Vi proponiamo l’articolo della giornalista Costanza Miriano, pubblicato il 1º maggio sul suo blog, in cui esprime la sua – ma certamente non solo sua – necessità che affida al prossimo Romano Pontefice: «Al mio cuore molto spesso manca […] un annuncio di Verità […], parole che lo facciano risuonare, che lo chiamino alla conversione. Che gli dicano che l’oscurità che lo abita, che abita il cuore di tutti, è stata vinta dalla croce di Cristo. Manca l’annuncio di Cristo, unica salvezza dell’uomo, unica risposta al male […]. Ho bisogno di una Chiesa che mi aiuti a fare verità sulla mia vita […]. Tutto ciò che sappiamo è che solo Lui le può guarire, e prima ancora sappiamo che solo Lui sa cosa c’è nel cuore dell’uomo».
E alla fine l’autrice lancia un grande invito: «pregare le 1000 Ave Maria domenica 4 maggio, ma anche un altro dei giorni precedenti il 7, l’inizio del Conclave, per mettere nelle mani di Maria tante frecce, perché possa scegliere lei un suo figlio prediletto da far salire sul soglio. […] Magari potremmo fare dei gruppetti con gli amici: 100 o 200 per uno, non so. Troviamo un modo, assaltiamo il Cielo con la preghiera dei piccoli, degli umili, disarmiamo i Principati delle tenebre. È un momento di combattimento, e dobbiamo trovarci ai nostri posti».
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L.V.
Io non so che Papa serva alla Chiesa, perché, per quanto mi scocci, devo ammettere che non sono Dio. Che ne so della situazione della Cina, dove sta l’Armenia, come si posiziona la Chiesa rispetto agli equilibri che cambiano, di quale pastorale ci sia bisogno per arrivare al cuore di un ragazzo giapponese o di una madre di famiglia che vive nel Mato Grosso…
L’unica cosa che conosco un po’ – poco perché davvero è un abisso l’uomo – è il mio cuore. E so quello che ha bisogno di ricevere, quello che gli manca quando legge documenti annacquati o ascolta omelie scialbe, parole che potrebbe scegliere indifferentemente un volontario di una qualsiasi associazione, un buon educatore, un editorialista che si autoconvince di essere biblista. Quando ascolta pastori che cercano di dire che alla fin fine la fede è più o meno “una bella proposta di valori” che più o meno sono assimilabili alla giustizia sociale di cui parla il mondo, quando affermano che la fede cattolica può avere il suo posto fra le altre proposte culturali o religiose che soddisfano l’uomo; come se fosse una delle altre, come se non fosse radicalmente irriducibilmente lontana da tutto il resto, come se non fosse l’annuncio di una vita eterna che comincia già da questa vita. Come se la vita secondo il battesimo potesse assomigliare a quella secondo il mondo. Come se non fosse che solo il battesimo ci può dare il potere di diventare figli di Dio. Come se l’uomo potesse salvarsi con la buona condotta, come se ne fosse capace da solo, di buona condotta.
Al mio cuore molto spesso manca – nella comune predicazione e comunicazione, per fortuna con tante, tantissime eccezioni – un annuncio di Verità (perché non basta sentirla una volta, la conversione del cuore viene da una frequentazione, e dura tutta la vita), parole che lo facciano risuonare, che lo chiamino alla conversione. Che gli dicano che l’oscurità che lo abita, che abita il cuore di tutti, è stata vinta dalla croce di Cristo. Manca l’annuncio di Cristo, unica salvezza dell’uomo, unica risposta al male, a Cristo agnello innocente che ha preso su di sé il male del mondo, che è irresolubile. Cristo è l’unica porta santa.
Da questa posizione discendono i giudizi su tutti i problemi contemporanei, e questi giudizi non possono mai prescindere da Cristo: il resto sono parole vuote, inviti alla bontà, lezioncine sui migranti, l’ecologia, la giustizia sociale. Sono parole vuote perché senza Cristo non risolvi il problema del male che è nel cuore dell’uomo. Le regole ci sono, anzi, ce ne sono di sempre più invasive, la teoria la sappiamo tutti, eppure continuiamo a fare il male. Io non sono buona, figuriamoci, e lo dice anche Gesù di sé stesso, nel Vangelo. “Nessuno è buono se non Dio solo”. Di questo ho bisogno io. Ho bisogno di una Chiesa che mi dica che solo Dio salva, che l’Eucaristia può gradualmente, lentamente, miracolosamente farci Agnello, che solo in una relazione con Lui è vagamente pensabile la possibilità di essere capaci di amare, o meglio, di chiedere a Cristo di amare attraverso noi, cioè di farsi carico del male nostro e degli altri per consegnare tutto a Cristo, che porta il giogo con noi (che poi conviene perché il giogo è per due buoi, ma essendo più grosso di noi è Lui che si prende il peso).
Ho bisogno di una Chiesa che mi aiuti a fare verità sulla mia vita, perché noi siamo ciechi su noi stessi, neanche le conosciamo le nostre magagne, le ferite, i peccati, i limiti. Tutto ciò che sappiamo è che solo Lui le può guarire, e prima ancora sappiamo che solo Lui sa cosa c’è nel cuore dell’uomo.
Non si tratta di essere nostalgici di Giovanni Paolo II e del suo “spalancate le porte a Cristo”, non voglio assolutamente fare piccole polemiche ecclesiali. Dio sa perché ha voluto o comunque permesso che questo annuncio negli ultimi anni cambiasse forma, almeno nella presenza pubblica della Chiesa (e sicuramente nella sua risonanza mediatica). Sicuramente tante persone lontane dalla fede hanno provato simpatia per una Chiesa che non ha fatto sentire nessuno bisognoso di cambiamento. Forse era giusto così, forse serviva ad abbassare le difese di un mondo aggressivamente catechizzato dal suo principe, il maligno. Un giorno si vedrà il disegno della storia, a distanza di tempo e sappiamo che Dio guida la storia. E chi sono io per giudicare degli uomini che lo cercano (è così in verità la citazione completa e tanto abusata in questi anni).
Però supplico i pastori che si prenderanno cura di noi, a cominciare dal prossimo Papa, di uscire dal complesso di inferiorità di una Chiesa che deve sembrare “tutto-friendly”, cioè amichevole con le istanze di tutti (tranne a volte quelle di coloro che sono rimasti nel recinto) per avere qualche speranza di essere ascoltata. Usciamo dal complesso di inferiorità nei confronti del mondo! Siate virili, come diceva santa Caterina, tirate fuori gli attributi, ricordatevi che non dovete sembrare compatibili tipo le cialde del caffè in modo da entrare ovunque, va bene essere fuori misura, va bene essere incompresi se per essere compresi dovete omettere quello che stona. Ricordatevi che siete i centravanti di sfondamento dell’unica squadra che vince sempre, non per le vostre né le nostre qualità ma perché è Dio che ha vinto la morte, l’unico problema irresolubile dell’uomo. Ovviamente se entriamo nella logica del mondo e pensiamo che essere la squadra vincente significhi avere prestigio nel mondo, influenza, considerazione anche solo culturale, occupare posticini, essere accettati, non sentirci sfigati, se è questo che vogliamo allora siamo dei perdenti. Tipo quando segnaliamo con orgoglio che qualche “famoso” – di solito di terza fila – è cattolico: ma chi se ne frega! I grandi secondo la logica di Dio sono altri, e li conosceremo solo in cielo, il cassiere dell’Esselunga, la madre di un disabile, un prete che si lascia mangiare dai suoi, una monaca col cuore ardente, un ingegnere che nel segreto si arrende a Cristo (che ne sappiamo noi delle meraviglie che Dio fa nel segreto dei cuori).
Noi laici vi sosterremo da dietro, ben consapevoli che non si tratta di logiche da scacchiere del mondo: la nostra battaglia infatti, come dice Paolo, non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Non penseremo mica che questa battaglia non entri in Conclave? Se i principati e le potestà si danno tanto da fare per dominare me che non conto niente, figuriamoci se non proveranno a svolazzare nella Cappella Sistina da cui uscirà un uomo tanto importante per il mondo.
Per questo, rilancio l’idea di una suora che mi ha proposto di pregare le 1000 Ave Maria domenica 4 maggio, ma anche un altro dei giorni precedenti il 7, l’inizio del Conclave, per mettere nelle mani di Maria tante frecce, perché possa scegliere lei un suo figlio prediletto da far salire sul soglio. È vero che Dio non ha bisogno di consigli, ma è vero anche che Dio non impone la sua volontà su quella umana, rispetta troppo i suoi figli, e agisce nella misura in cui glielo permettiamo, o, a maggior ragione, chiediamo.
Pregare mille Ave Maria in un giorno è un po’ impegnativo, lo ammetto. Però si riesce, e io ne ho sperimentata l’efficacia in un momento in cui chiedevo una grazia da mission impossibile (ed è arrivata). Avevo anche arruolato delle amiche per supportarmi, per spartircele, anche se poi a un soffio dalla mezzanotte ce l’ho fatta. Magari potremmo fare dei gruppetti con gli amici: 100 o 200 per uno, non so. Troviamo un modo, assaltiamo il Cielo con la preghiera dei piccoli, degli umili, disarmiamo i Principati delle tenebre. È un momento di combattimento, e dobbiamo trovarci ai nostri posti.
Decidere cosa deve dire la Chiesa mi sembra un po' arrogante..
RispondiEliminaLo dice il DEPOSITIUM FIDEI non lo dice il Papa. Il Papa conferma la fede dei fratelli, non se la inventa!
EliminaCi hanno rotto i timpani con il "popolo di Dio, il popolo di Dio" per anni, e ora il popolo di Dio non può dire cosa si aspetta dalla Chiesa?
EliminaMa allora il Concilio ha fatto anche cose buone?!?
EliminaInfatti, Papa Francesco ha iniziato un percorso sinodale che include anche i laici. Però mi pare che qui molti avessero parecchio da ridire.
EliminaAppunto: popolo di Dio, non il primo blogger che passa.
EliminaGrande anonimo delle 12.52! 😁
EliminaUn ave Maria ogni 86 secondi! Se contiamo 24 h.. Si può fare di meglio!!
RispondiEliminaPovera Maria! Si sentira rintronata con tutte quelle chiamate!!
RispondiEliminaQuindi un fedele dice alla Chiesa cosa dovrebbe dire secondo i propri gusti.
RispondiEliminaSe quello che dice la Chiesa non la soddisfa, forse il problema è lei? Mi sembra la storia di quelli che pretendono la messa su misura come piace a loro perché, sotto sotto, sono convinti che quella normale “non funzioni”.