Chiesa parrocchiale di San Giuseppe dell’arch. Raffaele Rammauro e dell’arch. Angelo D’Apolito (anno 2021).
Dopo aver guardato con raccapriccio i risultati degli investimenti economici anche dell'Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno, ribadiamo la domanda: se lo meritano l’otto per mille?
Lorenzo V.
Descrizione del progetto: Il disegno del complesso poggia su due capisaldi: la ricerca di qualità paesaggistica nei rapporti con le adiacenze rurali e il recupero di un senso di domesticità. [...] Al suo interno i progettisti organizzano gli spazi aperti e coperti in modo da “produrre” un ambiente pubblico unitario capace di presentarsi come un luogo organico e non come una giustapposizione di oggetti. Ogni elemento – la chiesa, i locali parrocchiali, la casa canonica – pur conservando la propria autonomia, è connesso da percorsi, portici, camminamenti, vani terrazzati o piantumati che generano un sistema di relazioni visive e fisiche in cui ognuno può percepire dimensioni, rapporti, scambi, silenzi e chiamate.
La soglia dell’edificio di culto è resa plastica da un portico a tutta altezza che ricalca le linee del fronte principale. Quest’ultimo, con la sua tipologia “a capanna” e con la torre campanaria a destra, riprende le geometrie storicizzate delle preesistenze. La permeabilità spaziale tra interno ed esterno definita dal porticato si fa alterità superato il portale della chiesa. L’aula assembleare è difatti anteceduta da uno spazio “contratto” che, con le sue altezze contenute, demarca volumetricamente il dentro dal fuori. Lo spazio celebrativo è organizzato in un ambiente unico a pianta rettangolare illuminato da finestre ad altezza d’uomo. Ogni elemento architettonico, pur nella maturazione complessiva delle forme sollecitata dagli organismi della CEI (cfr. processi e contesti), è pensato per richiamare logiche figurative “familiari”. Sul fronte occidentale si aprono due cappelle che fungono da battistero (nel basamento della torre campanaria, in adiacenza all’ingresso) e da luogo per la riserva eucaristica (a fianco del presbiterio). Sul lato orientale dell’aula, in prossimità del portale, è organizzato uno spazio destinato a penitenzeria. L’aula è accessibile anche da un ingresso secondario, mediato da una zona di filtro che conduce all’ufficio del parroco, a un vano per gli allestimenti floreali e alla sacrestia. Quest’ultima è ricavata dietro il fondale presbiterale, occupando per intero il fronte nord della chiesa.
Tutto il complesso parrocchiale dal punto di vista strutturale è sostenuto da un sistema a telaio in cemento armato. I tamponamenti verticali sono costituiti da blocchi di laterizio alveolato con pacchetto isolante e rasatura di intonaco e in alcune parti rivestimento in pietra arenaria lavorata. La copertura della chiesa è invece costituita da tetto a falde inclinate sorretto da travi e capriate in legno lamellare e sormontato da embrici e coppi di laterizio. La pavimentazione dell’aula liturgica è in travertino e in marmo di carrara. Quest’ultimo è utilizzato per la passerella centrale, per il battistero e per la pedana dell’altare. La chiesa è dotata di un impianto di riscaldamento costituito da fancoil collegati a una pompa di calore.
Un primo tema che ha un peso specifico sia sul piano liturgico sia su quello iconografico è relativo all’identità figurativa dell’edificio stesso, alla sua riconoscibilità come chiesa, all’esigenza di spazialità identitarie e familiari. Il progetto nel suo complesso mira a recuperare “sentimenti collettivi”, a contribuire a superare il trauma dell’abbattimento della chiesa esistente attraverso la “memoria” di forme e impianti celebrativi “praticabili”, prossimi alla storia e alle “materialità” della comunità di Petrosa. È sul piano percettivo infatti che inizia a compiersi l’azione partecipativa del Popolo di Dio insediato in questo territorio. Sono davvero tanti i “segni” architettonici che si caricano di queste valenze simboliche: il portico esterno, il campanile, il disegno della croce sul fronte principale, lo sviluppo longitudinale dell’aula assembleare, il rivestimento lapideo interno ed esterno. Quest’ultimo in particolare sembra essere quello più eloquente: frammenti di pietra arenaria reimpiegati dalla demolizione dell’edificio di culto “storico”. Tale materiale demarca gli ambiti più significativi della chiesa-edificio: il fronte principale e il fondale presbiterale. La pellicola superficiale è l’innesco di un articolato meccanismo rivelatore in cui la domus ecclesiae si scopre come “icona mnemonica” e “icona escatologica” (ACRL 13). L’assemblea convocata è chiamata a seguire la direzionalità principale fin dall’esterno. Il prospetto principale infatti non è anteceduto da un convenzionale sagrato ma da un camminamento; questa “passerella” adagiata sul prato nel collegare la strada di scorrimento principale con la chiesa, traccia una linea d’azione, catalizza un movimento processionale che prosegue verso l’altare e quindi oltre lo spazio costruito.
All’interno dell’aula liturgica il Popolo di Dio si dispone lungo 3 file di banchi, due simmetrici all’asse principale portale-mensa eucaristica, uno in posizione laterale, in cornu evangeli. Lo spazio interno è unitario, tuttavia la profilatura della copertura determina una pseudo navata secondaria. L’area presbiterale è organizzata in modo da introdurre dei fattori di novità rispetto all’ordo complessivo decisamente longitudinalizzato. Le due mense, quella dell’Eucarestia e della Parola, con la forza massiva dei propri elementi riarticolano la spazialità di testata, definendo due “centri di gravità”. La loro individualità funzionale e iconica, pur nella prossimità fisica del piccolo ambiente interno, è fortemente percepibile anche grazie ai materiali e alla figuratività dei segni grafici utilizzati. L’altare è rialzato su una pedana rettangolare; sui quattro fronti pieni sono raffigurati i segni tradizionali che richiamano il sacrificio eucaristico: l’Agnus Dei e il pellicano che nutre i figli sui lati maggiori e il pane e i pesci sui lati corti. Nell’ambone, concepito come una tribuna avvolgente, è scolpito a basso rilievo l’angelo che annuncia. La sede del celebrante, disassata e collocata in aderenza al fondale presbiterale, è invece aniconica. La custodia eucaristica è ospitata in luogo dedicato in immediata prossimità con l’area presbiterale. In questo spazio direttamente visibile dall’aula, il tabernacolo è una presenza nettamente sensibile fin dall’ingresso anche grazie a una decorazione pittorica astratta sui toni del rosso e del blu, a guisa di raggera, che funge da richiamo. Un altro dipinto murale, in questo caso raffigurante il Battesimo di Gesù, “riempie” la parete terminale della cappella battesimale; ancora una volta l’apporto grafico e policromatico, essendo “episodico” rispetto alla “pelle” complessiva, fa da risonanza sensoriale, aggiunge tattilità ai singoli luoghi liturgici e ai ministeri che in essi si celebrano. Le immagini del santo titolare e l’effige mariana, trasferite dalla precedente chiesa, sono invece collocate sul fronte opposto al presbiterio. La statua della Madonna del Carmelo in particolare è allocata in un ambito devozionale proprio: una nicchia ricavata all’inizio della navatella laterale, con possibilità di una “sosta” per la preghiera. L’effige di San Giuseppe è posizionata in uno spazio che manca di un particolare allestimento: si innalza su una mensola a sbalzo in una zona di filtro tra la cavità d’ingresso, la cappella battesimale e l’aula. Tale “mancanza” è ricercata dal gruppo di progettazione, quasi a consegnare all’assemblea santa un polo devozionale dinamico che acquisisce efficacia nei “passaggi”, nel “condurre” verso lo spazio fisico celebrativo e nell’ “accompagnare” verso l’uscita, nello spazio della vita «per produrre frutti dello Spirito sempre più abbondanti» (Lumen Gentium 34). Nella spazialità della soglia si dischiude difatti la testimonianza di fede di San Giuseppe, «l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà» (Patris Corde).
Descrizione e fotografie tratte dalla pagina beweb.chiesacattolica.it.
Fotografie degli esterni:













