Beatissimo Padre,
nel secondo anniversario del motu proprio del 7 luglio 2007, col quale è stata restituita ai fedeli cattolici la possibilità di accedere al sacro tesoro liturgico tradizionale della Chiesa, ci rivolgiamo alla Santità Vostra, come fedeli che amano l’antica forma liturgica, con la confidenza e l’affetto dei figli, che al loro Padre nello spirito chiedono un pane, un pesce o un uovo, certi che non riceveranno una pietra, né un serpente né uno scorpione.
In primo luogo, la nostra lettera è per esprimerVi gratitudine ed ammirazione. Sia per le Vostre catechesi, che sapete rendere comprensibili benché dense di contenuto teologico, come facevano i Dottori della Chiesa tra i quali sarete un giorno annoverato; sia perché avete voluto ridonare pieno diritto di cittadinanza ad una forma liturgica che ha il respiro sacro dei secoli, anzi dei millenni; che ha santificato innumerevoli generazioni; e che ci consente ancor oggi di pregare più devotamente all’unisono coi padri dei padri, perfino nell’espressione letterale e nei gesti.
Siamo persuasi che tra le finalità del motu proprio Summorum pontificum non vi sia soltanto quella, encomiabile e quanto mai sacrosanta, di creare le condizioni per ritrovare la pace e la piena unità nella Chiesa; vi è altresì un atto di suprema giustizia per chi, come Vostra Santità scrisse nella Sua autobiografia, "rimas(e) sbigottito per il divieto del messale antico, dal momento che una cosa simile non si era mai verificata in tutta la storia della liturgia". Ma non c’è soltanto quest’ultimo aspetto, che concerne i più anziani di noi: il motu proprio ha reso anche noto a tantissimi cattolici, che perfino ne ignoravano l’esistenza perché perlopiù nati dopo le riforme, l’inestimabile valore di tanta ricchezza orante della liturgia, andata purtroppo perduta o nascosta negli ultimi decenni.
In primo luogo, la nostra lettera è per esprimerVi gratitudine ed ammirazione. Sia per le Vostre catechesi, che sapete rendere comprensibili benché dense di contenuto teologico, come facevano i Dottori della Chiesa tra i quali sarete un giorno annoverato; sia perché avete voluto ridonare pieno diritto di cittadinanza ad una forma liturgica che ha il respiro sacro dei secoli, anzi dei millenni; che ha santificato innumerevoli generazioni; e che ci consente ancor oggi di pregare più devotamente all’unisono coi padri dei padri, perfino nell’espressione letterale e nei gesti.
Siamo persuasi che tra le finalità del motu proprio Summorum pontificum non vi sia soltanto quella, encomiabile e quanto mai sacrosanta, di creare le condizioni per ritrovare la pace e la piena unità nella Chiesa; vi è altresì un atto di suprema giustizia per chi, come Vostra Santità scrisse nella Sua autobiografia, "rimas(e) sbigottito per il divieto del messale antico, dal momento che una cosa simile non si era mai verificata in tutta la storia della liturgia". Ma non c’è soltanto quest’ultimo aspetto, che concerne i più anziani di noi: il motu proprio ha reso anche noto a tantissimi cattolici, che perfino ne ignoravano l’esistenza perché perlopiù nati dopo le riforme, l’inestimabile valore di tanta ricchezza orante della liturgia, andata purtroppo perduta o nascosta negli ultimi decenni.
Siamo noi stessi testimoni dell’entusiasmo che si sta rapidamente diffondendo in tante persone, che mai prima d’ora avevano conosciuto la "forma straordinaria" del rito romano, o anche semplicemente il canto gregoriano o l’espressione latina delle preghiere: parliamo per l’esperienza del nostro gruppo, ma anche per le notizie che giungono al nostro sito internet: non solo i gruppi già costituiti da prima del motu proprio, ma anche e soprattutto tantissimi "neofiti", se così dir si può, cercano questo prezioso alimento spirituale che la Santità Vostra ci ha voluto riproporre con intuizione felicissima.
E quel che si legge spesso, ossia che l’antica Messa è fucina di vocazioni, noi lo sperimentiamo davvero e vogliamo testimoniarlo: al Cappellano di questo sito internet hanno scritto, in sei mesi dalla sua esistenza, cinque ragazzi (quasi uno al mese!) chiedendo informazioni per trovare un seminario o un ordine religioso ove la loro sensibilità tradizionale potesse sussistere e non essere osteggiata o mortificata; nelle Marche, la Messa in forma straordinaria che vi si celebra ha già dato, in appena un anno, due vocazioni alla Chiesa.
Infine, riteniamo di cogliere tra le finalità del motu proprio (forse perfino la più importante), il desiderio di diffondere nella Chiesa esempi dell’antica forma liturgica, in modo che rappresentino un paradigma e uno stimolo anche per la S. Messa in forma ordinaria. Di tutto cuore riteniamo che non debba e non possa esservi dissidio o contrapposizione tra i fautori delle due forme della S. Messa: la coesistenza di esse, la libera scelta dei fedeli, il mutuo arricchimento e la felice osmosi arriveranno, come frutti benedetti, a consentire di recuperare anche nella forma ordinaria un po’ di quella sacralità e sobrietà che non raramente s’è persa. Così come, per converso, salutiamo come un elemento positivo la possibilità, consentita facoltativamente dal motu proprio, di proclamare anche nell’antico rito le letture in lingua corrente. In questo modo il motu proprio è volto ad incidere, sia pure in modo indiretto, esemplificativo e senza alcun vincolo o costrizione, come è nello stile propositivo e non impositivo del Vostro Pontificato, sulla lex orandi dei fedeli che resteranno legati alla forma ordinaria e che sono la stragrande maggioranza.
Tuttavia, e qui è d’uopo passare a più dolenti note, non è ignoto alla Santità Vostra che l’applicazione concreta del motu proprio è da molte parti ostacolata. Non dai fedeli laici, i quali hanno ben compreso che il motu proprio apre una possibilità in più per chi la desidera, senza nulla togliere e nulla imporre. Ma il clero meno giovane, e specie l’episcopato, non è in maggioranza aperto a questo benefico progresso liturgico.
L’intento espresso nel motu proprio, ossia avere Messe in forma straordinaria in parrocchia, laddove vi sia un gruppo che lo richiede, ha trovato difficile applicazione. Eppure sembrerebbe così normale che nelle grosse parrocchie, ove la domenica si celebrano cinque Messe, ve ne fosse, come ve n’è una per i fanciulli, un’altra cantata, ecc., anche una in forma straordinaria. Invece, per ben che vada, come Vi hanno scritto i redattori del benemerito sito liturgico Maranathà, si riesce ad ottenere una cappella o un oratorio, possibilmente isolato, individuato dal Vescovo: con ciò applicandosi più il regime previgente dell’indulto, che la liberalizzazione del Summorum Pontificum.
Ma quella è ancora una situazione privilegiata: la maggior parte delle diocesi non ha nemmeno una Santa Messa in forma straordinaria. Eppure, le domande ci sono, eccome. Un recente sondaggio indipendente commissionato in Francia da Paix Liturgique, ha mostrato che il 34% di coloro che vanno a messa almeno una volta al mese sarebbe felice, potendolo, di partecipare al rito in forma straordinaria nella loro parrocchia. Siamo convinti che la situazione tra i fedeli in Italia (ove non vi sono state "guerre liturgiche" come in Francia) sia ancora più favorevole verso l’antico rito ed è statisticamente impossibile che in una diocesi anche piccola "non vi siano domande", visto che stiamo parlando di almeno un fedele su tre.
Al nostro sito arrivano molte informazioni allarmanti in proposito e quelle coonestate da fonti di stampa sono pubblicate a questo link (http://www.messainlatino.it/pag3_sito.htm). Per nostra esperienza diretta (e dolorosa) possiamo attestare e testimoniare che nella nostra diocesi di Ventimiglia-San Remo non vi sono attualmente Messe in forma straordinaria: in un primo tempo celebrata presso il convento dei Gesuiti in San Remo, il cui Superiore, intenzionato a celebrarla ogni domenica, aveva dovuto limitarne la frequenza a una mensile per le pressioni del vescovo, la Messa antica si è tenuta una volta sola con eccezionale affluenza di circa 500 persone. In esito a ciò il viceprovinciale della Compagnia di Gesù, che com’ebbe a dirci agiva su sollecitazione del nostro Vescovo, ha vietato che si continuasse la celebrazione della Messa. Il Superiore, che si era dimostrato disponibile con noi, è stato in conseguenza destituito dall'incarico di superiore e, dopo alcuni mesi, addirittura trasferito: e, ci è stato confermato, proprio per quel motivo. Dopo molte difficoltà la Messa era ripresa (sempre solo mensile) presso il Convento dei Cappuccini, grazie al Superiore del convento. Ma anche quest'ultimo, dopo pochi mesi, è stato dapprima sollevato dall'incarico di superiore e poco dopo trasferito altrove. Ancora: un parroco che (terzo tentativo!) volle accogliere il numeroso gruppo stabile sanremese, accettando di trasformare ogni domenica la Messa vespertina ordinaria in forma straordinaria (la Curia aveva infatti vietato la soluzione più semplice, ossia l'aggiunta di una Messa ulteriore), ha dovuto dapprima, per intervento della Curia, limitare la celebrazione in forma straordinaria ad una al mese, e dopo la prima (con chiesa piena!), essa fu soppressa. Ora, dopo le nostre insistenze, pare che il Vescovo abbia di sua iniziativa disposto per una Messa mensile in un santuario in collina...
Per non parlare di fatti anche più gravi: ossia l'emarginazione e lo stigma attribuito, in ambiente ecclesiale, a chi richieda l’applicazione del motu proprio.
Se raccontiamo questo, che può avere interesse circoscritto, è per il valore paradigmatico, esemplare, di quali difficoltà, per non dire angherie, siano riservate ai fedeli legati all’antico rito; abbiamo riferito qui solo quanto a nostra conoscenza diretta, ma il problema è in tutto il mondo (è di questi giorni la lettera del vescovo di Malaga che rigetta la richiesta di un gruppo di fedeli: http://unavocemalaga.creeblog.com/Primer-blog-b1/Denegada-la-Forma-Extraordinaria-de-la-Misa-en-Malaga-b1-p24.htm)
E’ per questo che Vi supplichiamo, Beatissimo Padre, di voler provvedere a tante difficoltà dei fedeli, disponendo affinché la Commissione Ecclesia Dei, la cui riforma appare prossima, possa intervenire risolutivamente in tali casi. Da questo dipende, concretamente, il futuro del motu proprio che con tanta lungimiranza avete saputo emanare; e per questo impetriamo il Vostro intervento, consci anche noi, come la Santità Vostra ebbe a scrivere, che "la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia"
Nel confermare i sensi della nostra più alta stima e devozione, imploriamo dalla Santità Vostra l’apostolica benedizione su noi e su tutti i fedeli legati alla tradizione liturgica della S. Chiesa.
E quel che si legge spesso, ossia che l’antica Messa è fucina di vocazioni, noi lo sperimentiamo davvero e vogliamo testimoniarlo: al Cappellano di questo sito internet hanno scritto, in sei mesi dalla sua esistenza, cinque ragazzi (quasi uno al mese!) chiedendo informazioni per trovare un seminario o un ordine religioso ove la loro sensibilità tradizionale potesse sussistere e non essere osteggiata o mortificata; nelle Marche, la Messa in forma straordinaria che vi si celebra ha già dato, in appena un anno, due vocazioni alla Chiesa.
Infine, riteniamo di cogliere tra le finalità del motu proprio (forse perfino la più importante), il desiderio di diffondere nella Chiesa esempi dell’antica forma liturgica, in modo che rappresentino un paradigma e uno stimolo anche per la S. Messa in forma ordinaria. Di tutto cuore riteniamo che non debba e non possa esservi dissidio o contrapposizione tra i fautori delle due forme della S. Messa: la coesistenza di esse, la libera scelta dei fedeli, il mutuo arricchimento e la felice osmosi arriveranno, come frutti benedetti, a consentire di recuperare anche nella forma ordinaria un po’ di quella sacralità e sobrietà che non raramente s’è persa. Così come, per converso, salutiamo come un elemento positivo la possibilità, consentita facoltativamente dal motu proprio, di proclamare anche nell’antico rito le letture in lingua corrente. In questo modo il motu proprio è volto ad incidere, sia pure in modo indiretto, esemplificativo e senza alcun vincolo o costrizione, come è nello stile propositivo e non impositivo del Vostro Pontificato, sulla lex orandi dei fedeli che resteranno legati alla forma ordinaria e che sono la stragrande maggioranza.
Tuttavia, e qui è d’uopo passare a più dolenti note, non è ignoto alla Santità Vostra che l’applicazione concreta del motu proprio è da molte parti ostacolata. Non dai fedeli laici, i quali hanno ben compreso che il motu proprio apre una possibilità in più per chi la desidera, senza nulla togliere e nulla imporre. Ma il clero meno giovane, e specie l’episcopato, non è in maggioranza aperto a questo benefico progresso liturgico.
L’intento espresso nel motu proprio, ossia avere Messe in forma straordinaria in parrocchia, laddove vi sia un gruppo che lo richiede, ha trovato difficile applicazione. Eppure sembrerebbe così normale che nelle grosse parrocchie, ove la domenica si celebrano cinque Messe, ve ne fosse, come ve n’è una per i fanciulli, un’altra cantata, ecc., anche una in forma straordinaria. Invece, per ben che vada, come Vi hanno scritto i redattori del benemerito sito liturgico Maranathà, si riesce ad ottenere una cappella o un oratorio, possibilmente isolato, individuato dal Vescovo: con ciò applicandosi più il regime previgente dell’indulto, che la liberalizzazione del Summorum Pontificum.
Ma quella è ancora una situazione privilegiata: la maggior parte delle diocesi non ha nemmeno una Santa Messa in forma straordinaria. Eppure, le domande ci sono, eccome. Un recente sondaggio indipendente commissionato in Francia da Paix Liturgique, ha mostrato che il 34% di coloro che vanno a messa almeno una volta al mese sarebbe felice, potendolo, di partecipare al rito in forma straordinaria nella loro parrocchia. Siamo convinti che la situazione tra i fedeli in Italia (ove non vi sono state "guerre liturgiche" come in Francia) sia ancora più favorevole verso l’antico rito ed è statisticamente impossibile che in una diocesi anche piccola "non vi siano domande", visto che stiamo parlando di almeno un fedele su tre.
Al nostro sito arrivano molte informazioni allarmanti in proposito e quelle coonestate da fonti di stampa sono pubblicate a questo link (http://www.messainlatino.it/pag3_sito.htm). Per nostra esperienza diretta (e dolorosa) possiamo attestare e testimoniare che nella nostra diocesi di Ventimiglia-San Remo non vi sono attualmente Messe in forma straordinaria: in un primo tempo celebrata presso il convento dei Gesuiti in San Remo, il cui Superiore, intenzionato a celebrarla ogni domenica, aveva dovuto limitarne la frequenza a una mensile per le pressioni del vescovo, la Messa antica si è tenuta una volta sola con eccezionale affluenza di circa 500 persone. In esito a ciò il viceprovinciale della Compagnia di Gesù, che com’ebbe a dirci agiva su sollecitazione del nostro Vescovo, ha vietato che si continuasse la celebrazione della Messa. Il Superiore, che si era dimostrato disponibile con noi, è stato in conseguenza destituito dall'incarico di superiore e, dopo alcuni mesi, addirittura trasferito: e, ci è stato confermato, proprio per quel motivo. Dopo molte difficoltà la Messa era ripresa (sempre solo mensile) presso il Convento dei Cappuccini, grazie al Superiore del convento. Ma anche quest'ultimo, dopo pochi mesi, è stato dapprima sollevato dall'incarico di superiore e poco dopo trasferito altrove. Ancora: un parroco che (terzo tentativo!) volle accogliere il numeroso gruppo stabile sanremese, accettando di trasformare ogni domenica la Messa vespertina ordinaria in forma straordinaria (la Curia aveva infatti vietato la soluzione più semplice, ossia l'aggiunta di una Messa ulteriore), ha dovuto dapprima, per intervento della Curia, limitare la celebrazione in forma straordinaria ad una al mese, e dopo la prima (con chiesa piena!), essa fu soppressa. Ora, dopo le nostre insistenze, pare che il Vescovo abbia di sua iniziativa disposto per una Messa mensile in un santuario in collina...
Per non parlare di fatti anche più gravi: ossia l'emarginazione e lo stigma attribuito, in ambiente ecclesiale, a chi richieda l’applicazione del motu proprio.
Se raccontiamo questo, che può avere interesse circoscritto, è per il valore paradigmatico, esemplare, di quali difficoltà, per non dire angherie, siano riservate ai fedeli legati all’antico rito; abbiamo riferito qui solo quanto a nostra conoscenza diretta, ma il problema è in tutto il mondo (è di questi giorni la lettera del vescovo di Malaga che rigetta la richiesta di un gruppo di fedeli: http://unavocemalaga.creeblog.com/Primer-blog-b1/Denegada-la-Forma-Extraordinaria-de-la-Misa-en-Malaga-b1-p24.htm)
E’ per questo che Vi supplichiamo, Beatissimo Padre, di voler provvedere a tante difficoltà dei fedeli, disponendo affinché la Commissione Ecclesia Dei, la cui riforma appare prossima, possa intervenire risolutivamente in tali casi. Da questo dipende, concretamente, il futuro del motu proprio che con tanta lungimiranza avete saputo emanare; e per questo impetriamo il Vostro intervento, consci anche noi, come la Santità Vostra ebbe a scrivere, che "la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia"
Nel confermare i sensi della nostra più alta stima e devozione, imploriamo dalla Santità Vostra l’apostolica benedizione su noi e su tutti i fedeli legati alla tradizione liturgica della S. Chiesa.
San Remo, 7 luglio 2009
Il gruppo stabile di fedeli
Diocesi Ventimiglia- San Remo
Diocesi Ventimiglia- San Remo
"Beato Tomaso Reggio"
Ai frequentatori del blog. Questa lettera, che i cari amici di Maranatha ci hanno ispirato, vuol essere una corale supplica al Santo Padre espressa, oltre che da noi, da tutti coloro che la condividono e specie da chi si è scontrato con difficoltà frapposte all’applicazione del motu proprio. Invitiamo quindi a lasciare commenti che, siccome faranno parte della lettera stessa,
1 - devono essere rivolti al Pontefice,
2 - dovranno imperativamente essere firmati con nome e cognome oppure col nome del gruppo di appartenenza.
3 - Chi, come noi, si è scontrato con difficoltà e incomprensioni di vario tipo nelle rispettive realtà ecclesiali, le specifichi, narrandone molto sinteticamente il succo.
Nelle intenzioni, vorremmo con questa supplica e lettera aperta far giungere al Santo Padre l’accorato appello dei fedeli, calpestati e disorientati, cui è negato d’ottenere quanto il motu proprio prometteva loro: affinché non si possa dire, quando tra un anno si farà il bilancio triennale preannunziato nella lettera di accompagnamento al motu proprio, che la Messa antica non è stata richiesta.
Ogni voce ha il suo timbro, insieme tante voci formano un coro. La nostra speranza cristiana deve però essere più forte delle malevolenze e degli ostacoli. Il Santo Padre ascolterà, noi dobbiamo soprattutto pregare.
RispondiEliminaOggi, a due anni dall'emanazione del Motu proprio, la sua applicazione è purtroppo ancora decisamente difficoltosa, dato il prevalere brutale della corrente di pensiero post-conciliare egemone. Fino a quando, Signore?
RispondiEliminaIo scrivo da Roma. Il nostro gruppo era solito ritrovarsi già da oltre un anno per la celebrazione Vetus Ordo ogni domenica (e, provvidenzialmente, ogni giorno per chi e quando potesse) in San Antonio in Via Merulana, presso l'Altare del Sacro Cuore. Il Sacerdote francescano che celebrava, P. Benedetto, è stato avversato e ostacolato con ogni mezzo dai suoi confratelli e, ora che da circa due mesi - ci han detto per ragioni familiari - è tornato nella sua Polonia, non solo non è più possibile alcuna celebrazione V.O., ma da quell'Altare, che era rimasto ancora miracolosamente intatto, sono stati immediatamente smantellati i vecchi bellissimi candelabri.
E il nostro (nonché quello di numerose altre anime assetate di Vero e Santo) è diventato un duro difficoltoso pellegrinaggio per raggiungere, nella diocesi del Papa(!), una Messa come Cristo comanda.
Ho parlato di Roma, ma ho amici in Calabria, in Abruzzo, in Toscana, in Lombardia e le difficoltà sono le stesse; e so che purtroppo il problema è sofferto in molte diocesi d'Italia e del Mondo.
Avete presente ad esempio il paradosso - per non dire lo scandalo - dei cattolici di Amiens, costretti a celebrare in strada, mentre vengono concesse a luterani et alii chiese e cappelle in disuso?
Ci sono diversi sacerdoti disposti a celebrare nel Vetus Ordo e fedeli assetati; ma non a tutti e non in ogni situazione è possibile opporsi al vescovo e ad un intero ambiente che non solo ti deride (sarebbe il meno) ma ti osteggia, nonostante le disposizioni contrarie del Santo Padre!
Ognuno di noi ha fatto e fa esperienza di questa grande 'povertà' del nostro tempo, a fronte di una ricchezza e pienezza, per Grazia grande, dissepolta, ritrovata e tuttora viva!
Maranatha e voi avete dato voce un po' a tutte queste nostre povertà e ne siamo grati, sperando che qualcuno veda e provveda!
(continua)
...continua
RispondiEliminaTornando a Roma, sarebbe già importante che il Santo Padre promuovesse - e non lo riteniamo impossibile - una messa domenicale Vetus Ordo in ognuna delle 4 grandi Basiliche in orario accessibile ai fedeli.
In S. Pietro e S. Maria Maggiore ci sono celebrazioni alle 7 del mattino (proibitive per i molti che vengono dalle periferie o da zone lontane).
In S. Giovanni in Laterano non se ne parla neppure: la Madre di tutte le Chiese è purtroppo molto profanata da passati abusi che speriamo non più rivedere ed ha una gestione completamente avulsa dalla Tradizione; ma è pur sempre la Chiesa del Vescovo di Roma!
Quanto a S. Paolo sembrerebbe più che altro la Madre dell'ecumenismo: ricordiamo come per l'Anno Paolino appena concluso intendesse allestire una cappella ecumenica per la preghiera dei protestanti.
Meraviglia e sconcerta che nella Chiesa post-conciliare, così APERTA all'ecumenismo, ci sia questa chiusura pregiudiziale, ma anche piena di avversione, nei confronti della Tradizione!
La Chiesa accoglie tutti, in essa c'è posto per tutti; gli Anglicani ed altri non hanno bisogno di convertirsi (Kasper), ma per i cattolici NON C'E' posto. Altro che "ognuno deve sentirsi a casa sua" come ha detto il Papa ai vescovi Francesi!
In realtà siamo noi cattolici "prigionieri in casa nostra" e costretti ad una sofferta 'diaspora' in cerca di una "parrocchia d'elezione" che non sia inquinata da movimenti cripto-protestanti o dai modernisti!
In S. Giovanni in Laterano e in S. Maria Maggiore non sono mancate bellissime celebrazioni in VO, ma finora sono e sembrano rimanere sporadiche e occasionali!
La domanda è accorata e pressante: perché nella diocesi del Papa non si promuove la messa domenicale VO almeno in ogni Basilica?
E perché nelle altre Diocesi non costituire almeno una "Parrocchia personale" come è stato fatto a Roma? In una città come Roma dalle distanze proibitive, purtroppo essa non è facilmente raggiungibile per tutti, anche se è già una grazia che ci sia! Per me, ogni volta, è come andare in pellegrinaggio ed è con questo spirito che vivo, quando posso, il mio 'andare' verso S. Trinità dei Pellegrini
E poi c'è chi disprezza i Lefebvriani! Peccato che non riescano ad arrivare dappertutto. Inoltre celebrano “una cum” il Papa e la Santa e Divina Liturgia officiata da loro, se è illegittima per i noti motivi, almeno è più che valida!
Maria Guarini
Le gentile signora Guarini ha messo il dito sulla piaga.
RispondiEliminaBen vengano queste suppliche, anche se ho l'impressione che difficilmente arriveranno al Papa.
I problemi Benedetto XVI li conosce bene, sin da quand'era cardinale e, in risposta ad un mio articolo, me ne scrisse in poche righe, riconoscendo l'ostacolo rappresentato dai vescovi.
I richiami, gl'inviti, le preghiere rivolte dal Papa a vescovi e preti restan inascoltati, in questo come in altri campi.
Se in ogni settore della vita della Chiesa non si ricorre a metodi meno dolci, continuerà a regnar l'anarchia e l'intolleranza.
Voglio ringraziare il Santo Padre per l'aiuto che dà alla degna celebrazione della Messa nella mia ( piccola )parrocchia: pur non potendo partecipare regolarmente alle celebrazioni in forma Straordinaria nella vicina Padova ( la domenica alle 11, sospese nel periodo estivo ), ho partecipato ad abbastanza celebrazioni da farmi quasi una nuova idea della forma ordinaria della Messa ( che ho approfondito e studiato, grazie allo stimolo del Rito Antico ).
RispondiEliminaCon queste nuove conoscenze ( e coscienze ) sono riuscito a cambiare alcune brutture alle Messe che ( come membro del Gruppo Liturgico parrochiale ) organizzo.
Scusi per l'incompletezza, ma ho cercato di essere conciso.
Prego secondo le Sue intenzioni.
Sebastiano Pistore, diocesi di Padova
Io ho scelto di partecipare regolarmente alla S. Messa della FSSPX a Torino ma so che in Piemonte vi sono molti sacerdoti che desidererebbero celebrare la Antica Liturgia ma non possono farlo per la risoluta opposizione dei loro Vescovi. Mi unisco comunque alla Supplica di tanti fedeli. Marco BONGI
RispondiEliminaAlla gentile Redazione,
RispondiEliminariguardo alla presente lodevole
e provvidenziale iniziativa, e ai relativi avvisi che esortano ad aderire corredando in questa sede la propria personale adesione di firma e/o indirizzo,
faccio presente
che molti fedeli vorrebbero giovarsi con slancio "de corde" di questa "mano tesa dal Cielo", ma sono frenati e scoraggiati dal (fondatissimo) timore che i dati personali qui resi pubblici possano essere usati facilmente contro di loro,
mediante ritorsioni, lettere intimidatorie, e forse sottili o imprevedibili persecuzioni.
Paure eccessive, queste? Chissà...
La prudenza, ancora una volta, dopo 2 anni, spinge tanti fedeli alla rinuncia ad "esporsi" e al silenzio coatto.
Questa è l'amara ineludibile realtà
in cui siamo immersi, ad onta dei facili ottimismi di chi ha potuto almeno "aprire bocca" sull'argomento, grazie ad autorità
"malleabili" ed ha potuto raggrupparsi senza essere considerato un sovversivo.
Vi prego di non dimenticarlo:
quelli che non osano firmarsi
sono "imbavagliati" in partenza dal clima che respirano.
(Quanti saranno, e chi li può contare, visto che si sono "cuciti la bocca" ?)
Grazie dell'attenzione.
A Gregoriano: se ci spaventiamo a mettere nome e cognome (o gruppo) su una cosa chiesta dal Papa siamo messi veramente male. Cosa ci può fare la Curia diocesana o il Vescovo? Picchiarci? Licenziarci?
RispondiEliminaMi paiono timori infondati.
Facciamoci coraggio e teniamo informato il S. Padre.
AMDG
Luigi C
Capisco Gregoriano e condivido solo se è un sacerdote in una particolare contesto di intolleranza, di quelli che non mancherebbero di inficiare la sua missione.
RispondiEliminaIn linea di principio bisognerebbe dire "il Signore innanzi tutto"; ma bisogna trovarcisi nelle circostanze contingenti per 'discernere' e la situazione è tale che a volte la discrezione diventa 'prudenza' in attesa di tempi migliori.
M.G.
Per la Redazione:
RispondiEliminacomunque anche quella di Gregoriano è una testimonianza eloquente e veritiera, parte integrante di questa lettera, perché conosco molti sacerdoti nei frangenti da lui descritti
" Cosa ci può fare la Curia diocesana o il Vescovo? Picchiarci? Licenziarci?"
RispondiEliminapicchiare no, rimuovere sì e altro ancora...
Robi
Faccio mie, condividendole e quindi le sottoscrivo, le seguenti affermazioni tratte dall'altro thread, che documentano la realtà autentica e non quella 'virtuale' da molti rappresentata.
RispondiEliminaPerché il Pontefice di sua iniziativa, non mette in atto il motu proprio per le basiliche patriarcali pontifice, senza tener conto della giurisdizione del vescovo sulla diocesi. Io chiedo, la basilica di San Francesco è si o no di proprieta' del Papa??
Il discorso si riallaccia al mio, sulle Basiliche Romane
E' motivata e realista la paura che il Papa non leggerà le suppliche:
ci sarà chi "premurosamente" glielo impedirà, per rispettare la sua "tranquillità", probabilmente... come già accaduto
con verosimile certezza in occasione dell'approvazione di un Movimento sedicente cattolico, ma fortemente anomalo, disobbediente da anni.
E' pensabile che gli diranno che tutto va bene, il Motu Proprio è lodevolmente applicato e la Messa tridentina va a gonfie vele, nel favore generale dei Vescovi: infatti già l'anno scorso Mons. Betori (mi pare) affermò pubblicamente la sua gioiosa constatazione che sul fronte MP tutto procedeva benissimo...
Maria Guarini
Aderisco con tutto il cuore.
RispondiEliminaIL Santo Padre dovrebbe dare l'esempio e rendere obbligatoria la celebrazione col rito romano delle Messe anche nelle Basiliche Papali... ho paura che tutto alla fine venga risucchiato nel gorgo modernista e non si faccia altro...lo sfacelo continua, migliaia di fedeli invocano il pane spirituale e nessuno sene cura...la MESSA ANTICA è un DIRITTO!
Mon dimenticherò mai quando il Vicariato ci cacciò alla fine degli anni ottanta dalla Chiesa dei Santi Luca e Martina in Roma...
Alla fine forse non si addiverrà a nessun accordo...Ma il nostro motto sarà sempre:Hic Manebimus Optime ...e se non ci danno le Chiese dovremo occuparle come a Saint Nicolas du Chardonnet
Mi associo con tutto il cuore alla supplica indirizzata al Santo Padre Benedetto XVI. Torno a ringraziarlo per il Motu Proprio Summorum Pontificum. Purtroppo nella mia diocesi non è stato fatto nulla a livello ufficiale per spiegare ai sacerdoti e fedeli quanto è stato disposto dal Santo Padre. Insieme con qualche altro sacerdote nelle nostre parrocchie abbiamo dato la possibilità di partecipare alla messa in rito antico. Desidereremo in una maggiore liberalizzazione ed osiamo sperare che il Santo Padre celebri pubblicamente almeno qualche volta nel rito antico.
RispondiEliminaRingrazio di cuore per quanto bene mi ha fatto lo studio della liturgia antica e l'averla celebrata quando mi è stato possibile.
sacerdote Bernardo M. Trelle
Parroco di Morino (Aq) diocesi di Sora.
Beatissimo Padre, celebri Lei una Cappella papale nel Rito straordinario in San Pietro o in San Giovanni in Laterano; Lei è Sommo Liturgo e tutti, in primis i vescovi, devono cogliere nella Liturgia papale l'ars celebrandi che è anche sintesi perfetta della lex orandi e della lex credendi (questo vale, ovviamente per le due forme dell'unico Rito).
RispondiEliminati dico solo che abito nella diocesi di milano... lasciam perdere che qui è come la Summorum pontificum non esistesse... la situazione è disperata. in tutta la diocesi sono state "autorizzate" solo due messe... di cui una con cadenza solo mensile... figurati.
RispondiEliminaBisogna sempre richiamare coscientemente la nostra nullità senza Cristo, ogni qualvolta che lo si invoca. Polvere eravamo e tale torneremo, solo Cristo ci può salvare.
RispondiEliminaAffidandoci a Maria, vi abbraccio, Matteo.
sono d'accordo in tutto con il Santo padre. A Lui obbedienza e fedeltà ad ogni costo e onore alla Sua testimonianza della Verità a costo di ogni sacrificio e contro ogni critica. Prego goni giorno per Lui
RispondiEliminaChi ha paura della celebrazione vetus ordo ) che poi non è vetus ma sempre novus ordo) ha paura del sacrificio. Chi ha paura del sacrificio non sa sperare. Chi non sa sperare nega una fondamentale virtù teologale. Se ne neghi una non sai cosa sia la Carità 8 atto d'amore) e tanto meno cosa sia la fede. Quindi non è cattolico e tanto meno cristiano. Paura! Hanno paura di non trovare nulla dopo. Questi sono i frutti della teologia della liberazione, della teologia del dissenso, dell'ambizione dei vescovi. Ambizione che portò giuda a tradire Cristo.
RispondiEliminaDobbiamo mettere dei paletti. Ci sono i progressisti, i tadizionalisti ed i conservatori. Io sono con il Papa perchè è un conservatore. Non nega il progresso umano ne la tradizione. Et-ET cattolico!
Matteo Dellanoce
Il Cireneo
www.storialibera.it
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaBeatissimo Padre,
RispondiEliminadopo due anni dal MP occorre dire che le notizie vanno sempre più migliorando alternandosi alle continue negazioni alla forma straordinaria, nel cantare il Te Deum c'è sempre vivo l'accostamento alla Sua Persona e al Suo Pontificato e soprattutto per la mitezza attraverso la quale sta lavorando per tutto questo.
Come sposa, madre di famiglia e impegnata catechista, soffro per l'attuale situazione nella Chiesa a causa dell'enorme confusione che regna sovrana a causa della disobbedienza, o peggio dell'indifferenza attraverso la quale ci viene ancora rifiutato di poter ricevere Gesù Eucarestia usando l'inginocchiatoio, nelle parrocchie ciò non è ancora possibile. Si soffre anche perchè le sue Catechesi e il portare Lei come esempio da imitare nella Messa NOM, non è fattibile nelle parrocchie, è raro trovare Parroci pronti a sacrificare se stessi per lasciare il posto al Pastore...si continua ancora con un persistente isolamento: ognuno nella propria Parrocchia fa ciò che vuole.
Questi appelli solitamente non servono a nulla e a Lei non giungeranno mai, ma confidando nell'Angelo Custode ai quali i Santi affidavano la propria corrispondenza, chissà, ci provo anch'io Santo Padre, la Fede è ancora un gran baluardo anche se più che sventolare orgogliosa nel vento, è spesso a terra calpestata come accade durante le grandi battaglie dove il nemico sembra avere il sopravvento... ma noi sappiamo che non è così, il nemico ha già perso la sua battaglia!
Come soleva dire santa Caterina da Siena: Dolce Vicario di Cristo in Terra, Gesù Amore, Gesù Amore, ed anche Sangue, Sangue, Sangue...
Mi benedica!
Caterina, Laica Domenicana
http://difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/forum.aspx?c=167420&f=167420