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sabato 10 marzo 2012

'Dies Domini ': il giorno del Signore nella S. Scrittura, nella Dottrina, nel Magistero e nel Diritto della Chiesa Cattolica



"Il settimo giorno... è in onore del Signore, tuo Dio"
Nota su FaceBook pubblicata da Cristiano Andreatta
il giorno martedì 6 marzo 2012 alle ore 18.05


Chi mi conosce sa che generalmente non amo discutere questioni politiche. C'è chi lo fa e non è certo da biasimare per questo - sempre che, ovviamente, agisca in maniera corretta. Tuttavia, una vicenda di questi ultimi mesi mi ha colpito. Mi limito a riportare qualche testo con pochi commenti.
La legge n. 214 del 22 dicembre 2011 (cosiddetto "decreto Salva Italia"), approvata dal Parlamento italiano (nota 1), all'art. 31, provvede a modificare una legge precedente, la n. 248 del 4 agosto 2006 (cosiddetto "Decreto Bersani"). Ora quest'ultima legge, all'art. 3, recita: "[...] le attività commerciali [...] e di somministrazione di alimenti e bevande, sono svolte senza i seguenti limiti e prescrizioni: [...] il rispetto degli orari di apertura e di chiusura, l'obbligo della chiusura domenicale e festiva, nonché quello della mezza giornata di chiusura infrasettimanale dell'esercizio [...]".
In altri termini, è stato completamente cancellato il riposo festivo domenicale obbligatorio, che già era stato duramente messo in crisi

Come commentare? Ecco qualche testo che spero possa far riflettere.

- "Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato." (Es 20,8-11).

- "Osserva il giorno del sabato per santificarlo, come il Signore, tuo Dio, ti ha comandato. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te. Ricòrdati che sei stato schiavo nella terra d'Egitto e che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore, tuo Dio, ti ordina di osservare il giorno del sabato." (Dt 5,12-15).

- "La celebrazione della domenica attua la prescrizione morale naturalmente iscritta nel cuore dell'uomo “di rendere a Dio un culto esteriore, visibile, pubblico e regolare nel ricordo della sua benevolenza universale verso gli uomini” [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, 122, 4].

- "Il culto domenicale è il compimento del precetto morale dell'Antica Alleanza, di cui riprende il ritmo e lo spirito celebrando ogni settimana il Creatore e il Redentore del suo popolo." (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2176).

"Come Dio “cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro”, così anche la vita dell'uomo è ritmata dal lavoro e dal riposo. L'istituzione del giorno del Signore contribuisce a dare a tutti la possibilità di “godere di sufficiente riposo e tempo libero che permetta loro di curare la vita familiare, culturale, sociale e religiosa” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 67]. (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2184).

- "Le necessità familiari o una grande utilità sociale costituiscono giustificazioni legittime di fronte al precetto del riposo domenicale. I fedeli vigileranno affinché legittime giustificazioni non creino abitudini pregiudizievoli per la religione, la vita di famiglia e la salute." (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2185).

- "Nonostante le rigide esigenze dell'economia, i pubblici poteri vigileranno per assicurare ai cittadini un tempo destinato al riposo e al culto divino. I datori di lavoro hanno un obbligo analogo nei confronti dei loro dipendenti." (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2187).

- "Nel rispetto della libertà religiosa e del bene comune di tutti, i cristiani devono adoperarsi per far riconoscere dalle leggi le domeniche e i giorni di festa della Chiesa come giorni festivi. Spetta a loro offrire a tutti un esempio pubblico di preghiera, di rispetto e di gioia e difendere le loro tradizioni come un prezioso contributo alla vita spirituale della società umana. Se la legislazione del paese o altri motivi obbligano a lavorare la domenica, questo giorno sia tuttavia vissuto come il giorno della nostra liberazione, che ci fa partecipare a questa “adunanza festosa”, a questa “assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli” ( Eb 12,22-23). (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2188).

- "Il giorno di domenica in cui si celebra il mistero pasquale, per la tradizione apostolica deve essere osservato in tutta la Chiesa come il primordiale giorno festivo di precetto." (Codice di Diritto Canonico, can. 1246 - §1. ).

- "La domenica e le altre feste di precetto i fedeli sono tenuti all'obbligo di partecipare alla Messa; si astengano inoltre, da quei lavori e da quegli affari che impediscono di rendere culto a Dio e turbano la letizia propria del giorno del Signore o il dovuto riposo della mente e del corpo. "(Codice di Diritto Canonico, can. 1247).

- "[...] il benessere esterno, precisamente del lavoratore, non può attendersi da una tecnica della produzione, che esige regolarmente dal lavoratore e dalla sua famiglia il sacrificio della domenica; può ancor meno provenire da una condizione di cose, in cui la domenica non fosse, come Iddio la vuole, un giorno di quiete e di ristoro, in un clima di elevata pietà. La tecnica, la economia e la società manifestano il loro grado di sanità morale dal modo come favoriscono o contrariano la santificazione della domenica." (venerabile Pio XII, Discorso ai lavoratori della Acli, 14 maggio 1953).

- "Sarebbe quindi un errore vedere nella legislazione rispettosa del ritmo settimanale una semplice circostanza storica senza valore per la Chiesa e che essa potrebbe abbandonare. [...] Per i cristiani non è normale che la domenica, giorno di festa e di gioia, non sia anche giorno di riposo e resta comunque per essi difficile « santificare » la domenica, non disponendo di un tempo libero sufficiente." (beato Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica Dies Domini, 31 maggio 1998, n. 64).

- "D'altra parte, il legame tra il giorno del Signore e il giorno del riposo nella società civile ha una importanza e un significato che vanno al di là della prospettiva propriamente cristiana. L'alternanza infatti tra lavoro e riposo, inscritta nella natura umana, è voluta da Dio stesso [...] il riposo è cosa « sacra », essendo per l'uomo la condizione per sottrarsi al ciclo, talvolta eccessivamente assorbente, degli impegni terreni e riprendere coscienza che tutto è opera di Dio. Il potere prodigioso che Dio dà all'uomo sulla creazione rischierebbe di fargli dimenticare che Dio è il Creatore, dal quale tutto dipende. Tanto più urgente è questo riconoscimento nella nostra epoca, nella quale la scienza e la tecnica hanno incredibilmente esteso il potere che l'uomo esercita attraverso il suo lavoro." (beato Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica Dies Domini, 31 maggio 1998, n. 65).

- "Per questo è naturale che i cristiani si adoperino perché, anche nelle circostanze speciali del nostro tempo, la legislazione civile tenga conto del loro dovere di santificare la domenica." (beato Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica Dies Domini, 31 maggio 1998, n. 67).

- "Esigere dunque che la domenica non venga omologata a tutti gli altri giorni della settimana è una scelta di civiltà." (Benedetto XVI, Discorso ai dirigenti delle Acli, 27 gennaio 2006) .

- "[...] è particolarmente urgente in questo nostro tempo ricordare che il giorno del Signore è anche il giorno del riposo dal lavoro. Ci auguriamo vivamente che esso sia riconosciuto come tale anche dalla società civile, così che sia possibile essere liberi dalle attività lavorative, senza venire per questo penalizzati." (Benedetto XVI, Esortazione apostolica post-sinodale Sacramentum Caritatis, 22 febbraio 2007, n. 74)

di Cristiano Andreatta, tratto da FaceBook


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(nota 1) La Camera dei Deputati ha votato il provvedimento in data 16 dicembre 2011: il testo ha ottenuto 495 voti favorevoli, 88 contrari e 4 astenuti (quindi circa l'85% dei votanti ha espresso il suo "sì").
Il Senato della Repubblica ha votato il provvedimento in data 22 dicembre 2011: il testo ha ottenuto 257 voti favorevoli, 41 contrari e 0 astenuti (quindi circa l'86% dei votanti ha espresso il suo "sì").
In entrambi i casi è stata posta la questione di fiducia.

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