruno- di allontanarsi dal convento contro l'ordine dei superiori.
Roberto
Sospensione a divinis, o sospensione della verità?
da Francescani dell'Immacolata
di P. Alfonso Maria Angelo Bruno FI
di P. Alfonso Maria Angelo Bruno FI
Portavoce Ufficiale dei Frati Francescani dell'Immacolata
False
e destituite da ogni fondamento le accuse contro il Commissario
Apostolico Padre Fidenzio Volpi di aver comminato la sospensione a
divinis a sei sacerdoti dei Frati Francescani dell'Immacolata per "aver
voluto cambiare di Istituto". Violenze e ammutinamenti premedidati
contro i superiori e i frati in comunione con il Papa e il Commissario,
fughe e prolungate assenze ingiustificate dal convento, sono piuttosto
il vero movente delle salutari sanzioni disciplinari.
La
“strategia” degli oppositori al Commissariamento dei Frati Francescani
dell’Immacolata, alla luce di recenti post sui soliti blog di nicchia
ultra-tradizionalista, oltre a dichiarare la specificità
politico-religiosa dei soggetti attori e redattori, conferma la scelta
dell’agitazione mediatica come unico e reiterato strumento al quale
consegnare l’utopica rimozione del provvedimento attraverso la vile e
pretestuosa delegittimazione “emotiva” delle Autorità che lo hanno
emanato.
Con l’escamotage della mera traduzione di un post preso dal blog anglosassone Rorate Coeli utilizzato in mera presunzione per tutelarsi da eventuali ritorsioni penali nell’ambito della giurisdizione statale, Corrispondenza Romana, San Pietro e dintorni e Messainlatino
si piegano al ruolo di quello che un tempo si chiamava “lo strillone”,
colui cioè che annuncia lo scoop impresso in un’edizione straordinaria.
Esisterebbero
nella fauna webbistica altre casse di risonanza, ma la qualità degli
amministratori e la quantità degli internauti le rende insignificanti,
più di quelle appena citate.
All’ordine del giorno questa volta è la notizia della “sospensione a divinis” di sei Religiosi ordinati in sacris.
Il
Commissario Apostolico è comparato al gigante Polifemo, immagine
indovinata se si considera l’identità dei suoi oppositori: “Il Signor
Nessuno”.
Con
la solita tecnica di distrarre l’ignaro lettore dal vero oggetto della
questione e suscitare l’indignazione che si prova verso un presunto
carnefice di inermi fraticelli, viene avanzato, come movente della
censura ecclesiastica, la volontà di “lasciare l’Istituto” da parte dei
chierici sanzionati.
Peccato
che il “multiforme ingegno ulissiano” del redattore ispiratosi ad Omero
non presenti i fatti nella loro verità appellandosi, a ulteriore
detrimento della costruenda arringa retorica, ad un presunto difetto
procedurale.
Il
Commissario Apostolico, nell’esercizio dei suoi poteri, ha dovuto
applicare la misura disciplinare della sospensione “a divinis” nei
confronti di sei Religiosi dell’Istituto, di cui uno nigeriano e cinque
filippini non certo per sanzionare, come affermato nell’articolo, la
loro “volontà di lasciare l’Istituto”.
La sospensione a divinis,
inoltre, contrariamente a quanto affermato dall’articolista, che oltre a
non conoscere i fatti misconosce il Diritto Canonico, non è la sanzione
più grave, come lo sarebbe ad esempio la riduzione allo stato laicale.
La sospensione, infine, non è necessariamente permanente.
La volontà di lasciare un Istituto religioso, come afferma lo stesso blogghista, non costituisce nessuna violazione delle norme vigenti.
La
richiesta di dispensa dai Voti costituisce infatti un diritto di ogni
Religioso, regolato dal Codice di Diritto Canonico. La concessione
effettiva, invece, rimane una grazia. I Voti sono una promessa fatta a
Dio, e non di un’esperienza stagionale di volontariato nella Caritas.
Se
il Commissario considerasse erroneamente la presentazione di tale
istanza come una infrazione al Voto di Obbedienza, egli avrebbe già
sanzionato tutti coloro che l’hanno interposta, ed avrebbe adottato tale
misura nei confronti di quanti sono stati recentemente sospesi “a
divinis” fin dal momento in cui si sono rivolti per questo scopo alla
Congregazione competente.
Tuttavia,
di fronte al comportamento di quanti, avendo inoltrato domanda di
dispensa dai Voti, si ritenevano non più vincolati ai doveri derivanti
dall’appartenenza all’Istituto, il Commissario Apostolico ha dovuto
richiamarli alla osservanza di tali obblighi, che perdurano fino
all’eventuale accoglimento dell’istanza da parte della Congregazione.
Rientra
parimenti nella competenza disciplinare della suprema Autorità
dell’Istituto, nel caso specifico il Commissario Apostolico, ogni
comportamento tenuto dai Religiosi fino a quando la dispensa dai Voti
produca i propri effetti giuridici.
Il
comportamento tenuto per una parte da un Religioso nigeriano e per
l’altra parte da sei Religiosi filippini configura un gravissimo
“vulnus” al Voto di obbedienza.