
Grazie ad Aldo Maria Valli per la pubblicazione di questa bella riflessione di Paolo Gulisano.
The Catholic Thing – John Grondelski: Il nuovo Papa, il Concilio Vaticano II, la vera e la falsa riforma: “…Siamo a un punto di svolta. Questo conclave definirà, in un certo senso, il modo in cui “comprendiamo” il Concilio Vaticano II. Sarà un Concilio che si inserirà nella lunga storia della Chiesa? O sarà una rottura con quella storia? Il Concilio sarà letto secondo ciò che i Padri conciliari hanno effettivamente scritto (ammettendo che in alcuni passaggi vi sia ambiguità)? O sarà “uno spettro a tormentare il conclave”, il fantasma del Concilio Vaticano II, che in qualche modo, come tante emanazioni di penombre, trova scarso ancoraggio nelle parole effettive del Concilio?...”.
Unisinos (rivista gesuita brasiliana)/Repubblica-Jacopo Scaramuzzi: "Intervista al cardinale Kasper “Il popolo di Dio ha votato ai funerali e chiede continuità con Francesco”.
Crisis Magazine – Mons. Richard Antall: In lutto per il Santo Padre. "Il lutto è necessario per tutti i papi defunti, ma il lutto non deve interferire con una seria valutazione del suo pontificato… “…L'arcivescovo Chaput ha detto una cosa importante quando ha messo in guardia da una reazione emotiva alla morte del papa che rifiutasse di vedere i fallimenti specifici del suo pontificato. (…)Penso che Papa Francesco non fosse un teologo e che il suo “modello” di papato avesse gravi difetti. Mi auguro che il Conclave includa alcuni uomini che comprendono che concepire il papato come una fonte inesauribile di chiacchiere sui social media e di notizie continue non è necessariamente il modo migliore per guidare la Chiesa”.
Mala tempora currunt.
Luigi C.
di Paolo Gulisano, 29-4-25
Siamo entrati in pieno clima pre-conclave. In questi giorni imperversano sui media i pronostici sul nuovo papa, e i nomi sono quelli che conosciamo e sentiamo continuamente ripetere. Qualcuno si è anche rivolto all’Intelligenza Artificiale per avere un oracolo dall’algoritmo (e per la cronaca il nome che è uscito è quello di Parolin) mentre in Gran Bretagna i bookmakers, come ha sottolineato Duc in altum, quotano i favoriti, e anche in questo caso per gli scommettitori il meglio piazzato è il segretario di Stato davanti a Tagle, Turkson e Zuppi.
A mio modesto parere, in realtà i giochi sono fatti già da tempo. Fin dal ricovero di papa Bergoglio lo scorso 14 febbraio, era chiaro che le sue condizioni erano estremamente gravi, al di là di comunicazioni ufficiali della Sala Stampa sempre improntate a un ottimismo perfino eccessivo.
Non è difficile quindi immaginare che negli ultimi due mesi siano intercorsi numerosi contatti e colloqui tra i cardinali per non arrivare impreparati al conclave, e credo che le decisioni siano state già prese. Ne è una prova la sicurezza con cui il cardinale tedesco Marx ha proposto alla stampa l’identikit che il successore di Jorge Mario Bergoglio dovrebbe avere.
Pertanto non c’è che da attendere che si compia il destino della Chiesa attuale, affidandosi alla preghiera perché il Signore mandi un pontefice santo, o quanto meno non eretico.
Accanto a questo auspicio, e a questo impegno orante, visto che sognare non è proibito, vorrei esprimere quelle che sono le mie speranze nei confronti del conclave. Il papa che vorrei si pone al di sopra della suddivisione conservatori-progressisti.
Vorrei un papa contemplativo. Un papa che non fa gesti spettacolari, che si esprime solo attraverso il magistero ufficiale e relativi documenti ufficiali. Un papa che non fa conferenze stampa a braccio né sugli aerei né altrove. Un papa che non va alle trasmissioni televisive, un papa che non cerca l’applauso facile della gente. Vorrei un papa che tenesse sotto controllo la situazione della Chiesa e intervenisse a correggere stranezze, esibizionismi, errori.
Vorrei come papa un uomo di preghiera, silenzioso, mite e dunque, come diceva Dostoevskij, temuto dai potenti, perché i miti non hanno paura di nessuno. Sogno un papa coraggioso, che non abbia paura di giudicare il mondo, di denunciare il peccato, di chiamare il male con il suo nome.
Perché silenzioso? Perché siamo stanchi di una Chiesa sbracata e chiassosa, di un chiasso che non porta a nulla e suscita solo il sorriso di compatimento del mondo. Quindi una Chiesa seria, austera, e di conseguenza affascinante, perché non metterebbe in mostra sé stessa, ma il Mistero della Salvezza di Cristo di cui da duemila anni è portatrice.
Un papa che rifugga dai modelli occidentali, e che recuperi l’intensità spirituale dei modelli orientali, dei Padri antichi, come dell’Occidente più mistico, del cristianesimo celtico. Un papa che si rifaccia ad Agostino e a Tommaso d’Aquino.
Un papa che abbia a cuore l’educazione e l’insegnamento, soprattutto quello nei seminari. Un papa che sia sensibile non solo verso i “poveri” sociologicamente intesi, ma soprattutto verso quelle nuove povertà rappresentate da anziani e disabili.
Un papa che sia stato semplice prete, poi parroco e poi vescovo. Magari un papa proveniente da un Paese in cui i cattolici sono piccola minoranza, dove hanno conosciuto il martirio, un papa che abbia ben presente le parole di Cristo: “Siete nel mondo, ma non siete del mondo”.
Vorrei un papa che conosca bene gli orrori della guerra, e si opponga a essa con fermezza.
Infine, il papa che vorrei è un uomo profondamente appassionato alla Verità, che la testimoni, la ami, la proclami, e faccia in modo che il cattolicesimo sia ancora rilevante e non venga assorbito nella società liquida post moderna. Un papa che non rinunci alla Fede, sul modello dei santi e dei martiri.
A me le cose austere non affascinano.. Preferisco un pastore a un papa impagliato, uno che indichi Cristo tra gli ultimi piuttosto che tra i libri
RispondiEliminaConcordo. Voglio un Papa che scaldi i cuori, non uno che passi i giorni a fare l’inventario delle sagrestie.
EliminaNelle sagrestie modern(-ist)e c'è rimasto ben poco da inventariare...
EliminaConcordo totalmente!
RispondiEliminaMi pare il profilo di Joseph Ratzinger...
RispondiElimina