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Luis Badilla. "Per Papa Francesco visitare la Francia era già un problema nel 2014"

Grazie a Luis Badilla per questa nuova analisi sulla ritrosia di Francesco a fare viaggi apostolici in Francia. QUI ancora Badilla sulla ma...

giovedì 20 febbraio 2014

Mons. Rifan: "Per papa Francesco la Messa antica è un tesoro. Ma teme che possa essere strumentalizzata"

su Rorate Caeli: Prima Messa pontificale dalla riforma liturgica a S. Paolo del Brasile: 
Il Vescovo Rifan: Papa Francesco considera la Messa Tradizionale un tesoro.

 il 9 Febbraio 2014. per la prima volta dall'avvento del N.O. è stato celebrato un pontificale in rito antico nella Arcidiocesi di San Paolo in Brasile. A celebrare è stato l'AMministratore Apostolico della Amministrazione Apostolica Personale di San Giovanni Vianney (a Campos, in Brasile)

Un lettore di Rorate Caeli, che era presente, così dice:

"La messa è stata bel celebrata, bella e solenne. Durante la predica, il Vescovo Rifan ha parlato della sua visita al Santo Padre e ha detto che il papa pensa che la Messa Tradizionale in Latino è un tesoro per la Chiesa e che la sua sola paura è quella che la S. Messa nella Forma Extraordinaria possa essere "strumentalizzata. Mons. Rifan rispose a Sua Santità che egli sta facendo ogni cosa per assicurare che ciò non accada e per promuovere la Forma Estraordinaria come un tesoro per la Chiesa Universale, a cui anch'egli, umilmente, appartiene."

86 commenti:

  1. C'è un solo modo per evitare che la Messa tradizionale sia strumentalizzata: liberalizzarla sul serio, renderla normale non solo in ogni diocesi ma anche in ogni parrocchia importante. L'oggetto di una battaglia ideologica sarà sempre fonte di strumentalizzazioni.

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    1. Bravo Confratello !
      http://traditiocatholica.blogspot.it/2014/02/normalizzare-il-rito-antico.html

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    2. Approvo tutto, Papa Francesco la liberalizzi e celebri anche lui col rito romano di Gregorio Magno, rito di centinaia di suoi predecessori , solo così non ci saranno più motivi di strumentalizzazione per nessuno. La Messa appartiene alla Chiesa intera come le appartengono la Divina Liturgia bizantina , armena, antiochena ecc. e non è lecito a nessuno nemmeno al papa privare i fedeli di un tale ricchezza. Si tutelano i riti orientali ma non il rito latino!

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    3. concordo anche io in pieno! Il SP ne ha allargato la possibilità di celebrazione ma manca ancora la vera liberalizzazione del Rito di San Pio V. Ci vorrebbe la libertà di celebrarla non in riserve indiane ma almeno in ogni parrocchia ovviamente senza sovrapporsi al NO e quindi il fedele potrebbe scegliere secondo la propria sensibilità a quale partecipare.

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    4. Il problema è che nella Messa di San Pio V il Vero Protagonista è Lui e non il sacerdote che nel NO si può permettere di fare e disfare a piacimento la Liturgia. Il dramma è proprio questo!

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    5. Lo vado dicendo dal giorno in cui fu promulgato il Motu Proprio sul rito antico. Per neutralizzare le strumentalizzazioni patologiche (e patogene) del rito antico occorre toglierne il monopolio al tradizionalismo oscurantista, introvertito e retrogrado non solo liberalizzando il VO, ma prescrivendone ad abundantiam la celebrazione in ogni diocesi. Diversamente, anche gli animi tradizionali più sensibili e intelligenti finiranno in balia di celebranti sbalestrati e compagni di viaggio non troppo sani. La celebrazione del rito antico va normalizzata.

      Bisogna però chiedersi perché ciò non avvenga. E forse la risposta sta nel fatto che la strumentalizzazione ideologica non è un problema esclusivo del tradizionalismo.

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    6. Infatti caro Confratello !
      Ci hanno detto e ridetto fino alla noia , che le '' DUE MESSE ,, ..... PURTROPPO , DUE !!!!!! hanno pari dignita' , ma ........
      fra il dire e il fare ci sta di mezzo il mare .... e allora ?
      allora damoce 'na mossa che è ora !!!!!!

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    7. Se il VO viene concesso, dove è concesso, con clausole fortemente restrittive, e con prese di distanza da parte della gerarchia che spesso sono inviti palesi a starne alla larga, poi non ci si può lamentare se lo stesso VO attira anche elementi in rotta con la Chiesa. E' come offrire a costoro una bandiera su un piatto d'argento. Probabilmente all'inizio si è pensato che il "cordone di sanità" fosse sufficiente a far estinguere il fenomeno, ora ci si rende conto che il fenomeno non solo non si estingue ma sia pur lentamente prende piede. Possiamo sperare che la gerarchia prima o poi riveda le sue posizioni alla luce di questi fatti. Quanto a noi che amiamo la Tradizione, dovremmo stare più attenti a non cadere in posizioni massimaliste. Per parafrasare De Gaulle, la Tradizione è una cosa troppo importante per lasciarla ai soli tradizionalisti.

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    8. ''' La Tradition est la transmission dela flamme e non ' admiration des cendres ,,
      Gilbert Chesterton

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    9. E' vero ma se la fiamma è spenta o ridotta a un lumicino per tener vivo il fuoco si deve raccoglire anche la cenere!

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    10. Ridurre la partecipazione alla Messa di sempre a questione di "sensibilità" è una pericolosa arma. La Chiesa, come ha sempre fatto, deve crescere amorevolmente i suoi figli nella verità, non lasciarli liberi di scegliere tra una cosa buona ed una perversa. La nuova "messa", comunque si rigiri, non è cattolica, non esprime la pienezza della Fede ed è una pericolosa porta spalancata verso il protestantesimo e l'ecumenismo più spinto. Come si può accettare?

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  2. Ben detto, Confratello!

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  3. Sbaglio o abbiamo un papa che soffre di schizofrenia????

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    1. No, non sbaglio, un papa che si preoccupa di un problema che non esiste, se esistesse sarebbe lui stesso a celebrarla proprio per dare l'esempio.
      Carismatici e neocatecumenali, con tutto il rispetto per questi due potenti partiti politici, che con gli allacci di cui dispongono fanno liberamente il bello ed il cattivo tempo in campo liturgico, senza dover attendere autorizzazioni da parte delle autorità competenti, senza necessità di motu propri e contro motu propri, senza raccolte firme ne petizioni, invece non strumentalizzano la santa messa vero signor vescovo di Roma?
      Il bue che dice cornuto all'asino.
      Affermazioni sinceramente meschine che offendono quindici secoli di vita cristiana.
      Abbiamo un vescovo di Roma dichiaratamente cattofobo, e ci stiamo a preoccupare di uno spettacolino canoro su un'emittente massonica, Mah!

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    2. No, si tratta di ipocrisia :)

      Angel

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  4. a me sembra piuttosto che la Messa N.O. sia fonte di strumentalizzazione !!!

    ..... e poi i giovani frequentano la povera messa di S. Pio V tanto per essere snob !!!!!! ....
    bho' chi ci capisce è bravo !!!

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    1. Io quando posso frequesto la Messa Tridentina per la grande spiritualità che si crea in quell'ora di celebrazione. Il silenzio ed il raccoglimento ti fanno seguire il Rito non solo con l'udito ma con tutti i sensi...

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  5. Le parole di Rifan son da prender con le molle.
    E' un trasformista. Fu con Licinio Rangel il braccio destro di mons. de Castro Mayer, ed il più acceso sostenitore dlla linea dura. Fu accanto al vecchio vescovo fino alla morte e approvò la consacrazione episcopale di Licinio Rangel da parte dei vescovi lefebvriani. Quando questi, vicino alla morte, si riconciliò con Roma, Rifan lo seguì e fu elevato all'episcopato. A Parigi ebbe a fare esternazioni clamorose: disse che lui era stato vicino a de Castro Mayer fino a che era rimasto unito a Roma ma poi s'era indurito e da qui la decisione di tornar all'ovile. Cancella così una parte recente della sua storia post mortem di dom de Castro Mayer. Ma a chi la vuol dare a bere?
    Io non so quel che il Papa pensi del VO. Certo non lo ha favorito. Forse lo ritiene davvero un tesoro ma da tener in cassaforte in qualche caveau, sostituendolo con gioielli falsi.

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    1. Il solito Dante inquisitore e controllore da Grande Fratello Vaticano. Secondo me mette le telecamere nascoste. Solo una sana lettura dei romanzi storici di L.L. ti può salvare. Anzi, il notissimo scrittore partenopeo cerca collaboratori per il canale Tele Di Sangro, nascente dalle ceneri di Sat2000. Allego un link sul sommo scrittore napoletano.

      http://m.youtube.com/results?q=lino&search_sort=relevance&search_type=search_all&uploaded=&sm=

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    2. Scusate, non ho firmato. Non voglio rimanere anonimo.
      Troiso Pasqualetto

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    3. Sempre da dire e ridire su tutti.
      Solo Dante è perfetto !
      Tipica icona del tradizionalismo italiano ...
      Non voglio rimanere anonimo : firmato Pasqualino il catecumenale

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    4. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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    5. Cari anonimi neocat, io non ho da ridir su tutto, solo su quel che mi sembra non corrispondente alla Verità ed alla verità, e sulla vostra idiozia. Se leggete bene, infatti, ho difeso il Papa in alcune sue esternazioni da altri contestate.
      Quanto a mons. Rifan, invece di chiacchierare a vanvera come ciane sull'uscio di casa, smentite quanto ho scritto.
      Aggiungo qualcosa. Qualche anno fa ho ascoltato Rifan a Gricigliano. Parlava come se non fosse stato mai in rotta con Roma, vantandosi della sua fedeltà al Papa, mentre la realtà è ben diversa, vista la data della sua conciliazione con prebenda episcopale. Eppure era lui il maggior teologo di Campos dopo mons. de Castro Mayer, e fu l'ispiratore e quasi certamente l'estensore di un libretto, peraltro assai argomentato e chiaro sul dissenso dottrinale di Campos con la Chiesa conciliare, pubblicato anche in Ialia dalla S. Pio X, dal titolo, se non ricordo male: CATTOLICI APOSTOLICI ROMANI - LA NOSTRA POSIZIONE NELL'ATTUALE CRISI DELLA CHIESA. Bene, dati questi precedenti, perché impancarsi a maestro e proprio in un Istituto di non derivazione lefebvriana che mai s'era e mai si sarebbe posto , non si pone né si porrà come Rifan ed i suoi ai limiti del sedevacantismo? Avrebbe potuto fare autocritica, e spiegare i motivi - legittimi ed apprezzabili se autentici - del ritorno alla piena comunione.
      Almeno l'abate dom Gerard si staccò da Lefebvre nell'anno delle consacrazioni episcopali senza l'approvazione romana.
      Mi dicon che mons. Rifan ora celebri il NO, che partecipi ad incontri ecumenici ecc. Non so quanto di ciò sia vero né m'interessa. Ognuno fa quel che ritiene giusto e opportuno. Ma non cerchi di porsi a modello di serietà e fedeltà alla S. Sede. Prima il mea culpa, poi troverà stima e rispetto.

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    6. Rifan soffre quindi di un complesso di colpa, tipico di chi tradisce!

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    7. Non son dentro la sua anima. Ha fatto le sue scelte. Ha sparlato del suo maestro di cui era il braccio destro, e questo io gli rimprovero, senza far un vero mea culpa. Ammettere non solo i suoi errori anti-romani, ma anche le menzogne sulla sua posizione post mortem di de Castro Mayer, gli donerebbe un minimo di credibilità.

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    8. Solo Dante è perfetto !
      ----------------
      La perfezione assoluta è di Dio, ed in terra di Cristo. Noi siamo chiamati ad esser perfetti come il Padre nostro. Una parola!
      Poi c'è la perfezione relativa. Cioè in relazione a persone e situazioni. In questo caso, in relazione, cioè, a voi troll, non è difficile per nessuno esser perfetti data la vostra miseria intellettuale, culturale e morale che dimostrate da un commento all'altro.

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    9. REDAZIONE:
      I vomitevoli attacchi degli anonimi delle 1:07, 1:12, 7:13, 9:19 sono stati positivamente approvati da voi? Non si può proprio porre argine a questo fiume in piena di offese e schifezze che si è costretti a leggere su questo sito? Grazie.

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  6. Bergoglio non sa neanche dove sta di casa il latino, poi, da bravo gesuita, ha per le celebrazioni solenni un'innata antipatia, il gesuita prega in silenzio e Non si genuflette, poi non dà mai l'Eucarestia, vi siete mai chiesti perché???

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    1. Infatti il santo Pontefice Clemente XI proibì i riti cinesi sospettati di paganesimo!

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  7. Daccordo su tanti commenti riguardanti una vera liberalizzazione del V.O. soprattutto nelle parrocchie. Però concedetemi una constatazione: ammesso che tutto ciò si verifichi realmente (remotissima ipotesi visto l'andazzo), il vero problema è uno: la stragrande maggioranza dei preti, cresciuti a pane e Rahner nei seminari, non accetteranno MAI di celebrare la forma straordinaria.
    C'è un'avversione epidermica per tutto quello che sa di sacro e tradizionale. C'è un'odio viscerale per il latino e il Coram Deo, per il sacro silenzio e l'adorazione...
    La generazione di preti ordinati dagli anni ''70 alla fine dei '90 è una generazione di preti che hanno risposto più ad una vocazione "sociologica" che "sacerdotale" e risultano essere più dei "volontari filantropici" che "intermediari" del Popolo di fronte a Dio...
    Sono più attenti e si spendono più per i bisogni socio-assistenziali della comunità che delle necessità spirituali, della cura della liturgia e dell'amministrazione dei sacramenti...
    Non voglio generalizzare perchè esistono luminose eccezioni a questo triste andazzo, ma tali eccezioni sono purtroppo molto rare.
    Allora la Santa Messa viene trasformata nel teatrino comunitario, quel cerchio chiuso, in cui la comunità celebra se stessa...allora la liturgia diventa un gioco vuoto dove "la festa siamo noi" (cioè loro...).
    Il problema è serio e deve essere preso con estremo equilibrio da tutti perchè senza preti (che sono sempre meno e sempre più anziani) non ci sarà Santa Messa, nè Vetus nè Novus...quindi per favore esprimiamo le nostre opinioni ma sempre col rispetto dovuto a tutti, soprattutto ai sacerdoti, che sono di Cristo!

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    1. Tra i giovani preti una certa disponibilità, persino una certa propensione, si registra. Quando il gruppo stabile di cui facevo parte ha chiesto la celebrazione VO, un giovane coadiutore della parrocchia obtorto collo ospitante non ha esitato a manifestare una qualche simpatia per la nostra causa, anche se con le cautele del giovane che non vuole stroncarsi la carriera sul nascere. Il problema è vanuto, al solito, dal vescovo, che invece di incaricare un normalissimo prete diocesano, ci ha dato per celebrante un povero tapino in polemica con la Chiesa, con il Concilio ecc., evidentemente per toglierlo dalla circolazione dandogli un contentino. A seguire le messe (a dire il vero celebrate assai mediocremente) di questo assegnatario pareva di trovarsi in comunione con la Chiesa... dell'Ottocento (specie quella francese), sebbene in modo surrettizio e un po' marrano. Normalizzando il VO si eviterebbe di esporre i fedeli al rancore di celebranti in rivolta contro la gerarchia, contro il Papa, contro la Chiesa e, talora, contro la propria originaria vocazione, e risparmieremmo a centinaia, forse migliaia, di sani fedeli che preferiscono il rito antico la sorte di scivolare impercettibilmente sul piano inclinato del fondamentalismo dottribale e dell'isolazionismo liturgico.

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    2. "dottrinale" (anche se lo spirito di tribù non manca)

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    3. Figurati, caro anonimo delle 9.20, che in una diocesi attigua alla mia (ma mi dicono che cose del genere sono accadute anche altrove) il vescovo a un gruppo stabile che aveva chiesto il VO aveva inviato un prete "punitivo", il quale celebrava apposta male, "volgarizzava" il più possibile e prendeva in giro i fedeli, facendo prediche accesamente moderniste e chiedendo: "Non volete per caso anche la predica in latino"? Il risultato fu, mi raccontò una delle vittime, che i più rinunciarono ad andare a quella messa e il prete felice concluse "vedete bene che questa messa non interessa, quindi la chiudiamo". Ora, censurando la condotta del prete che se fu quella descritta fu a dir poco luciferina, ascoltando questo racconto, condito da recriminazioni sul fatto che i reduci del gruppo stabile oggi sono privati di una messa cui tenevano non poco e costretti a sorbirsi gli alleluia delle lampadine svitate e cose simili, non ho potuto fare a meno di obiettare che una battaglia potevano pure tentare di farla. Il prete sbagliava apposta e li derideva? Be', potevano avvicinarlo, cercare di fare appello al suo sacerdozio, di fargli capire che la messa è una cosa seria e va fatta con coscienza. Probabilmente non gli avrebbero cambiato la testa, e del resto se uno esige un prete proprio come piace a lui e che faccia le cose come vuole lui l'unica soluzione è di entrare in seminario, ma probabilmente qualche risultato l'avrebbero ottenuto. Il che, con i tempi che corrono e nella situazione generale non sopraffina che abbiamo, non sarebbe stato poco. L'alternativa è attendere che le nespole maturino, ma potrebbero anche volerci decenni.

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    4. La Chiesa è nelle mani dei sessantottini falliti, finché la Divina Provvidenza non provvederà altrimenti, dobbiamo rassegnarci al crudele dominio di costoro.

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    5. io sono stato ordonato nel 1987 dopo aver studiato nel seminario diocesano ( uno dei tanti ... senza infamia e senza lode ) nel 2007 ho accolto il motu proprio papale e ora celebro la messa tridentina due volte la settimana. Senza clamori e senza comunicati stampa.
      La stessa cosa fanno alcuni miei compagni di seminario.
      Debbo chiedere a Giacomo il permesso di celebrare la messa tridentina oppure l'abilitazione alla redazione di questo sito ?
      Vi state facendo una chiesa tutta vostra ... con i paraocchi ...

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    6. Anonimo prete, dici bene: si stanno facendo una chiesa tutta loro, con il suo clero ribelle, i suoi fedeli confusi, i suoi autodafè improvvisati e le sue confraternite immaginarie. E i paraocchi impediscono loro di comprendere in quale cul-de-sac si siano imbucati.

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    7. Anonimo21 febbraio 2014 13:55
      E' vero, purtroppo voi ordinati non prendete in mano la situazione, e a qualcuno tocca pur prendere l'iniziativa.
      Non ti scandalizzare, è solo conseguenza della irresponsabilità delle gerarchie che, come in questo caso, si limitano a liquidare il problema sminuendolo a "moda di passaggio". Perciò valuta tu se è il caso di contestare l'opinione del vescovo di Roma: ho è solo una moda passeggera o è una Chiesa parallela, delle due l'una.
      Voi avete fatto il danno (magari non tu direttamente) ed ora ne pagate le conseguenze.

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    8. @Anonimo (sacerdote) delle ore 13,55:
      Non capisco l'acredine del Suo commento nei miei confronti.
      Io non ho parlato della "totalità" dei preti che non accetteranno MAI di celebrare nella forma straordinaria, bensì di una "stra-grande maggioranza" alla quale mi sembra di capire che Lei, come luminosa e rara eccezione, non appartiene.
      La scelta di accogliere il Motu Proprio del 2007 Le fa onore, e di questo mi compiaccio. Non capisco però perchè debba Lei chiedere a me, o alla redazione di questo blog, un permesso che Le è accordato direttamente dal Pontefice Romano.
      Allo stesso modo non capisco di quale fantomatica Chiesa in costruzione stia parlando. Io cerco di "edificare" per quanti talenti mi ha messo a disposizione N.S.G.C. con umiltà e pazienza e cerco di sfruttare gli spazi che un blog gratuitamente mette a disposizione per esporre il proprio pensiero, che chiunque con le proprie ragioni, può opinare.
      Per contro vedo tanti individui, per lo più nell'anonimato più totale, che invece di edificare distruggono.
      Mi dispiace se nei limiti del linguaggio adottato posso aver urtato la Sua suscettibilità sui temi di cui ho accennato.
      Per una maggiore chiarezza, se ha tempo, può anche indicarlo...

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    9. volevo rispondere al sacerdote ordinato nel 1987 facendogli i miei complimenti perché è veramente da esempio per tutti gli altri sacerdoti. Magari in ogni parrocchia ci fossero sacerdoti disposti a celebrare anche saltuariamente in rito tridentino! Che bello esempi come il suo mi confortano!

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    10. Anonimo prete ordinato nel 1987, non capisco quale sia il tuo problema: sei piuttosto la soluzione del problema. Ce ne fossero un po' di più come te, che celebrano in VO senza troppi patemi. Si potrebbe andare a una buona messa senza dovere raccogliere le firme, senza affrontare parroci paranoici che ti insultano e vescovi che ti prendono in giro, senza dover girare per altre parrocchie mendicando qualche paramento per poter dire messa con un qualche decoro, senza dover dipendere da un prete che viene da chissà dove, senza doversi cimentare in discussioni su cosa si debba o non si debba fare... Sarebbe la normalità, insomma. Ma quanti ce ne sono come te? Io non ne vedo. Vedo un mondo diverso, oggi come oggi. Capisco che non piaccia, non piace neanche a me, ma farsene uno come piace schioccando le dita è un po' difficile.

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    11. - non capisco di quale fantomatica Chiesa in costruzione stia parlando -

      ciò accade a chi frequenta il mondo tradizionalista da troppo poco tempo, o da troppo.

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    12. Il prete anonimo celebra due volte la settimana la messa tridentina? In quali giorni, dove? Se qualcuno non lontano volesse partecipare a queste Messe, come può fare se resta nell'anonimato e non fa informazione?

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    13. Vedo però in alcuni post precedenti uno spostamento del problema dal suo centro (il rito antico) alla sua periferia (i tradizionalisti). Vogliamo dire che i tradizionalisti sono brutti, sporchi e cattivi? Diciamolo pure. Ma questo cosa c'entra con il rito antico? Anche al rito moderno partecipa una percentuale di gente che sicuramente non ci piace, allora chiudiamo anche quello e ce ne andiamo tutti in pace? Dietro questi discorsi fa capolino l'idea (moderna) che il rito in fondo sia l'espressione di un gruppo umano che se lo forgia per i propri scopi. Quindi se il gruppo umano non mi piace, non mi piace nemmeno il rito. E' una visione antropocentrica, direbbe il Papa emerito. Il rito invece mi rimanda a qualcosa che va molto al di là di coloro che lo celebrano, i quali sono uomini e come tali fallibilissimi. Le critiche quindi andrebbero semmai fatte al rito, non al gruppo che vi ruota intorno: ed è, fra l'altro, profondamente sbagliato accomunare tutti coloro che partecipano al rito antico in un'unica categoria come se non esistessero al suo interno posizioni anche molto differenti.

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    14. L'anonimo sacerdote non dice dove celebra, in quali giorni della settimana: come potrebbe, qualcuno dei dintorni, recarsi alle sue due Messe tradizionali se si tacciono tali elementi e non si fa neppure informazione?

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  8. Bravo Giacomo colto in pieno il problema.

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    1. Complimenti Giacomo hai fatto una analisi esemplare dello status attuale di molti sacerdoti e molte parrocchie che in molti casi somigliano più a confraternite filantropiche che a veicoli per la salvezza delle anime. Spero che questa opera di diluizione della Fede prima o poi si arresti ma nel breve/medio periodo la vedo buia. Noi intanto continuiamo a batterci per avere buoni preti.

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    2. Grazie.
      Io penso che "battersi per avere buoni preti" voglia dire educare i giovani con l'esempio, col catechismo e con la buona liturgia a Cristo. Bisogna impegnarsi nell'educazione (cioè nella crescita nella fede cattolica) dei giovani che sono e devono essere il nostro futuro!
      Ripeto: senza sacerdoti non ci sarà alcuna Santa Messa, alcuna Penitenza sacramentale! Al solo pensiero sono terrorizzato di vivere (e far vivere i miei figli) lontano dai sacramenti, vero ed unico nutrimento dell'anima...segni efficaci della salvezza di Cristo!
      Dobbiamo riappropriarci dell'educazione che è la vera emergenza nella Chiesa di oggi...cosa facile e veloce a dirsi, molto difficile e lungo a farsi....
      Solo con una buona e forte educazione cattolica i giovani sapranno riconoscere, abbracciare ed amare la vocazione sacerdotale che Dio semina nel loro cuore, altrimenti vivranno la loro vita da "spostati", insoddisfatti e forse anche depressi.
      Personalmente ho provato a fare catechismo in parrocchia e devo dire che è stata un'esperienza frustrante e sterile: per molti parroci la priorità non è insegnare la dottrina e le verità della fede ma mettere al centro l'amicizia fra i bambini. L'importante è che siano amici e giochino tutti insieme. Cosa forse importante ma secondaria!!! Questa forma mentis purtroppo si riscontra anche in tanti sacerdoti relativamente giovani...!
      E' un vero danno alla salvezza delle anime...speriamo bene!

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  9. E' interessante verificare come abbia valorizzato bene Bergoglio questo "tesoro", basta guardare la sciattezza con cui celebra, basta guardare allo scempio della GMG, e alla indecente ed immotivata negazione a celebrare imposta ai FFI.

    Se Bergoglio ha detto queste cose a Rifan allora o è un ipocrita o ha seri problemi di coerenza di pensiero, ma c'è anche la possibilità che sia Rifan il mendace, oppure che lo siano entrambi, di certo qua i fatti contraddicono le chiacchiere e questa è l'unica cosa sicura.

    Aggiungo che se mai Bergoglio celebrasse in rito extraordinario anche una messa bassa infrasettimanale mi faccio una settimana a pane e aceto...
    seee stai fresco....

    Polimar

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  10. nè bERGOGLIO, nè Rifan sono affidabili.
    http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2014/02/vescovo-rifan-papa-francesco-considera.html

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  11. Penso sia un articolo interessante:
    ALLA RICERCA DI UNA “MISSA ANTIQUA”

    SEVERINO DIANICH

    Da quando si è avviata la promozione di una legittima celebrazione dell’eucarestia con il rito tridentino, si è introdotto l’uso di denominare quel rito “La Messa Antica”. Ogni parola ha il significato che le vuol dare chi la pronuncia e, se dicendo “antica”, si intende indicare semplicemente la forma rituale precedente alla riforma liturgica voluta dal concilio Vaticano II, non c’è problema. Se però si volesse intendere che il rito del concilio di Trento corrisponde alla forma più antica, quella con cui si celebrava la Messa prima del Medioevo e dell’avvento della modernità, l’espressione verrebbe a falsare la realtà storica. Il messale di Pio V è un’opera moderna. Fu pubblicato, infatti, il 14 luglio 1570, nel pieno degli eventi che caratterizzarono l’insorgere della modernità, dopo la fioritura della cultura umanistica, nell’emergere di una sensibilità individualistica, in stretto rapporto con il dramma della Riforma. E’ vero che la commissione che ne ha curato la redazione intendeva ricondurre la liturgia nelle forme rituali della chiesa romana antica ed, effettivamente, ha realizzato un’opera di sfrondamento di infinite sovrastutture che nel frattempo vi si erano introdotte.

    A giudizio, però, del grande storico della liturgia eucaristica, Joseph Andreas Jungmann, “questa mèta così elevata non venne raggiunta che in piccola parte”. Che avesse costituito un desiderio dei Padri del Tridentino, secondo Jungmann, “appare chiaro dal fatto che già nel 1563, quando ancora si progettava di occuparsi della correzione del messale nel concilio stesso, un manoscritto vaticano del Sacramentario Gregoriano venne fatto venire appositamente da Roma a Trento. E non si trattava di uno slancio isolato, ché anche la commissione si è preoccupata di studiare le fonti antiche”. Però, aggiunge il nostro storico, “non ci si poteva aspettare che una commissione di pochi uomini, chiamati ad un lavoro pratico potesse venire in possesso, in un paio di anni, di quelle cognizioni storico-liturgiche che erano destinate a maturare per la cooperazione di molti solo nel giro di parecchi secoli” (Missarum Sollemnia, I, Marietti, Casale M. 1953 (ed. orig. presso Herder 1948), 117. Questo risultato, infatti, allora desiderato, è stato felicemente raggiunto proprio dalla riforma promossa dal concilio Vaticano II.

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    1. Il problema è impostato male. La patente di vetustà conta poco. Quello che conta è invece la sacralità del rito. E qui il VO vanta senz'altro una chiara superiorità.

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  12. E’ anche interessante osservare che il concilio di Trento nel decreto dottrinale sul sacrificio della Messa, pur dichiarando che “non è sembrato opportuno ai Padri che si celebrasse in lingua volgare”, si è seriamente preoccupato, usando le belle espressioni bibliche, che “le pecore di Cristo non abbiano a soffrire la sete ed i piccoli non debbano chiedere pane e non avere alcuno che glielo distribuisca”. Per questo si dava mandato ai pastori e a coloro che hanno cura d’anime di “spiegare di frequente, essi stessi o qualcun altro al loro posto, durante la celebrazione della Messa, qualche parte di ciò che nella Messa viene letto” (Sessione XXII del 17 settembre 1562, cap. VIII).

    Le circostanze per le quali a quel tempo era sembrato ai Padri non opportuno che la celebrazione avvenisse nelle lingue parlate, dopo quattro secoli, sono profondamente mutate, per cui il Padri del Vaticano II hanno ritenuto opportuno ciò che al tempo del Tridentino non lo era, recuperando così davvero la grande tradizione antica, che ha visto i cristiani di Roma celebrare in greco e solo più tardi, nel terzo secolo, adottare il latino, mentre in Grecia si celebrava in greco, in Siria in siriaco, in Armenia in armeno, e cosi via. Questa era la tradizione della chiesa antica. Trovo per questo molto significativo che l’Istruzione della Commissione Ecclesia Dei del 30 aprile scorso, al numero 26, abbia disposto, per coloro che lo useranno, una deroga alle rubriche del Messale Tridentino, permettendo di abbandonare il latino per fare le letture bibliche nella lingua dei fedeli. Al di là dei loro gusti rituali, è evidente che nessun maggiore vantaggio spirituale essi potrebbero ricavare ascoltando la Parola di Dio in una lingua che non comprendono. E’ difficile, invece, non sentir dispiacere per la perdita che essi vengono a subire, non potendo godere di quella “lettura della sacra Scrittura più abbondante, più varia e meglio scelta” (SC 35) che viene offerta dal nuovo Lezionario. Dal punto di vista dei gesti rituali, nella proclamazione della Parola di Dio, i cristiani dell’epoca antica non solo mai hanno visto ma anche, se l’avessero visto, se ne sarebbero molto meravigliati, il sacerdote leggere i testi dal messale invece che dal lezionario, sull’altare invece che all’ambone, o il diacono cantare il vangelo rivolto contro la parete invece che verso il popolo. Basti pensare che sino alla fine del Medioevo per la lettura biblica si costruiscono gli amboni.

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  13. All’inizio del Trecento Giovanni Pisano, per la proclamazione del vangelo nella cattedrale di Pisa, crea quell’opera magnifica e tutt’oggi ammiratissima del “pergamo” (così lo chiamarono, dalla corrispondente espressione greca, i pisani, perché ha la forma di una torre rotonda, simile a quella dell’ambone della Haghia Sophia di Costantinopoli). Quando, ora che si è ripristinato l’uso antico, l’assemblea dei fedeli, volgendo lo sguardo verso l’alto, vede apparire lassù, durante il canto dell’Alleluja, il primo filo d’incenso del turibolo fumante e poi i lumi dei ceri portati dagli accoliti, quindi l’evangeliario d’argento tenuto alto dal diacono e, in fine, la persona del diacono che si erge sul parapetto dell’ambone per il canto del vangelo, è difficile che ci si sottragga ad un brivido di emozione. La Parola della nostra salvezza scende dall’alto e ci investe: “Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra … così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto” (Is 55, 10s).

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  14. Questa era l’antica liturgia della Parola, vissuta dal popolo con grande emozione: Paolo Silenziario, descrivendo la basilica della Haghia Sophia di Costantinopoli, nel suo poema recitato davanti alla corte il giorno dell’epifania del 563, ci racconta che si dovette transennare la solea che congiungeva l’ambone all’altare, perché quando “colui che annunciò la buona novella” tornava sui suoi passi “sollevando il libro d’oro”, la folla gli si gettava addosso “per appoggiare le labbra e le mani sul Sacro Libro” (M.L.Fobelli. Un tempio per Giustiniano. Santa Sofia di Costantinopoli e la Descrizione di Paolo Silenziario, Viella, Roma 2005, 113). Per indicare poi solo alcuni particolari dell’evoluzione delle forme rituali, è interessante osservare che in epoca antica mai il sacerdote trovava già posti sull’altare il pane e il vino dell’offerta, che invece i fedeli portavano all’altare accompagnati dal canto per l’offertorio (Jungmann II, 24s). La recitazione del Canone sottovoce è una tradizione che nasce e si sviluppa solo col trapianto della Messa romana in terra
    franca (Jungmann II, 108). E’ diventata celebre nella spiritualità liturgica moderna la frase: “Surgit solus pontifex et tacito intrat in canonem” (Si alza solo il vescovo ed entra, in silenzio, nel canone), ma si tratta di una norma introdotta solo all’epoca di Carlo Magno, per modificare la diversa prassi antecedente. I fedeli hanno sempre, per tutto il primo millennio, ricevuto la comunione all’altare e in piedi. Solo nel secolo XIII appare l’uso di stendere fra l’altare e i fedeli una tovaglia, sorretta da due accoliti, mentre la costruzione delle balaustre non compare prima del XVI secolo (Jungmann II, 282). Assai prima, anche se in alcun modo in epoca antica, cioè nel IX secolo, in pieno Medioevo, iniziò l’uso di dare la comunione in bocca, invece che sulla mano del fedele (Jungmann II, 286).

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  15. Sull’altare in epoca antica non solo non c’era il tabernacolo eucaristico, che non vi
    compare mai prima del XV secolo, ma neppure vi si collocavano, né i corpi dei martiri, né le immagini del Signore o dei santi. Fu proprio la collocazione dell’urna
    con il corpo di San Dionigi sopra, invece che sotto, l’altare di Saint Dénis, fuori Parigi, nel XII secolo, a dare inizio ad una forma di altare in cui la mensa si riduceva ad una forma stretta e lunga e tale da non permettere più di celebrare rivolti verso il popolo. A Roma, invece, l’uso antico non è mai stato abbandonato e in San Pietro, ancora nel 1594 papa Clemente VIII consacrava l’altare, attualmente sovrastato dal baldacchino del Bernini, sul quale da allora fino ad oggi (così come accadeva sul precedente altare di Gregorio Magno e poi su quello che gli viene sovrapposto nel 1123 da Callisto II) il papa ha sempre celebrato rivolto al popolo. Per indicare un ultimo caso, l’uso di leggere il prologo del vangelo di Giovanni come rito di benedizione, nato dall’ammirazione per la bellezza e l’importanza di questo testo, inizialmente aveva suscitato preoccupazioni per la possibile deriva verso pratiche superstiziose e solo nel 1200 troviamo la prima documentazione della concessa licenza di recitarlo alla fine della Messa (Jungmann II, 334-337).

    Queste osservazioni non intendono avanzare l’idea che nella tradizione liturgica della chiesa ci siano epoche buone ed epoche cattive, forme celebrative autentiche ed altre spurie. Ciò che è vero è che ci sono forme di vita cristiana più corrispondenti ai bisogni del proprio tempo ed altre, valide al loro tempo, ma meno capaci di rispondere alle esigenze del presente. La riforma liturgica del Vaticano II ha voluto disegnare una forma della liturgia che risponda al bisogno della chiesa di superare l’individualismo dei cristiani e di far loro godere la bellezza della comunione, nella partecipazione comunitaria di tutti all’azione liturgica, per poi viverla nella prassi della comunità e della sua solidarietà con i bisogni di tutti gli uomini. Con questa intenzione era naturale dirigere lo sguardo alle forme liturgiche della chiesa antica più che a quelle fissate dalla riforma tridentina in epoca moderna. Come abbiamo visto, infatti, osservando l’evoluzione storica dei riti, dovremmo definire il rito tridentino come la “Missa Moderna” e non “Missa Antiqua”. Così come abitualmente facciamo per la spiritualità diffusa dal Trecento fino all’epoca tridentina, che tutti chiamano la “devotio moderna”. Era una spiritualità fortemente contrassegnata da una sensibilità individualista, piuttosto che dalla dimensione comunitaria. Non è questa, forse, la differenza più evidente che corre fra la liturgia tridentina e quella nata dal concilio Vaticano II? Al punto di partenza dei Padri conciliari era la visione della chiesa, viva per l’unità di tutti, come corpo di Cristo, nel popolo di Dio: “Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo”. Questo popolo è “costituito da Cristo per una comunione di vita, di carità e di verità” e in tal modo è “per tutta l'umanità il germe più forte di unità, di speranza e di salvezza” (LG 9)

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    1. Che pena questi peana!.
      Triti e ritriti. Che ci tritano le budella dell'anima.

      Per concludere ci domandiamo è proprio questa la strada da percorrere per giungere ad una pace liturgica? Non è ora di finirla con gli anatemi dei “dotti”? Non sarebbe più proficuo per tutti imitare la saggezza e l’equilibrio del Santo Padre Benedetto XVI il quale, tramite la Pontificia Commissione Ecclesia Dei, ha chiesto ai fautori della “Messa antica” di non manifestarsi “contrari alla validità o legittimità della Santa Messa o dei Sacramenti celebrati nella forma ordinaria” (Universae Ecclesiae, n. 19)? E non varrà forse anche il contrario? Perfino per gli illustri teologi e le riviste pastorali? Pensiamo di sì ed è lo stesso Santo Padre a ricordarcelo: “Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto. Ovviamente per vivere la piena comunione anche i sacerdoti delle Comunità aderenti all’uso antico non possono, in linea di principio, escludere la celebrazione secondo i libri nuovi. Non sarebbe infatti coerente con il riconoscimento del valore e della santità del nuovo rito l’esclusione totale dello stesso” (Lettera del Santo Padre Benedetto XVI ai vescovi di tutto il mondo per presentare il Motu Proprio “ Summorum Pontificum cura” sull'uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970).

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    2. La "fissa" con Dianich è del solito troll neocatecumenale che ha avversione viscerale per la messa antica

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    3. Il problema caro Luigi Martino è solo uno, si crede ancora nella transustanziazione e nella sacralità della Messa oppure no? Inutile che controbatta al suo copia/incolla lo lascio fare a qualcuno che di liturgia ne mastica io mi limito a dire che se si perde, come si sta perdendo, la devozione e la lex orandi perderemo anche la fede che, con il tanto vituperato Tridentino, era preservata.

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    4. Dianich, uno dei professori, con Chiavacci ed altri, che dall'università pontificia dell'Italia centrale ha creato stormi di preti dalla fede volatile come la loro cultura, scopre l'acqua calda:
      che la Messa in Rito Antico sia un prodotto formatosi nel tempo intorno al nucleo centrale dell'età apostolica lo sappiamo tutti.
      Ignora però, volutamente, qualche cosa di molto importante: il Canone Romano. Il Fortescue scrive che non v'è rito nella cristianità tanto venerabile come la Messa romana.
      Il Bouyer, Louis, non certo simpatizzante tradizionalista, afferma che il Canone Romano risale tale e quale a S. Greogorio Magno, e che non v'è né in Occidente né in Oriente una preghiera eucaristica rimasta tale e quale che possa vantare una simile antichità. Aggiunge, che, gettar a mare questa preghiera agli occhi di Ortodossi e persino anglicani sembrerebbe affermare che la Chiesa Cattolica non è più la vera Chiesa.
      Quanto al Tabernacolo, scrive PIo XII nel 1956 " Separare il Tabernacolo dall'altare equivale a separare due cose che in forza della loro natura debbono restare unite (Allocuzione al congresso in ternazionale di Liturgia).
      Tornare in dietro a imprecisate origini è quello che il grande Papa definiva "insano archeologismo".

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    5. Il problema non è la celebrazione del sacerdote verso il popolo o verso Dio, in antico questi diversi modi di celebrare convissero pacificamente e l'altare della Basilica di san Nicola in Carcere in Roma lo testimonia. Il sacerdote , davanti non ci sono gradini ma una cripta, doveva necessariamente celebrare verso il popolo. Potrebbero convivere pacificamente entrambi i riti ma i liturgisti del Novus Ordo son come i terroristi dopo aver tutto distrutto, vorrebbero cancellare ogni memoria del passato.

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  16. Un regno in sè diviso crolla...ed è quello che sta avvenendo nella chiesa cattolica. Hanno palazzi, chiese soldi e potere ma per quanrto ancora?
    Con l'impoverimento generale la chiesa tornerà ai tempi delle catacombe, ecco il radioso sol dell'avvenire delle magnifiche sorti.

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  17. Vedi, Luigi Martino, questo testo di Dianich si basa su una tesi che è semplicemente uno sproposito storico, ovvero che il Vetus ordo sia una messa "moderna" e il Novus ordo la vera Messa antica che ci riporterebbe nientepopodimeno che ai tempi dei primi cristiani. Basta guardare le date: il Novus ordo risale al 1969. E non è il recupero di qualcosa di precedente, perché prima di allora quel messale non lo si ritrova in nessun punto della storia. Per la verità non si ritrova in nessun punto della storia della Chiesa nemmeno l'idea che la messa si dovesse celebrare nella parlata volgare di ogni nazione. Basta anche solo questo per far capire ad abundantiam che il Novus ordo è un rispettabile prodotto moderno di una mentalità moderna, non certo il ritorno del "vero" antico. Per la verità però trovo interessanti per un altro motivo le tesi di Dianich: sono la spia di un disagio. Cinquant'anni fa, nell'epoca della contestazione totale, non si aveva pudore di dire che il Novus ordo era appunto nuovo, la sovversione di un vecchio ordine superato, la rivoluzione applicata alla liturgia. Lo si proclamava apertamente. Ora i tempi sono cambiati e una Chiesa senza radici e figlia di un'epoca ormai tramontata appare molto meno invitante: ecco allora l'ingenuo tentativo di accreditare l'idea che il Novus ordo non sia più il nuovo ma l'antico, le radici, le origini. Tentativo che lascia il tempo che trova, avendo piuttosto un Vetus ordo che nella sua parte centrale risale tal quale al IV secolo.

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    1. Finalmente qualcuno che usa ancora la testa.

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    2. Veramente questa del ritorno alle radici e del recupero delle prime forme liturgiche è vecchia come la Messa di Paolo VI.
      Dianich non dice niente di nuovo.

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    3. In realtà Dianich non dice niente di nuovo. Che il NO fosse un ritorno alle radici, alla riscoperta del rito dei primi secoli è vecchio, risalendo al 1969-70 come da dichiarazioni degli stessi inventori compreso Paolo VI. Pio XII parla, per questi tentativi di smantellar la S. Messa in nome delle origini, di insano archeologismo.

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    4. Non so se Dianich abbia il copyright della bufala che il messale del 1969 costituisca la vera Messa Antica, forse altri l'hanno detto prima di lui, ma è certo che nel 1969 non si aveva nessun problema a dichiarare che il nuovo messale era appunto nuovo, che era una adattamento a esigenze e mentalità nuove, tutt'altro che un ritorno all'antico. Basta leggersi la costituzione Missale Romanum con la quale Paolo VI promulgava nel 1969 il nuovo messale:

      "Si è sentita l'esigenza che le formule del Messale Romano fossero rivedute e arricchite. Primo passo di tale riforma è stata l'opera del Nostro Predecessore Pio XII con la riforma della Veglia Pasquale e del Rito della Settimana Santa, che costituì il primo passο dell'adattamento del Messale Romano alla mentalità contemporanea".

      Ecc. ecc.

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    5. Cnfratello, la Costituzione va letta tutta, però. Ad es. "Non bisogna tuttavia pensare che tale revisione del Messale Romano sia stata improvvisata: le hanno, senza dubbio, aperta la via i progressi che la scienza liturgica ha compiuto negli ultimi quattro secoli. Se infatti, dopo il Concilio di Trento, molto ha contribuito alla revisione del Messale Rοmano lo studio degli antichi manoscritti dello Biblioteca Vaticana e di altri, raccolti da ogni parte, come dice la costituzione apostolica Quoniam primum del Nostro Predecessore san Pio V, da allora sono state scoperte e pubblicate le più antiche fonti liturgiche, e nello stesso tempo sono state meglio conosciute le formule liturgiche della Chiesa Orientale; e così molti hanno insistito, perché tali ricchezze dottrinali e insieme spirituali non rimanessero nell'oscurità delle biblioteche, ma venissero invece messe in luce per rischiarare e nutrire la mente e l'animo dei cristiani." E poco dopo parla dei nuovi Canoni proposti a simiglianza della varietà delle anafore orientali.


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    6. Caro Pastorelli, le sono grato per questa possibilità di un confronto sui testi. Non le sarà certamente sfuggito che la costituzione Missale Romanum parla sì di criteri di acribia filologica e riscoperta delle fonti antiche, e sarebbe stato sorprendente che gli autori della riforma si fossero dichiarati indifferenti a questo!, ma non dice da nessuna parte che il nuovo messale sia il “vero” messale antico riportato in vita (di questo stiamo parlando). Anzi afferma esplicitamente, come ho riportato sopra, che il messale nuovo è un adattamento alla mentalità moderna. Ma per non soffermarci su un unico documento, vorrei leggere un altro testo importante sempre di Paolo VI, il Discorso ai partecipanti alla VII sessione plenaria del Consilium ad exsequendam constitutionem de sacra liturgia del 13 ottobre 1966. Non potendo citare qui tutto, le cito un brano che mi pare particolarmente significativo:

      “È funzione di codesto ‘Consilium’ vegliare sulla fase sperimentale delle innovazioni, che nelle singole regioni ecclesiastiche si stanno provando ed introducendo, e correggere le deviazioni che possono qua e là verificarsi, frenare gli arbitri non autorizzati, che possono generare disordini nella giusta disciplina della preghiera pubblica e insinuare forse errori dottrinali; così a voi tocca impedire gli abusi, stimolare i ritardatari ed i renitenti, risvegliare energie, favorire le buone iniziative, lodare i benemeriti. Anche codesto ufficio di moderatori assume in questo momento una grande importanza; e Noi ve lo raccomandiamo in modo particolare”.

      Assai interessante perché mostra chiaramente, e non per bocca di un tradizionalista parruccone, cosa stava accadendo in quegli anni: ricerca sfrenata del nuovo, rivoluzione liturgica tale da impensierire perfino un papa che pure era progressista in queste cose. E aggiungeva ancora Paolo VI:

      “La varietà delle lingue, la novità dei riti, che il movimento rinnovatore introduce nella Liturgia, non devono ammettere nulla che non sia debitamente riconosciuto dall’autorità responsabile dei Vescovi e di questa Sede Apostolica, nulla che non sia degno del culto divino, nulla che sia manifestamente profano e inetto ad esprimere l’interiorità e la sacralità della preghiera, e nulla anche di così singolare ed insolito, che invece di favorire la devozione della comunità orante, la stupisca e la disturbi, e le impedisca l’effusione d’una sua ragionevole e legittima tradizionale religiosità: una certa pedagogica gradualità, a quest’ultimo riguardo, sembra consigliabile”.

      Insomma, al di là delle affermazioni di principio circa l’andare a riportare in luce elementi antichi, la preoccupazione in quegli anni era piuttosto tenere sotto controllo le spinte troppo eversive in atto: e si parla addirittura della possibilità che nella messa finisca qualcosa di “manifestamente profano”. Io mi fermo qui, anche se la discussione potrebbe essere molto più ampia. Possiamo gettare alla redazione l’idea di una ripresa e sviluppo di questi spunti.

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    7. Non ho scritto che Paolo VI ha riportato in vita quello "vero" dei primi tempi che non si sa nemmeno, se non per alcune fonti, quale effettivamente fosse: ho solo detto che anche Paolo VI ha ricordato nella costituzione Missale Romanum, e col solito linguaggio amletico, che nel nuovo messale confluivano, magari in modo frammentario, testi ricavati da fonti antiche e nuovi canoni a simiglianza delle anafore orientali. Dunque un ritorno ad un più o meno presunto antico.
      Quanto alle preoccupazioni per abusi, solo parole a quel che s'è visto sin dalla promulgazione del NO.

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    8. Avevo risposto ieri ma non vedo il commento.
      Sintetizzo: lo sguardo alle fonti era chiaramente la volontà di riprendere atteggiamenti o parti di una presunta Messa delle origini che con precisione - salvo elementi frammentari - non si sa come effettivamente fosse.
      Che nel Consilium siano entrate le istanze del movimento liturgico è innegabile, tant'è vero che Pio XII aveva fiutato il pericolo nell'Humani Generis condannando le riforme che questo movimento voleva.
      NO, nuovo sì, ma anche frammisto a ciò ch'era stato dichiarato inammissibile dal grande Papa.

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  18. Mi risponda ad una cosa Sig. Martino lei crede nella Transustanziazione oppure no? Perché solitamente chi tenta più o meno maldestramente di denigrare il Tridentino molte volte lo fa pro-domo sua per costruirsi una propria religione secondo le proprie necessità.

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  19. "ancora nel 1594 papa Clemente VIII consacrava l’altare, attualmente sovrastato dal baldacchino del Bernini, sul quale da allora fino ad oggi (così come accadeva sul precedente altare di Gregorio Magno e poi su quello che gli viene sovrapposto nel 1123 da Callisto II) il papa ha sempre celebrato rivolto al popolo". Il Papa celebrava verso il popolo? Questa la deve dimostrare!!!

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    1. Veramente il papa celebra rivolto verso Oriente, data la disposizione della basilica prima costantiniana e poi l'attuale, il tutto dovuto ad una questione di struttura e staticità rispetto alla tomba di San Pietro.....

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  20. Il problema "verso il popolo" nin lo hanno creato oggi. Risale a Lutero. L'altare basilicale col baldacchino non era verso il popolo ma "ad orientem" in base all'orientamento della chiesa.
    E fedeli e sacerdote erano orientati insieme versus Deum.

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  21. E' spiegato bene qui

    http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2014/02/klaus-gamber-laltare-verso-il-popolo.html?m=1

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  22. Grazie a tutti quelli che hanno reagito all'articolo pubblicato. Non intendevo altro che suscitare la condivisione. Riguardo alla domanda di Hierro1973: Certo! Credo nella Transustanziazione. Stia tranquillo. Il mio scopo era soltanto quello di mettere in evidenza qualcosa che non è sempre chiaro: Non si può dire che il VO sia "la messa di sempre". Un liturgista eminente come Michael Kunzler (molto apprezzato da papa Benedetto XVI) lo mette in evidenza. Mi permetto di consigliare il suo volume "Die 'Tridentinische' Messe. Aufbruch oder Rückschritt?. Lui è critico riguardo ad alcuni aspetti della riforma liturgica postconciliare, ma anche accenna a un fatto interessante: racconta pure degli abusi e delle insufficienze nella celebrazione secondo il VO. Ciò vuol dire che non è ipso facto più dignitosa. Vi consiglio la sua lettura.

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    1. Una cosa è l'insufficienza di un rito, ed gli abusi rilevanti nel numero e nell'essenza, un'altra qualche, peraltro limitato, abuso o celebrazione poco dignitosa di un rito organico e nobile. Tutto il resto non ci è sconosciuto. A volte gli slogan, tipo "messa di sempre" son usati impropriamente.

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  23. Silente ha detto...
    Che "la Messa Tradizionale in Latino (...)possa essere strumentalizzata" sembra, a prima vista, un messaggio contorto e criptico. Perché diamine, si potrebbe chiedere un bravo cattolico, "strumentalizzata"?.
    In realtà il messaggio è chiarissimo per chi ha orecchie per intendere e memoria storica, anche solo recente: è, in sostanza, il solito ricatto: "Non azzardatevi a criticare, neppure con prudenza, documentatamente e rispettosamente, il CVII. Non azzardatevi a dichiarare che la Chiesa di Cristo è la Chiesa Cattolica, che la "libertà religiosa" è una sciagura dottrinaria e storica, che i giudei non sono i nostri fratelli maggiori, che la Chiesa è monarchica e non collegiale, che l'unico ecumenismo possibile consiste nel rientro incondizionato di scismatici ed eretici sotto il mantello di Pietro. Non dite che tutto ciò è Dottrina dogmatica della Chiesa di sempre. La Chiesa di sempre non esiste, esiste solo la Chiesa di ora. Non azzardatevi a discutere l'intrinseca bontà del mondo moderno: è un prodotto della Storia, quindi è ontologicamente "il migliore dei mondi possibili". Non insistete sull'esistenza di Verità immutabili ed eterne: la verità esiste solo nella Storia e con la Storia e quindi è mutevole, transitoria e transeunte. Non osate neppure pensare che il Novus Ordo sia quantomeno dubbio in termini di liceità. E non criticate neppure il post-concilio: è l'inveramento del Concilio stesso, che è superdogmatico e, contemporaneamente, in continuità con la Chiesa precedente. E non chiedetevi (o peggio, non chiedeteci) perché. Perché lo diciamo noi, e ciò vi basti. Non osate chiedere spiegazioni e dimostrazioni. La Chiesa è "profetica", mica razionale, come dichiarava il superato Tommaso.
    A queste condizioni, vi concediamo, in qualche chiesetta di periferia, la S. Messa. Ma tenete a mente: non è un vostro diritto, ma una nostra graziosa, revocabile concessione. E abbiate almeno la decenza di profondervi in doverosi e dovuti ringraziamenti. Altrimenti, se non rispettate tutte queste condizioni, vi dichiariamo colpevoli di "strumentalizzazione" della S. Messa".

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  24. Più sù, ci son due commenti ripetitivi, che son dovuti al fatto che appariva la scritta "pubblicazione in corso" ma in realtà non appariva un bel nulla. Me ne scuso.

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  25. La religione, e con essa la Messa, non è stata mai strumentalizzata a fini contrari? Così può accadere coi due attuali riti romani.

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