Il cinema francese ha tratteggiato diverse volte ruoli di ecclesiastici Vetus Ordo, spesso con genio tutto transalpino, come nel pluripremiato “Il diario di un curato di campagna” di Robert Bresson, tratto dal celeberrimo romanzo di Bernanos.
Vogliamo però segnalare una curiosa commedia del 1971 che vide come protagonista un attore molto amato – soprattutto dal pubblico femminile - nel ventennio che va dai primi Anni Sessanta agli Anni Ottanta, cioè Alain Delon, per l’occasione con la moglie Nathalie e sotto la direzione Jaques Deray, più noto come regista di film noir.
Si tratta de “L’uomo di Saint Michel” (originale francese Doucement les basses!).
E’ la storia di un organista concertista, divenuto il parroco Simon, per aver preso i voti dopo la morte della bellissima moglie, annegata e poi scomparsa tra le acque.
Un giorno però la consorte salta fuori più viva che mai, per riproporgli la convivenza, presentandosi con il secondo marito nel paesino ventoso ed arretrato della Bretagna, dove l’ex marito è stato inviato quale curato, sempre alle prese con uno stuolo di vecchie beghine, nel tradizionale abito con la caratteristica altissima cuffia, e con un sagrestano pasticcione.
L’abbè Simon, dopo un primo momento di confusione e le gustosissime scene in cui agisce il grande Paul Meurisse, nei panni di un vescovo arguto e sagace, alla fine si pente di aver scelto la vita clericale.
Inanellando una serie di equivoci e peripezie, chiede l'annullamento dei voti ma scopre che la moglie, convintasi nel frattempo della bontà delle scelte del marito, è entrata in clausura.
Non resta che rapirla dal monastero.
Il film, forse non proprio azzeccato nei tempi comici, è connotato da una fotografia molto singolare, soprattutto nelle riprese delle sperdute lande bretoni, percorse da un Delon in tonaca svolazzante e basco su una caracollante motocicletta, in mezzo alle quali si erge solitaria qualche chiesa tardogotica, e da caratteristiche ambientazioni sonore, in bilico fra le struggenti armonie organistiche di Franck, eseguite da Simon che si esercita sull’organo della parrocchiale (il concerto durante la visita pastorale del vescovo/Meurisse è invece esilarante), che tanto bene commentano il paesaggio, e le evocazioni alla “Hammond” della musica psichedelica americana di fine Anni Sessanta, nei momenti di verve comica.
Vogliamo però segnalare una curiosa commedia del 1971 che vide come protagonista un attore molto amato – soprattutto dal pubblico femminile - nel ventennio che va dai primi Anni Sessanta agli Anni Ottanta, cioè Alain Delon, per l’occasione con la moglie Nathalie e sotto la direzione Jaques Deray, più noto come regista di film noir.
Si tratta de “L’uomo di Saint Michel” (originale francese Doucement les basses!).
E’ la storia di un organista concertista, divenuto il parroco Simon, per aver preso i voti dopo la morte della bellissima moglie, annegata e poi scomparsa tra le acque.
Un giorno però la consorte salta fuori più viva che mai, per riproporgli la convivenza, presentandosi con il secondo marito nel paesino ventoso ed arretrato della Bretagna, dove l’ex marito è stato inviato quale curato, sempre alle prese con uno stuolo di vecchie beghine, nel tradizionale abito con la caratteristica altissima cuffia, e con un sagrestano pasticcione.
L’abbè Simon, dopo un primo momento di confusione e le gustosissime scene in cui agisce il grande Paul Meurisse, nei panni di un vescovo arguto e sagace, alla fine si pente di aver scelto la vita clericale.
Inanellando una serie di equivoci e peripezie, chiede l'annullamento dei voti ma scopre che la moglie, convintasi nel frattempo della bontà delle scelte del marito, è entrata in clausura.
Non resta che rapirla dal monastero.
Il film, forse non proprio azzeccato nei tempi comici, è connotato da una fotografia molto singolare, soprattutto nelle riprese delle sperdute lande bretoni, percorse da un Delon in tonaca svolazzante e basco su una caracollante motocicletta, in mezzo alle quali si erge solitaria qualche chiesa tardogotica, e da caratteristiche ambientazioni sonore, in bilico fra le struggenti armonie organistiche di Franck, eseguite da Simon che si esercita sull’organo della parrocchiale (il concerto durante la visita pastorale del vescovo/Meurisse è invece esilarante), che tanto bene commentano il paesaggio, e le evocazioni alla “Hammond” della musica psichedelica americana di fine Anni Sessanta, nei momenti di verve comica.
Il segretario di mons. Favella
Trailer in francese:
Di questa poco edificante sequenza -mi ha abbastanza disgustato- voglio cogliere l'unica piccola perla: sta nelle parole del sacerdote quando dice che non celebrerà messa. Ebbene, egli afferma di non avere la disposizione d'animo; non può non venirci in mente la rubrica de defectibus in celebratione Missae occurrentibus, poi espunta dal messale riformato, dove si trattava appunto del difetto di disposizione d'animo, tra gli altri impedimenti. Rubrica cancellata da una foga desacralizzantee de-divinizzante dell'augusto Sacrificio dell'Altare: ovviamente, se vado a presiedere una cena, quali accorgimenti devo avere oltre l'intrattenere i miei ospiti??
RispondiEliminaUna curiosità, se mi é lecito chiedere, perché il segretario di mons. Favella si occupa di cinema ?
RispondiEliminanon sono polemico, solo curioso. Chez Poirot c'est génétique...
Probabilmente il segretario di Favella avrà qualche cinema parrocchiale e quindi si deve - ritengo - occupare di cinema.
RispondiEliminaMi sono ricordato di questo film, visto tanti anni fa.
RispondiEliminaLa parte più gustosa era quella d Vescovo.....
Bravo, segretario!
Alla Redazione: ma come si chiama il segretario di mons. Favella?
Alain Delon.....
RispondiEliminaUn idolo di mia madre!
Scaricherò il film e glielo farò vedere: veddiamo che effetto fa la tonaca su bel Alain!