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venerdì 4 maggio 2012

Editoriale di Padre Franz Schmidberger F.S.S.P.X


Editoriale di maggio 2012 del mensile del Distretto tedesco della Fraternità San Pio X, Mitteilungsblatt, scritto dal Superiore del Distretto ed ex Superiore Generale della F.S.S.P.X.



Stoccarda, 20 apr 2012
Cari amici e benefattori, cari fedeli,


« Noi siamo pronti ad aderire, con tutto il cuore e con tutta l'anima, alla Roma cattolica, custode della fede cattolica e delle tradizioni necessarie per conservare questa fede, alla Roma eterna, maestra di saggezza e di verità. »

« Noi rifiutiamo, d'altro canto, e abbiamo sempre rifiutato di seguire la Roma dalle tendenze neo-moderniste e neo-protestanti, chiaramente evidenziatesi nel Concilio Vaticano II e, dopo il Concilio, in tutte le riforme che da esso provengono. »

In questa affermazione di Mons. Lefebvre nella sua epocale dichiarazione del 21 novembre 1974 [firmata anche da mons. A. de Castro Mayer ndr] sono contenuti due inseparabili principi fondamentali: da un lato, il rifiuto dello spirito del Concilio, di alcune delle dichiarazioni del Concilio e di alcune riforme scaturite dal Concilio; e noi ci siamo dedicati con tutte le nostre forze a questo compito sin dalla fondazione della Fraternità nel 1970. Dall'altro lato, le relazioni infrangibili con Roma, finché rappresenta Roma eterna. Tuttavia non possiamo attenderci che dopo il crollo tutto conciliare e postconciliare essa sarà perfetta di nuovo come Chiesa militante entro un giorno. La Chiesa ha nel suo seno sia santi che peccatori. Tra le sue imperfezioni umane possono anche essere annoverati anche gli errori, ove questi si oppongano direttamente alla verità rivelata. Una Chiesa militante piena di santi è propria solo dell'eresia giansenista, esplicitamente condannata dal Magistero. Naturalmente, ogni cristiano ha il dovere di combattere il peccato e l'errore, ciascuno secondo le sue possibilità e la sua posizione nella Chiesa, ma si deve sempre iniziare da noi stessi e rendere coerente la nostra vita con i principi della fede cattolica.



Durante e dopo il Concilio, è stato spesso ripetuto il seguente slogan: Ecclesia semper reformanda est: la Chiesa è sempre da riformare. Questa affermazione è ambigua e se ne è vergognosamente abusato da parte di coloro che vogliono riformare. Tale slogan può essere considerato cattolico solo se s'intende che la Chiesa è sempre da riformare nei suoi membri, la vita di fede e di morale deve essere sempre rinnovata, e anche la disciplina della Chiesa, a volte, deve essere adattata alle nuove circostanze. Ma la struttura della chiesa è data da Dio e non può essere modificata né "rinnovata" da un uomo.



Non dobbiamo poi dimenticare nell'ardore della nostra battaglia il primo principio di Mons. Lefebvre: la Chiesa è stata fondata da Cristo su Pietro. A lui ha affidato le chiavi del cielo, a lui ha dato il mandato di pascere il gregge (Mt 16, 18s; Gv 21, 15s). E il campo della Chiesa può essere riempito dalla zizzania, così tanto da potersi a malapena a vedere il grano; la Chiesa ha la promessa della vita eterna, il Signore è con lei tutti i giorni fino alla fine dei tempi (Mt. 28, 20 ). È la Sua Chiesa, non la nostra. Non abbiamo il diritto di disporne. Non possiamo vedere la Chiesa in un modo troppo umano, troppo politico, o troppo diplomatico. D'altronde in tanto S. Atanasio, nel IV secolo dC, ha salvato la fede nella divinità di Cristo, in quanto ha salvaguardato la sopravvivenza della Chiesa. È stato uno strumento della Divina Provvidenza, con il quale doveva compiersi la promessa di esistenza perpetua della Chiesa. Se si fosse sottratto a questa missione, Dio avrebbe chiamato un altro strumento. Ed è così con l'arcivescovo Lefebvre e la Fraternità San Pio X da lui fondata: il fondatore e la sua opera hanno contribuito a sostenere per la Chiesa la vera Santa Messa, i sacramenti validi, e il deposito della fede in tempi burrascosi. Eppure, il grande vescovo confessore della fede, i sacerdoti che egli ha ordinato, i vescovi che lui ha consacrato, sono servi inutili (Lc 17, 10), essi sono al servizio della Divina Provvidenza e della promessa. Quanta grazia, quanta grandezza e gioia v'è nell'essere ammessi a servire in questa situazione! Eppure, gli strumenti non possiedono la promessa della vita eterna, che la Chiesa sì, come Corpo mistico del Signore. E questo è il motivo per cui ci teniamo stretti, con tutto il cuore, alla Roma eterna, e per cui non vogliamo essere né eretici né scismatici, ma semplicemente cattolici.



Se Roma ora ci richiama dall'esilio al quale ci ha costretto nel 1975 con l'abrogazione dell' approvazione [canonica della Fraternità ndr], e ancor più nel 1988 con il decreto di scomunica [ai vescovi consacranti e consacrati ndr], allora questo è un atto di giustizia e senza dubbio anche un atto di autentica cura pastorale di Papa Benedetto XVI.


Con la benedizione sacerdotale nel Signore risorto e la sua Madre Santissima.
Tuo,
Padre Franz Schmidberger



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