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mercoledì 13 gennaio 2010

Echi tridentini: Goethe, fra godimenti e tacite riflessioni. Venerdì Santo ai tempi di Pio VI

Johann Wolfgang Goethe (1749-1832) fu da sempre deista (e panteista) convinto, anticlericale e segnatamente anticattolico. Quando, fuggendo in gran segreto da Weimar, diede inizio a un lungo e appassionato viaggio in alcune importanti città italiane (1786-88), la sua curiosità era attirata dai simboli e dalle rovine della classicità greco-romana, non certo dalla vita religiosa dei popoli d’Italia, dalle chiese rinascimentali e barocche e dalle liturgie che vi si celebravano.
Tuttavia, la bellezza dei riti della settimana santa riuscì a colpire la sua sensibilità, penetrando la corazza d’ironia e indifferenza con cui aveva preso ad assistere, nella basilica di San Pietro in Roma, alle cerimonie officiate da papa Pio VI. 
Quando, dopo tre decenni (nel 1829), decise di pubblicare – col titolo Viaggio in Italia – gli appunti, le lettere e i diari del suo soggiorno nella penisola, ne lasciò una significativa testimonianza sotto la data 22 marzo 1788: grazie all’incontro con la liturgia cattolica, la sua idea del “bello” (fin allora tutta di derivazione winkelmanniana) era destinata ad arricchirsi in direzioni inaspettate:

 «Le musiche della Cappella sono d’una bellezza indicibile: soprattutto il Miserere dell’Allegri e i cosiddetti Improperi, ossia i rimproveri che il Dio Crocifisso muove al suo popolo. Vengono cantati la mattina del Venerdì Santo. Il momento in cui il papa, deposta ogni magnificenza, scende dal soglio per adorare la Croce e tutti gli altri rimangono immobili nel silenzio generale, è una delle più belle fra tutte le bellissime funzioni. Delle funzioni ho goduto tutto ciò che era mio desiderio godere, e sul resto ho fatto le mie tacite riflessioni. (...) 
Ho ammirato ogni cosa perché nelle funzioni papali, segnatamente nella Cappella Sistina, tutto ciò che nei riti cattolici riesce di solito urtante avviene in una cornice di straordinario buon gusto e di perfetta dignità.» 


Del Miserere di Gregorio Allegri e degli Improperia in canto gregoriano o di Palestrina basterà fare un’accurata ricerca su you tube: si veda qui sotto due esempi. 


 
Improperia di Palestrina


 
 Miserere di Allegri


Curiosità.
Diciotto anni prima del soggiorno romano di Goethe, nel 1770, il quattordicenne Wolfgang Amadeus Mozart s’innamorò perdutamente dello stesso Miserere di Allegri. C’è da dire che i pontefici erano talmente gelosi di quella meravigliosa partitura che ne avevano proibito la trascrizione, minacciando di scomunica chi la diffondesse fuori dall’archivio della Sistina, in cui era conservata. Raccontano che l’adolescente prodigio salisburghese riuscisse a ricostruirla integralmente dopo soli due ascolti. E si trattava di una partitura a nove voci!
Giuseppe

7 commenti:

  1. ...e gran massone, diciamolo.

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  2. Vorrei sapere come fece il grande scrittore a partecipare a queste funzioni papali, nella ristrettissima cappella Sistina ?

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  3. Be', a conferma che i privilegi accordati ai grandi personaggi non sono cosa degli ultimi cinquant'anni.

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  4. "Grazie al favore e alla premura di bravi amici ho potuto vedere e udire ogni cosa; soprattutto alla lavanda dei piedi e alla distribuzione di cibo ai pellegrini non si poteva assistere se non grazie a insistenti pressioni"
    (Goethe, ibid.).

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  5. Certi grimaldelli funzionavano assai bene anche nei secoli passati. Mai idealizzare troppo il passato (anche quando il presente, come ai nostri giorni, è assai, assai, assai penoso).

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  6. A PROPOSITO DI MUSICA SACRA LEGGETE QUESTO QUANTO SCRIVE SANDRO MAGISTER E SOPRATTUTTO L'IMPERDIBILE  LETTERA DEL DIMISSIONARIO DIRETTORE DELLA CAPPELLA DELLA CATTEDRALE DI CREMONA:
    http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/01/13/musica-sacra-se-roma-piange-cremona-non-ride/

    GR

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  7. Johann Wolfgang (dal 1782: von) Goethe

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