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giovedì 12 giugno 2025

Mons. Schneider nella sua omelia della domenica di Pentecoste durante il 43º Pèlerinage de Pentecôte: «Il rito tradizionale della Santa Messa è un rito sempre attuale, è un rito che non potrà mai essere superato o diventare obsoleto»

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1220 pubblicata da Paix Liturgique l’11 giugno, in cui si riporta l’omelia pronunciata da mons. Schneider in occasione della Santa Messa della domenica di Pentecoste celebrata l’8 giugno a Sonchamp, durante il Pellegrinaggio di Chartres (QUI; QUI su MiL il video integrale della Santa Messa; da 1:01:00 a 1:13:36 l’omelia).

L.V.


«Vieni, Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in loro il fuoco del tuo amore». Il giorno di Pentecoste è il giorno in cui la Chiesa si è manifestata per la prima volta agli uomini in modo eclatante, si è manifestata come cattolica, perché c’è solo una Chiesa di Dio che è la Chiesa cattolica. Infatti, lo Spirito Santo fa vivere Cristo sulla terra nel suo Corpo, la Chiesa.

Così, nella Pentecoste, gli Apostoli, che erano come le cellule di un corpo, sono diventati il Corpo Mistico di Cristo, perché vivificati dal Suo Spirito Santo, governati da un capo visibile, Pietro, e presieduti da un capo invisibile, Cristo in cielo. La nostra gloriosa Chiesa non è un’organizzazione, ma un organismo. […]
Come una goccia di sangue può vivere nel corpo, ma non può vivere separata dal corpo, così nessuno di noi può vivere la pienezza della vita di Cristo se non nel suo Corpo mistico, la Chiesa.
(Venerabile mons. Fulton John Sheen, Meditations on the Fifteen Mysteries of the Rosary)

Quindi, la Chiesa non è una semplice organizzazione umana, una ONG, una multinazionale, ma il Corpo mistico di Cristo.

San Jean-Marie Baptiste Vianney, il Curato d’Ars, diceva:

Senza lo Spirito Santo siamo come una pietra sulla strada. Prendete in una mano una spugna imbevuta d’acqua e nell’altra un piccolo sasso; stringeteli ugualmente; dal sasso non uscirà nulla, mentre dalla spugna uscirà acqua in abbondanza. La spugna è l’anima piena dello Spirito Santo, e il sassolino è il cuore freddo e duro dove lo Spirito Santo non abita. È lo Spirito Santo che forma i pensieri nel cuore dei giusti e genera le parole nella loro bocca. […] Quando si ha lo Spirito Santo, il cuore si espande, si immerge nell’amore divino. […] È lo Spirito Santo che ci fa distinguere il vero dal falso e il bene dal male. Come gli occhiali che ingrandiscono gli oggetti, lo Spirito Santo ci fa vedere il bene e il male in grande. Se non è lo Spirito Santo, non c’è sostanza né sapore in tutto ciò che facciamo.
(Catechismo del Santo Curato d’Ars: Sullo Spirito Santo)

Dobbiamo ringraziare lo Spirito di verità per averci fatto conoscere la legge del Vangelo. E cos’è la legge del Vangelo? È la vera e piena fede cattolica, promulgata solennemente per la prima volta dalla Chiesa in questo giorno di Pentecoste. Il rito tradizionale della Santa Messa, che abbiamo la grazia e la gioia di celebrare oggi, può essere definito in una certa misura il rito «pentecostale», perché questo rito è la vera espressione cattolica della devozione allo Spirito Santo. Il rito tradizionale della Santa Messa ci offre l’atmosfera spirituale di avere un cuore ardente pur rimanendo sobrio e ordinato, guidato dalla ragione illuminata dalla fede, ma anche dalla dignità e dalla bellezza esteriore. E il rito tradizionale della Santa Messa riflette tutto questo in modo impressionante ed è per questo che questo rito attira le anime dei giovani, è il rito amato e custodito da innumerevoli generazioni di Cattolici. Ecco perché il rito tradizionale della Santa Messa è un rito sempre nuovo, sempre attuale, è un rito che non potrà mai essere superato o diventare obsoleto.

Quest’anno celebriamo il centenario della pubblicazione della lettera enciclica Quas primas sulla regalità di Cristo. Cristo è l’unico vero re su tutte le creature. Se i principi dei sacerdoti e i farisei un giorno hanno detto: «Non abbiamo altro re all’infuori di Cesare» (Gv. 19, 15), tutti coloro che credono veramente in Cristo dovrebbero invece dire: «Non abbiamo altro re all’infuori di Gesù Cristo». È per questo che il Figlio di Dio si è fatto uomo, per regnare come re, per regnare come Verità e per regnare come Salvatore su tutti i cuori degli uomini, su tutte le nazioni, su tutte le società e istituzioni umane. E non regna con la forza, ma con la potenza del suo amore. La pace duratura e degna di questo nome non esisterà mai se le dottrine e i precetti di Gesù Cristo non saranno osservati da tutti, nella vita pubblica e nella vita privata. È in questo che consiste ciò che chiamiamo con una sola parola «regalità di Cristo».

Anche se oggi ci sono tanti progressi tecnologici o se la fratellanza umana per la pace mondiale sembra così vivace, dobbiamo sapere che se Cristo non regna come re nelle nostre famiglie e nei nostri paesi, tutto questo è vano. Perché in questo caso il nostro mondo manca di vera bellezza spirituale, il nostro mondo manca della piena verità divina, il nostro mondo manca dell’amore soprannaturale. Cosa significa infatti essere cristiani, essere cattolici? Significa che Cristo deve essere il re della mia vita, significa che non devo mai vergognarmi di professare Cristo e la verità della fede cattolica, significa che devo osservare i comandamenti di Dio con l’aiuto della sua grazia, proteggere la purezza della mia anima e la castità del mio corpo, e avere il desiderio dell’amore reciproco e una carità instancabile verso il mio prossimo.

Implorate lo Spirito Santo dicendo: Vieni, Spirito Santo, riempi il campo della tua Chiesa con il profumo e la bellezza dei fiori della santità e dello zelo per la salvezza delle anime, in particolare tra i giovani, nelle famiglie e nel clero. Fa’ che gioiamo nella nostra santa fede con una gioia indicibile. Che la nostra fede, molto più preziosa dell’oro, provata anche ai nostri giorni dal fuoco, torni alla massima espansione del regno di Cristo e all’onore della Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo: Dio che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

1 commento:

  1. Quanta fatica si fa, anche a ritornare alla normalità nel dover ripetere e affermare ciò che dovrebbe essere l'evidenza.
    Ciò che Mons Schneider ha detto riguardo la 'legge del Vangelo' e la messa tradizionale della Chiesa è semplicemente dover riaffermare la coerenza, coerenza che è stata bandita e persa da gran parte del clero, anche alimentato da 'un grande rifiuto' di coerenza stessa, da parte di chi avrebbe avuto il compito di custodire, ma è proprio frutto la incoerenza quando non è la fede ad illuminare la ragione.

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