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venerdì 3 luglio 2009

Un "apostolato biritualista" con patente Ecclesia Dei


Il New Liturgical Movement ha dato notizia ieri che un monastero benedettino in Norcia (composto peraltro di monaci anglofoni) ha ricevuto una lettera della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, a firma del card. Castrillòn Hoyos (il quale compie in questi giorni 80 anni: auguri e...120 di questi giorni), dall'inedito contenuto. Eccola qua (cliccate sull'immagine per allargarla):

Il punto più interessante della lettera è laddove "affida al Monastero di S. Benedetto in Norcia l'apostolato speciale della celebrazione della Santa Eucarestia "in utroque usu", cioè sia nella forma ordinaria che straordinaria del Rito Romano, in collaborazione con la Santa Sede e in comunione con il Vescovo diocesano".

Nel salutare questa ottima notizia di una nuova comunità monastica che "passa al vecchio rito" (in forma non esclusiva, beninteso, come si è visto) è interessante cercare di capire un po' meglio di che si tratti. Poiché, infatti, ai sensi dell'art. 3 del motu proprio le comunità monastiche non hanno bisogno di alcun permesso per decidere di celebrare (esclusivamente o alternativamente) in forma straordinaria. E' vero che tale art. 3 richiede il consenso dei "Superiori maggiori" dell'Istituto, ma è proprio dei conventi benedettini l'ampia autonomia di ciascuno di essi e quindi la possibilità di decidere "in casa" senza superiore approvazione.

Nemmeno è da pensare che l'Ecclesia Dei abbia, di propria iniziativa, deciso di affidare a questa comunità monastica lo speciale "apostolato tridentino": la lettera dell'Ecclesia Dei infatti precisa "venendo incontro alle Sue richieste". Ecco allora la spiegazione evidente: questa giovane comunità monastica (esiste da una decina d'anni e ha attirato già 13 giovani vocazioni grazie al rigore liturgico - novus ordo celebrato in latino e ad orientem o con arrangiamento benedettiano: croce e candelieri sull'altare), ha ritenuto necessario, o opportuno, ottenere da Roma una "patente" ad hoc per mettere a tacere le opposizioni, che è ben facile immaginare da dove provenissero: l'episcopato umbro è uno dei più antipatetici alla riforma della riforma ed al rito antico.

Questo, se ce n'era bisogno, la dice lunga sull'ambiente ecclesiale d'Italia, la terra del Papa tra l'altro. Figuriamoci altrove... L'Ecclesia Dei, non potendo o non volendo intervenire direttamente sui vescovi, è passata a distribuir patenti tridentine nominative. Può essere una buona idea: diplomatica (non è una diretta sconfessione degli ordinari diocesani) ma potente ed efficace, o almeno così speriamo. Della questione offre anche un commento Cantuale Antonianum.

Il Monastero ha anche pubblicato una newsletter, che trovate a questo LINK, nella quale il priore riferisce quanto sopra indicato e previene e risponde alle possibili obiezioni di chi si dice contrario a questo "passo indietro" (la madre degli stupidi, si sa, è sempre incinta: sicché le opposizioni al vecchio rito non mancheranno mai). Ecco quanto scrive, da noi tradotto dall'inglese; son buoni argomenti di apologetica tridentina (nostri commenti interpolati in rosso):

- Questa decisione rispetta il Concilio Vaticano II?
Sarebbe utile leggere attentamente il documento del Concilio sulla Liturgia. SC 22 dice che: "La disciplina della sacra liturgia dipende esclusivamente dalla autorità della Chiesa, ossia, dalla Sede Apostolica e, secondo quanto determina la legge, dai vescovi". Il motu proprio di Papa Benedetto semplicemente ripete quel principio e legifera per l’uso del vecchio rito accanto al nuovo. Papa Benedetto inoltre sottolinea che il modo di interpretare i documenti conciliari è l’ermeneutica della continuità. Questo principio è anche espresso nel documento sulla liturgia quando dice: "... deve esser fatta attenzione che qualunque nuova forma adottata debba in qualche modo svilupparsi organicamente dalle forme già esistenti" (SC 23). [Brillante quest’aver rintracciato la fonte del principio dell’ermeneutica della continuità già nei documenti conciliari. Il priore non infierisce, perché non ce n’è bisogno: chi potrà affermare che le riforme liturgiche sono frutto di crescita organica rispetto a quanto esistente al tempo del Concilio, ossia il rito tridentino? Il Papa, certo, nel motu proprio si guarda bene dal contrapporre i Messali, e fa benissimo. Ma quale sia la realtà, ce lo disse da cardinale, scrivendo ne La mia vita, Ed. San Paolo, 1997,112: "si fece a pezzi l'edificio antico e se ne costruì un altro, sia pure con il materiale di cui era fatto l'edificio antico e utilizzando anche i progetti precedenti. Non c'è alcun dubbio che questo nuovo messale comportasse in molte sue parti degli autentici miglioramenti e un reale arricchimento, ma il fatto che esso sia stato presentato come un edificio nuovo, contrapposto a quello che si era formato lungo la storia, che si vietasse quest'ultimo e si facesse in qualche modo apparire la liturgia non più come un processo vitale, ma come un prodotto di erudizione specialistica e di competenza giuridica, ha comportato per noi dei danni estremamente gravi. In questo modo, infatti, si è sviluppata l'impressione che la liturgia sia "fatta", che non sia qualcosa che esiste prima di noi, qualcosa di " donato ", ma che dipenda dalle nostre decisioni. Ne segue, di conseguenza, che non si riconosca questa capacità decisionale solo agli specialisti o a un'autorità centrale, ma che, in definitiva, ciascuna "comunità " voglia darsi una propria liturgia"].
Stiamo parlando di legittimo pluralismo, che il Conclio richiama pure: "Anche nella liturgia, la Chiesa non vuole imporre una rigida uniformità in materie che non concernono la fede o il bene dell’intera comunità" (SC 37). Così la celebrazione della Messa rispetta in ogni senso il Concilio Vaticano II. Stiamo abbracciando entrambi gli usi e aprendoci ad altri gruppi in cerca di unità. Questo è un approccio molto conciliare [è veramente sublime, e in verità anche molto facile e fondato, ritorcere contro i novatori che i veri ‘conciliari’ sono i tradizionalisti].

- Ma questo significa girare all’indietro l’orologio?
Al contrario, io vedo un monastero utriusque usus come molto avanzato, specie in termini di autentico ecumenismo. Con ciò, intendo due cose. Primo, l’ethos della forma straordinaria è molto simile all’ethos di molti riti orientali, e perciò celebrare l’Eucarestia in entrambi i modi ci serve a creare un ponte tra Est e Ovest. Secondo, penso che abbiamo bisogno di una buona dose di "ecumenismo interno" nella Chiesa per essere in grado di dialogare con i cattolici legati alle antiche forme liturgiche senza pregiudizio ideologico [Sante parole! Ma le teste di molti vescovi e prelati non cambiano più. Bisognerebbe abbassare, non alzare, l’età della pensione dei vescovi a 65 anni, e magicamente molti problemi sarebbero risolti in pochissimi anni].

- Come può, come liturgista, giustificare questa decisione?
E’ proprio come liturgista [ooh: esistono anche dei liturgisti buoni... felice scoperta!] che ho avuto l’opportunità di studiare e fare esperienza della ricca varietà di tradizioni liturgiche esistenti nella Chiesa. E’ "politicamente corretto" per i cattolici di rito latino essere entusiasti per il rito bizantino. Perché non è "politicamente corretto" essere entusiasti anche per la forma straordinaria? [splendida ironia per smascherare l’ipocrisia dei novatori]. E’ grazie a molti anni di studio della liturgia che sono arrivato a vedere l’importanza di questa unità nella diversità. In effetti, ho discusso questo punto in presenza dell’allora card. Ratzinger ad una conferenza liturgica tenuta a Fontgombault in Francia nel 1997. Come liturgista, vorrei anche dire che non c’è un rito perfetto. Inoltre, entrambe le forme ordinaria e straordinaria possono essere celebrate bene o male. Per fare una comparazione onesta, dobbiamo mettere a confronto il meglio di entrambe [penso che possiamo concordare con questa onesta posizione].

- Come possono i due usi influenzarsi reciprocamente?
La forma ordinaria insiste su elementi come la parteipazione dei fedeli, l’uso del volgare, lo sviluppo continuo della liturgia con l’aggiunta di nuovi santi al calendario, ecc. Queste sono tutte cose importanti. A rischio di semplificare troppo, io direi che la forma ordinaria enfatizza la comprensione razionale, parla in prosa, per così dire [in altri termini, troppi spiegoni e intortamenti verbosi]. La forma straordinaria provvede ricco nutrimento per l’intelletto, anch’essa, ma si basa fortemente sul gesto, sul simbolismo, sull’intuizioe, sul silenzio, su azioni rituali senza parole: parla in poesia, si potrebbe dire.
L’uomo conosce sia razionalmente che intuitivamente. Necessita sia di prosa che di poesia. Se i due usi, come due differenti culture, possono pazientemente vivere fianco a fianco nel tempo, essi possono diventare amici.

- Quale beneficio pastorale verrà da questo nuovo apostolato?
Il Monastero di S. Benedetto in Norcia è in una posizione speciale. La vita pastorale della città è servita molto bene dal clero diocesano. La Basilica, d’altronde, non è una parrocchia ma un santuario, la cui attenzione pastorale è incentrata sui pellegrini che vengono da tutto il mondo. Siamo una comunità internazionale che serve un pubblico internazionale. I pellegrini vengono per una lirgia specificamente Benedettini, caratterizzata da cià che definirei uno stile monastico o contemplativo. Questa è la nostra contribuzione peculiare. La forma straordinaria conduce molto a questo stile contemplativo, perfino mistico, che è il motivo per cui i giovani sono così portati ad esso. Noi celebriamo la Messa in forma ordinaria nello stesso stile [tridentineggiante], ed è il motivo per cui la gente viene da lontano per partecipare alla nostra Messa domenicale.

- Non sarebbe meglio essere come tutti gli altri?
Per usare un’espressione presa dal mondo commerciale, crescita e sviluppo dipendono nel trovare una "nicchia" distintiva. Lo speciale apostolato di celebrare l’Eucarestia rende il monastero di Norcia distinto, unico. Sono sicuro che ciò contribuirà alla crescita della comunità, in un tempo in cui i giovani non sono interessati ad una vocazione che significa vivere "come tutti gli altri". [Lungi dallo scandalizzarci, noi salutiamo con gioia l’applicazione di parole e criteri di marketing alla Chiesa. E’ un salutare ritorno coi piedi per terra, di analisi non ideologica e aprioristica della situazione, come è e non come si vorrebbe che fosse: questo è veramente "ascoltare i segni dei tempi". Dopo decenni di fumose teorie e astratte ubbìe per cercare di "andare verso i ‘ggiovani", finalmente c’è qualcuno che lo fa sul serio: gli amanti della Tradizione della Chiesa!].

23 commenti:

  1. Carissimi,
    scusate per l'OT. Ma dopo aver frequentato per un certo tempo alcuni blog che trattano l'argomento mi sembra che gli amanti della liturgia antica non abbiano verso il NOM lo stesso atteggiamento dei "conciliari" a oltranza verso la messa gregoriana.
    I primi esprimono interrogativi, a volte sgomento o persino orrore di fronte agli abusi piu' macroscopici. I conciliari, normalmente tutti di pace, amore e carita', di fronte alla liturgia tridentina invocano soluzioni staliniane o hitleriane, senza alcun timore di apparire in contraddizione. Mah.....
    FdS

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  2. Grande, grande, grande FdS. Hai colto nel segno! E' proprio lo stalinismo che caratterizza i detrattori del NO. Ottima constatazione. Alessandro

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  3. Alleluja!
    Laudetur Jesus Christus!

    Questa notizia sì che fa sperare nella netta svolta epocale!
    Grazie, Redazione:
    stavolta credo che sia la rondine giusta...
    quella che farà la nuova primavera della Chiesa,
    il risorgimento del Sacro e della Messa di sempre, quella che non segue le mode e la creatività
    dei celebranti al seguito dei gusti
    mutevoli e profani del "pubblico"...
    ma che è dono sacro del Signore, degno di venerazione, da celebrare per adorare e ringraziare Lui,
    non l'uomo protagonista vanitoso
    (come "presidente" o "assemblea")
    di uno "spettacolo"!

    E preghiamo che S. Benedetto
    patrono d'Europa
    interceda per questa iniziativa
    benedetta, che Dio ne benedica i frutti - il Risorgimento sacro della S. Messa in Europa - e Papa Benedetto che la promuoverà!

    Viva la riforma benedettiana!

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  4. Notizia supenda!. Vedo che nonostante le resistenze che vengono fatte, lentamente ma inesorabilmente, il V.O. sta riconquistando il suo spazio nella Chiesa. Certo ci vorrà ancora moltissimo tempo, ma la sensazione è che siamo di fronte ad una svolta epocale, dopo 40 anni di sbandamenti liturgici post-conciliari. Speriamo che con l'aiuto del Signore, queste iniziative si propaghino sempre di più in tutta la Chiesa.

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  5. don gianluigi sfiduciato3 luglio 2009 alle ore 19:03

    Penso che dovrà passare la mia generazione di preti e vescovi, quella del '68.

    Proprio qui nella parrocchia dove sono parroco oggi è venuto un sacerdote carismatico della mia generazione a celebrare un matrimonio. Sono rimasto allibito:

    1. ha cambiato la formula del consenso, con frasi a la page

    2. durante la solenne benedizione degli sposi, si è fatto da parte per lasciare gli sposi al centro dell'altare

    3. è sceso a dare la pace a una quantità di persone

    4. ha fatto comunicare lo sposo dalla sposa con il Corpo di Cristo e viceversa con il Sangue.

    5. rivolgeva il saluto liturgico, dicendo: Il Signore è con voi

    6. voleva mettere come sottofondo al termine la canzone di Jovanotti
    "A te"

    7. prima della benedizione ha cantato un canto in lingue che nessuno ha capito.

    Con tutta la buona volontà, non posso far altro che provare un senso di rifiuto e di estraneità a liturgie del genere, che purtroppo qui al nord, soprattutto in ambiente missionario e religioso sono la normalità.

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  6. @don gianluigi sfiduciato

    il suo racconto mi ricorda di un esorcismo narrato da Padre Malachi Martin nel libro "In mano a Satana". In particolare quello di "Padre Bones e Mister Natch".
    Anche lì c'era un matrimonio con uno stravolgimento della liturgia.

    Spero che la rassomiglianza stia solamente nel mio ricordo.

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  7. Don Giamluigi, ma non lo sa che nei carismatici si ripete il miracolo della pol(l)ilalìa, mentre Lei è soltanto un povero, umano prete?

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  8. Caro Dante, ha proprio ragione sono arretrato e non sento il soffio dello spirito. Ma S.Paolo non diceva che se una parla in lingue sconosciute ci deve essere anche chi spiega?

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  9. @don gianluigi

    Ma si ricorda che Lei e' parroco ed ha tutte le facolta' e i poteri per impedire tutto cio'?
    Alla prima avvisaglia basta interompere con fermezza e carita' invitando il celebrante a seguire le regole del luogo dove e' ospite. Nessuno va' in casa di un altro e si mette a fare come vuole.
    Se poi vogliamo salvaguardare il "momento" o impedire "brutte figure" in nome di un preteso rispetto umano, abbiamo i mezzi per farlo!
    Un po' di coraggio e piu' rispetto per Dio (e il Culto a lui celebrato) e meno all'uomo (quando e' palesemente un cattivo maestro)!!!

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  10. Caro Dante, sono luca, anche io non capisco i "carismatici", sono andata ad una loro Messa e mi sono sentito a disagio! però spesso rifletto su un dato che mi lascia perplesso, una realtà con la quale tutti i cristiani d'occidente si devono confrontare. Tutti i sottogruppetti cattolici pensano di essere "super": opus dei, neocatecumenali, rinnovamento, carismatici, CL, preconciliari, postconciliari, ecc... Ebbene io Possibile che siano tutti eretici? se in tutte le Chiese d'occidente, durante il rito liturgico si recita la seguente sublime preghiera: "Sign-re Gesù Cristo che hai detto ai tuoi Apostoli: vi lascio la pace, vi do la mia pace, non guardare ai nostri peccati ma alla Fede della Tua Chiesa e DONALE unità e pace, SECONDO LA TUA volontà, Tu che vivi e regni...", ebbene se in tutte le Chiese d'occidente si prega così, perché noi siamo divisi? Perché ci stigmatizziamo a vicenda quasi fossimo eretici? Forse che il Sign-re non ascolta la preghiera fervente (per di più liturgica) di tanti fedeli e sacerdoti (di qualsiasi rito)?. Per cortesia risponda "senza buttarla in caciara" per aver il plauso di qualche affezionato. La mia è una domanda provocatoria ma seria: La divisione dipende dal libero arbitrio di gruppi di uomini che riconoscono Cristo come capo? i cristiani sono divisi contro la volontà di Cristo? Chi sono i "vasi di misericordia" di cui parla San Paolo nella lettera ai Romani? Se domani cambia il papa e decide sulla base di "nuove evidenze..." cose diverse da quelle disposte dall'attuale pontefice, che succede? Lo scomunichiamo? ci poniamo fuori dalla Chiesa? io apprezzo molto la saggezza di Gamaliele che noi cristiani abbiamo fatto santo, inserendolo (mi pare il 3 agosto) anche nel calendario: «Se la loro teoria o attività è di origine umana, verrà distrutta; se essa viene da Dio, non riuscirete a
    sconfiggerli. Non vi accada, dunque, di trovarvi a combattere contro Dio!»

    Cordialità
    luca

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  11. Il padre Cassian Folsom è insigne liturgista.
    Ha scritto un capitolo del manuale Scientia Liturgica, ha insegnato -ed è stato anche propreside- presso il Pontificio Istituto Liturgico dell'Ateneo Sant’Anselmo di Roma, ma ha anche frequentato i convegni del C.I.E.L., tra cui il citato Fontgombault.
    Un autentico germe per un futuro di comunione tra le diverse forme in cui si esprime la liturgia della Chiesa.

    p.s. Può esserci anche un modo "creativo" di celebrare VO; se non sbaglio, a Le Barroux ci sono peculiarità interessanti: ad esempio il "Per Ipsum" è cantato a voce alta. Il che non stona affatto.

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  12. Dobbiamo gioire per questanotizia ma credetemi...non si rimedierà allo sfascio se non quando si ripristinerà del tutto il rito romano antico di sempre!
    E' inutile girarci intorno...chiese vuote e seminari vuoti ne sono una conseguenza.Il disordine di quarant'anni di malgoverno ecclesiastico è sotto i nostri occhi.
    Purtroppo ci vorrebbe un Gregorio VII che li deponesse...e papa Benedetto è troppo buono!

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  13. Il Barroux ormai non è più un esempio di liturgia romana: la Messa che vi si celebra è un miscuglio di messali: 1962 - 65 - 67.
    Sia il motu proprio Ecclesia Dei, sia il Summorum Pontificum, parlano chiaramente di Messsale del 1962.
    Se concessioni in tal senso son pervenute dalla Commissione Ecclesia Dei, sono state quanto mai improvvide. Come la facoltà di adeguarsi alle riforme del Barroux concessa alla Misericordia di Torino, con un semplice fax di mons. Perl.
    Non ho qui le mie carte, ma su questo polemizzai a suo tempo proprio col sopracitato monsignore, peraltro apprezzabile per altri motivi.
    Dalla mescolanza nasce il caos, che non è creativo ma distruttore.
    E infatti anche come monastero il Barroux è diviso. E già diversi monaci hann'emigrato, a quel che m'è stato riferito un paio d'anni fa proprio da un monaco di quel monmastero di passaggio a Firenze.

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  14. Luca, mi sembra che in questo senso già altrove io t'abbia risposto.
    Io non butto in caciara, talvolta son duro con provocatori di professione.

    Non ho dirette esperienze di Opus Dei o neocatecumenali: L'Opus non mi sembra presenti aspetti ereticali. Ho però conosiuto qualche giovane dell'ìOpus e la loro fede era edificante.
    CL non mi risulta che professi dottrine contrarie al Magistero.
    Sui neocatecumenali è illuminante lo studio dello Zoffoli. E chi ne ha fatto o ne fa diretta esperienza anche in queste pagine non mi sembra che ne parli per spirito di divisione e contrapposizione ma per l'individuazione di comportamenti e "pensiero" che portan lontano dall'unità della Chiesa.
    Quanto ai carismatici, diversi anni fa ho assistito, per mezzo pomeriggio, ad un loro raduno a Firenze, nei locali dello stadio: non ho mai visto una fiera come quella: urla disumane, gente che correva, gente che si rotolava in terra ecc. ecc. Me ne andai disgustato.
    Ho già raccontato di due carismatici a me molto vicini per motivi di imparentamento: a Medjugorie pioveva a dirotto e l'acqua si fermava al di sopra delle loro teste.
    Questo mi basta ed avanza.
    Tutto ciò che sa di miracolismo, di attrazione dell'interesse sullo "straordinario" è estremamente pericoloso.
    Ovviamente anche tra i carismatici bisogna fare le opportune distinzioni, visto che i gruppi son diversi.
    Ma qui si entra in un ginepraio, ed io ho già le mani piene di pruni per aver travasato una trentina di piante grasse.
    Quanto ai pentecostali, cosiddetti cattolici, ricevettero "lo Spirito" per l'imposizione dei pentecostali protestanti.
    Che lo Spirito venga dall'eresia?
    Conciliari e pre-conciliari? Non ha senso: ha senso vedere se gli uni e gli altri esprimono la stessa Fede e celebrano con un rito che sia espressione ugualmente integra di quella Fede.
    Anche qui occorrre, come diceva il Guicciardini, distinzione e discrezione.
    Io non fo mai di tutta l'erba un fascio.

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  15. Che lo Spirito venga dall'eresia?

    Sento l'eco tormentosa di questa
    domanda, che da tempo rimbalza da un capo all'altro del Gregge,
    senza trovare risposta rassicurante.
    Molti sono i fedeli cattolici, che
    da anni (forse da decenni)
    sono tormentati, ahimè, da questo
    interrogativo assillante
    (impensabile fino al Concilio),
    sconcertati
    di fronte al mare di assurdità che
    sono costretti a vedere, subire,
    e accettare come "frutti del Concilio", fuori e dentro i numerosi movimenti, tutti ispirati
    dal mitico, "pluralista" e multiforme "spirito del Concilio", in quella inarrestabile deriva dottrinale e liturgica che sta portando la Chiesa a dubitare
    delle verità fondanti il suo stesso
    Depositum Fidei, anzi
    della Verità tout-court!

    (v. post di oggi,
    "Palloni gonfiati"
    e la frase infelice del sacerdote
    sulla ricerca della verità...)

    Se lo Spirito Santo si manifesta in
    mille modi, anche contrastanti tra loro,
    QUALE di quelle “facce” sarà quella
    vera e credibile?
    Nessuno lo sa dire...

    Ognuno è lasciato in balìa di se stesso
    e dei propri mutevoli e vacillanti
    criteri di discernimento, quasi ognuno fosse sacerdote di se stesso!
    Lo Spirito doveva forse portare
    all’anarchia della Fede?

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  16. credo che una iniziativa del genere debba essere presa anche per le PATRIARCALI PONTIFICE BASILICHE DI SAN FRANCESCO E SANTA MARIA DEGLI ANGELI in Assisi centri internazionali di fede , Vescovo Sorrentino permettendo .

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  17. Sorrentino non lo permetterà MAI. E anche i Francescani conventuali... sai, han da marciare per la pace...

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  18. sorrentino non e' amato ne seguito nella diocesi che ahinoi non ci meritavamo davvero di avere come vescvo . noi di assisi non siamo gente facilmente malneabile proprio per l' infelice convivenza con il sacro convento da sempre . sorrentino ha stravolto tutta la TRADIZIONE della diocesi di ASSISI . col risultato di avere poco seguito . il suo trono intarsiato apposta per lui in noce , occupa l' intero abside e sovrasta l' altare . pardon la mensa eucaristica . non e' il tabernacolo che dovrebbe essere al centro di tutto ???? le sue omelie da dottore della chiesa sono di una noia mortale e durano quanto tutta la liturgia . . si sbadiglia come tanti ippopotami ma ancora per poco , ci sono così tante chiese !!! .... lo chiamiamo il TRONO DEL PAVONE e la gente ci scherza sopra dicendo che aspetta il condono per alzarlo ancora di un piano ...... eh , noi siamo fatti così purtroppo !!!!!

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  19. Gent.ma Redazione,
    quoto questo passo:
    "il suo trono intarsiato apposta per lui in noce , occupa l' intero abside e sovrasta l' altare".

    Dunque perdurano le brutte abitudini postconciliari, che avevano scandalizzato il giovane Ratzinger.
    Occorrerebbe denunciarle con maggiore forza, anche perchè non corrispondono nemmeno alle norme liturgiche riformate.
    E' una soluzione che, già eccessiva ed arbitraria quando si tratta di una cattedrale, viene assurdamente riproposta anche in ogni chiesa, di qualunque rango, basilica, pieve montana o santuario campestre che sia
    (per non parlare delle pseudo-chiese neocatecumenali).
    Per favore, gridatelo ovunque.

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  20. ma se è per questo L' ALTARE della CHIESA DI SANTA MARIA SOPRA MINERVA ed altro ancora , in PIAZZA DEL COMUNE in ASSISI , altare barocco disegnato dal GIORGETTI allievo del BERNINI , è stato spogliato neanche un mese fa dei suoi apparati , parlo dei candelieri e della CROCE d' altare , '' PERCHE' NON SONO LITURGICI ,, . questa e' stata la risposta dei frati del terz' ordine a chi ne ha chiesto spiegazione , rivelando cosi una insensibilita , ignoranza e crudezza alla cultura ed all 'arte . io chiedo ... sono liturgici tanti oltraggi perpretrati al SANTO SACRIFICIO ED AL SANTISSIMO SACRAMENTO ?????

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  21. Dunque Vittorio io no capisco proprio qullo che dici dell'altare spogliato.
    Se vuoi dire che hanno tolto croci, candelieri e compagnia bella da un altare barocco che non serve per celebrare l'eucaristia ...
    allora confermo: NO SONO LITURGICI, perchè si celebra da un'altra parte, che diventa il fuoco liturgico
    e restano solo monumenti artistici, ma no servono alla liturgia.
    La riforma liturgica prevede questo e quei preti che no l'hanno fatto, hanno violato la legge.

    La riforma poi ha focalizzato più sulle persone, da istruire nella liturgia e nella vita di carità, e poi sulle cose, molte delle quali inutili orpelli che mettono diaframmi davanti al Signore.

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  22. in risposta a inopportuno .

    l' altare a modo di postergale , E' uN altare barocco , disegnato dal Gorgetti allievo del Bernini . credo che questi due nomi bastino da soli perche l' intera macchina barocca , PERCHE COSI E' STATA CONCEPITA , venga rispettata . Dietro una architettura artistica o altra espressione artistica c ' e' sempre una sostanza culturale , liturgica , estetica,insomma di sostanza che vanno in ogni modo salvaguardati , SONO PATRIMONIO ARTISTICO . i candelieri e la CROCE facenti parte dell' altare fanno parte anche essi del tutto . l' averli rimossi riducono l' interno della chiesa barocca ad un larva vuota . E' stato cosi da secoli , perche questo combiamento , questa arroganza , questo modo irriverente e arido nel valutate quello che di bello ci ha lasciato il passato . lei trova che le moderne chiese per come sono concepite , siano ispirate per LA SOLA GLORIA DI DIO ???????

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  23. Caro Pastorelli,
    non ho sotto mano la lista delle innovazioni liturgiche di Le Barroux
    (dove si trovano on line????),
    ma comunque non trovo nulla di che scandalizzarsi.
    Forse non sono tempi adatti, questi nostri, ma dovremmo cominciare ad ammettere almeno l'idea di "legittime varietà" anche NEL venerando Rito Romano Antico.

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