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martedì 4 dicembre 2012

A Marsiglia un giovane parroco (sempre in talare) evangelizza e fa rifiorire la fede dove si era inaridita. E suscita conversioni

Padre Michel-Marie, una tonaca nella Marsiglia profonda.
Vita, opere e "miracoli" di un parroco di una città di Francia. Che ha fatto rifiorire la fede dove si era inaridita
di Sandro Magister, da Chiesa del 4.12.2012

ROMA, 4 dicembre 2012 – Il titolo di questo servizio è lo stesso che "Avvenire" ha dato a un reportage da Marsiglia della sua inviata Marina Corradi, sulle tracce del parroco di un quartiere dietro il vecchio porto.
Un parroco le cui messe sono stracolme di gente. Che confessa ogni sera fino a tarda ora. Che ha battezzato tanti convertiti. Che indossa sempre la veste talare affinché tutti lo riconoscano come prete anche da lontano.
Michel-Marie Zanotti-Sorkine è nato nel 1959 a Nizza da una famiglia un po' russa e un po' corsa. Da giovane canta nei locali notturni di Parigi, ma poi con gli anni prorompe in lui la vocazione al sacerdozio, avuta fin da bambino. Gli fanno da guida padre Joseph-Marie Perrin, che fu direttore spirituale di Simone Weil, e padre Marie-Dominique Philippe, fondatore della congregazione di Saint Jean. Studia a Roma all'Angelicum, la facoltà teologica dei domenicani. È ordinato prete nel 2004 dal cardinale Bernard Panafieu, allora arcivescovo di Marsiglia. Scrive libri, l'ultimo dei quali ha per titolo "Au diable la tiédeur", al diavolo la tiepidezza, ed è dedicato ai sacerdoti. È parroco a Saint-Vincent-de-Paul.
E in questa parrocchia sulla rue Canabière, che risale dal vecchio porto tra case e negozi dimessi, con molti clochard, immigrati, rom, dove i turisti non si avventurano, in una Marsiglia e in una Francia dove la pratica religiosa è quasi ovunque ai minimi termini, padre Michel-Marie ha fatto rifiorire la fede cattolica.
Come? Marina Corradi l'ha incontrato. E racconta.
Il reportage è uscito su "Avvenire", il quotidiano della conferenza episcopale italiana, il 29 novembre. Primo di una serie che vuole presentare dei testimoni della fede noti e meno noti, capaci di generare stupore evangelico in chi li incontra.

Di seguito l'articolo su don Zanotti di Marsiglia

"IL PAPA HA RAGIONE: TUTTO DEVE RICOMINCIARE DA CRISTO"
di Marina Corradi su Avvenire del 29.11.2012

Quella tonaca nera svolazzante sulla rue Canabière, tra una folla più maghrebina che francese, ti fa voltare. Toh, un prete, e vestito come una volta, per le strade di Marsiglia. Un uomo bruno, sorridente, eppure con un che di riservato, di monacale. E che storia, alle spalle: cantava nei locali notturni di Parigi, solo otto anni fa è stato ordinato e da allora è parroco qui, a Saint-Vincent-de-Paul.
Ma la storia in realtà è anche più complicata: [...]

Perché la talare? "Per me – sorride – è una divisa da lavoro. Vuole essere un segno per chi mi incontra, e soprattutto per chi non crede. Così sono riconoscibile come sacerdote, sempre. Così per strada sfrutto ogni occasione per fare amicizia. Padre, mi chiede uno, dov’è la posta? Venga, l’accompagno, rispondo io, e intanto si parla, e scopro che i figli di quell’uomo non sono battezzati. Me li porti, dico alla fine; e spesso quei bambini, poi, li battezzo. Cerco in ogni modo di mostrare con la mia faccia un’umanità buona. L’altro giorno addirittura – ride – in un bar un vecchio mi ha chiesto su quali cavalli puntare. Io gli ho dato i cavalli. Ho chiesto scusa alla Madonna, fra me: ma sai, le ho detto, è per fare amicizia con quest’uomo. Come diceva un prete, che è stato mio maestro, a chi gli chiedeva come convertire i marxisti: 'Occorre diventare loro amici', rispondeva".
Problemi, in strade a così forte presenza di musulmani immigrati? No, dice semplicemente: "Rispettano me e questa veste".
Più tardi poi lo intravedi da lontano, per strada, con quella veste nera mossa dal passo veloce. "La porto – ti ha detto – perché mi riconosca uno che magari altrimenti non incontrerei mai. Quello sconosciuto, che mi è estremamente caro".
Poi, in chiesa, la messa è severa e bella. Il prete affabile della Canabière è un prete rigoroso. Perché cura tanto la liturgia? "Voglio che tutto sia splendente attorno all’eucarestia. Voglio che all’elevazione la gente capisca che Lui è qui, davvero. Non è teatro, non è pompa superflua: è abitare il Mistero. Anche il cuore ha bisogno di sentire".
In confessionale, padre Michel-Marie va tutte le sere, con assoluta puntualità, alle cinque, sempre. (La gente, dice, deve sapere che il prete c’è, comunque). Poi resta in sacristia fino alle undici, per chiunque desideri andarci: "Voglio dare il segno di una disponibilità illimitata". A giudicare dal continuo pellegrinaggio di fedeli, a sera, si direbbe che funzioni. Come una domanda profonda che emerga da questa città, apparentemente lontana. Cosa vogliono? "La prima cosa è sentirsi dire: tu sei amato. La seconda: Dio ha un progetto su di te. Non bisogna farli sentire giudicati, ma accolti. Occorre far capire che l’unico che può cambiare la loro vita è Cristo. E Maria. Due sono le cose che secondo me permettono un ritorno alla fede: l’abbraccio mariano, e l’apologetica appassionata, che tocca il cuore"."


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