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mercoledì 7 marzo 2012

Concilio e la Riforma irreversibile. Intervista al prof. Grillo

Tratto dal blog del prof. Grillo, del 22.02.2012

Il Concilio e la Riforma irreversibile.
Dal giornalista Paolo Facciotto mi sono state rivolte alcune domande in occasione di una conferenza tenuta a Rimini sul Concilio Vaticano II. Ecco il testo che è comparso ieri sul quotidiano "voce di Romagna", con un titolo del tutto fuorviante:



- Professor Grillo, alla conferenza di Rimini confermerà le sue critiche - in qualche punto molto forti - alle decisioni del Papa sulla possibilità, vincolata a precise condizioni, di celebrare la santa messa secondo il rito antico?
(cito ad esempio qualche passo di suoi scritti o interviste: “stupore, per non dire sconcerto”, “un grave disagio il riapparire dell’antico”, il rischio di produrre “una Chiesa con due forme rituali romane parallele e inevitabilmente confliggenti” che finisce “solo per alimentare la guerra” nell'ultimo scritto in portoghese, la chiesa “introvertida”) Ci può spiegare la sua posizione in sintesi?
La conferenza di Rimini sarà dedicata alla analisi in positivo dei grandi meriti del Concilio Vaticano II per la riscoperta del senso teologico e pastorale della liturgia. Curiosamente coloro che cercano il rito non più in vigore esprimono spesso giudizi ingiusti verso il Concilio e la Riforma liturgica. Proprio alla luce della Riforma liturgica voluta dal Concilio è difficile capire come poter celebrare secondo quelle forme che il Concilio ha voluto esplicitamente superare. Questo è il centro della mia posizione

- Una curiosità: lei ha mai assistito alla santa messa nella forma extraordinaria, intendo dal 2007 in avanti?
Non posso farlo. Perché debbo partecipare e celebrare, non assistere. Posso celebrare soltanto nella forma ordinaria per non tradire ciò che il Concilio e il buon senso mi impongono. Ossia di non essere muto spettatore dei riti cristiani.

- Benedetto XVI ha invitato tutta la Chiesa a rileggere il Concilio Vaticano II secondo un'interpretazione non di rottura rispetto al passato ma di continuità nella Tradizione. Lo ritiene giusto? La liberalizzazione, a precise condizioni, della cosiddetta messa antica, non va anch'essa in questa direzione?
Il papa non contrappone rottura e continuità, come ripetono quasi tutti: distingue tra rottura e riforma, ossia tra due diverse forme di discontinuità. Per questo non ha senso pensare che il Concilio non introduca una certa discontinuità nella chiesa. Chi non vuole discontinuità deve frequentare i musei, non le chiese. La cosiddetta liberalizzazione della messa vecchia - quella antica è quella di Paolo VI- crea solo confusione e non serve al maturare della tradizione.

- Come spiega la rifioritura della liturgia tradizionale in molti paesi del mondo, e in Italia la costituzione di non pochi gruppi stabili che richiedono la messa antica secondo le norme del motu proprio e della successiva istruzione applicativa?
Questa, almeno per l'Italia, è solo una pia illusione. Il fenomeno non ha da noi nessuna radice popolare, raccatta qua e là la simpatia di nostalgici che poco hanno a che fare con la chiesa, come attestano pressoché tutti i vescovi italiani. Solo chi non conosce l'Italia ecclesiale può credere a queste invenzioni. D'altra parte l'ultimo documento ufficiale, per assicurare una base formale a queste finzioni, deve affermare - con grave scandalo per la tradizione - che esiste un gruppo anche quando i suoi componenti appartengono a diocesi diverse. Dalle finzioni nascono solo mistificazioni con le gambe troppo corte e con il naso troppo lungo.

Blog di Andrea Grillo (22.02.2012)

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