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martedì 2 settembre 2025

Badilla. "Il potere della prudenza: Leone è mansueto ma deciso. I primi 100 giorni del pontificato

Grazie a Luis Badilla per questa analisi sui pruimi 100 giorni di pontificato di Leone XIV.
InfoVaticana – Leone XIV: Un nuovo tono per la Messa Vetus Ordo? “…Il nuovo Papa ha creato un clima diverso: i sostenitori della Messa tridentina non sanno se riusciranno a ottenere cambiamenti normativi, ma confidano in qualcosa che prima sembrava impossibile: essere ascoltati”.
InfoCatolica – Il Papa chiede ai politici cattolici di operare conforme la loro fede: “non c’è separazione fra il politico e il cristiano”: «Ci vuole coraggio: il coraggio di dire a volte «no, non posso!», quando è in gioco la verità. Anche qui, solo l'unione con Gesù – Gesù crocifisso! – vi darà il coraggio di soffrire per il suo nome. Egli lo disse ai suoi discepoli: «Nel mondo avrete tribolazioni, ma fatevi coraggio! Io ho vinto il mondo» (Gv 16, 33)»".
Luigi C.

Il potere della prudenza: Leone è mansueto ma deciso. I primi 100 giorni del pontificato

I primi cento giorni del pontificato di Leone XIV visti dall'interno, con le testimonianze di persone vicine, sono sostanzialmente quelli che si sono visti da fuori, nelle cancellerie, nelle redazioni dei giornali, nelle diocesi e nell'opinione pubblica. Un giovane bosniaco, giorni fa, spiegava: Robert F. Prevost "è un papa tradizionale, non tradizionalista ma moderno, un’antenna dei tempi che viviamo. Convince e dà sicurezza”. È proprio quanto si evince dall'agire del pontefice in questi tre mesi: una persona mite e metodica, sicuro e certo, capace di trasmettere, appunto, sicurezza e certezza. In lui traspare, nelle sue decisioni e gesti, un magistero disciplinatamente certificato nel testo e nulla è improvvisato o interpretabile. Tutto indica, allo stato attuale, che Leone sente un grande bisogno di essere capito bene, cosa che ritiene necessaria per il bene della Chiesa.

I giudizi più impegnativi su Papa Prevost sono prematuri

anche perché non ha preso ancora quelle decisioni dirimenti che nelle nomine dei collaboratori più stretti profilano priorità e stile di governo. Ora impiega molto del suo tempo per individuare le priorità e le persone adeguate. Ci tiene molto alla prudenza. Compiti e precedenze sembrano essere i criteri fondamentali per le scelte che prepara entro la fine dell’anno. I numerosi vescovi nominati in questi 100 giorni sono un’anticipazione dei suoi nuivi metodi di governo.

Questo agire attento e meditato, senza impulsività e nemmeno cedimenti alle suggestioni della stampa, che rispetta come ha detto diverse volte ma dalla quale si tiene rigorosamente lontano, ha fatto credere a qualche membro dell'attuale gerarchia vaticana che si può condizionare il pontefice mettendolo di fronte a fatti consumati. Sembrerebbe che ci sono prelati che confondono la sobrietà e la prudenza di Leone XIV con la debolezza e l’indecisione. Nulla di più sbagliato. In oltre due anni alla guida del Dicastero per i Vescovi (2023- 2025), il cardinale Prevost ha conosciuto le articolazioni curiali nonché i profili personali di molti ecclesiastici, oggi molto utili per dare al primato pietrino affidabilità e slancio collegiale. Il papa in tre mesi ha indicato di volere dai vertici della Curia linearità e trasparenza nonché abbandono del protagonismo e dell’alterigia. Fra le tante affermazioni di governo importanti di papa Prevost c’è una già risolutiva indirizzata ai cardinali riuniti nella Cappella Sistina il 9 maggio scorso. A loro il Papa disse che occorre rammentare sempre “un impegno irrinunciabile per chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità: sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato, spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo.” Sono riflessioni che riassumono ciò che il papa pensa e vuole dalla Chiesa chiamata a presiedere tre mesi fa,

E in questi mesi, il più grande scopo realizzato sta fondamentalmente nel clima di pacificazione e serenità che Leone XIV ha trasmesso e fatto condividere, senza nemmeno affrontare apertamente questa reale e delicata questione, evitando così di trasformarla in una sorta di urgenza drammatica e di per sé insidiosamente divisiva. Lui stesso per primo ha scelto come stile della sua missione una mansuetudine pastorale che ha molto colpito i cristiani e anche i non credenti. “È cambiato il clima”, è una frase molto ricorrente in queste settimane, dentro e fuori dal Vaticano. Nel centinaio di allocuzioni sino ad oggi è visibile la grande cura del linguaggio, delle frasi e delle singole parole, così come l’uso dei silenzi. In Leone XIV anche i silenzi fanno parte delle note musicali della sua comunicazione che oltre a rifuggire dalle enfatizzazioni e dalle interpretazioni ambivalenti, fa capire che tutto può essere affrontato ma con metodo, nei tempi dovuti e con un lavoro di preparazione lungimirante, a “piccoli passi ma solidi”. E ciò senza perdere di vista l’orizzonte, che come ha fatto capire Papa Prevost a più riprese, è la cornice di ogni cosa: la missione della Chiesa nel mondo, che certamente non è sociologica o geopolitica, compiti ed esigenze che spetta ad altri, più preparati e detentori dei poteri necessari che la Chiesa non ha nel mondo odierno. Leone XIV nel voler mantenere viva la memoria di Francesco, molto di più e meglio di quanti sotto l’ombra del pontefice argentino hanno vissuto e prosperato, non ha avuto dubbi nel distinguersi, in particolare nell’ambito degli eventi internazionali, o delle crisi regionali, così come con i primi Rescriptum improntati a ristabilire legalità.

Da subito Leone ha abbracciato come riferimento identitario la pace, “il primo saluto del Cristo Risorto” sottolineò l’8 maggio scorso, con voce ferma, per poi spiegare: “Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, tutte le persone, ovunque siano, tutti i popoli, tutta la terra. La pace sia con voi! (…) Una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante.”

L’ottica della pace di papa Prevost non è geopolitica come è stato interpretato sovente nel caso di papa Francesco al punto di farlo apparire ciò che non era: un leader politico e una guida delle masse. Questo equivoco tutto da indagare seriamente probabilmente troverà la sua spiegazione fuori dalla Chiesa. Leone ha espresso posizioni diverse a quelle del passato sull’invasione russa dell’Ucraina, sulla guerra decennale in Medio Oriente, in particolare sulle sofferenze inenarrabili del popolo palestinese a Gaza e in Cisgiordania e sul riarmo che spesso - ha lamentato Leone -  si finanzia a scapito dei dividendi di pace che possono dare cibo, salute, scuola e cultura. “La pace non è una tregua fra due conflitti”, e deve essere sempre “disarmata e disarmante”. Il pontefice lega la scelta del suo nome Leone alla famosa enciclica “Rerum novarum” che introdusse la Chiesa in “un cambiamento d’epoca” con sfide enormi come accade anche oggi e di fronte alle quali “la Santa Sede non può esimersi dal far sentire la propria voce dinanzi ai numerosi squilibri e alle ingiustizie che conducono, tra l’altro, a condizioni indegne di lavoro e a società sempre più frammentate e conflittuali. Occorre peraltro adoperarsi per porre rimedio alle disparità globali, che vedono opulenza e indigenza tracciare solchi profondi tra continenti, Paesi e anche all’interno di singole società.”

Papa Leone è consapevole delle difficoltà dell’essere stato chiamato a fare il Vescovo di Roma dopo Francesco, con il quale condivide diversamente molto. Sa di avere davanti questioni, inaggirabili, delle vere strettoie che vanno chiarite e risolte con la massima condivisione possibile. Ogni papa ha avuto un suo metodo e ciò, alla fine, ha sempre determinato lo stile di governo. Questi 100 giorni confermano che Leone XIV ha scelto un suo metodo: chiarezza inequivocabile e sobrietà. L’appuntamento cardine è la sua prima enciclica prevista per la fine dell’anno. (L. Badilla – Pubblicato su “Il Domani”, 19 agosto 2025)