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venerdì 23 novembre 2012

Relativismo dei prof. di religione e il superdogma del C.V.II. La coerenza con la fede? Un insignificante dettaglio

Un nostro lettore, Vincenzo M. -che ringraziamo- ci segnala questa lettera, e la relativa risposta di Augias, apparsa oggi 23.11.2012 Su la Republica.
Scrive una professoressa (o maestra) che –per suo stessa ammissione– non va a Messa e convive, non può più insegnare insegnare religione. Il motivo? Avendo tutti i titoli accademici le manca però un solo, importantissimo e "insignificante requisito": il "comportamento coerente" con la dottrina che insegna. La professoressa, lo ricordiamo, come da sua ammissione non va a Messa e convive... E vuole fare l'insegnante di religione? E si lamenta pure se le chiedono un attestato dell'Autorità Ecclesiastica? E sentite qui: a protesta invoca un illogico "insulto alla Fede" (proprio lei? e da quanto la Fede è logica?) e... "al Concilio Vaticano II."
Eccolo la!!!! Ci siamo!!!!
(Premesso: non ci permettiamo di indagare sulla Fede della signora: solo Domine Iddio può farlo, ma valutare le sue parole, sì quello possiamo).
1) Intanto vorremmo sapere dove la professoressa, nei testi del Concilio, legge, trova o deduce che i padri conciliari permetterebbero ad una persona che convive (e che quindi, come si diceva fino a poco tempo fa, è una pubblica... concubina) e che non è praticante di insengare la religione cattolica nelle scuole .  Come spiegherebbe il 3° e il 6° comandamento? E come spiegherebbe il Sacramento del matrimonio? Come risponderebbe alle domande dei ragazzi: "ma allora perchè lei, prof, convive? Perché lei non va a Messa?"... Ma temiamo che le risposte, ammesso che gli argomenti trattati in classe fossero stati inerenti i precetti cattolici, sarebbero state molto relativizzate!
2) Ma ancora: Questa lettera esplicita quello che da ormai troppo tempo si va dicendo: il Concilio II, se pur buono e legittimo, è stato troppo troppo e dico troppo male interpretato. Da condannare ovviamente non è il Concilio ma quel fatidico e stra***edetto "spirito del Concilio" che -è palese- è inteso come sostituto alla dottrina cattolica!!! Cosa che non è assolutamente tollerabile.
3) La Religione e i valori spirituali di cui essa è costituita -a prescindere dalla confessione religiosa- non è né un arte né una scienza. Tant'è che si chiama in maniera diversa perchè non è ricompresa nelle due.
4) Inutile che il buon Augias lanci i suoi strali contro i Patti Lateranensi sollevando illegittime quesioni di costituzionalità (addirittura!).
La legge, fino a prova contraria,  precisa che l'ora di religione è l'ora di religione cattolica, non "delle religioni" o "dello spirito religioso". Quindi fino a che sarà così, ci vuole, giustamente, il permesso/abilitazione dell'Autorià Ecclesiastica.
Invece di fare polemiche fin troppo populistiche, il buon Corrado Augias valuti un po' la situazione dal punto di vista aziendale. Sono sicuro che non griderebbe allo scandalo se a essere "licenziato" fosse un dipendente che, avendo tradito la fiducia del datore di lavoro, o avendo commesso concorrenza sleale (oltre ad essere recidivo e reo confesso, come nel caso della professorezza) fosse stato colpito da licenziamento disciplinare. Non farebbe nè una piega nè un plissè. Tutto "logico". Quindi, mi si passi il parallelismo pur irriverente: visto che la Sig.ra Castellari tradisce la fiducia del direttore (Chiesa Cattolica), e non è in linea con la politica aziendale (coerenza con la fede professata e con la dottrina cattolica), è giusto che venga colpita da sanzione disciplinare (revoca/omissione del permesso ad insegnare la dottrina cattolica, che ella stessa, con il proprio comportamente viola e disprezza).
Ma trattandosi di religione cattolica allora ecco invocare riforma dei Patti Lateranensi. Eh. Troppo facile, ma quasi scontato e dovuto oggigiorno.
5) Provocazione: Augias sarebbe così caustico e categorico se in una scuola islamica, un docente occidentale venisse allontanato perchè in mensa si facesse vedere mangiare pane e prosciutto, bere un bel bicchiere di vino rosso, e, se donna, non indossasse il velo? Secondo noi no, perchè si tirerebbero in ballo i soliti buonismi "islamicamente corretti": bisogna rispettare i loro precetti religiosi.
Oppure. Cosa direbbe se in una scuola ebraica -a Milano in via Soderini ce n'è una- ad un professore (cristiano) di Storia-Italiano-Geografia, fosse imposto di non indulgere troppo su certi argomenti? E fosse vietato di farsi vedere, durante la ricreazione, mentre bevere una bella birra non "kasher"? Chi scrive ha un amico che è stato assunto come docente in una scuola ebraica, il quale ha ricevuto, preliminarmente, alcune direttive da seguire (sugli argomenti da trattare o sul comportamento da tenere) per poter insegnare in quella scuola (che davanti all'uscita ha sempre una pattuglia della Polizia a presidio). Mica ha gridato allo scandalo!! No. Essendo una persona di buon senso e di buon cuore, rispettoso delle usanze e del credo ebraico ha accettato di buon grado e insegna da anni in quella scuola. Il doncente sa che se contravvenisse sarebbe licenziato. E se ciò avvenisse non scriverebbe a la Repubblica o ad Augias, che, c'è da credere, darebbe dell'antisemita al professore, giustificando assolutamente il preside ebreo.

Ma possibile che solo i precetti cattolici possono essere relativizzati e calpestati?
E ora i testi della lettera e della risposta.
Roberto

***
I REQUISITI DEL PROF DI RELIGIONE (lettera di Barbara Castellari)



"Caro Augias, insegno da 15 anni in una scuola primaria. Ora, entrata in ruolo dopo un concorso, non posso più insegnare religione se non in possesso di apposita idoneità rilasciata periodicamente dalla diocesi di appartenenza. È il Concordato, bellezza, direbbe Bogart. Così ho deciso di frequentare un apposito corso. Subito ci sono state illustrate le novità contenute ne “L’intesa per l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche” firmata il 18 giugno 2012 dal cardinal Bagnasco e dal ministro Profumo. Ero contenta perché avevo tutti requisiti, poi è arrivata la sorpresa. Dopo l’annuncio di un esame (!?) finale ci viene detto che avremmo dovuto consegnare un attestato del parroco dove si dice che siamo “persone coerenti con la fede professata nella piena comunione ecclesiale”. Qualcuno ha obiettato, ma ci è stato risposto che il diritto canonico non transige sul punto. Trovo questa “patente di buon cattolico” un insulto alla Fede e al Concilio Vaticano II, oltre che illogica. Chi come me non va a messa e per di più convive non potrà averla; al suo posto verrà nominata una persona scelta dalla diocesi."


Risposta di Augias.


"La prof Castellari definisce il provvedimento illogico. In realtà è peggio: è anticostituzionale. L’articolo 33 della Carta stabilisce perentoriamente che “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”. Vero peraltro che questa solenne dichiarazione è indebolita da un altro articolo della Carta, il discusso articolo 7, fonte di molte polemiche. L’articolo sembra aprire bene: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”. Cavour sarebbe stato contento di leggerlo. Poi però arriva il secondo comma: “I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi” e questo mette in conflitto l’articolo 7 con l’articolo 33. Quale dei due vale di più? Una possibilità sembrerebbero darla le parole finali dell’articolo: “Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti,non richiedono procedimento di revisione costituzionale”. Con questa chiusa la questione da costituzionale diventa banalmente politica. Mettetevi d’accordo e cambiate, dice il costituente. Ma perché entri in azione la politica bisogna che ci sia la volontà, appunto “politica”, di farlo. Come accadde con Craxi presidente del Consiglio nel 1984 quando il Concordato venne rivisto lasciando cadere, tra l’altro, la nozione del cattolicesimo come “religione di Stato”. Non sembra questo il momento se si pensa che il ministro Profumo che ha co-siglato l’intesa con il capo dei vescovi è lo stesso che in settembre aveva dichiarato: “L’ora di religione così come viene insegnata non ha più senso”. Apriti cielo! S’è talmente aperto che siamo alla lettera della prof Castellari."