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domenica 30 ottobre 2011

Le osservazioni del prof. de Mattei sull'incontro di Assisi

Proseguiamo il discorso 'a consuntivo' sull'incontro interreligioso di Assisi, con questo intervento del prof. de Mattei che ringraziamo per l'analitico contributo.
Enrico


Dopo Assisi 3. Alcune riflessioni

di Roberto de MATTEI


Come firmatario di un appello a Sua Santità Benedetto XVI affinché recedesse dalla decisione di celebrare il venticinquennale del primo raduno interreligioso di Assisi, a riunione avvenuta, non posso non esprimere alcune riflessioni su di essa.

Quale che sia il giudizio che si voglia dare sul terzo incontro di Assisi, va sottolineato che esso ha certamente rappresentato una oggettiva correzione di rotta rispetto alle due riunioni precedenti, soprattutto riguardo al pericolo di sincretismo. Va letto, a questo proposito, con attenzione, il discorso del Cardinale Raymond Leo Burke al Convegno Pellegrini della Verità verso Assisi, svoltosi lo scorso 1 ottobre a Roma, che offre una attendibile chiave di interpretazione dell’evento.

Nella "giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo" che si è svolta il 27 ottobre, non vi è stato alcun momento di preghiera da parte dei presenti, né in comune né in parallelo, come invece era accaduto nel 1986 con i vari gruppi religiosi riuniti in vari luoghi della città di san Francesco. E' noto del resto che l'allora cardinale Ratzinger evitò di partecipare all'incontro e la sua assenza fu interpretata come una presa di distanza dagli equivoci che l'iniziativa era destinata a produrre.

Benedetto XVI ha voluto dare al raduno del 27 ottobre un volto diverso dagli incontri precedenti: non tanto quello, ha spiegato il cardinale Burke, “di un incontro interreligioso quanto di un dialogo interculturale sui passi della razionalità, bene prezioso dell’uomo in quanto tale”. Due testi ci aiutano a capire il pensiero di Benedetto XVI in materia di “dialogo”: il primo è la lettera inviata al filosofo Marcello Pera, già presidente del Senato, in occasione dell'uscita del suo libro Perché dobbiamo dirci cristiani (Mondadori, Milano 2008), in cui Benedetto XVI scriveva che “un dialogo interreligioso nel senso stretto della parole non è possibile, mentre urge tanto più il dialogo interculturale che approfondisce le conseguenze culturali delle decisioni religiose di fondo. Qui il dialogo e una mutua correzione e un arricchimento vicendevole sono possibili e necessari”.

Il secondo documento è anch'esso una lettera, indirizzata il 4 marzo 2011 al pastore luterano tedesco Peter Beyerhaus, che gli aveva manifestato timore per la nuova convocazione della giornata di Assisi. Benedetto XVI gli scrive: “Comprendo molto bene la sua preoccupazione rispetto alla partecipazione all’incontro di Assisi. Però questa commemorazione doveva essere festeggiata in ogni modo e, dopo tutto, mi sembrava la cosa migliore andarvi personalmente, per poter provare in tal modo a determinare la direzione del tutto. Tuttavia farò di tutto affinché sia impossibile un'interpretazione sincretista o relativista dell’evento, e affinché resti fermo che sempre crederò e confesserò ciò che avevo richiamato all’attenzione della Chiesa con la Dominus Iesus”.

L’interpretazione sincretistica o relativista dell’evento effettivamente non c’è stata, o è stata attenuata, e i mass-media hanno dedicato, anche per questo, ben poco spazio all’evento.

Un altro aspetto di Assisi 3 suscita però delle perplessità che non possono essere sottaciute. Il dialogo interculturale si può intrecciare con credenti di altre religioni non su base teologica, ma su quella razionale della legge naturale. La legge naturale non è altro che il Decalogo, compendio dei due precetti della carità, amore di Dio e amore del prossimo, espressi nelle due tavole consegnate a Mosé dal Signore stesso. E' possibile che, malgrado le false religioni che professano, vi siano credenti di altre religioni che cerchino di rispettare quella legge naturale che è universale e immutabile, perché comune ad ogni essere umano (cosa peraltro molto difficile senza l'aiuto della Grazia). La legge naturale può costituire un “ponte” per portare questi “infedeli” alla pienezza della verità, anche soprannaturale. Molto più problematico è invece il dialogo con coloro che non credono in nessuna religione, ovvero con gli atei convinti.

La legge naturale non consta infatti di sette comandamenti che regolano la vita tra gli uomini, ma di un insieme di dieci comandamenti, dei quali i primi tre impongono di rendere culto a Dio. La verità espressa dal Decalogo è che l’uomo deve amare Dio al di sopra di tutte le creature e amare queste secondo l’ordine da lui stabilito. L'ateo rifiuta questa verità ed è privo di quella possibilità di salvarsi che è offerta, sia pure in via eccezionale, ai credenti di altre religioni. E se è possibile l’ignoranza incolpevole della vera religione cattolica, non è possibile l’ignoranza incolpevole del Decalogo, perché la sua legge è scritta “sulle tavole del cuore umano col dito stesso del Creatore” (Rm. 2, 14-15). Esiste certo la possibilità di una ricerca o "pellegrinaggio" verso la verità anche da parte dei non credenti. Ciò avviene quando il rispetto della seconda tavola della legge (l’amore del prossimo) spinge progressivamente a cercarne il fondamento nella prima tavola (l’amore di Dio). E' la posizione dei cosiddetti "atei devoti", come Marcello Pera e Giuliano Ferrara i quali, come ha giustamente osservato Francesco Agnoli (Io cattolico pacelliano, dico al card. Ravasi che ad Assisi ha sbagliato atei, “Il Foglio”, 29 ottobre 2011) , “un bel po’ di strada insieme ai credenti la hanno fatta e la fanno di continuo, con l’uso della ragione”. Essi, oggi, nei confronti di alcuni precetti del decalogo si mostrano più fermi e osservanti di molti cattolici. Ma gli atei convocati ad Assisi non hanno nulla di "devoto": appartengono a quella categoria di non-credenti che ha in spregio non solo i primi tre comandamenti, ma tutta la tavola del Decalogo.

E' una posizione che la filosofa e psicanalista Julia Kristeva ha ribadito sul "Corriere della Sera" - che ha ospitato, in extenso, il suo intervento ad Assisi (Un nuovo umanesimo in dieci principi, “Corriere della Sera”, 28 ottobre 2011). A differenza di altri studiosi laici, che riscoprono il fondamento metafisico della legge naturale, la Kristeva ha rivendicato, una linea di pensiero che dal Rinascimento arriva all'Illuminismo di Diderot, Voltaire e Rousseau, compreso il marchese de Sade, Nietzsche e Sigmund Freud, ovvero quell'itinerario che, come hanno dimostrato insigni studiosi dell'ateismo da Cornelio Fabro (Introduzione all’ateismo moderno, Studium, Roma 1969) ad Augusto Del Noce (Il problema dell’ateismo, Il Mulino, Bologna 2010), porta proprio a quel nichilismo, che la psicanalista francese, senza negare la propria visione atea e permissiva della società, vorrebbe contrastare in nome di una collaborativa "complicità" tra umanesimo cristiano e umanesimo secolarizzato. L’esito di questa pacifica coesistenza tra il principio ateo di immanenza e un vago richiamo alla religiosità cristiana non può essere che il panteismo, caro a tutti i modernisti, antichi e contemporanei.

Il punto in cui Assisi 3 rischia di segnare un pericoloso passo avanti nella confusione che oggi attanaglia la Chiesa è proprio questo, enfatizzato da tutti i mass-media: l'estensione dell'invito, oltre che a esponenti delle religioni di tutto il mondo, anche ad atei ed agnostici, scelti tra i più lontani dalla metafisica cristiana. Ci chiediamo quale dialogo sia possibile con questi "non credenti" che negano in radice la legge naturale. La distinzione tra atei “combattivi” e atei “collaborativi” rischia di ignorare la vis aggressiva insita nell’ateismo implicito, non espresso in maniera militante ma proprio per questo più pericoloso. Gli atei dell’UAAR hanno almeno qualcosa da insegnare ai cattolici: professano i loro errori con uno spirito di militanza a cui i cattolici hanno abdicato nel difendere le loro verità. Ciò accade, ad esempio, quando da parte cattolica si criticano le crociate, che non furono una deviazione della fede, ma imprese ufficialmente promosse dai Papi, esaltate dai santi, fondate sulla teologia e regolate, per secoli, dal diritto canonico. Se allora la Chiesa sbagliò, non potrebbe sbagliare chi oggi predica il buonismo e l'arrendismo di fronte ai nemici, esterni e interni, che incalzano? E se la Chiesa, come sappiamo, non sbaglia nel suo insegnamento, quale deve essere la regola di fede ultima del cattolico in momenti di confusione come l’attuale? Sono domande che ogni semplice fedele ha il diritto di porre, rispettosamente, alle autorità supreme della Chiesa, all'indomani del 27 ottobre 2011.

33 commenti:

  1. <span>leodavinci</span><span></span><img></img>
    <span>Ci ha raccontato Messori che il suo docente Luigi Firpo, illustre studioso di grande fama, ammetteva candidamente che lui e i suoi colleghi laici non sono in grado di dare un fondamento alla "nobile" ed "elevata" etica laica. Messori la definisce un bellissimo quadro, ma se manca il "chiodo" della Fede per appenderlo solidamente al muro della Verità Divina, è un quadro destinato a sfasciarsi miseramente sul pavimento.  
    Aggiungo io per completare l'immagine, che quel pavimento solido sul quale si sfascia l'etica laica, non può essere altro che l'inferno "lastricato di buone intenzioni".  
     
    Per concludere, suggerirei alla redazione di inviare al prof. De Mattei, il quale ha detto in quest'articolo che non è possibile l'ignoranza incolpevole dei 10 comandamenti, il fimato delle Jene che è pubblicato poco qui sotto.</span>

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  2. penso che più di atei si dovrebbe parlare di agnostici come l'ha detto alla radio il cardinale Tauran. Un ateo per definizione non cerca la Verità. Quanta alla regola suprema della fede mi stupisce che un cattolico così fedele sia ignorata dal prof.de Mattei: per un cattolico romano è il Sommo Pontifice nel suo Magistero espressione e garante della Tradizione.

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  3. <span>Bene: fa piacere vedere che il prof De Mattei abbia avuto l'onestà di riconoscere, de facto, che non c'era bisogno di fare tutto quell'allarmismo al limite dell'irrispettoso con i varì appelli al Santo Padre.  
    Peccato però che, non trovando ormai niente da ridire sul fondo, detto Professore se ne venga coll'accusa al Papa di aver invitato degli atei/agnostici, la cui stessa partecipazione, aldilà dei discorsi di ciascuno, mostra un desiderio di ricerca, conditio sine qua non, anche se non sufficiente, per l'incamminarsi verso la Verità, Dio volendo.  
    Non posso che associarmi alla risposta che "romano" ha dato qui sopra alla domanda di De Mattei: effetivamente, per un cattolico romano la regola prossima suprema è lo stesso Corpo di Cristo Docente, cioè il Vicario di Cristo ed i legittimi Successori degli Apostoli in unione con il Papa, presenza e parola via e attuale che ci sono date dallo Spirito Santo in garanzia delle promesse di Cristo per il nostro tempo e la nostra vita. Ubi Petrus Ibi Ecclesia. I.P.</span>

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  4. Il ragionamento di de Mattei ha troppi Neo.

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  5. Assisi I è stata effettivamente un grosso problema.
    Assisi II ... ma davvero c'è stata una Assisi II? Quando? Dove? Chi c'era?
    Assisi III. Non è stata un problema. O meglio, è stata un piccolo problema ed una grande seccatura (in primis per il Papa).
    Assisi IV. Non sarà né un problema, né una seccatura; semplicemente, non sarà.

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  6. "E' una posizione che la filosofa e psicanalista Julia Kristeva ha ribadito sul "Corriere della Sera" - che ha ospitato, in extenso, il suo intervento ad Assisi (Un nuovo umanesimo in dieci principi, “Corriere della Sera”, 28 ottobre 2011)."


    È senza dubbio solo un dettaglio ma, se non vado errata, il discorso che la Kristeva ha dato ai media (Un nuovo umanesimo in dieci principi, “Corriere della Sera”, 28 ottobre 2011), non è quello che ha pronunciato davanti al Papa, non credo aver sentito nella chiesa di Assisi echeggiare i nomi di Sade e Nietzsche, anche se nei tre soli minuti dedicati ad Assisi dalla mia TV locale, di cui due per la FSSPX, quei due nomi è tutto quello che il giornalista ha ritenuto opportuno sottolineare con un sorriso ironico.

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  7. Aggiungo che alla domanda della giornalista del giornale le Monde:

    Que ferez-vous lors du "temps de prière et de silence" prévu jeudi après-midi à Assise ?(Che cosa farà durante "il tempo di preghiera e silenzio" previsto giovedì a Assisi)

    Julia Kristeva ha risposto:

    Je réfléchirai et j'essaierai de penser, car la pensée est la forme moderne de la prière.
    ( Rifletterò e cercherò di pensare, poichè il pensiero è la forma moderna della preghiera)

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  8. <span>La Julia Kristeva ha giustamente attirato i riflettori, ma il contorno radio-televisivo anch'esso pilotato ad arte ha riperpetuato una vulgata ecumenico-panteista degna di Assisi1. E soprattutto per questa cornice che si supplicò B16 di NON recarsi ad Assisi. Poi i segni, I SEGNI, sono pesanti come le parole perchè il mondo ricorda priprio questi, non quel che ha detto o non detto il Papa. Lampade scambiate, luce accesa, foto di gruppo, bellerine, frati paciocconi sorridenti... insomma un evento che è riuscito specchio del primo o forse più del primo secondo i radiocronisti!  
     
    Per carità nessuno nega che i polli sgozzati a Santa Chiara non siano stati ri-sgozzati, ma come giustamente è stato detto il ritornare proprio LI, un po' mi ricorda quel passo del Vangelo dove Gesù va contro l'ipocrisia di chi piange e si addolora degli sbagli dei propri predecessori ma nello stesso tempo  ne adornano i sepolcri.</span>

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  9. Prego vivamente perché nei prossimi decenni non si senta più parlare di Assisi se non per i meriti di S. Francesco.

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  10. "Il Papa, vescovo di Roma e successore di san Pietro, " è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli"
    "Infatti il romano Pontefice, in virtù del suo ufficio di vicario di Cristo e di pastore di tutta la Chiesa, ha sulla Chiesa la potestà piena, suprema e universale, che può sempre esercitare liberamente"

    Ecco qual'è la "regola di Fede". E qualora qualcuno obiettasse che sono definizioni estratte dalla Lumen Gentium...ecco allora cosa ci dice il Catechismo maggiore:

    153. Perché dite che il Romano Pontefice è il Pastore universale della Chiesa?Perché Gesù Cristo disse a san Pietro, primo Papa: «Tu sei Pietro e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa, e darò a te le chiavi del regno de’ cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato anche in cielo, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto anche in cielo». E gli disse ancora: «Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle».

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  11. Ubi Petrus ibi Ecclesia.

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  12. <span>Lo ha affermato ai microfoni della Radio Vaticana il cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per i non cristiani. "</span>Nel corso di questa giornata - ha confidato il cardinale Tauran - ho ricordato quello che Giovanni Paolo II aveva scritto nella sua Lettera 'Novo millennio ineunte', quando diceva che il nome del Dio unico deve diventare sempre di più un nome di pace, un imperativo di pace<span>".</span>

    <span>Oserei dire che è terrificante. Questi personaggi non si rendono nemmeno conto di cosa vanno dicendo...</span>
    <span>Prescindo dall'enciclica citata della quale una frase presa da un intero contesto (che non mi prendo la briga di andare a verificare) può anche assumere, come assume, un significato assurdo. </span>
    <span>Infatti, a prescindere da questi disinvolti riferimenti ad un cosiddetto "Dio unico", generico e lontano dal nostro Dio Personale e Unico davvero: la SS. Trinità, siamo noi adesso a dare il nome a Dio e lo chiamiamo pace? Il Dio che si è già rivelato con tanti Nomi, corrispondenti a ciò che opera per il nostro bene e la nostra vita in Lui e che, nel compimento dei tempi, si è rivelato in Cristo?</span>
    <span>Questo chiamarlo Dio della pace è quanto meno riduttivo, perché la pace (con la p minuscola) è dono suo e frutto del nostro inserirci pienamente nel Suo Progetto per noi. Mentre la Pace, come pienezza di ogni Bene e Armonia e quanto di meglio si possa immaginare moltiplicato all'infinito, ha un Nome SOLO, Cristo Gesù, nostro Signore...</span>

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  13. Poiché un bambino è nato per noi,
    ci è stato dato un figlio.
    Sulle sue spalle è il segno della sovranità
    ed è chiamato:
    Consigliere ammirabile, Dio potente,
    Padre per sempre, Principe della pace;
    6grande sarà il suo dominio
    e la pace non avrà fine
    sul trono di Davide e sul regno,
    che egli viene a consolidare e rafforzare
    con il diritto e la giustizia, ora e sempre;

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  14. la 4.a ed. non ci sarà perchè non ve ne sarà più bisogno: la Chiesa sarà andata molto "avanti" in quella direzione, e ben oltre la situazione di PARITA'  manifestata al tempo di Assisi3.

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  15. <span>ospite, per favore, mi spieghi come ha fatto il Papa con la sua <span>potestà piena, suprema e universale,</span>  
    a permettere lo scempio del discorso della psicanalista che ha presentato S. Teresa d'Avila come una malata di mente, nè più nè meno.  
    Stando a questa sua precisazione, sembrerebbe che appunto il papa abbia esercitato la potestà suprema nel permettere questo ed altri, come dire, spiacevoli disguidi.  
    PS poi, ospite, spieghi anche come  mai il Papa ha dichiarato in quella lettera di cui si riferiva giorni orsono, di essere stato "costretto" a promuovere la kermesse di Assisi3.  
    <span>Costretto :</span> sempre in base alla sua potestà suprema.</span>

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  16. <span>Preciso per Memory   </span>
    <span>Nell'</span>articolo su Chiesa e post concilio<span> si dice che la Kristeva è stata invitata nonostante avesse scritto un libro (ed è stato commentato) in cui attribuisce i fenomeni mistici di Teresa D'Avila a patologie secondo criteri esclusivamente positivisti, peraltro smentiti dagli studi seri che consentono di distinguere i fenomeni mistici autentici dalle patologie.   </span>
    <span>Poi c'è la questione del suo intervento, che trascrivo di seguito:        </span>
    <span> Quanto all'intervento della Kristeva nell'incontro di Assisi, il </span>primo link è al documento con i suoi 10 principi<span> del nuovo umanesimo pubblicato dal Corriere della Sera; ma è attendibile che </span>quello effettivamente tenuto<span> si limiti a 5 punti. Esso così conclude enfaticamente in tutt'e due le versioni: "Signore e Signori, l’età del sospetto non è più sufficiente. Di fronte alle crisi e alle minacce che si aggravano, è giunta l’età della scommessa. Osiamo scommettere sul rinnovamento continuo delle capacità di uomini e donne a credere e a conoscere insieme. Affinché, nel “multiverso” bordato di vuoto, l’umanità possa perseguire ancora a lungo il proprio destino creativo. "</span>
    <span>Sappiamo bene che i "filosofi del sospetto" sono quelli che hanno contribuito allo smantellamento della Chiesa dogmatica e docente ed in effetti la loro opera sembrerebbe portata a compimento, almeno guardando ad alcuni aspetti della Chiesa post-conciliare. Ecco, quindi, che - superato il sospetto - la musa illuminista inneggia e si lancia nel "rinnovamento continuo", che è cosa buona e giusta se viene incanalato nell'alveo di un senso già dato ed in un Progetto Divino per l'uomo; ma diventa prometeica hybris in un "multiverso bordato di vuoto in cui essere gli unici artefici del proprio destino creativo". Resta infatti da capire creativo di cosa perché e con chi...  </span>

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  17. grazie della precisazione, Mic.

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  18. Mic conferma dunque la mia impressione e cioè che ci sono state due versioni del discorso della Kristeva, quello per i media e quello pronunciato davanti al Papa....forse le è stato fatto notare che certi passaggi era meglio che li evitasse....
    Comunque, se si poteva supporre che Papa Benedetto sarebbe stato attento ai rischi di sincretismo e relativismo, non è da escludere che è anche grazie ai numerosi interventi che ricordavano i rischi inerenti a quel genere di incontri, l`appello che menziona De Mattei è solo uno di questi,  che Assisi III non ha rinnovato gli orrori di quell`Assisi di cui si celebrava l`anniversario.  
    Detto questo, e visto l`indifferenza quasi generale dei media, lo spirito di Assisi che continuerà sarà quello promosso da Giovanni Paolo II, la potenza evocatrice delle immagini di allora continuerà a pesare più delle parole e delle precauzioni, ma anche per Assisi III ,rivisto e corretto da Benedetto XVI, resteranno comunque nella mia memoria delle immagini difficilmente sopportabili e condivisibili.  




    <span></span>

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  19. Ringrazio l'ospite delle 10:25 e 10:26 per ricordarci una dottrina perfettamente tradizionale dimenticata dai nostri amici scismatici i quali fanno, a questo soggetto, un sacco d'indebite e, diciamocelo chiaro e tondo, disoneste restrizioni mentali. In effetti, ubi Petrus ibi Ecclesia. I.P.

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  20. <span>caro Micus, ho l'impressione che questi argomenti,    
    per quanto piuttosto rispondenti ad una certa realtà  in fieri nella Chiesa e nel mondo, non siano nominabili in questo spett.le blog.    
    Quel che non si è ancora capito è se dobbiamo applaudire a  tutto ciò che accade come buono e giusto  (e allora non ha senso pubblicare le foto dei preti-clown nè della Madonna frantumata e presa a calci), oppure  stigmatizzare in<span> qualche </span>modo le " stranezze " in aumento, oppure -terza via d'<span>escape</span>- rimanere semplicemente "con la faccia di cera".  Fi<span>nchè qualcuno, come ritengono sperabile gli ottimi Gnocchi&Palmaro, venga per  misericordiosa Provvidenza, a   risvegliarci.</span>    
    Si verifica per lo più, che essendo sempre il vigore il<span> vietato vietare,  </span>la cosa sempre più vietata sarà quella di dire la Verità: quel famoso slogan, (tuttora seguito dal pensiero dominante nella Chiesa e nella società e dalla morale corrente)  equivale all'affermazione che non esiste una Verità assoluta e quindi colui che invece volesse affermarla, testimoniarla e mostrarla a tutti, sarebbe considerato e chiamato "pazzo".    
    Così accadde a Nostro Signore, quando fu vestito di rosso, bendato, con la canna in mano, e circondato dagli schernitori.    <span>(Aveva detto di essere venuto per testimoniare la Verità, cioè di essere Figlio di Dio, Verità in Persona, Re dei Giudei annunciato dalle Scritture: fu dichiarato pazzo, empio impostore, falso Re e Messia, non quello atteso, secondo i grandi sacerdoti e dottori della Legge).</span></span>

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  21. Cara memory, 
    ormai sono molti i blog nei quali regna un "linguaggio unico" da cui non si può uscire, pena censura o addirittura espulsione... Mi riferisco ad esempio a Cattolici romani, che ultimamente è diventato impraticabile per effetto del tipo di okkupazione subita, ovviamente a partire dalla moderazione.

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  22. <span><span>caro Micus, ho l'impressione che questi argomenti, per quanto piuttosto rispondenti ad una certa realtà  in fieri nella Chiesa e nel mondo, non siano nominabili in questo spett.le blog. </span></span>

    Io mi chiedo una cosa: in quale dottrina, filosofia o tradizione culturale si può inquadrare l'incontro di Assisi? Nella dottrina, filosofia, tradizione cattolica? A me sembra che la filosofia che sta dietro ad assisi non abbia nulla di cattolcio. Le coordinate di riferimento sono evidentemente altre, tanto che Assisi 1986 fu indetta perché in quell'anno l'ONU proclamò l'anno della pace...allora vedete che tutto torna! L'ispiratore di questi incontri di "Assisi" (anche l'ultimo che non è altro che la celebrazione del 25esimo anniversario del primo) non è Cristo ma qualcun altro.

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  23. Tra l'altro è quanto mai necessario conservare gelosamente le vecchie edizioni della Bibbia, per evitare che i nostri figli attingano alle nuove che arrivano a 'piegare' i significati della Sacra Scrittura!

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  24. Mi sembra che il principale risultato di Assisi 3 (e forse anche l'intenzione del Santo Padre) sia stato quello di rammendare gli strappi di Assisi 1. Dopo di che, rimettiamo tutto nell'armadio e non pensiamoci più.

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  25. questi eventi marcano moltissimo la Chiesa, e ricordatevi almeno che Assisi III celebra Assisi I. Il Papa è stato chiaro su questo. Smettetela quindi con il vostro wishful thinking e aprite gli occhi. I vostri distinguo e occhiali rosa ce li avete in pochi e sono pure distorsioni del reale. Il messaggio è stato chiaro, e il Papa è stato così buono da darvi strumenti per drogarvi di illusione. La realtà è che c'è stato un altro passo suicida per la dissoluzione della Chiesa Cattolica fatto dal Papa restauratore dei merletti meccanici di Guido Marini

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  26. Dio potente: diciamolo magari agli ebrei, che leggono Isaia, che quel Bambino di nome Gesù era il Deus Fortis. Così faremmo ecumenismo e citeremmo Isaia a proposito e non a muzzo

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  27. <span>¿En qué estás pensando...?</span>

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  28. ... Assisi III celebra Assisi I. Il Papa è stato chiaro su questo ... I vostri distinguo e occhiali rosa ...
     
    Certo che Assisi III celebra Assisi I: ne celebra il funerale. Il Papa è stato chiaro su questo.

    Non è questione di occhiali rosa o di occhiali scuri (questi ultimi, fra i lettori del sito, particolarmente diffusi). E' questione di distinguere, fra i problemi, quelli pericolosi, quelli gravi, quelli secondari, i falsi problemi, i problemi che potrebbero trasformarsi in opportunità ...
    Lo "spirito di Assisi" era, già di suo, completamente sterile; ed ora il Papa, con il suo stile mite, gentile ed educato, lo ha elegantemente evirato, così da togliere ogni residuo dubbio circa la sua capacità di generare frutti.
    Questo non significa che la Chiesa entra da oggi nell'era felice del Mulino Bianco. La situazione è drammatica: ci sono nazioni che si avviano, più o meno consapevolmente, verso l'apostasia, interi episcopati sull'orlo dell'aperta ribellione, un anticlericalismo sempre più aggressivo e violento, anche qui in Italia, e, cosa peggiore di tutte, vescovi ciechi ed imbelli che ricercano costantemente  il consenso e la lode da parte dei propri peggiori nemici che scambiano, follemente, per i migliori alleati.
    Ma proprio perchè la situazione è questa, davvero dobbiamo preoccuparci della discendenza degli eunuchi?

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  29. <span>ma chi ha  parlato di eunuchi ?  ci dovremmo preoccupare della nave della Dottrina cattolica che ormai colerà a picco, perchè le eresie e blasfemie fioriscono a iosa nelle omelie e catechesi, e certo nessuno le correggerà più, in nome della "comune umannità" e dei   DIVERSI CAMMINI verso la verità...  
    così come nessuno più parlerà di peccato:  ogni via, anche il peccato grave permanente è cammino verso la verità e la futura santità.  </span>
    <span>(si va a far la Comunione in qualsiasi condizione, e sempre più sarà cosa normale).
    Non abbiamo più bisogno di chiedere perdono a Dio di niente.  
    Tutto va bene.</span>

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  30. Il caro "tutto OK" è partito in filippiche sulla Dottrina cattolica quando lui stesso non la conosce manco da lontano: vedasi il suo "brillante" (sic) intervento sull'altro thread dove non sa dirci se la Vergine è umana oppure no.  ;-)    I.P.

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  31. Quanto rumore per un po' di dialogo. Forse perché è faticoso?
    Io mi inchino a quanto fa e dice il Papa. Ce ne fossero come lui!!!

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