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mercoledì 26 gennaio 2011

La “bellezza” che non c’è


Vedendo certe chiese moderne........


di Rodolfo Papa*


ROMA, lunedì, 24 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Che cos’è la bellezza? Una lunga tradizione filosofica ha riflettuto sulla bellezza, cercando di spiegare che cosa essa sia, come la conoscono gli uomini, come ne godono, approfondendo l’esperienza comune, che è il punto di partenza di ogni buona riflessione.
Dalla riflessione emerge che la fruizione della bellezza, sia essa naturale che artistica, si caratterizza per un "piacere" che coinvolge non solo i sensi, ma tutta la persona: emozioni e passioni; ragione e intelletto; si tratta di un piacere non finalizzato all’utile, dunque, un piacere disinteressato, un piacere per piacere: cioè un provare piacere di fronte a qualche cosa che si conosce, senza volerla comprare, possedere, modificare, firmare.
La bellezza intrattiene un particolare rapporto con la vista. San Tommaso con la sua celebre affermazione «Pulchrum est quod visum placet» (Summa Theologiae, I, q. 5, a. 4, ad 1um) indica che del bello conta l’apprensione e in modo speciale il godimento: il bello è "gradevole alla conoscenza" (Ibid., II-II, q. 27, a. 1, ad 3um), perché il bello richiede di essere "conosciuto".La bellezza, inoltre, rivela delle caratteristiche costanti, quali l’armonia e la regolarità, che lo stesso san Tommaso rinviene nella "integritas sive proportio", ovvero compiutezza, nella "debita proportio sive consonantia", ovvero armonia proporzionale, e nella "claritas", ovvero splendore, corporeo e spirituale: «La bellezza del corpo consiste nell’avere le membra ben proporzionate (debita proportio), con la luminosità del colore dovuto (claritas). La bellezza spirituale consiste nel fatto che il comportamento e gli atti di una persona sono ben proporzionati (proportio) secondo la luce della ragione (claritas)» (Ibid., I, q. 39, a. 8, resp.). Questa definizione della bellezza, che pure taluni tacciano di intellettualismo, costituisce l’analisi razionale di esperienze comuni, generali; a conferma di ciò, ci sono oggi svariate ricerche di ordine psicologico e antropologico che confermano come, fin da bambini e indipendentemente dalla cultura, si tenda a riconoscere come bello e piacevole ciò che è armonioso e proporzionato.
Tuttavia, negli ultimi decenni, si è andata affermando una concezione della bellezza del tutto avulsa dalla conoscenza, sensoriale e razionale, del tutto staccata dal piacere estetico e dalla comune esperienza. Si tratta precisamente di un "concetto" di bellezza costruito da alcuni teorici senza alcun nesso con la realtà e con la visione. Sulla base di questo presupposto sono nate, nella contemporaneità, svariate tipologie di arte, accomunate da questa esoterica concezione della bellezza (bellezza come assenza, come disarmonia, come straniamento …). Di fronte a tali "oggetti" non si riesce in alcun modo a vederne la bellezza, però alcuni addetti ai lavori garantiscono che in esse la bellezza c’è.
Accadono allora sconcertanti, ed esilaranti, situazioni, che, mi sembra, possono essere ben descritte dalla favola I vestiti nuovi dell’imperatore scritta da Hans Christian Andersen, ben noto autore danese vissuto tra il 1805 e il 1875. La favola narra di un imperatore molto vanitoso che viene ingannato da due frodatori, i quali inventano di possedere una stoffa così bella che solo gli stupidi non possono vederla. E così i due imbroglioni mostrano all’imperatore una stoffa inesistente, ma egli finge di vederla e finge di ammirarne la bellezza, temendo di essere considerato stupido. Chiede ai due imbroglioni di cucirgli un vestito con quella stoffa, e tutti i dignitari di corte e poi i cittadini fingono di ammirare quel vestito, pensando di non vedere la bellezza in quanto incapaci di fruirla. Solo un bambino ha il coraggio di esclamare che l’imperatore è nudo e solo allora tutta la folla ha il coraggio di credere ai propri occhi e di riconoscere di non vedere niente.
Ebbene, sovente, passeggiando nelle sale di molti musei di arte contemporanea, accade di vedere imperatori vanitosi, cortigiani e cittadini, che fingono di ammirare una bellezza che pare essere riservata solo a menti superiori, finché qualcuno, con l’innocenza dei semplici, non ha il coraggio di dire che non c’è assolutamente niente.

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* Rodolfo Papa è storico dell’arte, docente di storia delle teorie estetiche presso la Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Urbaniana, Roma; presidente della Accademia Urbana delle Arti. Pittore, membro ordinario della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon. Autore di cicli pittorici di arte sacra in diverse basiliche e cattedrali. Si interessa di questioni iconologiche relative all’arte rinascimentale e barocca, su cui ha scritto monografie e saggi; specialista di Leonardo e Caravaggio, collabora con numerose riviste; tiene dal 2000 una rubrica settimanale di storia dell’arte cristiana alla Radio Vaticana.

10 commenti:

  1. Completati i lavori della cupola della cattedrale di Noto . un lavoro eccellente eseguito  dal pittore russo Oleg Supereco

    LA PENTECOSTE


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  2. Questa fa il pari con l'ultimo articolo postato da Francesco Colafemmina che vi invito a meditare:
    INTRALLAZZI ARCHITETTONICI VATICANI: NON SE NE PUO' PIU'!

    la mia risposta si associa benissimo anche a questo articolo....

    mancano solo le IMBOTTITURE alle pareti e sono pronte per l'accesso alle grandi ASSEMBLEE....

    Come ho spiegato in molte occasioni, le Chiese di oggi sono costruite a seconda di ciò che oggi si CREDE...l'arte e qualsiasi applicazione del nostro pensiero, è sempre frutto appunto di ciò che crediamo, non serve dunque una laurea in psichiatria o psicologia, ma se volete anche in pedagogia, per comprendere che L'ESPRESSIONE di queste chiese non sono altro CHE IL VUOTO DELLA FEDE CHE SI VIVE....
    vuota la fede, VUOTE LE CHIESE....

    il bianco (TUTTO BIANCO SENZA ALTRO ALLE PARETI), in psicoanalisi è molto ricorrente.... se volete approfondite...
    siamo così passati da una FEDE VIVA E COLORATA, RICCA ED ESPRESSIVA ad una fede smorta e da psichiatria....monocolore e povera di espressività... Non intendo, per monocolore, l'audace assurdità di chiese ARCOBALENO.... :-D
    intendo quell'angosciante visibilità del TETRO che il colore bianco DEL CEMENTO dovrebbe in qualche modo lenire...
    Se le chiese di una volta COPRIVANO TUTTO IL BIANCO CON I QUADRI, L'ARTE, ARAZZI e quant'altro, lo si deve alla RICCHEZZA DI ESPRESSIVITA' CHE SI AVEVA NEL RACCONTARE LA NOSTRA FEDE O LE PRINCIPALI NOZIONI DELLA DOTTRINA CATTOLICA....

    Oggi, il SILENZIO che si impone alle nuove chiese, non è quello dello STUPORE....fissare lo sguardo su queste pareti, l'unico stupore che si può provare è quello del lettino di psichiatria...

    "i vestiti nuovi dell'imperatore" è una storia di una attualità ricorrente che andrebbe inserita nei concorsi aperti che si fanno agli artisti per le nuove chiese....

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  3. .......la bellezza e' un dono....di un' anima sensibile...che con le proprie opere cresce....tanta gente oggi e' ignorante per quanto riguarda la bellezza...vivono nel caos di comprare, consumare, e buttare!

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  4. il cardinal Ravasi è nudo!!

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  5. Sono andato a vedere il collegamento suggerito da LDC63. Pare che l'arte ecclesisstica di oggi si muova tra la linea CEI e la linea Ravasi. A mio avviso entrambe non seguono affatto la linea della semplicità e verità dei segni decretata dal Concilio. L'una e laltra cerca la monumentalità a tutti i costi. Un neoclericalismo inappropriato rispetto alla situazione di Esodo in cui la chiesa vive oggi. Non servono monumenti, colorati o meno, ma serve solo la nobile semplicità decretata dal Concilio, unita alla consapevolezza shockante che Dio, di fronte alla proposta dell'uomo di costruirgli una casa, risponde di non averne proprio bisogno... Più che il luogo di Dio, la chiesa è dunque il luogo della comunità credente che necessita di uno spazio in cui radunarsi! E quindi, meno aggiunte e sovrapposizioni culturalistiche ci sono meglio è. Un tavolo al centro, una pedana con una seggiola e un leggio da un lato, tante seggiole, pratiche amovibili dall'altro. Questa è la chiesa ideale, di donne e uomini, non di mura, suppellettili, pittiure e ori.

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  6. A me pare che nella cattedrale di Noto sia stato fatto un bel lavoro. pennacchi e cupola danno il senso dello "stupore". Vedremo che cosa  nascerà per quanto riguarda l'ambone e l'altare. Certo , si dovrà aspettare la festa del patrono S. Corrado per sapere se la bellezza ha prevalso sull'interesse, sugli intrallazzi, su intrighi tra CEi e sprovveduti artisti.

    Intanto , da anticipazioni abbiamo saputo che non si tratterà della bruttura posta nella cattedrale di Palermo: Un emorme cubo, rosaceo, simile ad un ecomostro posto dentro il  tempio che conserva le spoglie dello "stupor mundi" il geniale Federico II. 

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  7. La chiesa Cristiana è costruita a modello del Tempio e non della sinagoga, caro Pastor ille.

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  8. Pastor Ille è lontano dalla concezione di bellezza!

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  9. Tommy, can you hear me?27 gennaio 2011 alle ore 12:34

    La bellezza passa solo dalla vista, se questa è intesa come la relativa facoltà dei sensi. Altrimenti la bellezza della musica sarebbe percepibile solo a chi trova calligrafico il pentagramma! La bellezza passa attraverso l'intuizione interiore, una "vista" noetica. Con buona pace di Tommy.

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  10. Oh Signore! Magari costruiamo anche un bel condominio a Dio... così ci mettiamo dentro tutte le persone che vengono a Messa e non hanno l'incomodo dello spostamento dalle loro case!
    Costruire un edificio bello non vuol dire fare necessariamente una nuova S. Pietro! Ma non si può nemmeno pensare che belle sono le attuali chiese moderne, fatte di cemento, simil palestre, o hangar di aereoporto (un esempio: la nuova chiesa di san Giovanni Rotondo!). Purtroppo siamo uomini, e visto che la nostra cultura ci ha lasciato qualcosa che rimanda al bello assoluto, utilizziamolo! Ho 5 sensi e li voglio sfruttare anche nella mia vita spirituale, non solo nella mia vita fisica... ben vengano le chiese belle e maestose, devono essere segno di una fede altrettanto bella, quella della Comunità che vi si raduna.
    Però è vero anche che dal 1965 ad oggi la fede si è incartapecorita, quindi, meglio fare palestre... almeno costano di meno, si possono rendere facilmente oratori "ad tempus" se fuori piove e i fanciulli non possono giocare, e tanto... non va più nessuno a pregare... a che serve tutta sta bellezza messa lì! E poi quanti costi per mantenerle... 
    Suvvia, la chiesa edificio deve essere bella, la Comunità deve essere ancora più bella della chiesa di muri (ma questo dipende anche dai preti... e li iniziano i guai!), il Bello Assoluto è Dio; finiamola con questa spiritualità che ruota su se stessa come un cane per mordersi la coda!!! La nostra meta è il Regno di Dio, cerchiamo di essere belli in spirito, sforziamoci di testimoniare il Pastore Bello (cm dice in greco il vangelo) e cerchiamo anche di elevare il nostro corpo verso un bello tangibile e visibile, come quello del luogo dove ci riuniamo per la Messa.

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La Redazione