Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1191 pubblicata da Paix Liturgique il 26 aprile, in cui si mette in luce il filo rosso (rosso e teso molto… verso sinistra e soprattutto verso il governo comunista cinese) che unisce – ideologicamente e nella carriera curiale – il card. Marcello Semeraro con due potenziali «papabili» nel prossimo conclave: il card. Pietro Parolin ed il card. Claudio Gugerotti, entrambi cresciuti sotto l’ala del card. Achille Silvestrini, già leader della sinistra curiale romana.
L.V.
Per comprendere appieno la forte inclinazione a sinistra del card. Pietro Parolin, Segretario di Stato, occorre evidenziare il suo stretto rapporto con il card. Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle cause dei santi, uno dei pensatori del precedente pontificato. Segretario del Consiglio di Cardinali incaricato di preparare la riforma della Curia Romana, il card. Semeraro è stato determinante nella preparazione della 14ª assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia e dell’esortazione apostolica postsinodale Amoris laetitia sull’amore nella famiglia, insieme a persone della sua cerchia ristretta, come don Antonio Spadaro S.I., già direttore della rivista La Civiltà Cattolica e ora Sottosegretario del Dicastero per la cultura e l’educazione, il card. Víctor Manuel Fernández, Prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, ed il card. Lorenzo Baldisseri, Segretario generale emerito del Sinodo dei Vescovi.
Sul quotidiano La Repubblica del 22 aprile, il card. Marcello Semeraro interpreta il suo ruolo di custode del Tempio, sottolineando che il Pontefice appena morto fino all’ultimo «sognava di abbattere i muri e voleva una Chiesa aperta» [QUI: N.d.T.]. Tuttavia, possiamo constatare che il discorso programmatico che il Segretario di Stato ha tenuto il 14 novembre 2017 a Washington presso la Catholic University of America ha talvolta ripetuto alla lettera gli interventi del card. Semeraro, che era chiaramente il redattore del testo del card. Pietro Parolin [QUI: N.d.T.]. Si trattava di un’interpretazione massimalista del Concilio Vaticano II così come inteso, secondo Parolin/Semeraro, da papa Francesco, un’interpretazione «irreversibile» suggellata dall’introduzione della sinodalità.
In questi giorni di Congregazioni generali, il Segretario di Stato sta affrontando gli attacchi di due decisi oppositori: il card. Giovanni Angelo Becciu, Prefetto emerito della Congregazione delle cause dei santi, per il quale è sempre più chiaro che il suo processo è stato inficiato da numerose irregolarità e che intende, contro il parere del card. Pietro Parolin, partecipare al Conclave, e il card. Joseph Zen Ze-kiun S.D.B., Vescovo emerito di Hong Kong, che gli rimprovera il disastroso accordo della Santa Sede con la Repubblica Popolare Cinese del 22 settembre 2018, rinnovato nel 2020, 2022, 2024, che concede al potere comunista, persecutore nei fatti della Chiesa, la nomina dei Vescovi.
Card. Pietro Parolin il «cinese»? Esistono legami informali tra lui e l’on. avv. Giuseppe Conte, ex Presidente del Consiglio dei ministri italiano, del partito Movimento 5 Stelle. Insieme hanno presentato il libro Essere mediterranei. Fratelli e cittadini del «Mare nostro» (Ancora, 2020) [QUI: N.d.T.] [QUI gli interventi: N.d.T.]. Sotto la sua presidenza, Conte si è impegnato con Xi Jinping, Presidente della Repubblica Popolare Cinese, a sostenere ufficialmente il programma di investimenti cinese della Nuova via della seta, che l’on. Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio dei ministri italiano, si è affrettata a revocare. È chiaro che il card. Parolin non è la scelta papale che fa gola a Donald John Trump, Presidente degli Stati Uniti d’America.
E, cosa ancora più preoccupante per lui, non è chiaro se riuscirà a convincere i due terzi dei Cardinali elettori a votare per lui, tanto più che anche il card. Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo metropolita di Bologna e Presidente della Conferenza episcopale italiana, ha molti sostenitori. Ma il card. Pietro Parolin e i suoi sostenitori hanno un piano B: la candidatura del card. Claudio Gugerotti, settant’anni da poco compiuti, Prefetto del Dicastero per le Chiese orientali e Cardinale dal 2023. Il card. Gugerotti, come il card. Parolin, è stato un tempo membro della stretta guardia del card. Achille Silvestrini, per decenni leader della Curia Romana di sinistra. Il card. Parolin è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede nel 1986, mentre il card. Silvestrini era Segretario del Consiglio per gli affari pubblici della Chiesa. Mons. Gugerotti entrò nella Congregazione per le Chiese orientali nel 1985, e il card. Silvestrini divenne Prefetto della Congregazione nel 1991. Nel 1997 ha nominato mons. Gugerotti Sottosegretario della Congregazione, che è diventato a sua volta Prefetto del Dicastero dopo una carriera diplomatica.
Il card. Achille Silvestrini è stato il Presidente della Fondazione Comunità Domenico Tardini in Villa Nazareth, un collegio universitario a ovest di Roma gestito da due associazioni di cui oggi è Presidente il card. Pietro Parolin (e di cui mons. Claudio Maria Celli, il principale negoziatore degli accordi con la Cina, è responsabile dei finanziamenti). Il card. Claudio Gugerotti arrivò in questo «giardino murato» negli anni Ottanta, dove conquistò subito l'affetto e la fiducia del card. Silvestrini, che lo fece incardinare nella Pia Società di don Nicola Mazza. Mons. Claudio Gugerotti era tutto miele e sorrisi, secondo i suoi compagni dell’epoca, che lo chiamavano don Stambecco (stambecco delle Alpi) per le sue doti di scalatore. Don Stambecco salirà al soglio di Pietro?
ma informarsi no? La Meloni non è laureata in niente. Non sono nemmeno sicuro che abbia fatto la maturità.....
RispondiEliminaLa politica è una di quelle attività per emergere nelle quali la laurea serve a poco.La Meloni è intelligente ,perseverante ,scaltra ,onesta e leale.Una grande politica,la migliore in Europa, una grande donna ed una grande italiana.Paragonata ai mollaccioni democristiani senza principi e senza spina dorsale sembra fatta di tungsteno.
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