Vi proponiamo l’analisi di mons. Athanaius Schneider O.R.C. della nota dottrinale del Dicastero per la dottrina della fede sui titoli mariani «Corredentrice» e «Mediatrice di tutte le grazie», pubblicata il 10 novembre sulla pagina substack della vaticanista Diane Montagna, che introduce l’analisi.
Secondo mons. Schneider, «i santi, i dottori e il Magistero ordinario della Chiesa non possono essersi sbagliati».
Ringraziamo mons. Schneider e la dott. Diane Montagna per il prestigioso ed autorevole contributo alla discussione.
QUI il testo della nota dottrinale Mater Populi fidelis su alcuni titoli mariani riferiti alla cooperazione di Maria all’opera della salvezza.
Lorenzo V.
Mons. Athanasius Schneider O.R.C., Vescovo ausiliare di Maria Santissima in Astana, interviene in merito alla nuova nota dottrinale del Dicastero per la dottrina della fede sui titoli mariani, affermando che non è possibile che i santi, i dottori e i papi della Chiesa abbiano per secoli «sviato i fedeli attraverso un uso costantemente inappropriato» dei titoli «Corredentrice» e «Mediatrice di tutte le grazie».
La nota dottrinale, pubblicata il 4 novembre dal Dicastero per la dottrina della fede e intitolata Mater Populi fidelis, afferma riguardo all’uso del titolo mariano «Corredentrice»:
22. Considerata la necessità di spiegare il ruolo subordinato di Maria a Cristo nell’opera della Redenzione, è sempre inappropriato usare il titolo di Corredentrice per definire la cooperazione di Maria. Questo titolo rischia di oscurare l’unica mediazione salvifica di Cristo e, pertanto, può generare confusione e squilibrio nell’armonia delle verità della fede cristiana, perché «in nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati» (At 4,12). Quando un’espressione richiede numerose e continue spiegazioni, per evitare che si allontani dal significato corretto, non serve alla fede del Popolo di Dio e diventa sconveniente. In questo caso, non aiuta ad esaltare Maria come prima e massima collaboratrice dell’opera della Redenzione e della grazia, perché il pericolo di oscurare il ruolo esclusivo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo per la nostra salvezza, l’unico capace di offrire al Padre un sacrificio di infinito valore, non costituirebbe un vero onore alla Madre. In effetti, ella come «serva del Signore» (Lc 1,38), ci indica Cristo e ci chiede di fare «qualsiasi cosa Lui vi dica» (Gv 2,5).
Quando è stato pubblicato, il n. 22 del testo inglese recitava: «non sarebbe appropriato usare il titolo Corredentrice per definire la cooperazione di Maria». Tuttavia, questo passaggio è stato successivamente modificato in «è sempre inappropriato usare il titolo di Corredentrice per definire la cooperazione di Maria».
Il dott. Matteo Bruni, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha dichiarato oggi di ritenere che «l’inglese sia stato corretto per riflettere meglio l’originale (spagnolo)».
Infatti, l’originale spagnolo recita:
22. Teniendo en cuenta la necesidad de explicar el papel subordinado de María a Cristo en la obra de la Redención, es siempre inoportuno el uso del título de Corredentora para definir la cooperación de María.
Lo stesso passaggio nel testo ufficiale italiano recita:
22. Considerata la necessità di spiegare il ruolo subordinato di Maria a Cristo nell’opera della Redenzione, è sempre inappropriato usare il titolo di Corredentrice per definire la cooperazione di Maria.
Durante la presentazione del 4 novembre, tenutasi presso la sede dei Gesuiti a Roma, il card. Víctor Manuel Fernández, Prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, ha specificato che la nota dottrinale Mater Populi fidelis era stata scritta durante il pontificato di papa Francesco e che Papa Leone XIV aveva apportato alcune modifiche al testo.
Non è chiaro perché nel testo italiano sia stata scelta la parola «inappropriato» anziché «inopportuno», soprattutto perché quest’ultimo termine è stato storicamente utilizzato nel dibattito teologico. Il testo ufficiale inglese sembra seguire quello italiano.
Non è chiaro nemmeno perché sia stata utilizzata la parola «sempre» e cosa il Dicastero per la dottrina della fede intenda comunicare al clero e ai fedeli attraverso il suo uso, dato che, come osserva mons. Athanasius Schneider nelle sue osservazioni (di seguito), i Papi, insieme ai santi e ai dottori d’Oriente e d’Occidente, hanno utilizzato per secoli i titoli mariani di «Corredentrice» e «Mediatrice di tutte le grazie».
Di seguito sono riportate le osservazioni di mons. Athanasius Schneider sulla nota dottrinale Mater Populi fidelis.
* * *
Non potevano sbagliarsi: la voce dei santi, dei dottori e del Magistero ordinario della Chiesa nell’affermare Maria come «Corredentrice» e «Mediatrice di tutte le grazie»
Nel corso del tempo, il Magistero ordinario, insieme a numerosi santi e dottori della Chiesa, ha insegnato le dottrine mariane della Corredentrice e della Mediazione, utilizzando, tra le altre espressioni, i titoli specifici di «Corredentrice» e «Mediatrice di tutte le grazie». Di conseguenza, non si può sostenere che il Magistero ordinario, insieme ai santi e ai dottori della Chiesa nel corso di tanti secoli, abbia potuto sviare i fedeli attraverso un uso costantemente inappropriato di questi titoli mariani. Inoltre, nel corso dei secoli, questa dottrina mariana e l’uso di questi titoli hanno anche espresso il sensus fidei, il senso della fede dei fedeli. Pertanto, aderendo all’insegnamento tradizionale del Magistero ordinario riguardo alla Corredenzione e alla Mediazione, e riconoscendo la legittimità dei titoli «Corredentrice» e «Mediatrice di tutte le grazie», i fedeli non si allontanano dalla retta via della fede né da una sana e ben informata pietà verso Cristo e Sua Madre.
Nella Chiesa primitiva, Sant’Ireneo di Lione, Dottore della Chiesa del II secolo, pose le basi essenziali per le dottrine mariane della Corredenzione e della Mediazione, che sarebbero state successivamente sviluppate da altri Dottori della Chiesa e dal Magistero ordinario dei Romani Pontefici. Egli scrisse: «Maria, prestando obbedienza, divenne causa di salvezza, sia per sé stessa che per l’intera razza umana»¹.
Tra le numerose affermazioni del Magistero ordinario dei Papi riguardanti le dottrine mariane della Corredenzione e della Mediazione, e i corrispondenti titoli di «Corredentrice» e «Mediatrice di tutte le grazie», si può citare innanzitutto la lettera enciclica Adiutricem populi di Papa Leone XIII, in cui egli si riferisce alla Madonna come cooperatrice nell’opera della Redenzione e dispensatrice della grazia che ne deriva. Egli scrive²:
come era stata strumento del mistero della umana redenzione, così, con il potere quasi illimitato che le era stato conferito, fu dispensatrice della grazia che per tutti i tempi deriva da questa redenzione.
Allo stesso modo, nella sua lettera enciclica Iucunda semper expectatione, Papa Leone XIII parla della mediazione di Maria nell’ordine della grazia e della salvezza. Egli scrive³:
Il fatto di implorare l’aiuto di Maria con la preghiera, trova il suo sicuro fondamento nel compito che esercita incessantemente, presso Dio, di procurarci la divina grazia. Ella, infatti, per dignità e per meriti è a lui sommamente accetta, e ha un potere notevolmente superiore a tutti gli Angeli e Santi. […]Tutto si mantiene dunque nell’ambito di quella volontà divina di riconciliazione e di intercessione che San Bernardino da Siena così esprime: «Ogni favore concesso a questo mondo segue una triplice trafila. Viene infatti elargito da Dio a Cristo, da Cristo alla Vergine e dalla Vergine a noi». […]Ricorriamo dunque a te, santa Madre di Dio: non distogliere lo sguardo dai miseri figli di Eva! Ti preghiamo, Mediatrice della nostra salvezza, potente e misericordiosa. Ti scongiuriamo con forza: per la soave dolcezza ricevuta dal Figlio Gesù, per la partecipazione ai suoi dolori inenarrabili, per lo splendore della sua gloria che in te si riflette, ascoltaci e, anche se indegni, esaudiscici. […]Venerabili Fratelli, Dio, che «con somma benevolenza ci donò una così grande Mediatrice», e che «volle farci avere ogni bene per mezzo di Maria», con la sua intercessione e il suo favore assecondi i nostri desideri e ci riempia di speranza. Vi sia d’augurio l’Apostolica Benedizione che impartiamo, con tanto affetto nel Signore, a voi, al clero e al vostro popolo.
San Pio X ha offerto una succinta esposizione teologica della Corredenzione nella sua lettera enciclica Ad diem illum laetissimum, insegnando che, in ragione della sua maternità divina, Maria merita nella carità ciò che solo Cristo, come Dio, merita per noi nella stretta giustizia, vale a dire la nostra redenzione, e che lei è la dispensatrice di tutte le grazie. Egli scrive⁴:
E quando venne per Gesù l’ultima ora e «Sua Madre stava presso la Croce», oppressa dal tragico spettacolo e nello stesso tempo felice «perché Suo Figlio si immolava per la salvezza del genere umano e d’altronde Ella partecipava talmente ai Suoi dolori, che Le sarebbe sembrato infinitamente preferibile prendere su di sé tutti i tormenti del Figlio, se fosse stato possibile».La conseguenza di questa comunione di sentimenti e di sofferenze fra Maria e Gesù è che Maria «divenne legittimamente degna di riparare l’umana rovina» e perciò di dispensare tutti i tesori che Gesù procurò a noi con la Sua morte e il Suo sangue. […] Tuttavia, per quella comunione di dolori e d’angoscie, già menzionata tra la Madre e il Figlio, è stato concesso all’Augusta Vergine di essere «presso il Suo unico Figlio la potentissima mediatrice e conciliatrice del mondo intiero». La fonte è dunque Gesù Cristo […]. Ma Maria, come osserva giustamente San Bernardo, è l’«acquedotto», o anche quella parte per cui il capo si congiunge col corpo e gli trasmette forza e efficacia; in una parola, il collo. Dice San Bernardino da Siena: «Ella è il collo del nostro capo, per mezzo del quale esso comunica al suo corpo mistico tutti i doni spirituali». […] Tuttavia, poiché Maria supera tutti nella santità e nell’unione con Gesù Cristo ed è stata associata da Gesù Cristo nell’opera di redenzione, Ella ci procura de congruo, come dicono i teologi, ciò che Gesù Cristo ci ha procurato de condigno ed è la suprema dispensatrice di grazie.
Allo stesso modo, Papa Benedetto XV insegna⁵:
ella soffrì e quasi morì con il Figlio suo sofferente e morente, così rinunciò per la salvezza degli uomini ai suoi diritti di madre su questo Figlio e lo immolò per placare la divina giustizia, sicché si può dire, a ragione, che Ella abbia redento con Cristo il genere umano.
Ciò equivale al titolo di Corredentrice.
Papa Pio XI afferma che, in virtù della sua intima associazione all’opera della Redenzione, Maria merita giustamente il titolo di Corredentrice. Egli scrive⁶:
Per necessità, il Redentore non poteva non associare sua Madre alla sua opera. Per questo motivo, la invochiamo con il titolo di Corredentrice. Lei ci ha dato il Salvatore, lo ha accompagnato nell’opera della Redenzione fino alla Croce stessa, condividendo con lui i dolori dell’agonia e della morte in cui Gesù ha consumato la Redenzione dell’umanità.
Nella sua lettera enciclica Mediator Dei sulla sacra liturgia, il venerabile Papa Pio XII sottolinea l’universalità del ruolo di Maria come dispensatrice di grazia, dicendo⁷:
ci dà suo Figlio, e, con Lui, tutti gli aiuti che ci sono necessari, perché Dio «ha voluto che tutto noi avessimo per mezzo di Maria».
San Giovanni Paolo II ha ripetutamente affermato la dottrina cattolica sul ruolo di Maria nella Redenzione e nella mediazione di tutte le grazie, utilizzando i titoli di «Corredentrice» e «Mediatrice di tutte le grazie». Per citarne solo alcuni, egli ha detto⁸ ⁹ ¹⁰:
Maria, pur concepita e nata senza macchia di peccato, ha partecipato in maniera mirabile alle sofferenze del suo divin Figlio, per essere Corredentrice dell’umanità.
Effettivamente, il ruolo corredentore di Maria non cessò con la glorificazione del Figlio.
Ricordiamo che la mediazione di Maria è qualificata fondamentalmente dalla sua divina maternità. Il riconoscimento del ruolo di mediatrice è, inoltre, implicito nella espressione «Madre nostra», che propone la dottrina della mediazione mariana, ponendo l’accento sulla maternità. Infine, il titolo «Madre nell’ordine della grazia», chiarisce che la Vergine coopera con Cristo alla rinascita spirituale dell’umanità.
Riguardo alla verità trasmessa dal titolo mariano di Mediatrice di tutte le grazie, Papa Benedetto XVI ha insegnato¹¹:
Ella, la Tota Pulchra, la Vergine Purissima, che ha concepito nel suo seno il Redentore degli uomini ed è stata preservata da ogni macchia originale, vuole essere il sigillo definitivo del nostro incontro con Dio, nostro Salvatore. Non c’è frutto della grazia nella storia della salvezza che non abbia come strumento necessario la mediazione di Nostra Signora.
San John Henry Newman, recentemente proclamato Dottore della Chiesa da Sua Santità Papa Leone XIV, difese il titolo di Corredentrice davanti a un prelato anglicano che si era rifiutato di riconoscerlo. Egli dichiarò¹²:
Quando vi hanno trovato con i Padri che la chiamavano Madre di Dio, Seconda Eva, Madre di tutti i viventi, Madre della Vita, Stella del Mattino, Nuovo Cielo Mistico, Scettro dell’Ortodossia, Madre di Santità Immacolata e simili, avrebbero ritenuto una misera compensazione per tale linguaggio il fatto che voi protestaste contro il fatto che fosse chiamata Corredentrice.
Il termine Corredentrice, che di per sé denota una semplice cooperazione alla Redenzione di Gesù Cristo, ha assunto per diversi secoli, nel linguaggio teologico e nell’insegnamento del Magistero ordinario, il significato specifico di una cooperazione secondaria e dipendente. Di conseguenza, il suo uso non pone alcuna seria difficoltà, a condizione che sia accompagnato da espressioni chiarificatrici che sottolineino il ruolo secondario e dipendente di Maria in questa cooperazione¹³.
Tenendo presente l’insegnamento sul significato e l’uso corretto dei titoli di Corredentrice e Mediatrice di tutte le grazie, come costantemente presentato dal Magistero ordinario e sostenuto da numerosi santi e dottori della Chiesa per un periodo di tempo considerevole, non vi è alcun rischio serio nell’utilizzare questi titoli in modo appropriato. Essi sottolineano infatti il ruolo della Madre del Redentore, che, in virtù dei meriti di suo Figlio, è «a lui unita da uno stretto e indissolubile vincolo»¹⁴ ed è quindi anche Madre di tutti i redenti¹⁵.
In alcune versioni della preghiera Sub tuum praesidium, i fedeli hanno invocato con fiducia la Madonna per secoli, chiamandola: «Domina nostra, Mediatrix nostra, Advocata nostra». E sant’Efrem il Siro, Dottore della Chiesa del IV secolo, venerato dalla Chiesa come «Arpa dello Spirito Santo», pregava così¹⁶:
Signora mia, Santissima Madre di Dio e piena di grazia. Tu sei la Sposa di Dio, attraverso la quale siamo stati riconciliati. Dopo la Trinità Tu sei la Signora di tutte le cose, dopo il Paraclito Tu sei un’altra consolatrice, e dopo il Mediatore Tu sei la Mediatrice del mondo intero, la salvezza dell’universo. Dopo Dio Tu sei tutta la nostra speranza. Ti saluto, o grande Mediatrice della pace tra gli uomini e Dio, Madre di Gesù nostro Signore, che è l’amore di tutti gli uomini e di Dio, a cui sia onore e benedizione con il Padre e lo Spirito Santo. Amen.
Note:
¹ Adv. Haer., III, 22, 4.
² 5 settembre 1895.
³ 8 settembre 1894.
⁴ 2 febbraio 1904.
⁵ Lettera apostolica Inter sodalicia, 22 marzo 1918.
⁶ Saluto ai pellegrini a Vicenza, Italia, 30 novembre 1933.
⁷ 20 novembre 1947.
⁸ Udienza generale dell’8 settembre 1982.
⁹ Omelia nella Santa Messa nel Santuario di Nostra Signora de la Alborada, Guayaquil, Ecuador, 31 gennaio 1985.
¹⁰ Udienza generale del 1º ottobre 1997.
¹¹ Omelia nella Santa Messa e Canonizzazione di fra Antônio de Sant’Ana Galvão O.F.M., 11 maggio 2007.
¹² Una lettera indirizzata al Rev. Edward Bouverie Pusey, D.D., in occasione del suo Eirenicon. Certain Difficulties Felt by Anglicans in Catholic Teaching, Volume 2, Longmans, Green, and Co., New York, 1900, p. 78.
¹³ Cf. Dictionnaire de la Théologie catholique, IX, art. Marie, col. 2396.
¹⁴ Concilio Vaticano II, Lumen Gentium, 53.
¹⁵ Concilio vaticano II, Lumen Gentium, 63.
¹⁶ Oratio ad Deiparam, cf. S.P.N. Ephraem Syri Opera Omnia quae exstant… opera bet studio Josephi Assemani, Romae 1746, tomus tertius, p. 528ff.
