Caso Marko
Rupnik. Il Superiore generale padre Arturo Sosa osserva: “Il Papa ha
riconosciuto i suoi limiti, anche la sua lentezza in alcuni casi, i suoi errori
cercheremo di superarli".
Arturo Sosa,
superiore generale della Compagnia di Gesù, in una conferenza stampa (video dal minuto 23 in
poi) di bilancio del
pontificato di Francesco, primo Papa gesuita della storia, in cui mette le mani
avanti sull’incombente conclave pur dando comunque qualche indicazione a chi è
chiamato a scegliere il nuovo Pontefice.
“Senz’altro cerchiamo un altro uomo di Dio – afferma – e poi molto importante, una persona che abbia uno sguardo universale che non è uno sguardo internazionale come quello delle multinazionali alla McDonald’s, universale vuol dire che è il punto di partenza, è il riconoscimento delle differenze di cultura, di storia, di esperienza religiosa. Le differenze non sono barriere ma possibilità di incontro, questo sguardo universale importantissimo quando, oggi, l’universalità del mondo è a rischio”.
Secondo Sosa, Francesco ha
fatto le riforme che “erano state preparate dal Concilio Vaticano II, ci sono
molte cose che abbiamo sperimentato col processo sinodale, ha avviato molti
processi e sapeva che la sua vita non sarebbe bastata per terminarli”. Tra
questi, anche questioni controverse come l’apertura alla Cina e il documento
“Fiducia supplicans”, sulle benedizioni alle persone gay.
Sulla Cina in particolare,
p. Sosa si augura che si vada avanti: “Papa Francesco si è molto impegnato in
questo ma non solo lui, tutta la Chiesa cinese che è preoccupata, si è fatto un
grande passo, oggi abbiamo una chiesa in Cina capace di essere presente in modo
normale, una realtà che è viva, oggi non è una chiesa perseguitata, penso che
in questa linea con saggezza e prudenza dei tempi andremo avanti”.
Su “Fiducia supplicans”
spiega: “Penso che i problemi non li ha messi il Papa, i problemi erano lì, il
grande contributo di Francesco era mettere le differenze di posizioni sul
tavolo e non fare giochi alle spalle, affacciarsi ai problemi e non soltanto ha
sopportato le critiche, ma ha provocato lui stesso il dialogo con persone che
erano diverse da lui, e ha preso decisioni secondo quello che poi lui ha
valutato”. “Se parliamo di una Chiesa sinodale – aggiunge – ci saranno sempre
differenze, devono venire a galla, per dare la possibilità di discernere anche
le opinioni contrarie. Una Chiesa dialogante mi sembra molto più interessante
di una Chiesa dove le cose cadono dall’alto”.
Sull’atteggiamento
‘tiepido’ di Bergoglio verso la situazione di Paesi come il Nicaragua e il
Venezuela, come pure sulla questione degli abusi e in particolare lo
spinosissimo caso dell’artista sacerdote ex gesuita don Marko Rupnik, Sosa
osserva: “Il Papa ha riconosciuto i suoi limiti, anche la sua lentezza in
alcuni casi, i suoi errori cercheremo di superarli ma il tema non è se dobbiamo
dargli una medaglia ma imparare dalle critiche e dagli errori, nel caso degli
abusi penso che la Chiesa oggi non sta allo stesso punto in cui stava
all’inizio del suo pontificato, è avanzata”.
Facendo infine un bilancio
per quanto riguarda la Compagnia di Gesù stessa, padre Sosa sottolinea: “Mi
sembra che la Compagnia ora sia più sfidata nel proprio carisma, il rapporto
finisce ringraziando il Signore per Francesco e per Jorge Mario Bergoglio”.
E alla domanda se la
Compagnia inizierà un processo di canonizzazione del Papa appena defunto,
risponde prudente: “La Chiesa ha una tradizione saggia, prima che sia
dichiarato santo e santa qualcuno si deve aspettare un po’, non si può dire il
giorno seguente, si aspettano cinque, dieci anni, si matura, si conosce la
storia, e poi c’è un momento importante: la devozione popolare, se è una
persona che ispira la memoria del popolo di Dio, il tempo è importante prima di
dichiarare una persona santa, quello che dobbiamo prendere da lui è che noi
altri, dobbiamo essere santi nella vita di tutti i giorni”. (Nina Fabrizio - 24 aprile 2025 - ANSA)
C'e' tempo.
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