Pubblichiamo la presentazione di Massimo Introvigne (che potrete trovare qui) dell’analisi del filosofo statunitense sul Concilio e sul Posconcilio. “La tesi di McInerny, secondo cui i documenti del Concilio sono di per sé suscettibili di un’interpretazione secondo e non contro la Tradizione della Chiesa, mentre sono stati la presentazione del Vaticano II da parte dei “teologi dissidenti” e il loro capzioso appello allo “spirito del Concilio” contro la sua lettera a causare la crisi è presentata in questo testo in un modo semplice e autorevole.” […] "McInerny mostra come a partire dal 1985, con l’intervista Rapporto sulla fede rilasciata dall’allora cardinale Ratzinger al giornalista Vittorio Messori e con il Sinodo Straordinario a vent’anni dal Concilio, il Magistero inizia a prendere in mano la questione dell’interpretazione del Vaticano II e, con voce sempre più ferma, prende posizione contro il “magistero parallelo” dei teologi del dissenso.”
di Massimo Introvigne
La pubblicazione dell’edizione italiana di Vaticano II – Che cosa è andato storto? (Fede & Cultura, Verona 2009) colma una duplice lacuna. Da una parte, mette a disposizione anche dei lettori di lingua italiana uno dei testi fondamentali del dibattito statunitense sul Concilio Ecumenico Vaticano II: un dibattito cui ha partecipato lo stesso cardinale Joseph Ratzinger, e di cui si ritrova l’eco nel magistero di Benedetto XVI. Dall’altra, permette al pubblico italiano di conoscere meglio la figura e l’opera di Ralph McInerny, da molti considerato il maggiore filosofo cattolico vivente, stimato da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI ma ancora poco conosciuto nel nostro Paese nonostante gli sforzi del suo amico e collaboratore Fulvio Di Blasi e dell’associazione Thomas International, che ha fatto pubblicare L’analogia in Tommaso d’Aquino (Armando, Roma 1999) e Conoscenza morale implicita (Rubbettino, Soveria Mannelli [Catanzaro] 2006). Il fatto che un autore così conosciuto negli Stati Uniti sia poco tradotto in Italia fa venire qualche cattivo pensiero: che si sia voluta censurare una voce cruciale ma scomoda?
McInerny, in effetti, è uno dei pochi intellettuali cattolici degli Stati Uniti la cui notorietà supera la cerchia degli accademici e si estende, ormai da anni, al grande pubblico. Nato a Minneapolis il 24 febbraio 1929, dopo studi al St. Paul Seminary, McInerny consegue la laurea in filosofia all’Università del Minnesota e il dottorato presso la Pontificia Facoltà di Filosofia dell’Università Laval, a Québec. Dal 1955 ha insegnato filosofia per oltre cinquant’anni all’Università Notre Dame presso South Bend, nell’Indiana, dove tuttora dirige il Centro Jacques Maritain. Il rapporto con quella che rimane la più grande università cattolica del mondo per numero d’iscritti è cruciale per intendere l’attività e la carriera di McInerny, che a Notre Dame – senza nascondere i problemi che la crisi teologica ha portato anche in questo prestigioso ateneo – ha dedicato parecchi dei suoi scritti. Membro della Pontificia Accademia di San Tommaso d’Aquino e della Commissione del Presidente degli Stati Uniti per le Arti e le Lettere, McInerny è legato all’Italia e a Roma – dove ha soggiornato ripetutamente – da un rapporto che è insieme culturale e affettivo. Da molti anni è considerato il maggiore specialista vivente di San Tommaso. Le sue opere filosofiche sono in parte destinate agli specialisti, in parte agli studenti e al mondo cattolico per cui ha scritto alcune delle più brillanti e vivaci introduzioni alla filosofia in genere e al tomismo in particolare. Il suo itinerario di filosofo culmina, in un certo senso, con l’opera del 2006 Preambula Fidei. Thomism and the God of the Philosophers (Catholic University of America Press, Washington), da un lato un testo molto tecnico, dall’altro – come ha notato in un articolo sull’Osservatore Romano l’attuale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale William Levada (“La società secolarizzata ha bisogno di un’apologetica rinnovata”, 22 giugno 2008) – uno strumento in grado di fondare una “nuova apologetica” in grado di resistere alle rinnovate sfide del secolarismo e del relativismo.
McInerny preferisce certamente essere noto come filosofo. Ma gli è toccato in sorte di diventare uno dei nomi più conosciuti dagli appassionati di gialli e dal pubblico che segue i telefilm polizieschi alla televisione. Il filosofo, in effetti, è anche romanziere e autore di diverse serie di grande successo, tra cui emerge quella – che conta a oggi ventinove volumi – dedicata al sacerdote detective padre Dowling, da cui è stata tratta una fortunata serie televisiva trasmessa anche in Italia. Mentre i telefilm riducono le storie al mero elemento poliziesco, i romanzi della serie di padre Dowling offrono l’occasione a McInerny per riflettere – al di là della trama – sulla crisi della Chiesa Cattolica negli Stati Uniti dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II. Anche l’ultima fatica letteraria del filosofo di Notre Dame, The Wisdom of Father Dowling (Gale Five Star, Waterville [Maine] 2009) – una raccolta di racconti brevi –, mostra come l’intrigo poliziesco sia spesso un pretesto per affrontare temi che vanno dall’eutanasia alla crisi della liturgia.
McInerny non si è mai concepito come un filosofo chiuso nella sua torre d’avorio, che interagisce unicamente con i suoi pari e con qualche fortunato studente. Da molti anni si è posto il problema dell’apologetica, collaborando a riviste come First Things del compianto don Richard John Neuhaus (1936-2009) e lanciando anche una serie di pubblicazioni che ha egli stesso animato, come Catholic Dossier e Crisis. Un vasto pubblico, che magari lo conosce anzitutto per i suoi romanzi, ha così trovato in McInerny un solido punto di riferimento apologetico e un difensore della Chiesa e del Magistero.
La crisi della Chiesa Cattolica statunitense e la ribellione di molti teologi contro il Magistero è emersa come la preoccupazione cruciale dell’attività apologetica di McInerny. Questi teologi si sono fatti scudo e bandiera del Concilio Ecumenico Vaticano II, dopo il quale nella Chiesa degli Stati Uniti si è verificata la crisi più grave della sua storia. Ma questa crisi, si chiede McInerny, è post Concilium o propter Concilium? Che cosa è andato storto?
La riflessione di McInerny, come sarà chiaro al lettore, parte dalla Chiesa americana, epicentro di quel “Sessantotto nella Chiesa” che è la contestazione pubblica dell’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI nel 1968. Il filosofo statunitense mostra che questa contestazione – non il Concilio – è la vera data di partenza della crisi post-conciliare, non solo negli Stati Uniti. La questione non riguarda solo, e neppure soprattutto, gli anticoncezionali ma i problemi dell’autorità nella Chiesa e dell’interpretazione del Vaticano II. La tesi di McInerny, secondo cui i documenti del Concilio sono di per sé suscettibili di un’interpretazione secondo e non contro la Tradizione della Chiesa, mentre sono stati la presentazione del Vaticano II da parte dei “teologi dissidenti” e il loro capzioso appello allo “spirito del Concilio” contro la sua lettera a causare la crisi, è presentata in questo testo in un modo semplice e autorevole. Si tratta di una tesi che ha avuto vasta eco nella discussione che si è svolta negli Stati Uniti negli anni 1990 sul Vaticano II e di cui non hanno mancato di tenere conto anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, due Papi che hanno interagito in modo continuo con l’ambiente teologico americano fedele al Magistero (l’ala cattolica dei cosiddetti teocon) e ne hanno seguito con partecipe interesse i dibattiti.
McInerny mostra come a partire dal 1985, con l’intervista Rapporto sulla fede rilasciata dall’allora cardinale Ratzinger al giornalista Vittorio Messori e con il Sinodo Straordinario a vent’anni dal Concilio, il Magistero inizia a prendere in mano la questione dell’interpretazione del Vaticano II e, con voce sempre più ferma, prende posizione contro il “magistero parallelo” dei teologi del dissenso. I primi risultati di quest’azione, negli Stati Uniti (e forse anche altrove), non sono soddisfacenti: i vescovi non possono o non vogliono imporre la loro autorità ai teologi. Ma la battaglia continuava nel 1998, quando McInerny pubblicò la prima edizione americana di questo testo, e continua ancora oggi. Capire che cosa è successo durante i pontificati di Paolo VI e Giovanni Paolo II è essenziale per tentare di capire che cosa sta avvenendo e potrà avvenire nell’epoca di Benedetto XVI.
LEGGO:
RispondiEliminaLa tesi di McInerny, secondo cui i documenti del Concilio sono di per sé suscettibili di un’interpretazione secondo e non contro la Tradizione della Chiesa
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Che modo d'esprimersi! Si vuole sostenere che i testi del concilio non giustificano i guasti successivi che sarebbero da imputar invece a coloro che han voluto veder un presunto spirito del concilio, ma lo si fa con un linguaggio che in realtà nega l'assunto: i testi del concilio son "suscettibili" di interpretazione secondo Tradizione... (ma sono anche suscettibili d'interpretazione opposta)
Si doveva scrivere, per confermar la tesi da dimostrare: i testi conciliari esprimono integralmente la Tradizione e solo questa e non altra interpretazione ammettono nella loro limpida formulazione.
Ma evidentemente non se l'è sentita, l'Introvigne, di impegnarsi nella difesa della totale inequivocabilità di quei testi.
una delle gravi pecche del Concilio è che fu convocato senza prima aver consultato l'episcopato (a differenza di quanto fece il tanto vituperato ed esecrabile Pio IX) ma solo il Segretario di Stato 10 giorni prima dell'indizione e poi a Giovanni XXIII mancava un finalismo. Lo convocò per discutere genericamente di aggiornamento, senza sapere esattamente verso dove guidare la Chiesa. Alessandro
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RispondiEliminaavete quasi stufato con queste storielle sulla massoneria ogni volta che c'è Introvigne.
RispondiEliminaProvate per una volta a criticare nel merito, sui contenuti, invece che sulla base di leggende metropolitane...!
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RispondiEliminaall'anonimo delle 9:14:
RispondiEliminama perché si arrabbia? nessuno ha parlato di massoneria... e nemmeno di "leggende" da ... metropolitana!!!
non se ne parlava nell'articolo, bensì nel commento cancellato delle 9.05.
RispondiEliminaIl Concilio Vaticano II iniziò male e finì peggio. Anzitutto, c'è da registrare la decisione tragica e imprudente, di Giovanni XXIII, di convocare un Concilio, pochi mesi dopo la sua elezione. Inoltre, volle accellerare a tutti i costi, i lavori di preparazione per poterlo inaugurare, quando i suoi più stretti collaboratori, gli ripetevano, che ci sarebbe voluto molto più tempo per organizzarlo.
RispondiEliminaIn fondo non ci voleva molto a capire, come sarebbe andato a finire il Concilio, se addirittura, il Card. Seegretario di Stato Tardini, si augurò di morire prima che iniziasse il Concilio, perchè così sarebbe morto da cristiano. Evidentemente, era chiaro a tutti i più stretti collaboratori di Giovanni XXIII, che il Concilio, sarebbe diventata una bomba pronta ad esplodere con effetti devastanti, tali addirittura, da portare la Chiesa sull'orlo dell'autodemolizione, come fù costretto ad ammettere molti anni dopo Paolo VI.
scusate, ma che diceva l'anonimo delle ore 9:14 sulla massoneria? Non ho fatto in tempo a leggere...
RispondiEliminaoh pardon! mi riferivo all'anonimo delle ore 9:05... Che diceva della massoneria?
RispondiEliminaE' ormai noto a tutti che S. Padre Pio, il Santo scomodo (screditato e perseguitato come impostore e squilibrato sotto il papato di Giovanni XXIII), quando ricevette la visita del card. Bacci, venuto a portargli l'indulto per poter celebrare la messa in latino, come da lui desiderato, fino alla morte,
RispondiEliminagli espresse questo avviso:
“Il Concilio, per carità, finitelo in fretta!”
(da "Padre Pio, una strada di misericordia" di Yves Chiron)
Parlando di pastorale, padre Pio sentiva ed avvertiva la preoccupazione delle MODERNE PASTORALI che stavano nascendo dal Concilio E LE TEMEVA dicendo che avrebbero allontanato i fedeli DALLE VIRTU' cattoliche:
la storia gli ha dato ragione...
Padre Pio non era contro il Concilio, ma da buon profeta comprese ancor prima che lo dicesse Paolo VI che Satana era già entrato offuscando la ragione di molti partecipanti.
Non vediamo forse gli effetti nefasti di quella "onda lunga" di sconvolgimenti che ci hanno condotto alla confusione e deragliamento del momento presente?
E' chiaro che s. Padre Pio non fu ascoltato nei primi anni del Concilio, perchè classificato tra i famosi "profeti di sventura"
così denominati dal Papa "buono".
Da molti anni mi vado ponendo
RispondiEliminatante domande circa le derive
e gli approdi della grande Barca
(dove il Signore dorme, ma sono certa che vigila, mettendoci a dura prova di Fede!)...
Tra le altre mi tormenta la seguente,
alla quale non dispero di trovar qui risposta da un utente preparato e di buona e cortese volontà:
In quale documento del Concilio Vaticano II è scritto - nero su bianco - in modo inequivocabile e "cogente" che
si dovevano abbattere le balaustre
e rovesciare gli altari verso il popolo?
I documenti conciliari non parlano né di altari né di balaustre, anzi se davvero si fosse applicato il Concilio vero e non un sedicente "spirito del Concilio", avremmo ancora latino, gregoriano, una liturgia celeste, ecc.
RispondiEliminaLa stessa Congregazione del Culto Divino nel 2000 ha detto che non c'è alcun obbligo di celebrare rivolti al popolo.
Purtroppo in Italia è più difficile evitare lo stravolgimento dei presbitèri finché i preti prenderanno sul serio questa Nota di mons. Brandolini che invita non solo a rimuovere altari e balaustre, ma a togliere persino le reliquie dall'eventuale altare coram Deo sopravvissuto alla furia iconoclasta... http://www.chiesacattolica.it/pls/cci_new/bd_edit_doc.redir_doc?id_doc=12536&id_ufficio=10&id_allegato=4644&url_rimando=/cci_new/documenti_cei/2007-03/27-26/adeguamentoChiese.doc
Quando si spaccia il proprio spirito per spirito "del Concilio"...
Già...
RispondiEliminadov'era scritto?
E tutte le bizzarre acconciature e i restyling che la Santa Sposa di Cristo ha dovuto subire, docile alla volontà dei suoi "acconciatori", che forse pensavano di presentarla in tal modo "più bella" agli occhi del Signore, per seguire quella meta di perfezione "senza macchia e senza ruga" (indicata in Ef 5,27),...
dov'erano chiaramente prescritti?
Allora, leggendoli, anche noi piccoli fedeli potremmo verificare che è stato proprio lo Spirito Santo a volere questa "evoluzione"!
Il vero problema ed i veri responsabili di quanto sopra lamentato sono coloro he han lasciato fare, ad ogni livello.
RispondiEliminaE' ladro chi ruba e chi tiene il sacco.
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RispondiEliminaP.S.Mi sono messo a piangere!!!
RispondiEliminaL'immagine della Basilica è emblematica...cos'è andato storto? TUTTO!
RispondiEliminaSe solo non avessero imposto la Nuova Messa... il treno deragliato avrebbe ripreso il suo corso.
Purtroppo la grande falla aperta nella Barca mistica di Pietro fa ancora acqua.
Ricordate il sogno di Don Bosco?
Papa Benedetto rema nel verso giusto...ma ci vorrà tempo per rimediare a tanti danni.
Non disperiamo...
Giovanni XXIII non era una cima...la sua cultura era limitata ai libriccini di San Carlo Borromeo...
RispondiEliminaPapa Montini era coltissimo e aveva una concezione altissima del Pontificato Romano ...avrebbe voluto restaurare i tempi di Leone Magno ma attorno a lui non c'era Ezio ma lo squallore dei democristiani... Moro, Andreotti ...
Il Mignet disse che Luigi XVI con un po' più di coraggio avrebbe potuto essere un gran Re...Papa Montini un gran Papa.
Come Gesù,ahimè,fu tradito dai suoi collaboratori...l'infame massone della P2 Bugnini,i vari Lercaro,Suenes e altri Giuda redivivi...
Un libro scongiliato, veramente insignificante. La colpa della crisi nella Chiesa viene attribuita ai teologi disubbidienti e non all'incapacità degli ultimi Pontefici di infliggere condanne e far rispettare le leggi.
RispondiEliminaHo riletto il libro due volte (non è molto grande^__^) e francamente lo trovo molto significativo, ben fatto e illuminante sulla questione dei teologi....
RispondiEliminaIl punto è questo: il libro credo che affronti solo una parte del problema, forse è una sua scelta non so, ma la parte scelta, quei dei teologi disubbidienti, è spiegata alla grande...
Non dimentichiamo che parliamo di anni in cui internet non c'era e reperire un Documento della Chiesa era spesso facile per gli addetti ai lavori, non certo alla massa del popolo ^__^
Per esempio, quando tratta la questione dell'Umanae Vitae, l'autore ha sondato benissimo il travaglio che ci fu, spiegando come già prima dell'uscita dell'Enciclica il popolino fosse stato abbondantemente innondato dalle falsi tesi di questi teologi secondo le quali il fedele aveva il diritto di contestare l'Enciclica di un Papa definendola NON infallibile...
Credo che sia un errore interpretare il libro come una sorta di spiegazione ai testi del Concilio, non è di questo che l'autore parla, ma ciò che ha scritto è davvero interessante per ulteriori analisi al problema oltre a quello dei testi conciliari...
^__^