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lunedì 16 luglio 2012

A Sant'Ignazio in Campo Marzio (Roma) non si può celebrare nel rito "antico" e si celebra con sciatteria quello "nuovo". Testimonianza di un sacerdote

Una lettera che si spera faccia riflettere molti sacerdoti, giovani e meno giovani. E qualche sacrestana beghina.
Ringraziamo l'autore per la disponibilità alla pubblicazione, condividendo appieno ogni sua riflessione e ogni sua perplessità. Nonchè l'esortazione ad una maggior cura per le "cose di Dio". Non a caso il nostro "motto" recita: "Per il rinnovamento liturgico della Chiesa (nel solco della Tradizione)".
Anche San Francesco imponeva una santa Povertà per i suoi Frati, ma esigeva il meglio per i Sacri Lini e per le Sacre Suppellettili. Perchè non erano cose degli uomini, ma "cose di Dio".


Roberto


Salve.
Son un giovane sacerdote. Desidererei esprimere con voi alcune considerazioni che mi hanno fatto molto riflettere. E' mia volontà non accusare nessuno, non giudicare, ma solo aiutare a mettere (da me per primo) una mano alla coscienza.
Il 21 giugno, ricorreva la memoria liturgica di san Luigi Gonzaga. Trovandomi casulamente a Roma, ho nutrito il desiderio di poter celebrare la Santa Messa sul suo sepolcro, nella chiesa di S. Ignazio in Campo Marzio.
Ho telefonato per chiedere un'eventuale disponibilità. La signora che mi ha risposto ha prenotato per me la celebrazione in un orario libero, ma poi ha aggiunto: "Va bene. Basta che si celebri assolutamente secondo il rito post-conciliare".
Io ho riso - sottolineo, che non avevo nessuna intenzione di celebrare secondo il rito extra-ordinario.
Lei aggiunge: "No, perchè alcuni ce lo stanno chiedendo... ma in questa chiesa non è concesso celebrare in rito antico".
Io ho ris
o ancora e ho scherzato su questa presa di posizione così netta.
La signora mi ribadisce: "No, perchè rimane pur sempre una questione a discrezione del Rettore della chiesa. E qui le cose funzionano così".
Io ringrazio la signora per la disponibilità, le chiedo informazioni circa la sacrestia e termino la telefonata.
Sono andato per la celebrazione, all'ora stabilita. Ho celebrato secondo il Rito del Vaticano II, come era mia intenzione sin dall'inizio. Però mi sono portato nel cuore una riflessione: cosa c'è dietro una cos forte radicalizzazione? Perchè si nutrono ancora dinamiche da "capro espiatorio"? E poi però, al tempo stesso, ho notato che la Santa Messa era celebrata in semplice livello di memoria, senza Gloria e Credo. Mancava la palla per il calice. Il lavabo e il manutergio non erano forniti. Il purificatorio era palesemente già usato dal sacerdote precedente. La casula era strappata. il camice corto...Le considerazioni si potranno ricavare in automatico. Però una sola cosa dico: a me può pure non interessare se celebrare nel "nuovo" o "vecchio" Rito, ma, da sacerdote, sono sempre profondamente convinto dell'assoluta altissima dignità del Sacrificio di Cristo nella Messa, che va onorato e rispettato. E' questo ciò di cui mi preoccupo. Non tanto che ci sia preferenza per un rito piuttosto che per un altro. Ma che manchi la delicatezza e l'amore per le cose di Dio.
So già che mi si obietterà: "non è da questi aspetti che si nota l'amore per Dio". Certo. Ma chi è fedele nel poco sarà fedele anche nel molto. E non penso che l'Eucaristia sia classificabile nell'ambito del "poco".
E' una mia riflessione. Non so perchè ho sentito il desiderio di condividerla con voi. Se doveste pubblicarla con altri, vi chiedo di esortare ad un amore maggiore per Dio e per la "cose" che Gli appartengono.

Un giovane Sacerdote.

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La Redazione