Una bella nota di Magister, sui vescovi che seguono il Papa in campo liturgico, che potrete trovare qui:
ROMA, 14 ottobre 2010 – Nello Sri Lanka i vescovi e i sacerdoti cattolici vestono tutti di bianco, come si può vedere nell'insolita foto qui sopra: con l'intero clero della diocesi di Colombo, la capitale, in diligente ascolto del suo arcivescovo Malcolm Ranjith, probabile nuovo cardinale nel prossimo concistoro.Nella sua diocesi, l'arcivescovo Ranjith ha indetto uno speciale anno dell'eucaristia. E per prepararlo ha riunito tutti i suoi sacerdoti in tre dense giornate di studio a Colombo, dove ha fatto arrivare da Roma due oratori d'eccezione: il cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della congregazione vaticana per il culto divino, e padre Uwe Michael Lang, membro della medesima congregazione e consultore dell'ufficio delle celebrazioni liturgiche pontificie.Lang, tedesco di nascita, oratoriano, è cresciuto in Gran Bretagna alla scuola del grande Henry Newman, fatto beato da Benedetto XVI lo scorso 19 settembre a Birmingham. È autore di uno dei libri che più hanno fatto discutere negli ultimi anni, in campo liturgico: "Rivolti al Signore", nel quale sostiene che l'orientamento giusto nella preghiera liturgica è verso Cristo, sia da parte dei sacerdoti che dei fedeli. Il libro era introdotto da una prefazione partecipe di Joseph Ratzinger, scritta poco prima della sua elezione a papa. L'arcivescovo Ranjith, che prima di tornare in Sri Lanka era segretario della congregazione vaticana per il culto divino, è stato ed è un entusiasta estimatore e propagatore della tesi del libro di Lang, oltre che persona di fiducia di Benedetto XVI. Così come lo è il cardinale Cañizares Llovera, non a caso definito in patria "il Ratzinger della Spagna". chiamato a Roma dal papa per far da guida alla Chiesa in materia liturgica, obiettivo centrale di questo pontificato.Non solo. Per offrire ulteriori lumi ai suoi sacerdoti nelle tre giornate di studio, l'arcivescovo Ranjith ha fatto arrivare dalla Germania uno scrittore cattolico di primo piano, Martin Mosebach, anche lui autore di un libro che ha fatto molto discutere: "Eresia dell'informe. La liturgia romana e il suo nemico". E l'ha chiamato a parlare proprio sugli sbandamenti della Chiesa in campo liturgico.Tutto questo per quale finalità? Ranjith l'ha spiegato in una lettera pastorale alla diocesi: per ravvivare la fede nella presenza reale di Cristo nell'eucaristia e per educare a esprimere tale fede in segni liturgici adeguati.Ad esempio col celebrare la messa "rivolti al Signore", col ricevere la comunione nella bocca invece che in mano, e col riceverla in ginocchio. Insomma con quei gesti che sono tratti distintivi delle messe celebrate da papa Ratzinger.Ciò che colpisce, di questa come di altre notizie analoghe, è che l'azione di Benedetto XVI per ridare vitalità e dignità alla liturgia cattolica sembra meglio capita e applicata nella "periferia" della Chiesa che nel suo baricentro europeo.Non è un mistero, ad esempio, che il canto gregoriano è oggi più vivo e diffuso in taluni paesi dell'Africa e dell'Asia che in Europa.Tra le indicazioni date dall'arcivescovo Ranjith per l'anno eucaristico nella diocesi di Colombo c'è infatti anche quella di educare i fedeli a cantare in latino, nelle messe, il Gloria, il Credo, il Sanctus, l'Agnus Dei.Allo stesso modo, la decisione di Benedetto XVI di liberalizzare l'uso del messale antico accanto a quello moderno – per un reciproco arricchimento tra le due forme di celebrazione – pare essere compresa e applicata in Africa e in Asia meglio che in talune regioni d'Europa.Un'ulteriore prova di ciò riguarda il modo con cui la comunione è data ai fedeli: in mano o nella bocca, in piedi o in ginocchio.L'esempio dato da Benedetto XVI – comunione in bocca e in ginocchio, in tutte le sue messe a partire dal Corpus Domini del 2008 – trova pochissimo seguito soprattutto in Europa, in Italia e nella stessa Roma, dove si continua quasi ovunque a dare la comunione in mano a chiunque si avvicini a chiederla, nonostante le norme liturgiche lo consentano sono in casi eccezionali.A Palermo, dove il papa si è recato lo scorso 3 ottobre, alcuni sacerdoti del posto hanno rifiutato di mettersi in fila per ricevere la comunione da lui, pur di non sottostare a un gesto che non condividono.Si è inoltre diffusa la diceria che nelle messe celebrate dal papa ci si inginocchia perché si è davanti a lui, e non per adorare Gesù nel santissimo sacramento. Una diceria che trova ascolto nonostante da qualche tempo diano la comunione in bocca e al fedele inginocchiato anche i cardinali e i vescovi che celebrano su mandato del papa.Non sorprende che il servizio che www.chiesa ha dedicato a metà settembre al significato dell'inginocchiarsi in adorazione davanti a Dio e all'eucaristia abbia sollevato le proteste di vari lettori, tra i quali dei sacerdoti. L'argomento principe portato contro l'inginocchiarsi alla comunione è che la messa ha come suo modello e origine l'ultima cena, dove gli apostoli stavano seduti e mangiavano e bevevano con le loro mani.È il medesimo argomento addotto dai neocatecumenali per giustificare il loro modo "conviviale" di celebrare la messa e di fare la comunione, al quale continuano ad attenersi grazie al permesso che le autorità della Chiesa – tra cui vantano dei sostenitori, come il sostituto segretario di stato Fernando Filoni – hanno dato loro di "ricevere la comunione in piedi restando al loro posto" (articolo 13.3 del loro statuto).Anche qui, per trovare le parrocchie, le diocesi, i sacerdoti e i vescovi che agiscono e insegnano in piena sintonia con Benedetto XVI è più facile cercare nella "periferia" della Chiesa: ad esempio nel remoto Kazakhstan, nell'Asia centrale ex sovietica.Lì, nella diocesi di Karaganda, i fedeli ricevono tutti la comunione in bocca e in ginocchio. E lì c'è un giovane vescovo, l'ausiliare di Karaganda Athanasius Schneider, che ha scritto sul tema un libretto splendente come una pietra preziosa, dal titolo: "Dominus est. Riflessioni di un vescovo dell'Asia centrale sulla sacra comunione".Il libretto è in due parti. La prima racconta le vite eroiche di quelle donne cattoliche che negli anni del dominio comunista portavano in segreto la comunione ai fedeli, sfidando le proibizioni. E la seconda spiega la fede che era all'origine di quell'eroismo: una fede così forte nella presenza reale di Gesù nell'eucaristia da offrire per essa la vita.Ed è su questo sfondo che il vescovo Schneider rivisita i Padri della Chiesa e la storia della liturgia in occidente e in oriente, illuminando il nascere e il consolidarsi del modo adorante di ricevere la comunione in ginocchio e nella bocca.Quando papa Ratzinger lesse il manoscritto del vescovo Schneider, subito ordinò alla Libreria Editrice Vaticana di pubblicarlo. Il che fu fatto, in italiano e in spagnolo, nel 2008.L'edizione in lingua inglese del libro ha la prefazione dell'arcivescovo di Colombo, Ranjith.
ROMA, 14 ottobre 2010 – Nello Sri Lanka i vescovi e i sacerdoti cattolici vestono tutti di bianco, come si può vedere nell'insolita foto qui sopra: con l'intero clero della diocesi di Colombo, la capitale, in diligente ascolto del suo arcivescovo Malcolm Ranjith, probabile nuovo cardinale nel prossimo concistoro.Nella sua diocesi, l'arcivescovo Ranjith ha indetto uno speciale anno dell'eucaristia. E per prepararlo ha riunito tutti i suoi sacerdoti in tre dense giornate di studio a Colombo, dove ha fatto arrivare da Roma due oratori d'eccezione: il cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della congregazione vaticana per il culto divino, e padre Uwe Michael Lang, membro della medesima congregazione e consultore dell'ufficio delle celebrazioni liturgiche pontificie.Lang, tedesco di nascita, oratoriano, è cresciuto in Gran Bretagna alla scuola del grande Henry Newman, fatto beato da Benedetto XVI lo scorso 19 settembre a Birmingham. È autore di uno dei libri che più hanno fatto discutere negli ultimi anni, in campo liturgico: "Rivolti al Signore", nel quale sostiene che l'orientamento giusto nella preghiera liturgica è verso Cristo, sia da parte dei sacerdoti che dei fedeli. Il libro era introdotto da una prefazione partecipe di Joseph Ratzinger, scritta poco prima della sua elezione a papa. L'arcivescovo Ranjith, che prima di tornare in Sri Lanka era segretario della congregazione vaticana per il culto divino, è stato ed è un entusiasta estimatore e propagatore della tesi del libro di Lang, oltre che persona di fiducia di Benedetto XVI. Così come lo è il cardinale Cañizares Llovera, non a caso definito in patria "il Ratzinger della Spagna". chiamato a Roma dal papa per far da guida alla Chiesa in materia liturgica, obiettivo centrale di questo pontificato.Non solo. Per offrire ulteriori lumi ai suoi sacerdoti nelle tre giornate di studio, l'arcivescovo Ranjith ha fatto arrivare dalla Germania uno scrittore cattolico di primo piano, Martin Mosebach, anche lui autore di un libro che ha fatto molto discutere: "Eresia dell'informe. La liturgia romana e il suo nemico". E l'ha chiamato a parlare proprio sugli sbandamenti della Chiesa in campo liturgico.Tutto questo per quale finalità? Ranjith l'ha spiegato in una lettera pastorale alla diocesi: per ravvivare la fede nella presenza reale di Cristo nell'eucaristia e per educare a esprimere tale fede in segni liturgici adeguati.Ad esempio col celebrare la messa "rivolti al Signore", col ricevere la comunione nella bocca invece che in mano, e col riceverla in ginocchio. Insomma con quei gesti che sono tratti distintivi delle messe celebrate da papa Ratzinger.Ciò che colpisce, di questa come di altre notizie analoghe, è che l'azione di Benedetto XVI per ridare vitalità e dignità alla liturgia cattolica sembra meglio capita e applicata nella "periferia" della Chiesa che nel suo baricentro europeo.Non è un mistero, ad esempio, che il canto gregoriano è oggi più vivo e diffuso in taluni paesi dell'Africa e dell'Asia che in Europa.Tra le indicazioni date dall'arcivescovo Ranjith per l'anno eucaristico nella diocesi di Colombo c'è infatti anche quella di educare i fedeli a cantare in latino, nelle messe, il Gloria, il Credo, il Sanctus, l'Agnus Dei.Allo stesso modo, la decisione di Benedetto XVI di liberalizzare l'uso del messale antico accanto a quello moderno – per un reciproco arricchimento tra le due forme di celebrazione – pare essere compresa e applicata in Africa e in Asia meglio che in talune regioni d'Europa.Un'ulteriore prova di ciò riguarda il modo con cui la comunione è data ai fedeli: in mano o nella bocca, in piedi o in ginocchio.L'esempio dato da Benedetto XVI – comunione in bocca e in ginocchio, in tutte le sue messe a partire dal Corpus Domini del 2008 – trova pochissimo seguito soprattutto in Europa, in Italia e nella stessa Roma, dove si continua quasi ovunque a dare la comunione in mano a chiunque si avvicini a chiederla, nonostante le norme liturgiche lo consentano sono in casi eccezionali.A Palermo, dove il papa si è recato lo scorso 3 ottobre, alcuni sacerdoti del posto hanno rifiutato di mettersi in fila per ricevere la comunione da lui, pur di non sottostare a un gesto che non condividono.Si è inoltre diffusa la diceria che nelle messe celebrate dal papa ci si inginocchia perché si è davanti a lui, e non per adorare Gesù nel santissimo sacramento. Una diceria che trova ascolto nonostante da qualche tempo diano la comunione in bocca e al fedele inginocchiato anche i cardinali e i vescovi che celebrano su mandato del papa.Non sorprende che il servizio che www.chiesa ha dedicato a metà settembre al significato dell'inginocchiarsi in adorazione davanti a Dio e all'eucaristia abbia sollevato le proteste di vari lettori, tra i quali dei sacerdoti. L'argomento principe portato contro l'inginocchiarsi alla comunione è che la messa ha come suo modello e origine l'ultima cena, dove gli apostoli stavano seduti e mangiavano e bevevano con le loro mani.È il medesimo argomento addotto dai neocatecumenali per giustificare il loro modo "conviviale" di celebrare la messa e di fare la comunione, al quale continuano ad attenersi grazie al permesso che le autorità della Chiesa – tra cui vantano dei sostenitori, come il sostituto segretario di stato Fernando Filoni – hanno dato loro di "ricevere la comunione in piedi restando al loro posto" (articolo 13.3 del loro statuto).Anche qui, per trovare le parrocchie, le diocesi, i sacerdoti e i vescovi che agiscono e insegnano in piena sintonia con Benedetto XVI è più facile cercare nella "periferia" della Chiesa: ad esempio nel remoto Kazakhstan, nell'Asia centrale ex sovietica.Lì, nella diocesi di Karaganda, i fedeli ricevono tutti la comunione in bocca e in ginocchio. E lì c'è un giovane vescovo, l'ausiliare di Karaganda Athanasius Schneider, che ha scritto sul tema un libretto splendente come una pietra preziosa, dal titolo: "Dominus est. Riflessioni di un vescovo dell'Asia centrale sulla sacra comunione".Il libretto è in due parti. La prima racconta le vite eroiche di quelle donne cattoliche che negli anni del dominio comunista portavano in segreto la comunione ai fedeli, sfidando le proibizioni. E la seconda spiega la fede che era all'origine di quell'eroismo: una fede così forte nella presenza reale di Gesù nell'eucaristia da offrire per essa la vita.Ed è su questo sfondo che il vescovo Schneider rivisita i Padri della Chiesa e la storia della liturgia in occidente e in oriente, illuminando il nascere e il consolidarsi del modo adorante di ricevere la comunione in ginocchio e nella bocca.Quando papa Ratzinger lesse il manoscritto del vescovo Schneider, subito ordinò alla Libreria Editrice Vaticana di pubblicarlo. Il che fu fatto, in italiano e in spagnolo, nel 2008.L'edizione in lingua inglese del libro ha la prefazione dell'arcivescovo di Colombo, Ranjith.
Magister oggi è sicuramente, tra i vaticanisti, uno tra i più attenti al magistero di Benedetto XVI e anche ai temi della tradizione. E' sempre un piacere leggerlo: si vede come la speranza debba essere sempre coltivata e le buone battaglie combattute.
RispondiEliminaAmmiro Mons. Schneider per la riproposizione di una vera devozione eucaristica, che non è limitata alla comunione in ginocchio, ma deve passare attraverso un rinnovamento della catechesi. Bisogna tornare ai vecchi precetti per la Comunione di cui il primo è "Sapere e pensare chi si va a ricevere". Una formuletta semplice che dice tutto!
RispondiEliminai vescovi proibiscono ai preti della propria diocesi di fare quello che fa il papa durante le messe pontificie dicendo: FINO A QUANDO NON SI E' COSTRTTI DA DISPOSIZIONI NUOVE SI CONTINUA COME SI E' SEMPRE FATTO....
RispondiEliminaPeccato che per centinaia d'anni si è SEMPRE fatto come fa il Papa.
RispondiElimina.........io userei .....rivolti verso il vuoto....!!!!!Ma nel vuoto totale!!!!!!!!!!!Bastava vedere la Santa Messa ieri su RAI uno.....uno schifo!!!Prima entrano in processione con il Signore....poi ci sono scaldati il sederino con le poltrone sull'Altar Grande!!!!Vegognosi....Ipocriti...Arroganti....Queste Messe non sono da far vedere...Ti viene il vomito!!!!
RispondiEliminaSperiamo veramente che Ranjith diventi Cardinale!
RispondiEliminachi si opponre sono vescovi e sacerdoti: siamo in pieno compimento delle profezie di Fatima!
RispondiElimina"Satana e dell'umore giusto per ingaggiare l'ultima battaglia..."
Perdonate il fuori tema ma, oggi, la Chiesa Cattolica in Polonia e' scesa direttamente in campo contro il pacchetto normativo riguardante la fecondazione artificiale. Gia' nei giorni scorsi, tramite una lettera indirizzata al neo pesidente Komorowski, il presidente della conferenza episcopale polacca arcivescovo Józef Michalik, unitamente al direttore del comitato di bio etica abp Henryk Hoser ed al direttore del consiglio delle famiglie abp (arcivescovo) Kazimierz Górneg definivano, senza mezzi termini, la fecondazione in vitro 'sorella minore dell'eugenetica' sottolineando come comporti un 'gigantesco costo umano, quando la nascita di pochi significa la morte di tanti esseri umani'. Come potrete immaginare questo intervento ha suscitato il risentimento delle forze politiche 'laiche' (tra cui il sojuz della sinistra - un nome che ci ricorda tante cose no?) giunte ad accusare la Chiesa Cattolica di essere una lobby! Purtroppo ho sentito in televisione interventi di religiosi che non erano concordi con questa presa di posizione netta e senza compromessi. Comunque la portata di questo intervento, qui in Polonia, equivale ad un colpo di maglio sulla pretesa degli illuminati di porre un limitatore alla coscienza di una gran parte di questo popolo. Mi sembra un segnale confortante, insieme a quello sulla risoluzione europea relativa al diritto di obiezione in tema di aborto e personale medico, un segno tangibile, infine, del sostegno della Madonna ai fedeli coraggiosi. Grazie per l'attenzione.
RispondiElimina<span>"Benedetto XVI ha dato degli insegnamenti sul Vaticano II che moltissimi cattolici apertamente contrastano, promuovendo forme di controformazione e di sistematico magistero parallelo guidati da molti “antipapi”; ha dato degli insegnamenti sui “valori non negoziabili” che moltissimi cattolici minimizzano o reinterpretano e questo avviene anche da parte di teologi e commentatori di fama ospitati sulla stampa cattolica oltre che in quella laica; ha dato degli insegnamenti sul primato della fede apostolica nella lettura sapienziale degli avvenimenti e moltissimi continuano a parlare di primato della situazione, o della prassi o dei dati delle scienze umane; ha dato degli insegnamenti sulla coscienza o sulla dittatura del relativismo ma moltissimi antepongono la democrazia o la Costituzione al Vangelo. Per molti la Dominus Iesus, la Nota sui cattolici in politica del 2002, il discorso di Regensburg del 2006, la Caritas in veritate è come se non fossero mai state scritte.
RispondiEliminaLa situazione è grave, perché questa divaricazione tra i fedeli che ascoltano il Papa e quelli che non lo ascoltano si diffonde ovunque, fino ai settimanali diocesani e agli Istituti di scienze religiose e anima due pastorali molto diverse tra loro, che non si comprendono ormai quasi più, come se fossero espressione di due Chiese diverse e procurando incertezza e smarrimento in molti fedeli...." </span>
<span>(Mons.Giampaolo Crepaldi)</span>
riportato qui da un lettore
-----------------
certamente questo può accadere, dal momento che da 45 anni si continua a dire:
"Va bene un insegnamento, MA ANCHE L'ALTRO E' PERMESSO;
va bene una pastorale, MA ANCHE L'ALTRA E' PERMESSA;
nella Chiesa c'è posto per tutti, sia per coloro che seguono la strada A (detta un tempo "diritta")
SIA la strada B (o C, F...X....Y), un tempo detta "errata" o "storta" o "eretica"; tutti devono sentirsi a casa loro, senza che si che qualcuno si senta "malvisto" o "giudicato" (vietato vietare = "nessuno mi/ci/li può giudicare ? :(...)
e allora....TUTTO ANDRA' AVANTI COSì, <span>ad libitum, indefinitamente</span>, cari cattolici, dalle fedi e visioni ed opinioni comuni-e-non-comuni, col massimo esponente !
:(
Concilium docet....
(che cosa "docet" ? .....NESSUNO è riuscito ancora a dircelo NERO SU BIANCO, con linguaggio CHIARO E NETTO, OVVERO secondo SI SI' NO NO )
ma DI FATTO, caro Laico, nella Chiesa, da 45 anni a questa parte, SI FA ANCHE diversamente da come fa il papa: e CHI LO VIETA, infatti ?
RispondiEliminaSe una prassi NON E' espressamente vietata, vuol dire che NON E' sbagliata, ma è
TACITAMENTE consentita !
Laddove non ci sono regole ESATTE, si ritiene che TUTTO SIA LECITO, o no ?
Vale ancora il detto "Chi tace acconsente" o non vale più ?
Se sulle strade non ci fossero cartelli CHIARI ED INEQUIVOCABILI, con indicazioni di direzioni consentite e vietate, curve pericolose, (oltre a semafori con i ben noti colori-segno di alt, via libera e attenzione)
COME FUNZIONEREBBE secondo lei la circolazione dei veicoli ?
OGNUNO si farebbe la sua regola personale, in nome della libertà senza limiti ?
Come potrebbe vivere uno Stato o una società umana SENZA LEGGI, che indichino chiaramente ciò che è consentito e ciò che è vietato, con le relative sanzioni riguardo alle TRASGRESSIONI ?
Del resto il 2 è il numero del diavolo....
RispondiEliminaDue chiese parallele....dìvide et ìmpera.
Sicuramente quella non ortodossa sarebbe stata considerata come eretica neanche 100 anni fa.
Ma San Paolo parla del fatto che alla fine prina è necessario che ci sia l'apostasia e Gesù sottalinea "primum oportet hoc Evangelium Regni Dei predicari in universo orbe post venerit finis" (cito a memoria).
Si sono realizzate entrambe le cose.
Apostasia e diffusione totale del Vangelo in modo che tutti ne abbiano testimonianza....di modo che nessuno possa trovare scuse quando arriverà la fine.
Questo è il sommo inganno dell'anticristo.
Alla fine il demonio sarà un grande enigmista... dice San Daniele.
In base ai miei calcoli penso che non manchi molto.
Nel 1970 si è attuata la riforma liturgica, l'abominio della desolazione deve durare 42 anni (come dice San Giovanni nell'Apocalisse).
1970 + 42 = 2012 che guarda caso è la data spacciata dalla propaganda massonica per indicare una ipotetica fine ai poveri diavoli.
ciao, ruggero
Non mi venite a dire che credete che tutto quello che è successo alla Santa Chiesa sia stato solo un processo passivo.
RispondiEliminaCi sarà mica qualche imbecille convinto che anche su questo forum non ci sia qualcuno che ha tutto l'interesse affinchè le idee restino confuse.
C'è eccome e se la ride di gusto.
Non vorrei fare il profeta di sventura, ma mi sa tanto che il Signore ci sta facendo arrivare (giustamente) alla frutta.
Qui si parla di un sommo inganno...e gli ingannatori sono dovunque, tanto più quando vengono affrontati temi specifici come questo.
Io lo so per esperienza diretta.
Ricordo solo che l'ultimo che ha parlato di profeti di sventura è stato il "buon" giovanni 23....e si è visto cosa ha combinato....
Ogniuno badi a se stesso...diceva il Messia. E a quello che gli sta vicino....dico io.
La logica del periodo finale attribuisce potere ai malvagi che si camuffano continuamente.
Per fortuna sta scritto nell'Apocalisse che "verrà tolto loro il potere".
Non sappiamo ancora come, ma sembra che il processo sia già cominciato.
ciao, ruggero.
Caro Martello (di chi?), nessuno - tranne il Padre - conosce quel giorno e quell'ora, neppure il Figlio. Credo che basti.
RispondiEliminaOgnuno dovrebbe vivere come se quel giorno fosse l'ultimo, ma questo è valido sempre e sempre lo sarà: a noi la battaglia, a Cristo la vittoria.
<span>Caro Martello (di chi?), nessuno - tranne il Padre - conosce quel giorno e quell'ora, neppure il Figlio. Credo che basti.
RispondiEliminaOgnuno di noi dovrebbe vivere il giorno e l'ora che vive come se fossero gli ultimi, ma questo è valido sempre e sempre lo sarà: a noi la battaglia, a Cristo la vittoria.</span>
Di questo articolo di Magister circolano, stranamente, due versioni, quella che ho da subito letto e che comporta questo passaggio:
RispondiElimina<p>
</p><p>"È il medesimo argomento addotto dai neocatecumenali per giustificare il loro modo conviviale di celebrare la messa e di fare la comunione, al quale continuano ad attenersi nonostante le autorità della Chiesa – tra cui vantano però dei sostenitori, come il sostituto segretario di stato Fernando Filoni – abbiano loro comandato di rispettare gli ordinamenti liturgici generali."
</p><p>
</p><p>E quella che figura ora sul blog di Magister dove lo stesso passaggio diventa:
</p><p>
</p><p>
</p><p>"È il medesimo argomento addotto dai neocatecumenali per giustificare il loro modo "conviviale" di celebrare la messa e di fare la comunione, al quale continuano ad attenersi grazie al permesso che le autorità della Chiesa – tra cui vantano dei sostenitori, come il sostituto segretario di stato Fernando Filoni – hanno dato loro di "ricevere la comunione in piedi restando al loro posto" (articolo 13.3 del loro statuto)."
</p><p>
</p><p>Mah! O Magister ha modificato il suo testo...o qualcun` altro lo ha fatto.
</p>
<span>Di questo articolo di Magister circolano, stranamente, due versioni, quella che ho da subito letto e che comporta questo passaggio:
RispondiElimina"È il medesimo argomento addotto dai neocatecumenali per giustificare il loro modo conviviale di celebrare la messa e di fare la comunione, al quale continuano ad attenersi nonostante le autorità della Chiesa – tra cui vantano però dei sostenitori, come il sostituto segretario di stato Fernando Filoni – abbiano loro comandato di rispettare gli ordinamenti liturgici generali."
E quella che figura ora sul blog di Magister dove lo stesso passaggio diventa:
"È il medesimo argomento addotto dai neocatecumenali per giustificare il loro modo "conviviale" di celebrare la messa e di fare la comunione, al quale continuano ad attenersi grazie al permesso che le autorità della Chiesa – tra cui vantano dei sostenitori, come il sostituto segretario di stato Fernando Filoni – hanno dato loro di "ricevere la comunione in piedi restando al loro posto" (articolo 13.3 del loro statuto)."
Mah! O Magister ha modificato il suo testo...o qualcun` altro lo ha fatto.
</span>
Io non ho aspettato nessuna disposizione diocesana...... un vescovo non può affatto proibire quello che il Papa fa e quello che si è sempre fatto.......
RispondiEliminanella Parrocchia ho messo l'inginocchiatoio e facciamo come fa il Santo Padre......
don Bernardo
e poi.... Papa!
RispondiEliminaDue anni fa', la domenica dopo l'Assunzione sono stato a messa , alle 11, nella chiesa di Trinita' dei monti, a Roma. E' la chiesa dei francesi e il rito ordinario era nella loro lingua ma con cantato in latino , coro e popolo, per circa un terzo almeno e con ulteriori canti, sempre in latino, non facenti parte dell'ordinario. Non c'e' un nuovo altare e il sacerdote era volto verso il popolo nella prima parte, nei momenti in cui sedeva, , si poneva di lato e durante la consacrazione era rivolto all'altare. Tutto veramente in forma solenne e degna: la comunione data con i chierichetti ai lati che reggevano candelabri e al termine il canto del salve Regina.
RispondiEliminaÈ confermato, da persone che hanno stampato la prima versione dell`articolo, che Magister lo ha modificato.
RispondiEliminaProbabilmente dopo l`intervento di persone influenti....