Così scriveva ier l'altro, come abbiamo riferito alcuni post più sotto, il sito spagnolo che prometteva per ieri l'uscita del documento di revoca delle scomuniche.
Diciamo che il vescovo Williamson, forse il più estremista dei quattro, ce la sta mettendo davvero tutta per tenersi stretta la sua scomunica. Con le sue dichiarazioni negazioniste dell'olocausto nel corso di un'intervista trasmessa mercoledì sera alla TV svedese (immagine sopra), non solo rende assai imbarazzante il gesto magnanimo del Papa (che già sarebbe stato comunque attaccato dai progressisti, pronti ad accogliere chiunque e qualunque cosa nella Chiesa, tranne i fautori della Tradizione; quindi figuriamoci adesso), ma rischia perfino di rendere inaccessibili alla sua Fraternità i terreni d'apostolato in Svezia e, forse, a subire ritorsioni giuridiche in Germania.
E' vero che Williamson non è nuovo a sparate di questo tipo: come aver sostenuto che fu la CIA a compiere l'attentato alle due Torri dell'11.9.01, o, su un piano più frivolo, aver condannato come anticristiano un film zuccheroso e innocente come Tutti insieme appassionatamente (tit. orig. The sound of music: sapete, quello in cui Julie Andrews fa la bambinaia ai numerosi figli di un ufficiale austriaco), sol perché la protagonista, alla fine, si sposa anziché farsi suora.
Ma ora, le affermazioni sono più gravi; il tempismo è sospetto; e si provocano reazioni dell'ebraismo, con cui il Papa ha già difficoltà (del tutto strumentalizzate) per la questione della preghiera del Venerdì santo.
L'impressione è che il vescovo Williamson voglia evitare la revoca delle scomuniche, perché ciò metterebbe in moto un processo di riappacificazione il cui risultato, alla fine, non potrebbe che essere la regolarizzazione canonica della Fraternità, magari secondo il modello non tanto della prelatura personale (come si legge nei giornali) ma quello ben più ambito di una amministrazione apostolica personale (già accordato ai tradizionalisti di Campos, in Brasile, seppure limitato territorialmente a quella diocesi), che dà maggiori garanzie di indipendenza dai vescovi nel gestire i priorati e centri di Messa: un modello già a suo tempo offerto dal Vaticano e che il superiore della Fraternità, Mons. Fellay, aveva riconosciuto essere una "rolls royce".
Williamson, inglese, è un convertito dall'anglicanesimo: non ha quindi mai fatto parte del cattolicesimo "ufficiale". Questo in parte spiega il fatto che abbia così poco senso "romano" e "papista", nel senso che non prova la nostalgia di Roma che, tanto o poco, aleggia comunque nella Fraternità, e che era radicatissima nel fondatore, mons. Lefebvre. Di fatto, è in corso nella Fraternità una sotterranea e felpata "guerra" tra le due posizioni: quella favorevole a passi di riconciliazione con Roma, capeggiata dal Superiore mons. Fellay, relativamente (e sottolineiamo "relativamente") moderato, e quella degli oltranzisti, che non vogliono rinunziare ai vantaggi di una piccola chiesa praticamente autocefala e, soprattutto, non sono pronti a compromesso alcuno con la Chiesa che definiscono "conciliare". Di questa posizione, Williamson è sicuramente il capo; ma a giudicare dalle dichiarazioni degli ultimi mesi, anche i restanti due vescovi della Fraternità non sembrano da meno.
A lungo termine, uno 'scisma' all'interno della Fraternità non è un'ipotesi peregrina. E, forse, nemmeno troppo deprecabile.
Occam
Sono d'accordo con il titolo e, soprattutto, con lo sdegno che hanno provocato in me alcune parole di Mons.Williamson pronunciate nell'intervista di Novembre scorso, magistralmente tirata fuori ora.
RispondiEliminaE' meglio che il Vescovo inglese rimanga a pregare in casa per un bel periodo affinchè possa avere le idee più chiare sulle barbarie inaudite che hanno subito i "parenti" di Nostro Signore Gesù Cristo.
Bravi comunque i giornalisti che si sono ricordati della sua intervista di Novembre !