È
ufficiale secondo il card. Grech: ci sarà l'Assemblea sinodale mondiale del
2028 sulla sinodalità. Dunque non c’è spazio per un Sinodo ordinario (sarebbe
stato il primo di Papa Leone).
Per ora però il Pontefice non ha affrontato apertamente la questione sulla chiusura definitiva del XVI Sinodo dei Vescovi dedicato alla sinodalità dal 2021.
Prima
Parte
Il
Sinodo discuso e infinito
Il fitto e curioso calendario dei
prossimi semestri fino a ottobre 2028. Intanto saranno pubblicati altri
documenti sulla sinodalità cominciando da quello di pochi giorni fa: “Tracce
per la valutazione”. Il cardinale
maltese Mario Grech, in nome di Papa Leone XIV, annuncia e conferma che il
Sinodo sulla sinodalità iniziato nel 2021 continua in marcia fino al mese di
ottobre 2028 quando si farà l'Assemblea Ecclesiale mondiale; assemblea che
ancora non si sa bene cosa sarà dal punto di vista del diritto nella Chiesa.
Questo annuncio è una sorpresa
piuttosto inattesa anche perché nel 2028 si sarebbe dovuta convocare, come
generalmente si fa ogni tre anni, un’Assemblea ordinaria a seguito della
chiusura del XVI Sinodo dei Vescovi svoltosi in due Sessioni (2024-2025).
▄ Domande scontate.
Lunedì 7 luglio scorso, il Segretario
generale del Sinodo dei Vescovi, il porporato Mario Grech, con una sua Nota ha
annunciato la pubblicazione di un altro documento ufficiale - "Tracce per la fase attuativa del Sinodo”
- che va a sommarsi alla biblioteca di testi sulla sinodalità dove ci sono già
gli Instrumentum Laboris, il Documento Finale, oltre a omelie, discorsi, Note e
Dichiarazioni di Papa Francesco e dei vertici della Segreteria del Sinodo, e
tantissimi altri testi meno rilevanti ai quali da qui al 2028 se ne
aggiungeranno dei nuovi.
Dunque,
a differenza di altri Sinodi, questo sulla sinodalità ha una fase attuativa mai
vista precedentemente. Non era accaduto nemmeno con lo storico Concilio
Ecumenico Vaticano II.
Secondo il card. Grech, il Papa
sarebbe a conoscenza di tutto e quanto pubblicato negli ultimi mesi
sull’Assemblea sinodale mondiale sarebbe stato approvato da Leone XIV anche se
la convocazione porta la firma di Papa Francesco (15 marzo 2025).
Se
così fosse vuol dire che il Pontefice ha rinunciato alla realizzazione di un
Sinodo ordinario per dare così spazio temporale a un altro raduno episcopale
mondiale sempre sulla sinodalità. Si spera che l’Assemblea ecclesiale del 2028
non finisca anticipando un altro nuovo incontro sulla sinodalità e che, in
qualche modo, metta fine a queste discussioni diventate ormai un tormentone.
Resta anche un’altra domanda importante: alla fine dell’ottobre 2028 quale sarà
il documento conclusivo di questo lungo periodo sinodale iniziato nel 2021 e
svoltosi in due Sessione?
Sarà
quello finale del 2025 (al quale si riferiscono le Tracce di valutazione
pubblicate lo scorso 7 luglio) oppure quello che dovrebbe essere scritto nel
2028 al termine dell’Assemblea ecclesiale planetaria?
▄ Una premessa necessaria e tanti dubbi.
Il Sinodo sulla sinodalità, com’è
noto, dopo due Sessioni (2024-2025) è terminato, è finito, è stato chiuso
solennemente da Papa Bergoglio poche settimane prima di morire. Lo dice il
senso comune, i testi legislativi, e lo ribadì diverse volte Papa Francesco
nell’ottobre dell’anno scorso. Il testo dell’Assemblea episcopale si chiama
“Documento finale”. Eppure in Vaticano ci sono persone della nomenklatura, e
non poche, che in ogni istante e con diverse mosse, premono perché il Sinodo
più lungo della storia (2021-2025) continui ancora fino al 2028. Al riguardo
non manca la fantasia.
E
cioè, le sedute sinodali che per anni hanno trattato il “tema” più
inafferrabile, più fumoso e meno tangibile fra le questioni affrontate in 29
Assemblee episcopali (16 ordinarie, 4 straordinarie e 9 speciali) continueranno
ancora sotto forme differenti. La Chiesa è chiamata dal card. Grech, che
garantisce il sostegno del Santo Padre, Leone XIV, a vivere sospesa altri quasi
tre anni in attesa di un nuovo documento dirimente?
Si
può dire, anche se irritante, che questo modo di andare avanti è poco tranquillizzante?
Se non si danno delle buonissime ragioni questa modo di fare introdurrà
inquietudine e forse divisioni.
▄ Questa verbosità sulla sinodalità è
logorante.
Ormai sono centinaia le pagine di
documenti che si occupano della sinodalità per dire le stesse cose, ripetere
gli stessi concetti, tormentare con le stesse frasi fatte e a volte accrescere
le tante banalità già scritte. Non era mai accaduta una cosa simile, che ora,
alcuni presentano come il cuore del pontificato di Francesco sulla scia del
documento di “Aparecida” (Brasile, Celam, 2007). Tra l’altro in quella
conferenza degli episcopati dell’America Latina la parola sinodalità non venne
manco pronunciata e non si trova in nessun testo dell’evento. Mettere in
rapporto queste due questioni tramite l’espressione sinodalità, come ha fatto
il card. Christophe Pierre per esempio, non corrisponde al vero. E nei
documenti conciliare la parola è presente una sola una volta con riferimento alla
collegialità (episcopale).
Basta
dare uno sguardo ai titoli di centinaia di pubblicazioni irrilevanti dove
questa “sinodalità” è tutto e il contrario di tutto e al medesimo tempo resta
indefinita. Basta dare un’occhiata per così dire alle decine e decine di
esperti che ne parlano per dire ciò che è già nei Vangeli o che sono
insegnamenti di Cristo tramandati da generazione in generazione. Ciò che dicono
questi cervelli in Tv conta di più dello stesso che si legge nelle Sacre
Scritture da millenni? L’evangelizzazione annuncia e spiega la Parola di Dio e
non deve inventare parole, slogans o acrobazie verbali.
Tutto
ormai ci porta a credere che nella Segreteria del Sinodo c’è chi pensa che il
Popolo di Dio sia un agglomerato di incapaci o idioti non in grado di
distinguere la sostanza dalla manipolazione e che lo si deve portare alle
discussioni inutili, alle polarizzazioni odiose, alle dispute verbali o a fare
cose che si dimenticano prestissimo come, per fare esempi concreti immediati, è
accaduto con Sinodi recenti.
Dalla
Segreteria generale del Sinodo, ora, dicendo però che lo vuole Papa Leone XIV (-
seppure il Pontefice non abbia mai affrontato pubblicamente queste iniziative
sino ad oggi -) vengono richieste al Popolo di Dio per i prossimi 5 semestri
specifiche assemblee [di valutazione] diocesane, nazionali e continentali per
arrivare alla grande Assemblea ecclesiale mondiale nel 2028 che però non sarà
un Sinodo.
E
cosa sarà? Quale la sua autorità? E cosa sarà allora? In quale testo
legislativo si codifica questa istanza? Chi ne farà parte, a quale titolo,
scelto come e da chi? Come si procederà nei lavori?
Lo
stesso cardinale Grech in una intervista a rilasciata a Vatican News pone
interroganti e non offre risposte. (Vatican News, 15 marzo 2025). Il
porporato maltese Segretario generale del Sinodo, che riconobbe a Vatican News
che si tratta di un’istanza da strutturare bene dal punto di vista giuridico, nelle
lunghe pagine della Presentazione del documento “Tracce per la fase attuativa del Sinodo” spiega:
“Le presenti Tracce, predisposte dalla
Segreteria Generale del Sinodo con il parere favorevole del suo Consiglio
Ordinario e approvate dal Santo Padre Leone XIV, si collocano nel quadro del
servizio di accompagnamento della fase attuativa del Sinodo da parte della
Segreteria Generale stessa.
Esse hanno un duplice scopo. Da una parte,
intendono offrire alle Chiese locali di tutto il mondo un quadro di riferimento
condiviso che renda più agevole camminare insieme. Dall’altra, promuovono il
dialogo che condurrà la Chiesa tutta all’Assemblea ecclesiale di ottobre 2028,
secondo le seguenti tappe, già comunicate nella Lettera del 15 marzo scorso:
• giugno 2025 – dicembre 2026: percorsi di
attuazione nelle Chiese locali e nei loro raggruppamenti;
• primo semestre 2027: Assemblee di
valutazione nelle Diocesi ed Eparchie;
• secondo semestre 2027: Assemblee di
valutazione nelle Conferenze episcopali nazionali e internazionali, nelle
Strutture gerarchiche orientali e in altri raggruppamenti di Chiese;
• primo quadrimestre 2028: Assemblee
continentali di valutazione;
• ottobre 2028: Assemblea ecclesiale in
Vaticano.
Il testo delle Tracce, a cui ne seguiranno
altri in base alle esigenze che si manifesteranno, disegna un profilo della
fase attuativa, dando risposta ad alcune domande fondamentali che nei mesi
scorsi sono state spesso rivolte alla Segreteria”. (Testo completo del
documento)
La
Chiesa, nella situazione odierna, si può permettere
di
restare paralizzata nei dibattitti sulla “sinodalità”?
Con
tutte le sue polemiche, buone intuizioni e giusti orientamenti, ma anche con le
sue insufficienze, banalità e opacità dopo due Sessioni, il Sinodo sulla
sinodalità tanto voluto da Papa Francesco si è chiuso alla fine d’ottobre del
2024. Vale la pena ribadire questo fatto poiché in Vaticano molti pensano che
con il nuovo Papa si va avanti come se niente fosse.
Ormai
sono troppi coloro che pensano di poter parlare per conto del Santo Padre
approfittando del fatto che governa da pochi mesi. Lui, nonostante due o tre
occasioni possibili, non ha voluto parlare specificamente su questo tema. Non
ha pronunciato una sola parola su tutto quanto anticipa il card. Grech fino al
2028.
Non
mettiamo in dubbio nulla, ma su questa materia l’unica voce autorevole è quella
del Pontefice. Sarà interessante conoscere dal diretto magistero del Papa cosa
si farà d’ora in poi su questa materia.
Si può, anzi si deve andare avanti
nello studio e analisi e anche nell’applicazione delle cose concrete e reali -
condivisibili e condivise - di questo
Sinodo finito, come già è successo con tanti altri del passato, ma ora, nel
2025, con l’inizio di un nuovo pontificato, occorre dare ascolto ad altre
priorità, alcune vere emergenze, come la questione della pedofilia o
dell’analfabetismo religioso di buona parte del Popolo di Dio, oppure sui
termini aggiornati del dialogo della Chiesa con il mondo odierno, molto diverso
da quello di dodici anni fa e anche di un solo anno fa.
Lo si sente dire ovunque nella Chiesa
anche se poi c’è anche ipocrisia: il tormentone di questa sinodalità ha finito
per esaurire ogni voglia di ascolto anche perché, basta ricordare la stampa di
questi ultimi anni, c’è parecchia cartapesta e poca sostanza in questo
lunghissimo percorso apertosi nel 2021.
L’accidia
Il
Sinodo sulla sinodalità ha registrato un’ulteriore apatia in una gigantesca
quantità di cattolici nel mondo, una sorta di accidia massiva che, va detto
onestamente, dimostra un totale disinteresse per queste Assemblee episcopali
che comunicano malissimo con il mondo. Anzi, non comunicano. Ecco perché da
oltre un decennio i Sinodi sono un ring dove ciascuno, cominciando dal vertice
vaticano, si presenta con i guantoni. Al tempo stesso chi può, perché ha potere
di controllo, fa di tutto per manipolare il percorso, il dibattito, la stampa e
le conclusioni.
Se si
volesse controllare lo svolgimento delle fasi diocesane e nazionali precedenti
al raduno universale in Vaticano del 2028 si scoprirebbero molte gravi
insufficienze sul reale coinvolgimento dei fedeli nell’intero processo. Il
Sinodo episcopale della Chiesa Cattolica è in crisi e questa comincia nelle
diocesi come si è visto in numerosi diocesi nel caso del raduno sulla
sinodalità.
Gradualmente
lo scopo, la natura e la prospettiva che il Concilio Vaticano II delineò per
queste Assemblee episcopali mondiali e che Papa Paolo VI disegnò nel suo Motu
proprio «Apostolica sollicitudo» (1965), in sessant’anni si sono diluiti e a
volte snaturati. Il Sinodo dei Vescovi è troppo importante per la vita della
Chiesa per lasciarlo perire perché ormai si accetta, con rassegnazione, che si
tratta di un qualcosa della casta ecclesiastica, irrilevante e spesso
sconosciuto.
I
Sinodi, diocesani e quello della Chiesa universale in Vaticano, sono diventati
dei congressi di partito dove il documento finale è scritto quasi tutto prima
dell’apertura dell’evento o dove le narrazioni verso l’esterno - il mondo
mediatico – sono un insieme di parole decise dal vertice, staccate della realtà
vera della Chiesa tutta, dalla gerarchia al Popolo di Dio. Da tempo non c’è
autenticità nei Sinodi e quindi la verità si dispensa e calibra a piacere.
Gli
ultimi Sinodi si sono evidenziati, a conti fatti, miniere di parole, anzi
catene montuose di parole e in molti casi dispensate per fare proprio il
contrario di quanto si è scritto prima sulla carta, a volte senza neanche
centrare il bersaglio. Va ricordato che nel caso della “sinodalità”, nei
moltissimi documenti preliminari e finali, e ora post-finali, alla parola
“sinodalità” sono stati dati oltre 20 significati differenti.
I più
diffusi e ripetuti sono Partecipazione, Ascolto e Comunione. Negli ultimi mesi
al posto della Comunione è subentrata la parola Missione. Dunque, da PAC siamo
passati a PAM. Ci sono però altre variazioni sul tema. Dipende da chi parla.
Quattro
anni per dire ciò che il cattolicesimo annuncia da due millenni. Ora ce ne
vogliono altri quattro per continuare con il tormentone della sinodalità. Alla
fine otto anni! (2021- 2028). Sembra incredibile eppure è vero. Se almeno si
volesse approfondire il rapporto tra sinodalità e collegialità sarebbe
stimolante. Però purtroppo non è così. Si continua con uno schema che spesso
lascia l’impressione di persone, quelle della Segreteria sinodale, che vogliono
prolungare forzatamente qualcosa che ha esaurito ogni sua spinta.
La
II° Assemblea sinodale in Italia (marzo-aprile scorso), rinviata alla
chetichella per ottobre prossimo, senza votare le Proposizioni, è stata il
classico inciampo di sempre, e cioè parole che quando vengono prese sul serio,
per applicarle veramente mettono in crisi la struttura ecclesiale e la sua
gerarchia. In Italia, una parte della chiesa, ha preso molto sul serio
l’appello di Francesco: le parole sono importanti e ciò ha fatto crollare uno
stile e un modo di fare della gerarchia. E’ successo e sta succedendo in altre
diocesi del mondo.
Secondo
il cardinale Grech questo inciampo è positivo, è sinodale, è ascolto. Lo dice
al SIR lo scorso 26 maggio: «Per me l’ultima assemblea della Chiesa in Italia è
stata un’esperienza molto positiva. Mi dispiace che alcuni non l’hanno letta
bene. Non è un fallimento. Anzi, è una prova di come deve funzionare una Chiesa
sinodale. I vescovi sono arrivati con un documento, hanno di nuovo ascoltato il
popolo di Dio e hanno detto, allora, ritorniamo per riscrivere il documento.
Frutto dell’ascolto. Questo è il cammino sinodale per me. L’esperienza ultima
del Sinodo della Chiesa italiana può essere anche un esempio di come andrà
avanti una Chiesa sinodale».
Le
cose però non stanno così. Anche il porporato maltese inciampa, e come! Se i
vescovi sono arrivati con un documento da votare e alla fine lo hanno ritirato
vuol dire che avevano scritto cose inaccettabili che se sottoposte a votazione
sarebbero state bocciate. Quindi i vescovi si sono visti obbligati a fare
marcia indietro. E perché? Perché hanno voluto far votare un testo diverso alle
cose discusse e decise durante l’assemblea.
Anni
fa, a partire da un certo momento questi processi sinodali erano eterodiretti
dalla Segreteria di Stato. Lo disse, come severa denuncvia, due volte Papa
Francesco nel corso di queste due sessioni sinodali 2024-2025. Raccontò di un
suo rifiuto, quando era già cardinale, a ricevere ordini di fare diversamente
di quanto deciso dai padri sinodali.
Ma i
Sinodi voluti da Papa Francesco continuarono a fare lo stesso, anzi peggio
perché fatto in modo maldestro. Questi Sinodi più recenti sono stati
eterodiretti dalla burocrazia della Segreteria generale dell’organismo, che da
essere un team di coordinamento diventò una robusta burocrazia, quasi una
“Segreteria generale della Chiesa”. Tra l’altro, questa espressione
virgolettata, un vero orrore, è apparsa in alcuni comunicati stampa ufficiali
della prima sessione del Sinodo sulla sinodalità.
Un
promemoria.
Suor
Nathalie Becquart, sottosegretaria della Segreteria Generale del Sinodo,
citando il teologo Ormond Rush, ha detto recentemente: “La sinodalità è il
Concilio Vaticano II in sintesi”. Sarebbe stato interessante
se avesse ricordato anche alcuni passaggi
rilevanti.
Il
Sinodo dei Vescovi è stato istituito come un'autorevolissima “istituzione
ecclesiastica centrale” della Chiesa. Paolo VI stabilì i fini generali e
speciali del Sinodo dei Vescovi con queste parole:
a) favorire una stretta unione e
collaborazione fra il Sommo Pontefice ed i Vescovi di tutto il mondo;
b) procurare una informazione diretta ed
esatta circa i problemi e le situazioni che riguardano la vita interna della
Chiesa e l'azione che essa deve condurre nel mondo attuale;
c) rendere più facile l'accordo delle
opinioni almeno circa i punti essenziali della dottrina e circa il modo d'agire
nella vita della Chiesa.
I fini speciali ed immediati sono:
a) scambiarsi le opportune notizie;
b) esprimere il proprio parere circa gli
affari, per i quali il Sinodo volta per volta viene convocato.
(Motu proprio di s. Paolo VI –
1965)
Note.
-
Questo stesso documento, Motu proprio di Paolo VI, da
molto tempo manca nel sito del Sinodo, Il link precisa: Error 404 – la pagina non si trova).
-
Episcopalis communio
(Motu proprio di Papa Francesco con il quale che riformò il Sinodo nel 2018).
Sinodalità:
come Leone “interpreterà l’eredità di Francesco?”
Papa
Leone XIV, come i suoi predecessori, ha l’autorità totale e assoluta per fare e
decidere come meglio pensa per il bene della Chiesa. Il suo pensiero sulla
continuazione del Sinodo sulla sinodalità non è ancora conosciuto. Per ora la
Segreteria di questo organismo assicura tramite il card. Grech e la religiosa
Becquart, sottosegretaria, che si andrà avanti fino al 2028.
A questo punto non c’è altro che
aspettare la voce ultima e definitiva. Aspettiamo di sapere dal Santo Padre
stesso che cosa si farà, come e perché.
Allora
sarà possibile vedere un primo fondamentale tassello del possibile percorso
della Chiesa di Papa Leone XIV. Il Pontefice in questi oltre due mesi ha fatto
capire, con parole e gesti, come si propone guidare la Chiesa di Cristo senza
enfatizzare o polarizzare, con mitezza e metodo.
Gli
eventi sulla sinodalità, lo sa bene Papa Leone XIV, hanno segnato anche
negativamente il corpo ecclesiale e non solo positivamente.
La
questione è centrale per il nuovo pontificato.
La
rivista “Il Regno” tratta la questione con queste parole che ci sembra sagge e
opportune: “In particolare si è in attesa di capire come papa Leone XIV
interpreta l’eredità di Francesco sulla sinodalità: non certo tornando indietro
su questo grande processo, come qua e là si è potuto comprendere dai suoi primi
interventi; casomai con quali sottolineature e attenzioni. Probabilmente vi
sarà da parte sua una maggiore attenzione alla collegialità (episcopale).”
Sede
vacante
Durante la Sede vacante, nelle
Congregazioni generali, fra cardinali elettori e non, il Sinodo sulla
sinodalità (ormai concluso da cinque mesi dopo due Sessioni in quattro anni) è
stato un argomento di dibattito. Le conclusioni e le applicazioni di questi
raduni episcopali sono apparsi subito, a tutti, come una grossa e delicata
sfida per colui che doveva essere eletto nuovo Vescovo di Roma.
Fra i
cardinali presenti nelle Congregazioni generali pre-Conclave almeno cinquanta
sono stati membri di questo discusso Sinodo sulla sinodalità e hanno conosciuto
direttamente il bene ma anche il male di questo raduno episcopale. Lo hanno
vissuto dall’interno, spesso censurandosi severamente.
Gli
altri porporati hanno avuto dunque un informazione di ottima qualità sullo
sviluppo delle due Sessioni. La questione è stato oggetto di discussioni e
analisi, di critiche e di consensi, e perciò Papa Leone XIV, anche lui membro
del Sinodo, con un ruolo rilevante, oggi è in possesso di una panoramica
piuttosto esclusiva dell'intera vicenda sulla sinodalità che ha egemonizzato la
vita della Chiesa per quattro-cinque anni. Il percorso, con la pretesa di
arrivare al 2028, è conosciuto. Sono conosciuti anche i bilanci parziali dalla
fine dell'ottobre 2024. Un'opinione seria e corposa esiste già tra gli
episcopati.
Non
siamo dell'idea che il card. Grech abbia detto cose false attribuendo al Papa
una condivisione totale del documento del marzo 2025 che convoca all'Assemblea
ecclesiale mondiale del 2028. Ma, sinceramente, appare difficile che il
Pontefice abbia approvato un cammino sinodale post-sinodale, dal 2025 al 2028,
rinunciando incluso al XVII Sinodo ordinario (2027) per quale sembra avere le
idee chiare.
Per
ora si conferma una impressione già evidenziata con l'insensata lettera della
Segreteria del Sinodo in cui, settimane fa, queste autorità hanno voluto fare
un promemoria al neo Pontefice. Forse qualcuno sta tirando troppo la corda.
Cose così accadono sono accadute in passato.
Seconda
Parte
Il Documento Finale del Sinodo è magistero ordinario?
Il Documento Finale del Sinodo è magistero ordinario? Per la verità, la
"Nota di accompagnamento" al Documento Finale dell'ultimo Sinodo, pubblicata il 24 novembre
scorso, è abbastanza sorprendente poiché nella Esortazione Apostolica "Episcopalis communio" (2018) di Papa Francesco, che ha introdotto diverse e importanti
modifiche all’assise sinodale, il comma §1 dell'Art. 18 dice: "§ 1. Ricevuta l’approvazione dei
Membri, il Documento finale dell’Assemblea è offerto al Romano Pontefice, che
decide della sua pubblicazione. Se approvato espressamente dal Romano
Pontefice, il Documento finale partecipa del Magistero ordinario del Successore
di Pietro. Secondo l’esortazione apostolica Episcopalis communio di Papa
Francesco del 2018, il documento finale “partecipa al Magistero ordinario del
Successore di Pietro”, se è espressamente approvato dal Papa".
Una Nota del Papa sul documento sinodale
Nonostante questo testo legislativo, ad ogni modo (e non si sa perché) il
Pontefice però firmò una Nota specifica proprio per ribadire e sottolineare esplicitamente,
quasi fosse stato messo in dubbio da qualcuno, che il Documento Finale è
magistero ordinario.
Una cosa simile non ha precedenti. E’ un fatto inedito, inspiegabile. È
altrettanto singolare che questa Nota venga diffusa un mese dopo la
pubblicazione del Documento Finale (novembre 2024), il quale, tra l'altro, ha
subìto modifiche redazionali nel corso di questo tempo, dopo la prima
pubblicazione della sera del 26 ottobre.
E tutto ciò perché?
Le risposte convincenti alla domanda sono poche o inesistenti. Ci sono
ipotesi e la più plausibile l'ha formulata lo stesso Santo Padre nella Nota di
accompagnamento, citando se stesso, tra virgolette, quando ha detto che il Documento «non è strettamente normativo»
e che «la sua applicazione avrà bisogno
di diverse mediazioni».
A questo punto si pone però un altro problema perché queste due
importantissime frasi non risultano essere un copyright del Pontefice.
Non è possibile identificare il testo dal quale il Pontefice avrebbe
estratto queste due autocitazioni. Dice di averlo detto il 26 ottobre 2024 ma
nel Saluto finale all'Assemblea sinodale non c'è nulla di simile nel suo
discorso. E non c'è neanche nell'Omelia dell'Eucaristia con la quale il Santo
Padre, il 27 ottobre, chiuse l'evento. Non esistono altri testi papali sulla
fine del Sinodo in questi due giorni (26 – 27 ottobre scorso).
Allora Papa Francesco cita sé stesso ma non specifica la fonte di quanto
avrebbe detto e che lui ricorda tra virgolette.
Premesso che il Papa abbia voluto spiegare comunque questi due virgolettati
perché in un qualche momento li avrebbe pronunciati o scritti, la domanda di
fondo resta in piedi: come mai il Pontefice (allora) regnante si sente
costretto a dire su un suo documento del magistero ordinario che, appunto, è
magistero ordinario? Allora?
Il ruolo di mons. Battocchio
Altri osservatori ricordano invece, e ciò forse potrebbe spiegare almeno in
parte il pasticcio della Nota, è un altro evento, e cioè, dichiarazioni di
mons. Riccardo Battocchio nominato dal Santo Padre Membro e Segretario Speciale
della XVI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi (7 luglio 2023), il quale
in un incontro con la stampa - presentando il Documento Finale - sottolineò che
questo Documento non è normativo anche se
fa parte del magistero ordinario del Vescovo di Roma. [1- alla fine della nota]
Nella trascrizione ufficiale della conferenza stampa ci sono gli interventi dei cardinali M. Grech e J.
C. Hollerich. Non c'è però quello di mons. Riccardo Battocchio, dove avrebbe
parlato di "strettamente normativo"
con "diverse mediazioni".
Papa Francesco però attribuisce a se stesso questi concetti. [2 – alla fine della nota]
Quale circostanza può spiegare e giustificare un tale comportamento? Cosa
può spingere il Papa a sottolineare con un comunicato stampa che ciò che ha già
detto e firmato nel momento della chiusura del Sinodo fa parte del suo
magistero e del suo ministero petrino, usando frasi che però non ha
pronunciato?
Meglio usare il freno a mano
Nella prima parte della Nota del 24 novembre scorso, Francesco sembra voler fermare le interpretazioni
troppo libere e disinvolte del Documento Finale sia per applicarlo sia anche
per ignorarlo, quasi fosse solo un elenco di proposte di fronte alle quali, in
un senso o nell'altro, ciascuno (in particolare i vescovi diocesani) decide
liberamente. Si potrebbe dire con un linguaggio semplice: Francesco tira il
freno a mano onde bloccare una deriva che porterebbe a dire, in diverse diocesi
del mondo, che i contenuti del suddetto Documento non sono magistero ordinario
bensì raccomandazioni, suggerimenti o consigli.
Le tre vie
Ma dopo, però, Francesco, nella Nota in questione, citando l’Amoris laetitia (2016), dopo la stretta
torna ad aprire dicendo: «Non tutte le
discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi
del magistero. Naturalmente, nella Chiesa è necessaria una unità di dottrina e
di prassi, ma ciò non impedisce che esistano diversi modi di interpretare
alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano».
Quindi nella Nota si propongono tre vie ben diverse. Sostanzialmente si
dice un “sì” ma anche un “no”, eppure un “forse”.
Ma rileggiamo le parole del Santo Padre Francesco nella Nota di
accompagnamento: "Approvando il
Documento, il 26 ottobre scorso, ho detto che esso «non è strettamente
normativo» e che «la sua applicazione avrà bisogno di diverse mediazioni».
Questo non significa che non impegni fin da ora le Chiese a fare scelte
coerenti con quanto in esso è indicato."
Queste parole autorizzano a rispondere alla domanda sul magistero ordinario
del Documento Finale anche con un “forse”.
Lo scopo ultimo e vero
della Nota di accompagnamento di Francesco
▃ Alla fin fine, dopo giri, ipotesi e ricerche sterili,
la conclusione è una sola: sostenere il Documento conclusivo delle due sessioni
sinodali sulla sinodalità con l'intero peso e l'intera autorevolezza del
magistero ordinario del Vescovo di Roma e ciò obbliga dare ascolto al Papa.
▃ In questi quasi dodici anni di pontificato (di
Francesco) non era mai accaduto che il Papa stesso sentisse il bisogno di
sottolineare la natura unica e l’importante rilevanza del magistero pontificio,
del suo magistero.
▃ Tempo fa, è stato il Prefetto del Dicastero per la
Dottrina della Fede, card. Víctor Manuel Fernández, a evocare la questione nel
corso della presentazione della Fiducia
supplicans. Il porporato in diverse circostanze ha evidenziato di essere
molto sensibile a questa materia anche perché sembra vedere insidie al
magistero pontificio anche lì dove non ci sono.
▃ Nelle sue numerose interviste il porporato argentino,
a più riprese, ha parlato con enfasi sulla “dottrina del Papa” che, come si sa,
non esiste. Esiste invece la Dottrina della Chiesa.
▃ Tutto fa pensare a questo punto che la Nota è un
altro scivolone del zelante cardinale Víctor Manuel Fernández, autore in
passato di altri simili. Il porporato argentino ha dato sempre l’impressione di
ritenersi il supremo custode di quanto dice o non dice il Santo Padre
*****
[1] Esortazione apostolica “Episcopalis communio”
Art. 18
Consegna del Documento finale al Romano Pontefice
§ 1. Ricevuta
l’approvazione dei Membri, il Documento finale dell’Assemblea è offerto al
Romano Pontefice, che decide della sua pubblicazione.
Se approvato
espressamente dal Romano Pontefice, il Documento finale partecipa del Magistero
ordinario del Successore di Pietro.
§ 2. Qualora
poi il Romano Pontefice abbia concesso all’Assemblea del Sinodo potestà
deliberativa, a norma del can. 343 del Codice di diritto canonico, il Documento
finale partecipa del Magistero ordinario del Successore di Pietro una volta da
lui ratificato e promulgato.
In questo caso
il Documento finale viene pubblicato con la firma del Romano Pontefice insieme
a quella dei Membri.
[2] Di questa conferenza stampa non esiste un video
ufficiale e delle 5 intervenuti sono state diffuse le trascrizioni delle parole
del card. Grech e del card. Hollerich. Su quanto hanno detto altre quattro
persone - sr. Maria de los Dolores Palencia Gómez, P. Giacomo Costa, mons.
Riccardo Battocchio, dott. Paolo Ruffini - non si sa niente.
Misteri post-sinodali. Stralci della Nota di accompagnamento (al
Documento Finale del Sinodo) di Papa Francesco un mese dopo la fine
dell’Assemblea sinodale. Un bel gran pasticcio.
Oltre a quanto già ricordato nel testo
precedente si deve aggiungere, per completezza, che nella versione online
definitiva del Documento Finale del Sinodo sul sito del Vaticano si legge
questa nota molto curiosa:
◘ "Il
Documento finale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi
è stato approvato durante la 17a Congregazione Generale, il 26 ottobre 2024,
con il voto favorevole di oltre i due terzi dei Membri dell’Assemblea presenti
alla votazione. I risultati del voto sono consultabili sul sito www.vatican.va. La versione ufficiale
del testo è quella in lingua italiana. In vista della pubblicazione, sono stati
effettuati interventi redazionali per assicurare la correttezza e la fluidità
linguistica, oltre all’accuratezza delle citazioni."
◘ Cioè, il testo del Documento Finale che si può leggere e scaricare oggi ha delle modifiche rispetto a quello
pubblicato la sera del 26 ottobre 2024. Quali? Non si dice.
◘ Poi, i
Risultati delle votazioni sono scomparsi. Il link segnalato sopra per
raggiungere le statistiche degli scrutini (www.vatican.va) è quello
della homepage della Santa Sede e non quello che c’era con i quadri grafici dei
voti.
◘ Infine, per
chiarezza va ribadito ancora: le due frasi che il Papa dice di aver pronunciato
alla chiusura del Sinodo («non è
strettamente normativo» e «la sua applicazione avrà bisogno di diverse
mediazioni», non si trovano e sembra certo che sarebbero state pronunciate
da mons. Riccardo Battocchio in una conferenza stampa.
Stralci del testo della Nota di accompagnamento
∎Nota di accompagnamento del Documento finale della XVI Assemblea Generale
Ordinaria del Sinodo dei Vescovi del Santo Padre Francesco. Nei diversi momenti
del cammino del Sinodo da me avviato nell’ottobre 2021 ci siamo messi in
ascolto di ciò che in questo tempo lo Spirito Santo dice alle Chiese.
∎Il percorso sinodale, avviato nelle Chiese locali, ha attraversato poi le
fasi nazionale e continentale, per giungere alla celebrazione dell’Assemblea
del Sinodo dei Vescovi nelle due sessioni di ottobre 2023 e ottobre 2024.
Ora il cammino
prosegue nelle Chiese locali e nei loro raggruppamenti, facendo tesoro del
Documento finale che il 26 ottobre scorso è stato votato e approvato
dall’Assemblea in tutte le sue parti.
∎Anch’io l’ho approvato e, firmandolo, ne ho disposto la pubblicazione,
unendomi al “noi” dell’Assemblea che, attraverso il Documento finale, si
rivolge al santo Popolo fedele di Dio.
Riconoscendo il
valore del cammino sinodale compiuto, consegno ora alla
∎Approvando il Documento, il 26 ottobre scorso, ho detto che esso «non è
strettamente normativo» e che «la sua applicazione avrà bisogno di diverse
mediazioni». Questo non significa che non impegni fin da ora le Chiese a fare
scelte coerenti con quanto in esso è indicato.
∎Ho anche aggiunto che «c’è bisogno di tempo per giungere a scelte che
coinvolgono la Chiesa tutta»: questo vale in particolare per i temi affidati ai
dieci gruppi di studio, ai quali altri potranno aggiungersi, in vista delle
necessarie decisioni. La conclusione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del
Sinodo dei Vescovi non pone fine al processo sinodale.
∎Riprendo qui con convinzione quanto ho indicato al termine dell’articolato
cammino sinodale che ha portato alla promulgazione di Amoris laetitia (19 marzo
2016): «non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere
risolte con interventi del magistero. Naturalmente, nella Chiesa è necessaria
una unità di dottrina e di prassi, ma ciò non impedisce che esistano diversi
modi di interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da
essa derivano». (…)
∎In molti casi si tratta di dare effettiva attuazione a ciò che è già
previsto dal diritto vigente, latino e orientale. In altri casi si potrà
procedere, attraverso un discernimento sinodale e nel quadro delle possibilità
indicate dal Documento finale, all’attivazione creativa di forme nuove di
ministerialità e di azione missionaria, sperimentando e sottoponendo a verifica
le esperienze.
∎Il compito di accompagnare la “fase attuativa” del cammino sinodale, sulla
base degli orientamenti offerti dal Documento finale, è affidato alla
Segreteria Generale del Sinodo insieme ai Dicasteri della Curia Romana (cfr. EC
19-21).
