Il Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, Robert Zollitsch (nella foto), è intervenuto sul comunicato dei lefebvriani che accusa la categoria da lui rappresentata.
Siamo sinceri: l’indigesto presule ci è cordialmente antipatico, già solo per due eccellenti motivi:
1) per aver battuto alle elezioni a presidente della conferenza episcopale il "candidato del Papa", ossia il buon vescovo Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera (la sede che fu del card. Ratzinger): l’elezione di Zollitsch fu considerata (e del tutto a ragione) un’espressione di insofferenza nei confronti del Papa; connazionale, sì, ma non in fase con l’opinione predominante nella chiesa tedesca, molto ‘aperta’ al dialogo con le confessioni protestanti, nei cui confronti l’episcopato di quel paese pare nutrire una sorta di soggezione psicologica a dispetto della rapidissima disgregazione dei luterani, più accelerata perfino di quella della chiesa cattolica (è tutto dire).
2) per aver proibito ad un sacerdote della sua diocesi di celebrare col vecchio rito, pur dopo il motu proprio, dicendo che non si possono "mettere all’indietro le lancette della storia". La conferenza episcopale tedesca, per inciso, ha emanato sotto la presidenza Zollitsch regole interpretative particolarmente restrittive e iugulatorie del motu proprio.
Dopo le dure parole di mons. Fellay, il vescovo Zollitsch, in una relazione ad un’associazione di politici, ha accusato la FSSPX di "attaccare e ridurre la nostra comprensione della democrazia". In quel discorso ha osservato, con intento polemico rispetto ai lefebvriani, che l’idea di uno Stato cattolico è obsoleta e che i documenti conciliari sulla Chiesa nel mondo moderno, sulla libertà religiosa e sulle relazioni coi non cristiani sono "elementi irrinunciabili della tradizione cattolica". E ancora: "i tradizionalisti si sono posti da soli al di fuori di questa tradizione cattolica ed hanno scisso l’unità con il Papa".
Il vescovo di Ratisbona Mueller, nella cui diocesi si trova il seminario lefebvriano di Zaitzkofen le cui previste ordinazioni sono state trasferite in Svizzera, ha chiesto alla FSPPX di fare autocritica, osservando che il comunicato di Fellay è un tentativo di incrinare il rapporto tra il Papa e i vescovi tedeschi. In questo "comunque, non la spunteranno".
In merito alle ordinazioni, Mueller nuovamente ha invitato la Fraternità a rinunziare alle ordinazioni finché non sia chiarito il suo status ecclesiale; al tempo stesso, ha dichiarato di non dare molta importanza alle ordinazioni suddiaconali, non trattandosi ancora di un’azione sacramentale. Sarà invece cruciale verificare se le ordinazioni sacerdotali previste per la fine di giugno avranno luogo (intervista a CNA)
Infine, il Portavoce della conferenza episcopale tedesca è tornato, dopo l’aspra dichiarazione contro il comunicato di mons. Fellay, a commentare l’attitudine dei lefebvriani, accusandoli di volere una chiesa "intima".
Mi pare che la situazione stia scivolando verso un contrasto netto e profondo tra la conferenza episcopale e la fraternità; ora, se i "lefebvriani" sono "arroganti" cosa stanno facendo i buoni presuli tedeschi per ricondurli a più miti consigli?
RispondiEliminaNon vorrei sbagliarmi ma se la ricomposizione della questione lefebvriana andrà in porto, come vivissimamente mi auguro, si preannuncia una guerra intestina dichiarata propio dall'episcopato teutonico.
E siccome la fraternità su una caterva di questioni ha ragione da vendere e i gli attuali vescovi cattolici torto marcio, l'unica via d'uscita è nominare vescovi più pacifici e meno bellicosi; ma soprattutto, nominar vescovi autenticamente cattolici.
ma in Germania è alquanto difficile fare questo, perché bisogna passare attraverso un esercito di pretame neoterico. Il caso di Linz insegna.
francamente è imbarazzante leggere queste dichiarazioni! da un punto di vista pastorale mi sembrano gravemente inopportune, da un punto di vista dottrinale (cosa ben più importante), direi che si sconfina nella aperta eresia......
RispondiEliminaSe questi son vescovi in comunione!
RispondiEliminaI lefebvriani vogliono una chiesa intima? Loro ne voglio una esteriore, unita solo esteriormente e neppure, vista la loro ribellione.
Anche sulla dottrina sociale l'unica tradizione che conoscono è il Vaticano II, e ciò contro l'insegnamento del Papa. La Chiesa quando e come ha rinunciato a Cristo Re?
Purtroppo, e si torna ai testi del Concilio, quando si scrive in modo elastico, si tira l'elastico e all'interno ci s'infila di tutto e di più. E quando la Chiesa per 40 anni non ha avuto governo saldo, son questi i vescovi che si ritrova.
un governo saldo non ci sarà più se non si ridimensiona la "collegialità episcopale" e non si riformano le conferenze episcopali, veri e propi centri di contropotere. Il mondo è andato avanti, la Chiesa è ritornata al feudalesimo nazionalistico.
RispondiEliminaIl card. Ratzinger diceva che la Chiesa non è una confederazione di chiese nazionali; ha ragione, ma la realtà lo smentisce in pieno.
Curiosa l'ansia che molti ecclesiastici nutrono di sposare battaglie ormai perdute, oltre che altrui. Il comunismo declina e marcia verso l'89? Ecco apparire la teologia della liberazione. Il protestantesimo è ormai, almeno nel nord Europa, una specie protetta dal WWF? Ecco che i vescovi tedeschi (invece di mettersi a ballare, viene da dire...) si mettono a fare i protestanti: niente papa, abbasso Roma, matrimonio dei preti...
RispondiEliminaI Vescovi teutonici non sono per niente in "piena comunione" con Roma, anzi...
RispondiEliminaEd hanno il coraggio di contestare i lefebvriani che sono sicuramente piu' vicini ed uniti al Pontefice di questi patetici papaveri modernisti, che non perdono occasioni per scagliarsi contro il Papa!
Che facce toste!!!
Mi dispiace pero il comportamento e il tono di quel vescovo tedesco mi ricorda quelo dei membri ultrasettantenni del politbjuro sovietico di una volta.
RispondiEliminaAngel
Circa le affermazioni di questi vescovi teutonici, mi vien solo da considerare: "Li giudicherà Iddio!".
RispondiEliminaProbabilmente, costoro non crederanno ai "novissimi" e, quindi, nemmeno si porranno il problema del loro "giudizio particolare", in ogni caso, come si suol dire: "Chi sbaglia paga" e loro dovranno forse pagare addirittura per tutta l'eternità ... contenti loro ...
Cordialmente.
Se la S. Sede li lascia al loro posto vuol dire che son nel vero e che i loro comportamenti e le loro dichiarazioni esprimono una perfetta comunione.
RispondiEliminaSe invece la S. Sede è consapevole ch'essi non sono in perfetta comunione, ma continua a non sanzionarli, allora è il popolo cattolico che deve, e con forza, far pressioni sulle dormienti autorità responsabili.
In altri tempi simili vescovi sarebbero stati deposti dai fedeli e cacciati dalle città a pedate.
Oggi non si può e si è costretti ad essere "sudditi" di vescovi solo apparentemente cattolici ed in comunione.