Un romanzo ambientato ai giorni nostri. R. H. Benson, Il dominatore del mondo (1920)
(Il romanzo è edito – col titolo Il padrone del mondo – da Jaca Book, ma la versione di Vallecchi è scaricabile gratuitamente dal sito Totus tuus).
Antefatto e situazione di partenza: il rapporto fra l’umanità e il messaggio cristiano sembra gravemente, e definitivamente, incrinato. Le varie confessioni protestanti sono sparite o in via di sparizione, ma persino la Chiesa cattolica apostolica romana è in crisi fortissima, malgrado l’elevatezza morale e l’acuta intelligenza del sommo pontefice Benedetto XVI. Milioni, miliardi di uomini si allontanano da Dio, affermano di non aver bisogno di Cristo: la loro è la religione dell’uomo, un “umanitarismo” fondato sulla ragione, sulla scienza, su un’idea di fratellanza che prescinde da Dio e ne combatte la fede in nome della pace, della difesa dell’ambiente, di una sedicente tolleranza. Fra i diritti fondamentali e imprescindibili c’è quello al suicidio assistito: istituzioni pubbliche chiamate “Euthanasia” ne garantiscono l’esercizio per chiunque ne faccia richiesta. Anche gli ex-comunisti non esitano ad aderire alla religione dell’umanitarismo, sono anzi in prima fila. Il progresso scientifico-tecnologico (e soprattutto l’incredibile velocizzazione dei trasporti) ha reso il mondo molto più piccolo, facendone una sorta di villaggio globale. L’Europa è ormai un’unica nazione...
Cose risapute, anzi, un po’ banalotte, dirà qualcuno a questo punto. Salvo restare spiazzato, o allocchito se vi piace di più, verificando che l’autore di questo romanzo, un
prete anglicano convertito alla fede cattolica, è nato nel 1871 e morto, all’età di 43 anni, nel 1914 [Robert Hugh Benson, nella foto a destra].
Gloria Patri...”
quae coeli pandis òstium:
bella premunt hostìlia,
da robur, fer auxìlium.
Uni Trinòque Domino
sit sempiterna gloria,
qui vitam sine tèrmino
«Pange lingua gloriosi
Còrporis mystèrium,
Sanguinìsque pretiosi,
quem in mundi pretium,
fructus ventris generosi,
rex effudit gentium.
Antefatto e situazione di partenza: il rapporto fra l’umanità e il messaggio cristiano sembra gravemente, e definitivamente, incrinato. Le varie confessioni protestanti sono sparite o in via di sparizione, ma persino la Chiesa cattolica apostolica romana è in crisi fortissima, malgrado l’elevatezza morale e l’acuta intelligenza del sommo pontefice Benedetto XVI. Milioni, miliardi di uomini si allontanano da Dio, affermano di non aver bisogno di Cristo: la loro è la religione dell’uomo, un “umanitarismo” fondato sulla ragione, sulla scienza, su un’idea di fratellanza che prescinde da Dio e ne combatte la fede in nome della pace, della difesa dell’ambiente, di una sedicente tolleranza. Fra i diritti fondamentali e imprescindibili c’è quello al suicidio assistito: istituzioni pubbliche chiamate “Euthanasia” ne garantiscono l’esercizio per chiunque ne faccia richiesta. Anche gli ex-comunisti non esitano ad aderire alla religione dell’umanitarismo, sono anzi in prima fila. Il progresso scientifico-tecnologico (e soprattutto l’incredibile velocizzazione dei trasporti) ha reso il mondo molto più piccolo, facendone una sorta di villaggio globale. L’Europa è ormai un’unica nazione...
Cose risapute, anzi, un po’ banalotte, dirà qualcuno a questo punto. Salvo restare spiazzato, o allocchito se vi piace di più, verificando che l’autore di questo romanzo, un
prete anglicano convertito alla fede cattolica, è nato nel 1871 e morto, all’età di 43 anni, nel 1914 [Robert Hugh Benson, nella foto a destra].
Il romanzo di cui ci stiamo occupando (edito in italiano nel 1920, presso Vallecchi, traduzione di Corrado Raspini) è originariamente apparso nel 1907, più di cent’anni fa. Come abbia potuto, Benson, prete cattolico sotto il pontificato di San Pio X, divinare – oltre a tutto il resto – il nome di papa Benedetto e il numero XVI, be’, cari amici, vedete un po’ voi.
La vicenda procede fra imprevisti, cambiamenti di prospettiva e colpi di scena. Protagonisti, un prete cattolico inglese di nome Percy Franklin, e un misterioso intellettuale e demagogo americano conosciuto come Giuliano Felsemburg; i due non si incontrano mai di persona ma – altro mistero non facile da decifrare – si somigliano, fisicamente, in modo incredibile. Percy sarà papa dopo la morte violenta di Benedetto XVI e la completa distruzione di Roma; Giuliano (come l’imperatore Apostata?) assumerà sempre più le caratteristiche del “dominatore del mondo” (di questo mondo, se ci capiamo). A lui è affidato il potere supremo di una sorta di repubblica mondiale, tra le fanatiche acclamazioni dei suoi seguaci adoranti. La persecuzione anticattolica diviene violentissima e generale, quale mai fin allora. Il papa, nascosto in un rifugio segreto a Nazareth, è in contatto clandestino con i dodici cardinali da lui scelti e consacrati. Uno di questi tradisce...
Il finale, permettetemi di non rivelarlo. Dirò soltanto che fra gli altri personaggi spiccano un ex-deputato comunista di nome Oliviero (no, tranquilli, il cognome non è Diliberto) e la giovane moglie di lui, Mabel.
E gli “echi tridentini”? Ho selezionato due citazioni, che trascrivo dall’ultima parte del romanzo (traduzione Raspini). L’autore assume qui il punto di vista di un prete fedele, che collabora in fede e semplicità, nel nascondiglio di Nazareth, con papa Silvestro.
La vicenda procede fra imprevisti, cambiamenti di prospettiva e colpi di scena. Protagonisti, un prete cattolico inglese di nome Percy Franklin, e un misterioso intellettuale e demagogo americano conosciuto come Giuliano Felsemburg; i due non si incontrano mai di persona ma – altro mistero non facile da decifrare – si somigliano, fisicamente, in modo incredibile. Percy sarà papa dopo la morte violenta di Benedetto XVI e la completa distruzione di Roma; Giuliano (come l’imperatore Apostata?) assumerà sempre più le caratteristiche del “dominatore del mondo” (di questo mondo, se ci capiamo). A lui è affidato il potere supremo di una sorta di repubblica mondiale, tra le fanatiche acclamazioni dei suoi seguaci adoranti. La persecuzione anticattolica diviene violentissima e generale, quale mai fin allora. Il papa, nascosto in un rifugio segreto a Nazareth, è in contatto clandestino con i dodici cardinali da lui scelti e consacrati. Uno di questi tradisce...
Il finale, permettetemi di non rivelarlo. Dirò soltanto che fra gli altri personaggi spiccano un ex-deputato comunista di nome Oliviero (no, tranquilli, il cognome non è Diliberto) e la giovane moglie di lui, Mabel.
E gli “echi tridentini”? Ho selezionato due citazioni, che trascrivo dall’ultima parte del romanzo (traduzione Raspini). L’autore assume qui il punto di vista di un prete fedele, che collabora in fede e semplicità, nel nascondiglio di Nazareth, con papa Silvestro.
*
I brano (Pentecoste)
«... parole udite come attraverso un velame che ne lasciasse passare unicamente il significato essenziale.“Spiritus Domini replevit orbem terrarum. Lo Spirito del Signore ha riempito tutto l'universo, Alleluia... E questo, che tutto contiene, ha coscienza della sua voce. Alleluja, alleluja, alleluja!...
Exurgat Deus – e la voce diventava più alta. – Sorga il Signore, siano dispersi i suoi nemici e fuggano quei che lo odiano davanti a Lui.Gloria Patri...”
Il prete alzò la testa: era davanti all'altare una figura trasumanata, avvolta nei paramenti rossi che sembrava non poggiare immobile a terra; ma fluttuare sospesa per aria tra il chiarore diffuso dai ceri, con le sottili mani distese e lo zucchino sui capelli bianchi. Un servente vestito di bianco stava inginocchiato sul gradino.“Kyrie eleison... Gloria in excelsis Deo....”»
Le citazioni latine presenti nel primo brano sono tratte dall’introito della Messa di Pentecoste.
*
II brano (inni eucaristici per il Corpus Domini)
II brano (inni eucaristici per il Corpus Domini)
«Si volse di nuovo all'altare: là come ben sapeva, tra lo splendore dei ceri, tutto era in pace. Il celebrante, veduto come attraverso un liquido vetro, adorava con prece sommessa il Mistero del Verbo Incarnato, e cadeva in ginocchio nel passare davanti.
Tutto allora comprese pienamente; giacché il suo pensiero non procedeva più per atti successivi, ma con la intuizione immediata dei puri spiriti, tutto comprese, e, con un irresistibile impulso aprì la bocca al canto, siccome fiore che spiega per la prima volta le sue corone al sole:O salutaris hostia.
quae coeli pandis ostium.
E tutti ora cantavano; perfino il catecumeno maomettano, accorso gridando un momento prima, cantava insieme con gli altri con il volto sparuto proteso in avanti e le braccia incrociate sul petto. Il piccolo tempio risuonava di quaranta voci, tremando il vasto mondo al di fuori....
Cantando parve al prete di vedere uno spirito distendere il velo sugli omeri del Pontefice; poi un muoversi, un ondeggiare di sembianze: le sole ombre intorno alla Sostanza verace....Uni Trinoque Domino....
(...) Il cielo era passato da una oscurità carica di luce ad una luce sovraccarica di tenebre; dal barlume della notte al color rosso del dì dell'ira....
Da sinistra a destra, dal Tabor al Carmelo, sulle circostanti colline si distendeva l'enorme volta sanguigna; nessuna gradazione dallo zenit all'orizzonte nella misteriosa tinta cremisi, pari a quella di un ferro incandescente. Era come il colore che imporpora il tramonto dopo la pioggia, quando le nuvole, a mano a mano più diafane, trasmettono i raggi del sole che non possono assorbire,
Là, sul monte della Trasfigurazione saliva scialbo il disco del sole, e sull'estremo occidente, dove un giorno gli uomini avevano gridato a Baal invano, pendeva, in forma di pallida falce, la luna. Era tutto una luce colorata, come se passasse attraverso un vetro....
In supremae nocte coenae....
- cantavano ora miriadi di voci -recumbens cum fratribus,
observata lege plene
cibis in legalibus,
cibum turbae duodenae
Se dat suis manibus.» (...)
In questo secondo brano sono riportati squarci di due inni liturgici molto diffusi prima della riforma liturgica di Annibale Bugnini; gli squarci, anzi, sono molto più ampi di quanto qui non appaia: ho dovuto operare una selezione affinché non apparisse troppo evidente il finale del romanzo, avendo deciso di tenerlo (quasi) nascosto per invogliare i lettori a un approccio diretto. “O Salutaris Hostia” si cantava in apertura del rito della Benedizione Eucaristica, su melodie assai diversificate, sia medievali sia moderne. Si tratta – in realtà – delle due ultime strofe dell’inno “Verbum supernum prodiens”, attribuito a San Tommaso d’Aquino. La versione integrale dell’inno si cantava, fra l’altro, durante l’ufficio del Corpus Domini (ad Laudes). Ma nel mio ricordo personale di chierichetto precoce le due strofette avevano ormai assunto vita propria, e tutti (alfabeti e analfabeti) le cantavamo scivolando ignari e felici nel misterioso gioco di parole hostia-ostium-hostilia:
«O Salutaris Hostiaquae coeli pandis òstium:
bella premunt hostìlia,
da robur, fer auxìlium.
Uni Trinòque Domino
sit sempiterna gloria,
qui vitam sine tèrmino
nobis donet in patria. Amen.»(O Vittima fonte di salvezza che apri la porta del cielo: le guerre nemiche ci opprimono, dacci forza, portaci aiuto. / Al Signore Uno e Trino sia gloria perenne: la vita perpetua Egli ci doni, nella patria celeste. Amen.)
Anche il “Pange lingua” era un inno attribuito a San Tommaso; anche in questo caso le due ultime strofe, con incipit “Tantum ergo”, erano notissime per il loro uso universale a conclusione della Benedizione Eucaristica. L’inno veniva peraltro integralmente eseguito in molte occasioni (per esempio, nei primi e secondi vespri del Corpus Domini, ma anche nella liturgia del Giovedì Santo).
Còrporis mystèrium,
Sanguinìsque pretiosi,
quem in mundi pretium,
fructus ventris generosi,
rex effudit gentium.
Nobis datus, nobis natus
ex intacta Vìrgine,
et in mundo conversatus,
sparso verbi sèmine,
sui moras incolatus
miro clàusit òrdine.
In supremæ nocte cœnæ
recùmbens cum fràtribus,
observata lege plene
cibis in legàlibus,
cibum turbæ duodenæ
se dat suis mànibus.
Verbum caro, panem verum
verbo carnem èfficit:
fitque sanguis Christi merum;
et, si sensus dèficit,
ad firmandum cor sincerum
sola fides sùfficit.
Tantum ergo Sacramentum
venerèmur cèrnui:
et antìquum documentum
novo cedat rìtui:
præstet fides supplementum
sènsuum defèctui.
Genitori Genitòque
laus et iubilàtio,
salus, honor, virtus quoque
sit et benedìctio:
Procedenti ab utròque
compar sit laudàtio.
Amen.»
(Celebra o lingua il mistero del glorioso Corpo e del Sangue prezioso che il Re delle genti, frutto di un ventre generoso, sparse per riscattare il mondo. / Dato a noi, nato per noi da una Vergine intatta, dopo aver vissuto nel mondo spargendo il seme della sua parola, concluse la sua dimora quaggiù con un mirabile disegno. / Nella notte dell’ultima cena, a mensa accanto ai fratelli, dopo aver pienamente osservata la legge sui cibi legali, al gruppo dei dodici diede in cibo se stesso con le sue proprie mani. / Il Verbo fatto carne, con una parola, trasforma in carne un pezzo di pane, e il vino diviene sangue di Cristo. Anche se i sensi vengono meno, a rassicurare un cuore sincero è sufficiente la sola fede. / Veneriamo dunque, in ginocchio, un sacramento così grande, e l’antico documento ceda al nuovo rito. Sia la fede a supplire all’inganno dei sensi. / Al Padre e al Figlio rivolgiamo lode e giubilo, ad essi salute, onore, virtù e benedizione; allo Spirito che da essi procede si renda identica lode. Amen.)]
Giuseppe
Allocchiti è ancora dir poco.
RispondiEliminaLe previsioni così precise di Benson possono far pensare che la crisi della Chiesa abbia radici profonde e fosse già intravvedibile, per uno spirito avvertito, ai tempi della prima crisi modernistica.
Ma l'aver azzeccato il nome di Benedetto XVI fa pensare che il prete romanziere avesse qualche dono di profezia. Nel 1907, era del tutto imprevedibile che qualcuno avrebbe ripescato un nome papale usato l'ultima volta nel '700 (da Prospero Lambruschini, Benedetto XVI) e che di Benedetti, nel secolo successivo, ve ne sarebbero stati 2 (XV e, appunto, XVI)
Però!
RispondiEliminaFinalmente i riflettori su questo romanzo profetico, innegabilmente.
RispondiEliminaAdesso staremo a vedere se i soliti ottimisti a oltranza (che ripetono "tutto va bene, il male è necessario per raggiungere un bene futuro, ancora lontano, però con magnifiche sorti e proressive" ecc. ecc.) accusernno Benson (con la solita mistificazione e superficialità linguistica) di essere un "millenarista":
più anticipatore di così!...
L'osservazione di Eugenio mi pare acuta e illuminante.
RispondiElimina(Ma a volte le dita sulla tastiera vanno frettolosamente e per conto proprio: il simpaticissimo e da me molto amato Benedetto XIV si chiamava Lambertini. Il cardinal Lambruschini fu invece personaggio assai controverso...)
Si chiama "il Padrone del mondo" il libro
RispondiEliminaPer la precisione.
RispondiElimina"Il padrone del mondo" è il titolo con cui Jaca Book ha di recente ripreso e riedito il romanzo. "Il dominatore del mondo" è il titolo della prima edizione italiana (Vallecchi, 1920): è la versione che ho utilizzato, ed è scaricabile gratuitamente, come indicato nel post.
Il titolo originale è "Lord of the World".
Un impressionante riscontro profetico a tale scenario di decadenza della Chiesa, e alla "religione mondiale dell'umanitarismo", che sta crescendo davanti ai nostri occhi, (mentre alcuni esponenti del clero mostrano un'adesione più o meno velata) risale al 1820:
RispondiElimina"Vidi una strana Chiesa che veniva costruita contro ogni regola... Non c’erano angeli a vigilare sulle operazioni di costruzione. In quella chiesa non c’era niente che venisse dall’alto... C’erano solo divisioni e caos. Si tratta probabilmente di una chiesa di umana creazione, che segue l’ultima moda..."
"Vidi quanto sarebbero state nefaste le conseguenze di questa falsa chiesa. L’ho veduta aumentare di dimensioni; eretici di ogni tipo venivano nella città [di Roma]. Il clero locale diventava tiepido, e vidi una grande oscurità..." (13 maggi
"Vidi ancora una volta che la Chiesa di Pietro era minata da un piano elaborato dalla setta segreta, mentre le bufere la stavano danneggiando..."
"Ho visto di nuovo la strana grande chiesa che veniva costruita là [a Roma]. Non c’era niente di santo in essa. Ho visto questo proprio come ho visto un movimento guidato da ecclesiastici a cui contribuivano angeli, santi ed altri cristiani. Ma là [nella strana chiesa] tutto il lavoro veniva fatto meccanicamente. Tutto veniva fatto secondo la ragione umana... Ho visto ogni genere di persone, cose, dottrine ed opinioni."
.............
"Quando vidi la Chiesa di San Pietro in rovina, e il modo in cui tanti membri del clero erano essi stessi impegnati in quest’opera di distruzione - nessuno di loro desiderava farlo apertamente davanti agli altri -, ero talmente dispiaciuta che chiamai Gesù con tutta la mia forza, implorando la Sua misericordia. Allora vidi davanti a me lo Sposo Celeste ed Egli mi parlò per lungo tempo...
Egli disse, fra le altre cose, che ... anche se rimanesse un solo cattolico, la Chiesa vincerebbe di nuovo perché non si fonda sui consigli e sull’intelligenza umani. Mi fece anche vedere che non era rimasto quasi nessun cristiano, nell’antico significato della parola."
...
Vidi che molti pastori si erano fatti coinvolgere in idee che erano pericolose per la Chiesa. Stavano costruendo una Chiesa grande, strana, e stravagante. Tutti dovevano essere ammessi in essa per essere uniti ed avere uguali diritti: evangelici, cattolici e sette di ogni denominazione. Così doveva essere la nuova Chiesa... Ma Dio aveva altri progetti."
(dalle profezie della Beata Anna Caterina Emmerich, 1820-1823)
http://blog.messainlatino.it/2009/11/echi-tridentini-benson-il-dominatore.html#links
RispondiEliminaChi può, mi tolga una curiosità.
Casi della vita. Ho capito male, o R.H. Benson era figlio di Edward White
bENSON, primate anglicano dal 1883 e, quindi, fratello di Edward Frederick
Benson (1867-1940), anche quest'ultimo pastore anglicano (però
sfegatatamente anti-cattolico) e pure lui (E. F. Benson) romanziere, ma
specializzato in racconti horror?
Un lello perplesso
Dici bene, Lello perplesso: casi della vita.
RispondiEliminaA quel che so, tutte le notizie che hai dato sono esattissime.
Il nostro Benson, a mia scienza, è il figlio dell'arcivescovo di Canterbury.
RispondiEliminaDopo aver frequentato ambienti anglocattolici si convertì sotto il pontificato di san Pio X.
Penso avesse relazione con il servo di Dio Raffaele Merry del Val, Segretario di Stato di Pio X.
La storia della sua coversione è raccontata in Confessioni di un convertito:
http://www.ibs.it/code/9788871524207/benson-robert-h/confessioni-di-un-convertito.html
Altri libri di Benson li potete trovare qui:
http://www.ibs.it/libri/benson+robert+h%2E/libri+di+benson+robert+h%2E.html
Il Padrone del Mondo è stato rieditato da Jaka Book, penso sia in ristampa, ma ritengo che qualche copia la possiate trovare ancora in qualche libreria cattolica o scaricandolo da Totus tuus o chiedendolo a qualche comunità di CL (don Giussani era un appassionato di Benson e ne ordinò la ripubblicazione).
Consiglio anche Con quale autorità, romanzo sulle persecuzioni dei cattolici in GB:
http://www.ibs.it/code/9788817111416/benson-robert-h/con-quale-autorita.html
Veramente un autore da non perdere.
AMDG
Luigi C
PS: consiglio anche di leggere il Padrone del Mondo per la meravigliosa descrizione della Messa Papale nella prima parte del libro e per la descrizione dell'ordine religioso che aiuterà l'ultimo Papa a combattere l'Anticristo: ordine con il 4° voto di MARTIRIO.
RispondiEliminaC'è anche una bella descrizione del milieu modernista dell'epoca.
AMDG
Luigi C
Di Robert Benson oltre il suo capolavoro "Il
RispondiEliminaPadrone del mondo "e il bel romanzo storico "Con quale autorità"
consiglio le meditazioni "L'amicizia di Cristo" (Ed. Jaca Book) e il
commovente autobiografico /"Confessioni di un convertito "/(Ed. Gribaudi).
Saluti.
per Eugenio: per la verita' Benson muore un mese dopo l'investitura di Benedetto XV quindi aveva un riferimnto ad un Benedetto recente. Credo poi che abbia dato credito alla profezia di san Malachia sui papi e per questo parla di bendetto XVI come penultimo Papa secondo quella profezia. Inoltre avendo letto il motto "De gloria olivae" attribuito a Ratzinger, abbia avuto l'intuizione del nome che tale Papa si sarebbe imposto( gli olivetani erano un ramo dei benedettini) ed avendo escluso a causa dei motti precendesti un benedetto XVI prima del penultimo.Piu' che profeta nel senso mistico del termine lo vedo come un uomo di fede e di ragione, certo quest' ultima corroborata dalla forza dello Spirito e dei suoi doni. saluti.Gianluigi.
RispondiEliminaMa Gianluigi, Giuseppe nel post ci informa che il romanzo apparve nel 1907 e, all'epoca, S. Pio X era ancora felicemente regnante.
RispondiEliminaInoltre: non ho letto (ancora) il libro, ma mi par di capire da quanto scrivi che Benson dà il nome di Benedetto XVI al penultimo papa della lista di Malachia (quale è Papa Ratzinger). Se così è, i casi sono tre: o è una coincidenza allucinante, o P. Benson aveva doni profetici, o infine Ratzinger si è ispirato anche a lui quando ha scelto il suo nome.
A onor del vero, il papa nel romanzo non si chiama Benedetto XVI.
RispondiEliminaSe non ricordo male, il papa nel libro si chiama Giovanni XXIV e il suo successore (cioè il protagonista Percy) assume il nome di Silvestro. L'ho letto tempo fa e non ricordo bene; ricordo però molto bene che non si tratta di Benedetti XVI
A onor del vero, il nome del Papa nel libro "Il padrone del mondo" non è Benedetto XVI. L'ho letto qualche anno fa e adesso non ricordo benissimo, ma mi pare che il nome del Papa fosse Giovanni XXIV (mentre il nome del successore, cioè del protagonista Percy, Silvestro).
RispondiEliminaHo controllato sull'edizione Jaca Book e son rimasto di sale: il nome di Benedetto XVI non c'è. Son tornato all'edizione Totus tuus e - a pag. 114 - ecco invece il "benedetto" nome.
RispondiEliminaSon cascato in un trappolone, teso da un buontempone?
Non resta che controllare sulla versione originale, che però non ho e non riesco a trovare.
Bene!
Due piccole considerazioni, nel frattempo:
1. Quando si ha a che fare con Internet, è buona cosa restare con gli occhi aperti.
2. Se pure avesse ragione Dada, il romanzo (e l'autore) resterebbero comunque interessanti e "profeticamente" significativi.