Sant'Elpidio a Mare , Perinsigne Collegiata, Altare Maggiore , sul retro, sarcofago romano IV secolo dove sono conservate le reliquie dei Santi patroni della Città. |
"L’anno scorso ci fu la vicenda della festa coi profilattici in piazza, quest’anno i maghetti.
Il sacerdote [Don Enzo Nicolini, Arciprete della Perinsigne Collegiata a cui va anche l'indiscusso merito di aver effettuato il grandioso restauro della Chiesa/madre della storica cittadina compresa la creazione del Museo della Collegiata N.d.R.] aveva già storto il naso qualche settimana fa, in occasione dell'Insolito festival, una due giorni tutta dedicata alla magia.
Il sacerdote [Don Enzo Nicolini, Arciprete della Perinsigne Collegiata a cui va anche l'indiscusso merito di aver effettuato il grandioso restauro della Chiesa/madre della storica cittadina compresa la creazione del Museo della Collegiata N.d.R.] aveva già storto il naso qualche settimana fa, in occasione dell'Insolito festival, una due giorni tutta dedicata alla magia.
Ma aveva scelto il silenzio.
Stavolta, invece, si è fatto sentire.
Come aveva fatto qualche mese fa, in occasione del venerdì Santo, con la scelta a sorpresa di effettuare la processione in assoluto silenzio, come segno di protesta verso il disinteresse a problemi di degrado e spaccio di droga nei pressi della chiesa."
Il Corriere Adriatico con l'articolo: Don Enzo: "Una festa del patrono senza Santo" ha voluto dare giusta visibilità alle preoccupazioni del Parroco di una delle più belle e storiche cittadine del Fermano (Provincia ed Arcidiocesi Metropolitana di Fermo ): " la Città delle tradizioni "in cui Fede, Arte e Musica Organistica riescono puntualmente a portare nel Centro Storico visitatori provenienti da tutta Italia soprattutto in occasione dell'Accademia Organistica Elpidiense, giunta alla quarantesima edizione. (QUI)
L'articolo citato riporta altre amare considerazioni espresse dal Parroco: "Si fa la festa del patrono, ma il santo non viene nominato nemmeno! Fino a qualche anno fa, c'era l'immagine di Sant'Elpidio a cavallo ora non c'è più nemmeno il nome del santo, si parla solo di feste patronali. Ma chi, cosa festeggiamo? Non si sa. Abbiamo perso il senso autentico di questa celebrazione. ... Poi vedo che oggi (ieri pomeriggio, ndr) qui alla Torre gerosolimitana, dove pochi mesi fa è accaduto un fatto tragico, ci sarà uno spettacolo per bambini con fate, fantasmi e maghetti. Ma che c'entra questa città, che c'entrano le feste patronali, con fate e maghetti? E' necessario ritrovare lo spirito di comunità intorno alla figura religiosa che dà il nome alla città!".
Anche questa dolorosa vicenda, che offende la devozione del popolo elpidiense, ci fa sentire ancor più vicini a don Enzo ed a tutti coloro che in ogni parte cercano di tenere vive e visibili le " Radici Cristiane " nella nostra nebbiosa società.
Ci è l'aiuto in questi sani e santi propositi l'Omelia che il nuovo Vescovo di Macerata Mons. Nazzareno Marconi ha pronunciato ieri in occasione della Festa di San Giuliano Ospitaliere Patrono della Città.
Ne riportiamo alcuni passi: "non si può costruire il presente ed il futuro, senza la memoria viva e condivisa del passato." ...
Per questo il libro del Siracide, nella prima lettura di oggi, ci invita: “Considerate le generazioni passate e riflettete: chi ha confidato nel Signore ed è rimasto deluso?”.
E’ il valore della memoria credente, che oggi la liturgia ci invita a celebrare. Il nostro mondo contemporaneo invece sembra avere dimenticato questa sapienza.
E’ un mondo senza memoria, che non percepisce il valore del ricordo.
Il motivo è semplice e tragico: la società dei consumi in cui viviamo ha bisogno di masse, caratterizzate come “spettatori” degli innumerevoli spot commerciali e come “votanti” conquistabili dagli spot elettorali.
Gli uni e gli altri è bene che non guardino al passato, neppure a quello recente.
Questo sguardo ricco di memoria potrebbe farci ricordare che gli acquisti fatti in passato, con l’illusione di trovare la felicità, si sono mostrati un imbroglio.
Abbiamo soddisfatto desideri materiali, ma il cuore è rimasto vuoto e deluso. ...
Cercheremo perciò di tornare alle radici della nostra identità cristiana, nutrita della memoria della nostra chiesa diocesana, dei suoi pastori del passato e dei suoi santi.
La tradizione credente, la fede popolare, sono il luogo vivo di questo ricordo.
La fede popolare è un tesoro prezioso, sempre bisognoso di purificazione e di rinnovamento, ma che non dobbiamo perdere, anzi dovremo passarlo rinvigorito e purificato, alle nuove generazioni" .
Tutta l'Omelia di Mons. Marconi QUI
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