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giovedì 24 aprile 2025

La morte di Papa Francesco (2013-2025). Fine di un’era?

Vi proponiamo l’articolo del prof. Roberto de Mattei, pubblicato il 23 aprile sul sito dell’agenzia di informazione Corrispondenza Romana, in cui si analizza con acutezza il lascito dei dodici anni di pontificato di papa Francesco, il cui «aspetto più rivoluzionario rimane la successione di parole e di atti che hanno trasformato la percezione pubblica del Primato di Pietro, mondanizzandolo e indebolendolo».
Resta la certezza che il prossimo Papa «non sarà bergogliano, perché il bergoglianesimo non è stato un progetto ideologico, ma uno stile di governo, pragmatico, autoritario e spesso lasciato all’improvvisazione».

L.V.


Alle ore 7:35 del 21 aprile 2025, Lunedì dell’Angelo, l’anima di Jorge Mario Bergoglio si è separata dal suo corpo mortale per presentarsi al Giudizio divino. Solo il giorno del Giudizio universale sapremo quale sia stata per papa Francesco la sentenza del supremo Tribunale al quale ognuno di noi dovrà un giorno presentarsi. Preghiamo oggi in suffragio della sua anima, come prega pubblicamente la Chiesa nei suoi novendiali, e, proprio perché la Chiesa è una società pubblica, uniamo alle nostre preghiere un tentativo di giudizio storico sul suo pontificato.

Jorge Mario Bergoglio, 266º Pontefice romano, primo con il nome di Francesco, è stato per dodici anni il Vicario di Cristo, anche se a questo nome ha preferito quello di vescovo di Roma. Ma il vescovo di Roma diviene tale nel momento in cui, dopo l’elezione, accetta il munus petrino. Accettando il pontificato, il Papa assume anche i titoli, riportati dall’Annuario Pontificio, di Vescovo di Roma, Vicario di Gesù Cristo, Successore del Principe degli Apostoli, Sommo Pontefice della Chiesa Universale, Primate d’Italia, Arcivescovo e Metropolita della Provincia Romana, Sovrano dello Stato della Città del Vaticano, Servo dei Servi di Dio, Patriarca d’Occidente (titolo quest’ultimo ripristinato nel 2024, dopo che era stato rimosso nel 2006 da Benedetto XVI).

Questi titoli meritano speciali onori, specialmente quello di Vicario di Cristo che fa del Papa, non il successore, ma il rappresentante sulla terra di Gesù Cristo, Uomo-Dio, Redentore dell’umanità. Il Papa riceve onori non per la sua persona, ma per la dignità della missione che Cristo ha affidato a Pietro. Così come nei sacramenti cristiani un gesto esprime una grazia invisibile, allo stesso modo gli onori (titoli, vesti, cerimonie) sono segni sensibili di realtà spirituali, anche istituzionali. L’autorità è una realtà spirituale e invisibile, ma perché sia riconosciuta, deve manifestarsi in modo visibile, attraverso gesti e rituali. Senza questi, le istituzioni rischiano di diventare invisibili e la società religiosa, come quella politica, sprofonda nel caos. Il cristianesimo si fonda su questo principio: il Dio invisibile ha preso un volto, un corpo, un nome: «Il Verbo si è fatto carne» (Gv 1,14); «Dio nessuno lo ha mai visto; proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato» (Gv 1,18). San Giovanni Evangelista è, tra gli autori del Nuovo Testamento, colui che più intensamente elabora una teologia della visibilità dell’invisibile, nel suo Vangelo, ma soprattutto nel Libro dell’Apocalisse, in cui il simbolo diventa visione profetica, per mostrare l’azione nascosta di Dio nella storia.

Papa Francesco non ha mostrato rispetto per il decoro del Papato, dal primo informale «Fratelli e sorelle buonasera», rivolto dalla loggia di San Pietro il giorno della sua elezione, fino all’apparizione pubblica dello scorso 9 aprile, quando comparve nella Basilica sulla sua sedia a rotelle, indossando una coperta a righe simile a un poncho, senza alcun segno della dignità pontificia. Al simbolismo sacrale papa Bergoglio ha sostituito un simbolismo mediatico, fatto di immagini, parole e incontri, che sono diventati messaggi spesso più forti dei documenti ufficiali: dal «Chi sono io per giudicare?» alla lavanda dei piedi a donne e musulmani, fino alla sua partecipazione, nel 2025, al Festival di Sanremo, attraverso un videomessaggio. Qualcuno dice che, così facendo, papa Francesco ha «umanizzato» il Papato, ma in realtà lo ha banalizzato e mondanizzato. È l’istituzione del Papato, non la persona di Jorge Mario Bergoglio, che è stata avvilita da questi e da altri innumerevoli gesti, che hanno secolarizzato il linguaggio e i segni di cui la Chiesa si è sempre servita per esprimere il mistero divino.

Il primo a spogliare la Chiesa della sua maestà non è stato tuttavia Francesco, ma Paolo VI, al quale si deve la rinuncia alla tiara, che il 13 novembre 1964 depose sull’«altare del Concilio», seguita dall’abolizione della sedia gestatoria, della guardia nobile e della corte pontificia, che non erano orpelli, ma segni dell’onore che spetta alla Chiesa cattolica romana, in quanto istituzione umano-divina, fondata da Gesù Cristo. Sotto questo aspetto il pontificato di Francesco non rappresenta, come alcuni pensano, una «rottura» con i precedenti, ma appare invece come il compimento di una linea pastorale introdotta dal Concilio Vaticano II, di cui, solo parzialmente, Benedetto XVI ha tentato di invertire la rotta.

L’esortazione apostolica Amoris laetitia del 19 marzo 2016 ha creato, certamente, una situazione di disorientamento, per l’apertura verso divorziati risposati e coppie in situazioni «irregolari»; il Documento sulla Fratellanza Umana firmato con il Grande Imam della Moschea di Al-Azhar, il 4 Febbraio 2019, è stato una nuova tappa sulla via del falso ecumenismo; l’incoraggiamento all’immigrazione, la promozione dell’agenda no global, la proclamazione del «sinodalismo», la discriminazione dei tradizionalisti, la possibilità di benedire le coppie omosessuali e quella concessa ai laici e alle donne di assurgere alla guida di un dicastero, sono tutti eventi che hanno suscitato legittime reazioni nel mondo cattolico. Anche grazie a questa resistenza, il traguardo che i vescovi progressisti si proponevano di ottenere, come l’ordinazione diaconale delle donne, il matrimonio dei preti, l’attribuzione di autorità dottrinale alle conferenze episcopali, non è avvenuto sotto papa Francesco, deludendo i suoi più accesi sostenitori. L’aspetto più rivoluzionario del suo pontificato rimane però la successione di parole e di atti che hanno trasformato la percezione pubblica del Primato di Pietro, mondanizzandolo e indebolendolo.

Ora si chiude un’epoca e ci si chiede quale nuova epoca si aprirà. Il prossimo Papa potrà essere più conservatore o più progressista di Francesco, ma non sarà bergogliano, perché il bergoglianesimo non è stato un progetto ideologico, ma uno stile di governo, pragmatico, autoritario e spesso lasciato all’improvvisazione. Anche per questa mancanza di eredità, le forti tensioni e polarizzazioni che si sono sviluppate sotto il governo di Francesco potrebbero esplodere fin dai giorni del conclave.

Va anche ricordato che Francesco ha indetto un Anno di San Giuseppe nel 2021; ha consacrato la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria il 25 marzo 2022; ha dedicato al culto del Sacro Cuore la sua quarta enciclica, Dilexit nos, del 24 ottobre 2024: tutti gesti in linea con la spiritualità tradizionale della Chiesa e ben diversi dal culto pagano per la Pachamama a cui, pure, il Papa ha reso omaggio in Vaticano. Le contraddizioni caratterizzano dunque l’era bergogliana. Francesco ha negato, ad esempio, alla Madonna il titolo di corredentrice e l’ha definita «meticcia» del Mistero dell’Incarnazione, ma nel suo testamento ha scritto di aver sempre affidato la sua vita e il suo ministero «alla Madre del Nostro Signore, Maria Santissima». Perciò, ha chiesto che le sue spoglie mortali «riposino aspettando il giorno della risurrezione nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore». «Desidero che il mio ultimo viaggio terreno si concluda proprio in questo antichissimo santuario Mariano dove mi recavo per la preghiera all’inizio e al termine di ogni Viaggio Apostolico ad affidare fiduciosamente le mie intenzioni alla Madre Immacolata e ringraziarLa per la docile e materna cura».

Alla Beata Vergine Maria è ora affidato il suo ultimo viaggio, mentre la Chiesa si trova ad affrontare un momento della sua storia di straordinaria gravità e complessità. Ed è a Lei, Madre del Corpo Mistico di Cristo, che affidiamo oggi tutte le nostre speranze, nella certezza che ai giorni delle sofferenze della Chiesa seguano, quanto prima, quelli della sua Risurrezione e della sua gloria.

15 commenti:

  1. Un articolo secondo il mio parere, al quanto, delirante. Guardia nobile, Tiara e tutto il resto non sono segni della dignità di nulla....se non del "potere". Cristo sulla croce era nudo e aveva una corona di spine mi risulta da alcuni scritti chiamati Vangeli....che probabilmente molti di voi leggendoli in una lingua non pienamente compresa (latino) non capiscono fino in fondo. il Vexila Regis, dice: "del Re il Vessilo sfolgora la croce appare in Gloria", ecco cosa conta per un Cristiano la croce unico simbolo dell'Amore di Cristo per l'umanità tutta intera. Ma voi non capite o non volete capire, è questo che Papa Francesco vi rimproverò fin da subito, la mancanza di Amore ma solo il sogno di una Chiesa potente e onorata e rispettata dai potenti. Invece lui ci ha mostrato il vero volto della Chiesa, quella degli ultimi, dei i poveri, dei diseredati, i carcerati e perfino i musulmani o non credenti (che prima di essere musulmani sono creatore umane, fatte a sua immagine e somiglianza).

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    1. Ad essere delirante è il suo commento che nasconde una terribile forma di presunzione propria della “neochiesa” - ma in realtà vecchia come il cucco - quella di essere in grado, noi uomini, da soli, di sostituirci a Cristo, fondando sulla base di questa presunzione una “chiesa” che non si preoccupi affatto di tributare a Lui gli onori che gli sono dovuti.
      E di fronte a questa presunzione non ci sono letture in latino o volgare che tengano, c’è solo da prendere chiaramente e pubblicamente le distanze (magari da parte della congregazione per la dottrina della fede, certo non se continuerà a guidarla Tucho).

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    2. "Un articolo alquanto delirante" è il titolo del tuo commento?

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    3. Senza alcun intento polemico, ma nei S. Vangeli il Risorto afferma chiaramente che gli "è stato dato ogni potere in cielo ed in terra" e l'apostolo Paolo dichiara che, dinanzi al Ss.mo Nome di Cristo, ogni ginocchio è chiamato a piegarsi nei cieli, sulla terra e sotto terra. Per quale motivo dunque, quindi il vicario di Cristo (tale è, per il pensiero cattolico, il romano pontefice) non dovrebbe portare quelle insegne o quei simboli, come ad esempio la tiara o la gestatoria, che altro non sono che un pallidissimo riflesso dell'infinita gloria e dell'infinito potere che il Salvatore, autentico re dell'universo dopo la Sua resurrezione, ha per l'eternità?

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    4. il silenzio è la prima cosa da fare, invece di aprire la bocca e togliere ogni dubbio

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    5. Nessuno vuole sostituirsi a nessuno. La Salvezza viene offerta agli uomini dal Padre, per mezzo del sacrificio di Cristo sulla croce attraverso l'azione dello Spirito che opera nella sua Chiesa. Lo ripeto ma so di parlare al vento voi siete legati a dei simboli di potere che non c'entrano nulla con il Vangelo. Si è scritto " gli è stato dato ogni potere in cielo ed in terra", ma non capisco il nesso con Tiare, Sedie Gestatorie e guardie nobili...; il potere a cui ci si riferisce nei vangeli è ben altra cosa, è il potere di aprire i cuori, di perdonare i peccati, di far rivivere il sacrificio eucaristico...insomma di rendere visibile la sua azione nel mondo attraverso i sacramenti amministrati dalla Chiesa Cattolica ed Apostolica. Vicario di Cristo e Pontefice è ogni Vescovo nella sua Diocesi, sarebbe più giusto definire il Vescovo di Roma, Primo dei Vicari di Cristo come lo si definisce Sommo Pontefice (cioè Primo dei Pontefici). Ricordate che tutti i titoli del papa derivano dal titolo di Vescovo di Roma, cioè supervisore (episcopos in greco) della Chiesa di Roma.
      Il problema non è la liturgia preriforma o post riforma, il vero vostro problema è un modello di ecclesiologia che oggi non ha senso, come non aveva senso il modello ecclesiologico medievale al tempo del Concilio di Trento, che è stato indetto proprio per andare avanti non indietro. Lutero non era il futuro, Lutero era un modello di Chiesa indietro. Cosi siete voi con il CVII che ci mostra il modello di Chiesa per l'oggi, tra 100-200 anni sarà vecchio, perchè come amava dire Benedetto XVI Ecclesia semper reformanda. Attenzione il modernismo è un altra cosa e se non siete stupidi voi lo sapete bene. Io non sto dicendo che le verità di fede evolvono io sto dicendo che il modello ecclesiologico muta per il mutare naturale delle condizioni socio-politiche del mondo. Che Dio vi benedica e vi rassereni, il cuore,Volete celebrare preriforma nessun problema, mettete in discussione il CVII siete fuori dalla Chiesa, come lo sono stati Ario Nestorio, Lutero, i Vetero Cattolici, Lefbreve e tutti gli altri prendetene atto.

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    6. "La Chiesa dei Musulmani"? Al di là di questa incoerenza, mi sorprende un po' questo suo commento, ma tant'è, il mondo è bello perchè è vario

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    7. Fino a prova contraria la Chiesa sinodale, che è stata criticata proprio da chi questo termine lo conosce bene, gli orientali, mette in discussione non il modello ecclesiologico, ma la Chiesa, così come l'ha voluta Gesù Cristo, fondata sugli Apostoli e i loro successori e quindi non democratica. I tria minerali sono ontologicamente legati al sacramento dell'ordine, compreso il munus regendi e questo è una delle più importanti acquisizioni del Concilio Vaticano II, mi pare.

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    8. Concordo totalmente con l’intervento delle 7.45

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  2. Ottimo articolo, che apre il cuore alla speranza. Radicata non nelle nostre idee, ma nella certezza che Cristo, Re dell'universo e Capo della Santa Chiesa, per l'intercessione della Beata Vergine Maria, riporterà la Sua Chiesa al ruolo che Egli Le ha affidato

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  3. San Francesco (d'Assisi), il poverello, diceva che la povertà del cristiano, si ferma sulla soglia della Chiesa. Non credo servano altri commenti, se non togliersi gli occhiali ideologici.

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  4. Non capisco se di tanta magnanimità e bontà migranti, carcerati, misulmani, perché non ha usato lo stesso parametro per gli ultimi dei cosiddetti tradizionalisti, che forse non capiscono il latino.

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    1. Forse perché si sono sempre posti con superbia e pretendendo di dettar legge come se tutto fosse loro dovuto?
      Personalmente, non provo nessuna simpatia per i tradizionalisti ed il loro movimento parareligioso. Spero che il prossimo Papa metta una vera parola fine a tutta la storia.

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  5. Indovinate un po' quale altro Papa è sepolto a Santa Maria Maggiore?

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  6. De Mattei deve però rettificare quanto da lui scritto altrove: i cardinali non sono i "successori degli Apostoli" (lo sono i vescovi).

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